94.Un patto col diavolo?

L'uccellino si era volatilizzato non appena il messaggio era stato recapitato. Udii solo esternamente il battito delle sue ali e del suo garrito che si perdeva nel vento della città, mescolandosi a quello dei gabbiani. Potevo sentire le voci dei miei amici oltre la porta. Ero consapevole del fatto che era questione di secondi prima che entrassero in camera trovandomi a fissare il trencadìs che tenevo in mano.

Dopo tutti quei tranelli, quelle false piste, quegli inseguimenti impossibili e quelle continue prese in giro, aveva infine deciso di farsi avanti di sua spontanea volontà? O si trattava solo di un nuovo inganno?

In ogni caso R.R.R. aveva scritto a me. Voleva incontrare me. Perché proprio io? Cos'era che spingeva tutti a concentrarsi su un'Ephura principiante che non sapeva nemmeno assumersi le proprie responsabilità? Prima Hel, adesso lui.

Questa volta, però, la scelta non spettava solo a me. R.R.R. riguardava tutti noi, era giusto che ne venissero a conoscenza, dopo quello che avevamo passato. Non potevo permettermi di rovinare le ricerche e le fatiche che riservavamo a quell'individuo da diverse settimane, solo per un improvviso e insensato dilemma personale.

Così chiamai, categorica: "Tutti in camera. Riunione di gruppo."

Con mia enorme sorpresa, Liss non ebbe alcuna reazione particolarmente esplosiva. Restò semplicemente a fissare il trencadìs, o meglio il messaggio che conteneva, mentre stupore e incredulità si miscelavano nel suo viso a formare una statua priva di emozioni, che non articolò nemmeno mezza parola.

«Beh, sicuramente è un bel colpo di scena» commentò Ewan. «Complimenti R.R.R., sei riuscito a sorprenderci!»

ribatté Padma, prima di arrossire violentemente per il coraggio che aveva avuto la sua lingua a rivolgersi direttamente e con sicurezza al ragazzo che le piaceva senza balbettii o impiastri vari. Era poco, ma già un progresso, comunque.

«Che facciamo quindi?» chiese Elias fissando torvo la scritta di R.R.R.

Yoann si massaggiò la tempia destra con un dito. «Molto probabilmente è una trappola.»

«Solo molto probabilmente? È di R.R.R. che stiamo parlando, sarà di sicuro una trappola!» si riprese Liss, «O magari un modo per prenderci in giro e farci venire false speranze! Quel farabutto ci ha fregati fin troppe volte!»

«Vero,» concordai, «però questa è anche l'unica opportunità che abbiamo, ora come ora, per potergli finalmente parlare.»

E non avevamo intenzione, qualunque disastro la nostra scelta avrebbe potuto comportare, di lasciarcela sfuggire.

Fu così che, il giorno successivo, ci trovammo a camminare verso Parc de la Ciutadella, neanche tanto lontano da casa, con passo cauto ma deciso, i nervi a fior di pelle, la trepidazione che quasi si poteva toccare con mano.

La moltitudine di dubbi e domande che si rincorrevano nella mia testa, misti all'inquietudine, mi facevano fremere dalla voglia di incontrarlo, anche solo per quietarli per un po'. Sapevo che era più che probabile che mi stessi semplicemente illudendo troppo, tuttavia... le domande che per troppo tempo non avevano avuto risposte si stavano facendo sempre più insistenti, non potevo più aspettare.

