99.Un piccolo inganno

Un lieve spicchio di luna rischiarava il cielo nero, accompagnato dai minuscoli scintillii delle stelle, rivelando il blu intenso della volta celeste pronta a inghiottirci.

Il Monestir de Sant Miquel si innalzava come un rudere tra la vegetazione immersa nell'oscurità, la sua imponenza era risaltata dall'impianto di auto-illuminazione che tingeva di una sfumatura quasi dorata le pietre perfettamente intatte che lo componevano. Come forma e architettura era alquanto elementare, costituito di figure semplici e tradizionali, come tetti a doppie falde e torrette dalle finestrelle strette, intese a imitare uno stile generale forse proveniente dall'influenza della Spagna affacciata sul Mediterraneo. Inoltre, dava l'idea di essere in miniatura, così come altri degli edifici del Poble Espanyol.

Che fosse per l'ombra della notte, o per la consapevolezza di cosa ci attendeva, un'intensa inquietudine mi stringeva lo stomaco, mantenendomi in uno stato d'allerta ancora più consistente di quello che mi aveva caratterizzata per tutto il percorso del museo fatto fino a quel momento.

Padma e io sbirciammo l'area da dietro un paio di alberi, accompagnate solo dal frinio dei grilli e dal fruscio che il venticello notturno provocava negli alberi circostanti.

La situazione, almeno a una prima occhiata, sembrava meglio di come avevo temuto. C'erano solo tre Arkonanti davanti all'ingresso che, immersi in un totale silenzio e accesi da un'inattaccabile serietà, camminavano con passo cauto guardandosi intorno, come se facessero da guardia.

Questo significava che i loro compari erano già dentro e li avevano lasciati ad attendere proprio noi. Dovevamo riuscire a sconfiggerli con una scaltrezza e una rapidità tali da non dargli il tempo di avvertire mentalmente gli altri e non provocare alcun rumore sospetto che tradisse il nostro arrivo.

"Yoann, dove siete?" chiesi per l'ennesima volta, ma dovevano essere talmente impegnati negli scontri con gli Arkonanti che si trovavano all'interno, che non potevano attivare alcuna comunicazione. Valeva la pena rischiare di entrare in quella che appariva a tutti gli effetti come una trappola senza nemmeno avere la sicurezza che i nostri amici si trovassero lì dentro?

, sembrò darmi la muta risposta Pad, scattando in avanti avvolta dalle ombre della notte. Scivolò rapida e silenziosa come un serpente ai piedi dei primi due che fece inciampare l'uno sull'altro con una distensione della gamba, per poi dirottare, con una semplice rotazione del polso data senza nemmeno guardare, il colpo di coltello con cui questi tentarono di fermarla, verso il terzo che non aveva ancora avuto il tempo di voltarsi a vedere cosa stava accadendo. L'individuo venne colpito con il manico del coltello alla testa e cadde a terra con un gemito impercettibile, proprio come i primi due, a cui, nello stesso momento, aveva fatto scontrare le rispettive tempie tra loro.

Roteai gli occhi, consapevole che non avrei più dovuto stupirmi tanto, e mi avvicinai alla mia amica con passo cauto. Ci scambiammo un rapido sguardo e poi, insieme, entrammo nella luce che proveniva dall'ampio ingresso ad arco.

Dentro, venimmo accolte da un totale putiferio.

Un solo passo avanti, e questo si era sostituito al silenzio, come se avessimo sorpassato una soglia invisibile, una barriera per un'altra dimensione. In realtà si trattava di una semplice protezione sonora per impedire di attirare eccessivamente l'attenzione di possibili Letargianti di passaggio, di certo meno impegnativa della realizzazione di un'intera illusione da mantenere vivida anche durante gli scontri.

