𝘡 ~ 𝘚𝘢𝘳𝘢' 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯'𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢

Questo invece è da considerare situato tra il 23 e il 24, ovvero subito dopo il capitolo in cui Liv vede Yordanka e si fa cenno a un "disastro" avvenuto a Pechino...

Pechino, Cina, 2010

Non sono assolutamente sgamabile, pensai dietro i grandi occhiali da sole scuri, fingendo di leggere un giornale. Ma proprio per niente.

Fingere di essere una Letargiante come tanti altri che non aveva idea di cosa fosse accaduto mi era sembrata l'unica soluzione. Ed effettivamente stava funzionando, nonostante la banalità del travestimento. Dopotutto, perché gli Ephuri avrebbero dovuto prestare attenzione a una ragazza di città come tante altre?

Okay, un po' più abbronzata di una cinese vera e propria, a dir la verità. In ogni caso, a loro non importava. Non che a qualcuno fosse mai importato un gran che della mia esistenza.

Per la prima volta, mi torna comodo essere nessuno.

Nessuno poteva osservare, non vista, lo sfacelo del disastro: le macerie accatastate che gli Ephuri stavano trasportando per ripulire la zona, e le crepe che si stiracchiavano da un punto ben preciso sul pavimento, davanti all'ingresso. Il vociare continuo era impregnato di dolore, stanchezza, disperazione, i corpi deformi dei caduti già portati via in religioso silenzio. I raggi di sole illuminavano il vuoto lasciato dal cancello divelto, forse chiedendosi dove fosse finito. Quanto grande e imponente era stato, quanto sgargianti le sue colonne color borgogna e quanto variopinti i fregi d'oro sugli architravi blu e turchesi? La risposta abitava solo nella memoria.

Il cancello era tutto ciò che da lì riuscivo a scorgere, e anche se sapevo che la distruzione era dilagata ben oltre, mi era sufficiente respirare quell'aria rarefatta. Mi pungolava brividi lungo tutta la cute e s'infiltrava tra i pelucchi del naso, arricciandomelo. Mi ero sbagliata a pensare che l'odore da aereo che mi sentivo addosso non si sarebbe levato per giorni; uscita dall'aeroporto ed entrata in città, mi ero recata subito a quello che i Letargianti chiamavano parco Jingshan, ma che in realtà era l'Ephia di Pechino.

Dopotutto, ero venuta proprio per quello: ammirare l'effetto della catastrofe. Cosa poteva esserci di meglio della massima manifestazione di perdita e morte? Mi era stato ripetuto mille volte di stare lontana dagli Ephuri e ovviamente dalle Ephie, ma non è che fossi proprio famosa per rispettare le regole, anche quando a impormele era l'unica persona che avesse un significato nella mia vita.

È più forte di me. Dovevo assolutamente vedere. E sentire.

Si trattava di un'Ephia importante, da quel che mi era stato spiegato. Sede centrale della dinastia Long. Chissà quanto sarebbero state gravi le conseguenze. Certo, non tutta l'Ephia era stata distrutta, dal momento che il fulcro del disequilibrio nei mens era stato subito fuori, e l'abitato si estendeva fin sulla cima della collina del carbone, dalla quale si godeva di una bellissima vista su Pechino e sulla Città Proibita, che si stiracchiava dalle sue pendici.

Sarebbe stato bello, in condizioni normali, visitare l'Ephia. Non ero mai stata una gran appassionata di turismo in nessuna città, però ero comunque curiosa di vedere come avessero fatto a costruirla letteralmente su un parco, senza tra l'altro danneggiarne l'ecosistema. Sarà per un'altra volta.

Mentre mi alzavo dalla panchina, chiudendo il giornale e riponendolo nella borsa, udii il ruggito di un elicottero sopra la mia testa. Sollevai lo sguardo, poi lo riabbassai subito dopo.

Era diretto all'Ephia; un Letargiante non l'avrebbe notato, e quindi pure io dovevo fare attenzione a non sentirlo né vederlo. Sparì direttamente all'interno. A quanto pare non sono l'unica a venire qui proprio per osservare le macerie.

Quell'evento aveva attirato molte attenzioni sul sito. Perché era accaduto, e perché proprio lì? Non sapere mi logorava sempre di più. Avevo bisogno di risposte.

Tuttavia, stare ferma a guardare non sarebbe servito a più di tanto. Le domande si accavallavano e mi sommergevano ogni giorno di più. Inoltre, quella sensazione non se ne andava.

Due persone, che camminavano a passo lesto nel verso opposto al mio, mi incuriosirono. Finsi di non notarli: due Ephuri. Non erano di lì, e parlottavano tra loro in una lingua che riconobbi subito. Voltandomi indietro per osservare le loro schiene compresi che si trattava di un uomo e una donna adulti, che indossavano comuni abiti da turisti e si fingevano una coppia come un'altra. Pessimo travestimento.

«Allora?» chiese la donna.

L'uomo attese un attimo prima di rispondere, poi disse: «Sì. È stato anche qui. Ci sono tracce di R.R.R.».

Sollevai le sopracciglia. Che significa?

«Fatto» disse la donna, dopo trenta secondi di religioso silenzio.

Senza aggiungere altro, i due si voltarono per tornare indietro. Trattenni il respiro, ma finsi disinteresse e proseguii per la mia strada, come se non avessi appena origliato... qualcosa.

Mi sforzai per trattenere il sorriso.

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