Il parco non si rivelò essere affatto male. Anzi, gli alberi alti e le larghe strade che lo caratterizzavano lo rendevano molto rasserenante persino con tutti quei turisti e con il sole rovente di mezzogiorno. Dall'ingresso da cui ci eravamo inoltrati al suo interno, superato un breve tratto costeggiato da siepi basse e tondeggianti dietro le quali si ergevano alberi alti e ramificati che si estendevano fin sopra le nostre teste riparandoci parzialmente dal sole, la prima cosa che attirò la nostra attenzione fu l'ampia e maestosa scalinata che si apriva su una piazza che invece, ahimè, non aveva modo di proteggersi dalla spietatezza dei raggi solari. Assieme a una sua corrispondente gemella specchiata dal lato opposto, la scala attorniava una scenografica fontana monumentale che faceva sgorgare l'acqua direttamente dalle fauci di alcuni grifoni in pietra, posti in cerchio attorno al suo centro. Anche senza prenderci la briga di valicare le gradinate, era ugualmente ben visibile la cascata artificiale che sgorgava da una stupenda rappresentazione della nascita di Venere, per poi riversarsi nella vasca della fontana sottostante.

A me, in ogni caso, in quel momento non importava neanche un po' né degli aironi intagliati nell'oro con le ali aperte e i lunghi becchi rivolti verso l'alto, né dei cavalli dello stesso materiale che trainavano un carro in cima alla struttura, né di quelli che, rampanti, sembravano nitrire allegri per acclamare la potenza dell'acqua. L'unico animale che i miei occhi cercavano disperatamente era ovviamente il mammuth che ci aveva indicato R.R.R. nel suo messaggio.

Roteai quasi interamente su me stessa, estendendo lo sguardo oltre ognuno degli alberi che circondavano la piazza, e, con mia sorpresa, non fu affatto difficile trovarlo. Non mi aspettavo certo che qualcosa di mastodontico come un mammuth fosse difficile da notare, ma qualunque cosa che potesse avere a che fare con R.R.R. invece sì, eccome.

Eppure, eccolo lì, circondato da uno stuolo di bambini che gli gironzolavano attorno, chi per farsi fare una foto seduto sulla sua proboscide, chi semplicemente per guardarlo. La forma del corpo e la posizione delle gambe era stata realizzata in modo troppo lineare per risultare realistico, ma faceva ugualmente successo, a quanto potevamo constatare.

Ognuno di noi l'aveva notato quasi contemporaneamente e, senza pronunciare una sola parola, né verbale né mentale ci eravamo diretti a grandi falcate verso la ricostruzione dell'animale estinto. Mi chiesi per quale motivo R.R.R. avesse scelto proprio quel posto d'incontro, quando a pochi passi da lì si ergeva quella stupenda opera monumentale.

Un uccello colorato, che riconobbi immediatamente perché l'avevo visto solo il giorno prima sul davanzale della mia finestra, si posò su una delle lunghe zanne ricurve. Garrì, palesemente rivolto a noi sei, poi svolazzò sopra le nostre teste, facendosi seguire dai nostri sguardi attenti, e si posò infine sul dorso della mano di un uomo parzialmente seduto su una ringhiera che affacciava su un piccolo lago.

«Vedo che avete notato Trich» sorrise R.R.R., senza nemmeno distogliere lo sguardo dal lorichetto. In lui riconobbi lo stesso ragazzo che, durante la manifestazione catalana, si era scontrato contro Yoann per poi farsi inseguire da tutti noi. Ora la mantellina con i colori della bandiera era stata sostituita da un blazer adagiato sulle spalle, senza infilare le maniche, elegante ma decisamente kitsch per via delle decorazioni argentate in damasco floreale su sfondo nero.

«Non che questo mi stupisca, come si può non notare un pappagallino delizioso come lui?» nel dirlo R.R.R. accarezzò il becco di Trich che prese a mordicchiargli allegramente le dita. «Ma, a dir la verità, è particolarmente difficile stupirmi. Se non impossibile!» aggiunse, questa volta sollevando lo sguardo per scorrerlo su ognuno di noi, il sorrisetto ambiguo e divertito che non aveva la minima intenzione di lasciare il suo viso asciutto.

Si rivolgeva con una tale disinvoltura e sicurezza, da dare l'impressione di star seguendo un preciso copione che conosceva lui solo mentre noi non sapevamo nemmeno da dove cominciare, e questa cosa sembrava divertirlo in un modo che cominciai a trovare snervante.