La navata era molto più angusta di quello che ci si poteva aspettare guardando da fuori, ed era anche piuttosto semplicistica ed elementare nelle decorazioni, quasi del tutto assenti. Con un solo battito di ciglia visualizzai tutto ciò che stava accadendo, come vedendolo al rallentatore. In quel momento, un Arkonante stava sfruttando il soffitto arcuato come slancio per tendere un attacco dall'alto a Liss, impegnata nel combattimento con altri due nemici. Gli Adelphi, invece, avevano appena sollevato due dei banchi che in una chiesa vera sarebbero stati usati dai credenti per pregare, e li avevano sfruttati per inchiodare al muro tre Arkonanti contemporaneamente. I fratelli Affilanti erano entrambi presenti e stavano studiando attentamente Ewan ed Elias per capire come sferrare l'attacco migliore ai loro nemici giurati. Quello più in difficoltà sembrava però Yoann, che, impugnando un enorme crocifisso dall'aria per niente maneggiabile, tentava di allontanare il più possibile gli Arkonanti che osavano avvicinarglisi, evitando allo stesso tempo gli occhi di Kerkyra, pronta a catturarlo tra spire del suo sguardo ipnotico come aveva fatto a Venezia. In tutto questo, R.R.R. se ne stava accomodato a gambe incrociate sull'altare, abbassandosi di tanto in tanto per schivare distrattamente alcuni dei colpi che riuscivano a raggiungerlo e che, ovviamente, prevedeva con largo anticipo.

In quel frangente, Padma e io dovemmo prendere rapidamente le nostre decisioni per capire quale fosse il modo più astuto per buttarci nella mischia. Capendo che lei si sarebbe occupata di Isidoro, io decisi di mirare all'Arkonante che stava per attaccare Liss, consapevole che, essendo quest'ultima la più vicina a Yoyo, insieme avremmo potuto aiutarlo al meglio.

Così staccai un cartello informativo in cartoncino plastificato dal muro e lo lanciai verso l'Ephuro che stava discendendo in picchiata. Dopo aver mulinato brevemente in aria lo colpì dritto in viso distorcendo il suo attacco in una caduta rovinosa che Liss schivò senza difficoltà. L'effetto sorpresa le permise di avere la vinta sui suoi avversari e poi insieme attaccammo Kerkyra e gli altri Ephuri che stavano combattendo contro Yoann.

Stavo giusto per atterrare la ragazzina ammaliatrice, quando due singole voci, fuse in una, risuonarono in tutta la navata, congelando ogni singolo movimento.

Insieme a un'altra decina di teste, mi voltai verso Ewan ed Elias, che avevano appena parlato, gli occhi luminosi a segnare che il loro legame al momento era in totale attività. Cosimo, i capelli neri scompigliati sporchi di sangue e livido di rabbia, era bloccato in una mossa mortale in mezzo a loro due, che avevano lo sguardo fisso sul fratello.

La tensione era talmente solida che si poteva tagliare con un coltello.

«Lasciate il monastero e andatevene dal Poble Espanyol senza toccare R.R.R. o tuo fratello ne subirà le conseguenze.»

Cosimo tentò di divincolarsi ma la presa dei due Adelphi si fece ancora più ferrea.

Gli occhi di tutti gli Arkonanti ora erano puntati su Isidoro, in attesa di ordini. L'Ephuro, che fino a un attimo prima stava combattendo contro di Padma, abbassò lentamente la lama della sua lunga spada, senza però lasciare l'impugnatura. Era l'unico a non aver ancora sollevato lo sguardo verso il fratello.

Avrebbe dovuto essere teso per la scelta che si trovava a dover compiere, o per lo meno preoccupato per la sorte di Cosimo, invece la solita, inspiegabile, calma dominava. Il sorrisino, che incurvò il lato del suo volto visibile da dove mi trovavo io, mi fece rabbrividire. Non poteva essere umana quella sua totale indifferenza nei confronti del suo stesso fratello.

«Sapete cosa cambia tra noi due e voi?» disse con la sua voce pacata, lo sguardo ancora fisso sulla punta della sua lama. Liss dovette avere il mio stesso presentimento poiché piegò verso l'alto il braccio che impugnava uno dei suoi coltelli, pronta a lanciarlo.

Isidoro sollevò definitivamente lo sguardo d'ossidiana sui due Adelphi. «Che noi siamo semplici fratelli di sangue, non di mente. Se uno muore, l'altro vive.»

Poi, accadde tutto talmente rapidamente, che persino io faticai a seguire il corso degli eventi. Il pugnale di Liss prese a roteare in aria verso Isidoro, mentre quest'ultimo, ignorando il tono disperato con cui lo pregò il fratello che sembrava stupito tanto quanto noi dal suo comportamento, sollevò entrambe le braccia slanciando all'indietro con i mens Padma, il pugnale, e persino me, Liss e Yoann.

