𝘡 ~ 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘦' 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳𝘦

Quando i musicisti cominciarono la loro danza, dimenticai tutto.

Dimenticai il mio nome, la città in cui mi trovavo, il motivo stesso della mia esistenza.

All'improvviso non ero più seduta sulla prima fila davanti a un palco posto in quel paradiso notturno, dove la grandezza di un passato glorioso si tuffava in un tempo globalizzato dall'occidente.

Io sono solo un piccolo essere vivente.

Questo è vivere. L'orchestra è vita.

La cercavo sempre. Ovunque. Era la mia valvola di sfogo. Mi faceva fremere più di ogni altra cosa.

Anche più di quello.

Il mio cuore, ormai, era vittima della sinfonia di corde e fiati, di vita e morte. Non sapevo il nome di nemmeno metà degli strumenti in gioco. Certo: violini, contrabbassi, violoncelli, flauti, clarinetti... e tutti gli altri. Quella sera ce n'erano, per giunta, anche alcuni ai quali ero meno abituata, forse d'origine locale, che conferivano una personale aggiunta all'interpretazione straniera.

In ogni caso, non aveva importanza.

Erano solo parti del tutto, componenti microscopiche di qualcosa di più grande. Da soli producevano la loro musica, certo, ma insieme... insieme erano un'Opera.

Una grande opera, non una qualunque, ma la loro. Avevo sentito circa altre venti riproduzioni dello stesso pezzo in altre parti del mondo, e ogni volta era diverso. Ognuno sapeva scolpire nelle note i colori della propria identità. Anche la più piccola e insignificante componente diventava imperatore o imperatrice del proprio cuore.

Perché i colori di tutti sono ben definiti. A eccezione del mio.

Il vero motivo per cui sceglievo sempre il primo posto: lui. L'unico e solo Imperatore. Quelle degli altri erano mere illusioni; erano, seppur fondamentali, schiavi del suo volere.

Era il direttore d'orchestra, infatti, a muovere le fila di quella danza sopra il tempo. Senza sfiorare strumento, ne governava mille. Pur non aprendo bocca, la sua voce raggiungeva distanze inimmaginabili.

La mente che stava dietro a tutto. Il cervello che dal basso guidava gli arti del corpo nel modo più opportuno. Stabiliva l'ordine.

Mi alzai, spinta dal clangore di tamburi e da svirgolate grevi.

Ogni tumulto, un passo.

Ogni passo, un tumulto.

Ero invisibile agli occhi dei Letargianti, perciò nessuno poteva sapere che avevo raggiunto il palco. Nessuno poteva sapere che ero accanto all'imperatore di quel regno altrimenti morto.

Lo osservai attentamente. Corte ciocche nere e lisce che, scompigliate dai movimenti concitati, gli erano finite davanti agli occhi. Abiti eleganti, pancetta, altezza media. Viso rubicondo, morbido, normale. Ma le gocce di sudore sulla sua fronte, impigliate tra le occasionali e mutevoli rughe d'espressività, erano gioielli di giada. Pezzi di cielo che rendevano la sua arte immortale.

Ghigni, sorrisi, a volte anche facce buffe. Niente più che armi di controllo.

Aveva una moglie? Figli? Com'era la sua vita? Chi era l'uomo dietro tutto ciò?

Nessuno. Era scomparso pure lui. Prevaleva la parte più profonda del suo essere, al di sotto della superficie. La sua identità pure, come la mia, era nulla, in quel momento.

Esisteva solo la musica.

Indietreggiai di un paio di passi, per poter ammirare con maggiore interezza la sua danza. Tre dita della mano destra impugnavano, aggraziate, la bacchetta con la quale impartiva ordini ai suoi sottoposti. Un oggetto così piccolo e insignificante, che però diventava un prolungamento del suo stesso arto. E quando pollice e indice dell'altra mano si incontravano e con leggeri movimenti del polso piegavano le note al suo volere, sembrava davvero tirare fili invisibili.

Questo è potere.

Chiusi gli occhi, imprimendomi i suoi movimenti in testa e immaginando di muoverli io stessa. C'era uno spazio, a terra, davanti ai violini. Lo occupai, distesa, la schiena direttamente a contatto con quella vibrazione sonora che mi svuotava il petto, il firmamento sopra di me.

Nessuno mi vedeva, nessuno mi toccava, nessuno mi conosceva.

Io sono nessuno.

Io sono questo.

Divenni musica. Per una volta non mi dispiaceva tremare. Perché c'era il controllo.

E mi piaceva ingannarmi di averlo io. Tutto, nelle mie mani ferme, fermissime.

Imperatrice d'orchestra. Non c'era nulla che desiderassi di più.

Risposte. Normalità. Degli amici. Una casa fissa. È chiedere tanto?

In quel momento, da direttrice della mia orchestra, nulla più sembrava irraggiungibile. Volteggiai, sospesa, tra quelle note, vivendole fino alla fine, e fin dall'inizio.

Poi, la mano del vero direttore d'orchestra si chiuse a pugno. Le note cessarono, zittite, e il sogno finì. Restai immobile nell'attimo di silenzio che seguì. In quel momento fui morta.

Esplosero gli applausi nel pubblico, e io mi rialzai, lentamente. Intontita, ma più lucida.

Rinata.

Chissà se mi applaudirà mai qualcuno. A me. L'eterna 'ragazza nuova'.

Che stupida. Un'improvvisa rabbia immotivata mi morse la lingua. All'improvviso li odiavo tutti. Ogni volta, a concerto finito, la consapevolezza di nullità tornava. Insieme al desiderio di distruggere.

Prima di scendere dal palco, diedi uno spintone a una violoncellista. Lo strumento le sfuggì di mano e piombò a terra con un verso immondo che riverberò, stemperando il giubilo del pubblico con la mia ira.

Ora mi sento meglio. Non mi soffermai a guardare quanto la donna fosse arrossita per l'imbarazzo, né mi curai dei rimproveri che si sarebbe subita per colpa mia. Dispensare male gratuito senza motivo non mi toccava in alcun modo. Era la mia natura, così come lo era di moltissime altre persone che però preferivano fingere buonismo per salvare la faccia. Io la faccia nemmeno ce l'avevo, per cui chissene frega.

Fischiettando uno dei ritornelli che avevo appena sentito, mi incamminai per la strada ammantata dalla notte, le mani rifugiate nelle tasche e l'indifferenza sul cappuccio garzato.

Ero sola, ma qualcosa mi guidava. Non sapevo spiegarlo; sapevo solo che era così.

La strada cominciò a farsi in salita.

I primi alberi mi confusero. Perché sono qui?

Quando i miei passi si fecero incerti, capii.

Ecco, ci risiamo.

Vi presento Z! Questa mina vagante bipolare ha anche un nome ma per ora non è importante.
Cosa ne pensate di lei? Confusi? Arrabbiati? Affascinati (spero di no, questa tizia ha problemi 😵)?

Ma soprattutto, teorie su di lei? 👀

Purtroppo ad alcune delle vostre domande non potrò rispondere, e in questi casi vi beccherete delle semplici 💤

꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂

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