«Tu sei R.R.R.» asserì Liss con tono quasi accusatorio.

«Perché ostentare così l'evidenza?» si interrogò lui con fare filosofico, non sembrava nemmeno rivolto più a Liss, quanto al pappagallo. «Ho sprecato la mia magnifica calligrafia per scrivere un delizioso messaggio sul retro di un trencadìs per riferire che proprio R.R.R. in persona, a quest'ora, in questo posto, sarebbe stato qui ad aspettarvi, e sentite ancora il bisogno di domandare ciò che già sapete?»

Nel dirlo, R.R.R. abbassò sulla punta del naso la montatura di un paio di strambi occhialetti tondi con le lenti verdi che prima erano sulla sua testa, e squadrò Liss con un sopracciglio alzato. «Siamo davvero caduti così in basso, cara?» chiese con tono eloquente, prima di riposizionare la montatura tra i riccioli neri.

Liss, per tutta risposta, strinse le mani a pugno, ma Ewan la calmò prima che potesse partire a insultarlo per averla data per stupida, posandole una mano sulla spalla.

«Chi sei tu veram-» incominciò, prima di essere zittito da R.R.R. stesso.

«Sh-sh-sh, è inutile perdersi in queste chiacchiere effimere, davvero credete che non sia a conoscenza di cosa volete veramente sapere?» di nuovo quello sguardo eloquente. «Per quale assurda ragione questo bellissimo uomo ha chiamato il suo pappagallo proprio Trich?»

«Non era questo che-»

«Ebbene, se proprio insistete, vi racconterò di come un giorno, passeggiando per La Rambla, il mio sguardo abbia incrociato quello spaesato e curioso di un piccolo esemplare di lorichetto arcobaleno appena venuto al mondo, ma rinchiuso in una gabbia. Lo rubai al venditore e me lo portai a casa. Da allora siamo legati come una tartaruga al suo guscio io e lui (il pappagallo dico, non il venditore). Dovete sapere che possiedo una spropositata fantasia, e così, in un lampo di genio, ho deciso di chiamarlo Trich, dato che ovviamente si tratta di un magnifico esemplare di Trichoglossus haematodus, altrimenti noto come Lorichetto dei Cocchi o Lorichetto Arcobaleno.»

«Ma a questo punto non avresti potuto chiamarlo semplicemente Lori?» ribatté Elias provocando una risatina nel suo Adelpho che gli batté il cinque.

«Comunque non ce ne frega niente del tuo stupido pappagallo, e non abbiamo proprio intenzione di continuare a farci provocare da un idiota dai gusti d'abbigliamento più che discutibili come te» insistette Liss, categorica, guardandolo con sdegno.

In effetti non aveva tutti i torti; se già l'abbinamento di quegli occhialetti verdi con la giacca nera-argentata poteva essere considerato eccessivo, allora cosa si poteva dire della canottiera color salmone piena di scritte azzurre e gialle, su cui pendeva una catenella con un ciondolo a forma di salamandra? O di quegli stretti pantaloni a strisce verticali rosse e verde acqua acceso, che snellivano ulteriormente le sue già lunghe gambe? Per non parlare poi delle accecanti scarpe da ginnastica arancio fluo. Di certo non era un tipo che passava inosservato.

«Dai, non è vestito così male» borbottò Yoann in sua difesa.

R.R.R. non sembrava essersi offeso, anzi, se possibile era ancora più divertito di prima. «Lo prendo come un complimento, detto da una che si veste esclusivamente in strati di neri e grigi. E comunque grazie, Yril, anche tu non sei affatto male» aggiunse, rivolto a Yoann, che, confuso, aggrottò le sopracciglia, le gote avevano assunto una tinta lievemente rosata.

«Mi chiamo-»

«Yoann René I Leguérin, ovverosia, Yril» spiegò con fare accondiscendente. La I, a dir la verità, ero sicura che ce l'avesse appena aggiunta lui.