Mi salvai solo all'ultimo dallo schianto contro una sedia e, quando sollevai lo sguardo notai che gli unici Umanenti ad aver resistito all'attacco, ma troppo sconvolti per reagire, erano stati proprio Elias ed Ewan. La luce nei loro occhi si era spenta e avevano lasciato Cosimo, che ora, con le ginocchia e le mani a terra e il viso rivolto verso il basso di cui non riuscii a vedere l'espressione, respirava affannosamente e non sembrava aver intenzione di combattere ancora.

"R.R.R.!" esclamò Yoann nelle nostre menti, indicando con il mento l'uscita sinistra immersa nell'oscurità.

Il Mecenate dei Perduti, prevedendo l'avvenimento, era già sparito in quella direzione, e Isidoro gli stava andando dietro.

Ignorando le fitte di dolore alle caviglie e l'indolenzimento generale, trovai la forza di alzarmi e correre insieme agli altri Ephuri in quella direzione. Non appena misi piede nel corridoio buio, però, sobbalzai percependo una presenza inquietante alla mia destra.

Prima che questa potesse attaccarmi, mi voltai per colpirla con un calcio, ma mi accorsi troppo tardi che non si trattava di nessun Arkonante, anzi, di nessun essere vivente a dir la verità, bensì di una statua che rappresentava un innocente frate nano intento a scrivere su un banco di legno, e, non riuscendo a frenare il colpo in tempo, lo frantumai in mille pezzi facendomi un male terribile al piede per l'impatto.

Imprecai, maledicendomi per la mia stupidità e feci alcuni passi saltellando su una gamba, permettendo agli altri Ephuri di superarmi e raggiungere il porticato che circondava un minuscolo chiostro illuminato dalla lieve luce della notte ma adombrato dalla chioma dell'unico albero che sorgeva al suo centro.

Dietro le arcate tra le colonne, invece, vigeva la più totale oscurità.

«Ti stavo aspettando, bel giovine!» sentii annunciare allegramente la voce di R.R.R., rivolta sicuramente a Isidoro.

Sembrava tranquillo e divertito come sempre, e sapevo che questo avrebbe dovuto rassicurarmi del fatto che la situazione non era così disperata come sembrava, che non stava per venire catturato dagli Arkonanti e che in qualche maniera inspiegabile saremmo sfuggiti incolumi. Eppure, non era sufficiente, perché proprio non riuscivo a capire come, e ancora non sentivo di potermi completamente fidare di R.R.R.

Proprio in quel momento, inoltre, sentii arrivare Kerkyra e altri Arkonanti, che minacciavano di trasferire lì gli scontri appena avvenuti nella piccola navata. Mi protessi dietro una delle doppie file di colonne da un colpo proveniente da una direzione imprecisata e poi tornai a guardare Isidoro e R.R.R., il quale, bellamente appoggiato al tronco dell'albero dava l'impressione che gli mancassero solo i pop-corn per godersi lo spettacolo.

L'Arkonante stava sollevando una mano verso il suo obiettivo, forse per fargli perdere i sensi in modo da poterlo trasportare via fino al loro rifugio o qualunque fosse il suo piano.

«No!» gridai, pur non sapendo cosa fare.

Liss dovette avvertire la mia preoccupazione perché fece mulinare in aria l'ultimo pugnale che le rimaneva, dritto dritto verso la testa di Isidoro.

Per un attimo pensai quasi che l'avrebbe colpito, dato che era di spalle, intento a pregustarsi la sua vittoria. All'ultimo momento, però, dovette percepire un fruscio, perché inclinò lievemente il capo da un lato e la lama gli ferì solo l'orecchio, per poi conficcarsi sul tronco, poco sopra i riccioli di R.R.R. che si era appena abbassato allargando le ginocchia come una rana pronta a saltare via con un balzo.

Notai Kerkyra, poco lontano, smettere di combattere e guardare a bocca aperta il tronco dell'albero, e lo stesso fecero un paio degli altri Arkonanti nelle vicinanze.

Non appena Isidoro risollevò lo sguardo verso il pugnale conficcato nella corteccia sgranò gli occhi, portandosi una mano all'orecchio, per poi voltarsi irato verso di Liss.

«L'hai... l'hai ucciso...?» quella era forse la prima volta che lo vedevo veramente sconvolto da qualcosa. Ma ancora non riuscivo a capire da che cosa.