«E tu invece come ti chiami veramente? Sei il figlio di Nuria Gomis?» intervenne Padma.

«Che importanza potrà mai avere un nome? Quale rilevanza, al confronto di tre bellissime lettere come le mie? Mi dispiace solo per tutti coloro che hanno la R moscia, perché non possono godere dell'immenso onore di pronunciare a dovere un nome tanto nobile...»

«Senti, adesso basta, perché ci hai fatti venire qui?» insistette Elias, le ampie sopracciglia corrucciate a proteggergli il viso dalla luce.

«Presto tutto avrà una risposta, ma intanto accomodatevi su queste stupende panchine, che dite? A stare lì impalati fate venire male alle gambe a me! Ah, e possiamo per favore saltare la parte in cui vi impuntate, fate i rigidi e i sospettosi, e poi solo alla fine, quando starò parlando già da un po', decidete infine di accomodarvi? Ecco, da bravi, questa probabilità spazio-temporale la trovo molto meno rognosa, a essere sincero. E poi, perché tutta questa ostilità?»

Ubbidienti, ci mettemmo seduti alle due panchine che R.R.R. ci aveva appena indicato con un ampio gesto delle braccia. Forse quel tipo era soltanto uno strano ragazzo che amava spassionatamente il suono della propria voce, e non il pericoloso e temibile individuo che avevo pensato.

«Ebbene, perché mai vi avrò fatto venire qui?» rimuginò accarezzandosi la barbetta nera sul mento.

Poi successe una cosa strana, che tuttavia non mi era del tutto nuova perché una volta anche Michael l'aveva fatto: vidi la sua immagine sdoppiarsi, e mentre quello che vedevano tutti era R.R.R. che ragionava sul concetto insito nella domanda, io lo vidi spostare i suoi occhi dalle iridi noce scuro su di me, e sentii la sua voce nella mia testa dire: "A dir la verità eri solo tu quella che desideravo incontrare, ma le possibilità che venissi da sola erano del tutto inesistenti, pertanto ho deciso di risparmiarmi lo sforzo."

"E perché io?" ribattei, ormai per niente stupita. Quegli occhi... dove li avevo già visti?

«...quindi è inutile porsi tali domande, ormai siete qui e questo è quanto.» concluse agli altri, per poi aggiungere. "Lo stesso vale per te, Laf." Dedussi che Laf stesse per Livia Aureliana Ferri.

«È così difficile, per una volta, rispondere in modo concreto?» si lamentò Liss. «Non abbiamo tutto il giorno da perdere con i tuoi stupidi giochini.»

«Va bene, allora vi racconterò la mia storia, cari i miei inflessibili soldatelli Ephuri!» A quelle parole Padma assottigliò lo sguardo irritata e incrociò le braccia al petto.

«Già conoscete le mie tragiche origini dopo la chiacchierata con il mio divertentissimo zio, dunque sorvolerò sul racconto strappalacrime e passerò direttamente alla parte che vi interessa,» mentre parlava, il lorichetto si alzò per svolacchiare nei dintorni. «Bene, da dove cominciare... innanzitutto sono un Ephuro Indipendente, ma questo l'avevate già supposto. Molti Umanenti sono convinti che noi "non istruiti" sappiamo molte meno cose di loro, ma... sorpresa? Non potrebbero mai sbagliarsi tanto! O almeno per quanto riguarda me. Ad esempio, voi eravate a conoscenza dei Letargianti Guardiani? No, non lo eravate, e allora ve lo spiego io, con immensa gioia. Il caro vecchio Arkon, per custodire i suoi frammenti, quando distrusse la corona li affidò a una serie di Letargianti scelti completamente a casaccio, tra quelli che si trovava intorno in diverse parti del mondo, intimandogli di proteggere quei frammenti a costo della vita e di insegnare a fare lo stesso ai loro figli. Scelse individui per lo più benestanti, in modo che anche con le insidie che si sarebbero potute succedere nelle epoche, queste famiglie non avrebbero potuto correre il rischio di scomparire perché devastate da un'epidemia, per la fame, piuttosto che per una guerra o quant'altro, ma ovviamente alcune famiglie sono scomparse ugualmente, altre hanno cambiato nome e nazionalità eccetera eccetera.»

"Sì, esatto, Angelo Nerini, e anche il monaco che hanno conosciuto i genitori di Padma erano alcuni di questi Letargianti Guardiani, evitami la domanda così non perdiamo tempo."

Doveva aver detto cose simili anche agli altri mentre lo diceva a me, perché si fermò per un attimo scorrendo lo sguardo su di noi. Ma come diamine faceva a prevedere le nostre domande e persino i nostri pensieri? Controllai che nel mio Clypeus fosse tutto regolare ma non riscontrai nulla di strano. Che fosse per via di qualche cebrim particolare di cui non eravamo a conoscenza?

«Bene, ora che vi ho lasciato trenta secondi per metabolizzare possiamo andare avanti. Mio padre era uno di questi Letargianti Guardiani, e avrebbe dovuto trasmettere la conoscenza sul frammento al suo discendente altrettanto Letargiante, ma sbam! Sorpresa! Quel bricconcello di Cupido lo fa invaghire di un'Ephura! I due diventano fuggitivi, lui muore, ma non prima di aver raccontato a lei tutto quanto, e quindi lei decide di portare avanti la cosa, e anzi, di elevarla a un livello ancora più alto. Non vi dirò come, ma i miei genitori sono riusciti a mettere in contatto i Guardiani che erano sopravvissuti ai secoli, per creare una rete di connessione e aumentare così la sicurezza di questi ultimi. E la chiave di accesso a questa connessione risiede ora nelle mie seducenti mani vellutate.» Concluse baciandosi uno degli ingombranti anelli che indossava.

«Vorresti dire che tu conosci la localizzazione di tutti i frammenti rimasti?» strepitò Liss, incredula. In effetti questo spiegava per quale motivo gli Arkonanti gli dessero tanto la caccia...

R.R.R. roteò gli occhi: «Sempre a ostentare l'evidenza! In ogni caso non è questa gran cosa, ne sono rimasti pochi e gli altri sono andati perduti nel tempo».

Notai il suo sguardo noce scuro fermarsi per un secondo su Padma.

«Perché ci stai dicendo tutte queste cose? Finora hai solo cercato di ostacolarci, cosa è cambiato adesso?» domandò Yoann.

R.R.R. sorrise smagliante, chiuse gli occhi e alzò il viso come per godere della luce del sole. «La vita è così interessante! Neanche il tempo di godersi la carezza dei morbidi raggi di sole estivi ostruiti dai rami di alberi secolari, che l'attimo dopo tutto è già finito! Cosa sono disposte a fare le persone pur di preservarla? La verità, mio caro, è che siamo tutti maledettamente egoisti, per quanto a molti non piaccia ammetterlo. Uno dei principi base dell'economia dice che essa si regge proprio sulla persecuzione dei personali interessi da parte dei singoli individui, e lo stesso si può dire della vita. Cosa siamo disposti a fare per noi stessi, per chi amiamo e per adempiere ai nostri desideri? La risposta è tutto. Fa parte della natura umana, Ephura o quel che vuoi. Se ognuno di noi oggi agirà per i rispettivi interessi, saremo tutti a ricavarne qualcosa domani, e la vita potrà andare avanti. Vi chiedo quindi di essere semplicemente voi stessi e ascoltare cosa volete veramente.»

Liss aggrottò le sopracciglia e poi sgranò gli occhi, in un lampo di comprensione. «Stai per morire e vuoi stringere un accordo con noi per poterti salvare?»

Aprii la bocca per lo stupore, collegando anche io i puntini di quello che ci aveva appena detto.