R.R.R. intanto, fischiettando estrasse il pugnale e lo fece roteare verso l'alto per poi farlo cadere dalla parte del manico nelle mani di Liss, che lo prese prontamente al volo, anche le sue sopracciglia erano aggrottate e confuse almeno quanto me.

«Andiamo, allegra combriccola?»

Solo seguendo con lo sguardo il passo baldanzoso di R.R.R. che sgusciava tra gli Arkonanti fermi a osservare il tronco dell'albero, notai gli occhi luminosi di Ewan ed Elias puntati verso la stessa direzione.

«Andiamo!» ripeté Yoann, prendendomi per un braccio e dirigendosi verso la navata. Ancora confusa, scesi dal muretto su cui si ergevano le piccole colonne e lo seguii zoppicando, insieme a Liss che continuava ad analizzare il suo pugnale come se contenesse i segreti dell'universo. Giunti nella parte della chiesetta devastata dai precedenti scontri non trovammo alcuna resistenza da parte degli Arkonanti, che anzi stavano correndo verso il chiostro con espressioni preoccupate.

Usciti dal monastero velocizzammo il passo per stare dietro a R.R.R. che, pur non correndo, si muoveva a una velocità incredibile. Gli ultimi ad andarsene furono Ewan ed Elias, che ci raggiunsero di corsa lungo la discesa.

«Qualcuno ha intenzione di spiegarci che cavolo è successo?» chiese Liss.

Con mia sorpresa fu Yoann a rispondere: «Ewan ed Elias hanno creato un'illusione che ha fatto sembrare agli Arkonanti che R.R.R. sia stato ucciso da Liss. Ora per loro il Mecenate dei Perduti è morto, e con esso la possibilità di trovare tutti gli altri frammenti!»

«Ma... ma...» balbettò confusa Liss. Quindi era fatta? Possibile che fosse davvero bastato quel piccolo inganno?

«Come hanno fatto a eludere i Cerebrum di così tanti Arkonanti?» chiese Padma.

«Quando attivano il loro legame, gli Adelphi possiedono una forza raddoppiata, e proprio stamattina uno degli Ophagogus ha spiegato che questo gli permette di avere la meglio in molti cebrim, tra cui quello delle illusioni, su tutti gli altri, perché l'unione che li lega permette un'integrità mentale superiore e più stabile. Forse riuscirebbero persino a ingannare Hel in persona, e molti infatti credono che lei eviti gli scontri diretti in cui siano presenti tanti Ephuri proprio per non correre il rischio di incappare in degli Adelphi che potrebbero sconfiggerla.»

«Bravissimo francesino!» esclamò Ewan facendo sobbalzare Yoann con una pacca sulle spalle. Doveva essere stato lui a suggerire loro di creare un'illusione, dato che probabilmente nemmeno i due Adelphi in questione erano a conoscenza dell'enorme potenziale di cui disponevano.

Ripresosi dal colpo inaspettato, il rosso sorrise con imbarazzo, ma senza celare una certa soddisfazione.

Dovevo riconoscerlo: quegli Ophliri, dopotutto... si stavano rivelando utili.

Unpopular opinion: MA QUANTO È FIGO ISIDORO?

No? Vabè solo a me piacciono i tenebrosi insensibili ed egoisti mi sa ahahah (però comunque voi non sapete alcune cose di lui che io so 😌)

Comunque, questo era il primo capitolo che ho scritto dopo aver fatto un piccolo colpo alla testa, quindi se avete cose strane sapete perché 🥴

E con cose strane non intendo YOANN INDEMONIATO CHE SFASCIA LA CHIESA FACENDO STRAGI DI ARKONANTI ARMATO DI CROCIFISSO (se c'è qualche credente mi perdoni, chiedo umilmente scusa per la mancanza di rispetto, ma vi giuro che è l'unica "arma" che che mi è venuta in mente e che fosse disponibile da fargli usare lì dentro🙄)

Okay, dopo questo spazio autrice in effetti sembra io che io la testa l'abbia sbattuta ADESSO.
Ma forse sono solo le crisi isteriche PERCHÉ SIAMO ARRIVATI AL 99° CAPITOLO AKDJSBDISNSKKSN

Quindi... ci vediamo con il prossimo, in cui inizierà a rendersi finalmente più evidente una certa ship. 😏

ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top