Mi presi un attimo per ragionare su quelle parole. Ora il suo atteggiamento che sembrava già sapere tutto quello che avremmo detto o fatto, assumeva un nuovo significato. Lo stesso poteva dirsi del modo in cui aveva predetto le nostre mosse a Venezia, e delle parole di Àlvar Gomis:

Non so nemmeno se a quel punto avesse già sviluppato i suoi primi cebrim, o se magari si fosse verificato proprio in quel momento, resta il fatto che è riuscito a sfuggirci senza alcuna difficoltà, come se per lui fosse un gioco da ragazzi! Prevedendo ogni nostra mossa è riuscito a eludere persino cebrim molto più potenti del suo!

«Ed è proprio qui che entrate in gioco voi!» R.R.R. roteò i due diti indici a indicarci sia alla sua destra che alla sua sinistra. Dopodiché prese a fischiettare con totale disinvoltura, intanto che imboccava il suo pappagallo, appena tornato sul dorso della sua mano, con quelli che sembravano piccoli rametti, o forse fiorellini, che Trich masticava con gusto.

"Non riesco a capire, come può avere bisogno di noi qualcuno che può scegliere esattamente il proprio futuro?" chiesi agli altri Ephuri.

"Evidentemente non è così onnillimitatente* come può sembrare. Dev'essere successo qualcosa di tanto grave da comportare la sua morte in tutte le probabilità di futuro esistenti in cui noi non lo aiutiamo." Suppose Padma.

Già, ma che cosa? Stavo giusto ragionando su questo, quando la mia attenzione venne richiamata dalla canzoncina che stava fischiettando in quell'istante R.R.R. Sgranai gli occhi e per un attimo il mio cuore si fermò. Nello stesso momento in cui tornavo a guardare negli occhi del diretto interessato, questi si posarono su di me, già consapevoli che sarebbero stati fissati dai miei.

"Sì? Ti è forse familiare questa bella melodia?" sentii la sua voce sbeffeggiarmi nella testa, mentre la sua espressione rimaneva inflessibile. Eccome se mi era familiare. Quella era la-

"La canzone tua e di Will, sbaglio? Che ragazzo delizioso! Peccato che sia la mia condanna, da quando si è collegato a me in sogno, la notte in cui è riuscito ad acchiappare alcuni dei miei mens da Angelo Nerini a Venezia."

Le sue iridi noce scuro... era lo stesso colore di cui si era tinto l'occhio color malachite di Will! La mano del bambino che si tendeva verso la madre che stava per essere investita apparteneva davvero a lui, anzi, era proprio un ricordo che probabilmente in quell'occasione aveva rivissuto in sogno, e a me era stato possibile vederlo perché entrambi, in quel momento, eravamo connessi a Will. Ed era sempre lui la figura in controluce che si era messa a origliare dalla porta mentre parlavamo?

"È per causa sua, e di Segugio che ha condotto gli Arkonanti a Venezia, ovviamente, che adesso le mie probabilità di essere trovato e torturato fino a costringermi a rivelare la chiave per trovare tutti gli altri frammenti, sono sempre più numerose e difficili da impedire. Che ironia della sorte, non trovi? Quando pensavate di aver ottenuto una grande vittoria, loro ne avevano già in pugno una ancora più grande!"

Mi torturai il labbro inferiore, ancora confusa. Centinaia di domande mi stavano sorgendo una dopo l'altra, tutte senza risposte, ma le misi da parte, cercando di fare mente locale su tutto quello che stavo scoprendo.

«Cosa vuoi che facciamo?» domandò Ewan con tono cauto.

«Vi risponderò in modo semplice, questa volta: andatevene. Da quando gli Arkonanti sono qui la mia vita è diventata un inferno! Non posso nemmeno andare a protestare in pace per l'indipendenza della mia nazione, che quelli vengono a rompermi le scatole!»

Ecco perché era di corsa durante la manifestazione: non stava fuggendo da noi, bensì dagli Arkonanti, che a quanto pareva a quel tempo erano già a Barcellona.

«Ma prima mi dovete aiutare a liberarmi di Sandy e la sua combriccola, perché gli Arkonanti barcellonesi invece li so già gestire. Come vi dicevo prima, vi chiedo semplicemente di seguire i vostri interessi, perché è nel vostro interesse che io vi aiuti! Finché vivo, tutti i frammenti sparsi per il mondo che custodisco saranno al sicuro dagli Arkonanti, per giunta sarò disposto a offrire a voi il frammento di Barcellona se è davvero questo che volete.»

Nel dire l'ultima frase il suo sguardo, e poi quello degli altri si posarono su di me, consapevoli di quale sarebbe potuto essere il vero motivo per cui potesse servirci quel determinato frammento. La minaccia di Sandy non lasciava spazio a molte altre possibilità.

"Cara la mia Laf" sussurrò R.R.R. nella mia testa, "vuoi sapere perché Sandy abbia scelto proprio te? Sei tu l'unica che possiede le capacità necessarie a meritare di trovare il frammento. Perché pensavi di essere in grado di interpretare l'anima di Casa Batlló? Proprio come Antoni Gaudì, possiedi la rarissima capacità di vedere e percepire, nell'architettura, ciò che è velato agli occhi di tutti gli altri. Per questo mi sono affidato a te."

Annuii, pensosa. Ora almeno sapevo perché tutti sembravano avercela con me in quel periodo, e anche perché avesse voluto incontrarci proprio subito dopo la mia visita a Casa Batlló. Però, ancora non capivo una cosa: che c'entrava Gaudì con il frammento?

«Per quale motivo dovremmo fidarci di te?» domandò Elias, mentre gli altri soppesavano la proposta. «Non ci hai fornito alcuna prova che dimostri che quello che affermi corrisponda al vero, e bisogna comunque considerare che tu non ti sei mai dimostrato un grande alleato di noi Umanenti. Quante vittime hanno provocato quei tuoi vortici di mens?»

R.R.R. a quelle parole parve ancora più divertito. «Ah già, i miei magnifici vortici distruttivi che spaventano tanto voi Ephuri. Puoi stare certo, però, Edc, che provocano numerose vittime tanto tra gli Umanenti quanto tra gli Arkonanti, mi è del tutto indifferente la cosa. E, prima che possiate chiedermi per quale motivo io continui a crearli o come,» lanciò uno sguardo significativo a Liss, che probabilmente stava per porre proprio quella domanda, «specifico che questa informazione è del tutto ininfluente sul nostro patto. I vortici sono una cosa necessaria in un modo che non può essere compreso da nessuno di voi, e continueranno a esserci, indipendentemente da qualunque cosa possiate fare.»

«Quindi dovremmo aiutare un assassino facendo finta di nulla?» ribatté Ewan.

«Assassino, ladro, truffatore, delinquente. Sono tutte queste cose e anche di più, lo dico con fierezza» R.R.R. si alzò dalla ringhiera ergendosi in tutta la sua spropositata altezza, mentre il lorichetto gli si arrampicava fino alla spalla. «Nessuno sarebbe tanto pazzo da decidere spontaneamente di aiutare un individuo del genere e infatti non vi sto chiedendo di farlo. Quello che vi propongo è un semplice accordo: ognuno aiuta sé stesso e, nel farlo, dà anche benefici all'altro. Utile, non trovate?»

Fece l'occhiolino a Yoann che a quel gesto si irrigidì, e poi si scrollò con una mano delle foglie inesistenti dal blazer. «Dato che già so qual è la scelta che prenderete - non che abbiate molte alternative -, tolgo il disturbo per lasciarvi ai vostri ardui dilemmi!»

Dopodiché ci superò con un paio dei passi slanciati che la sua corporatura gli consentivano, ed esclamò, ruotando solo leggermente il capo verso di noi: «Adèu soci!», e nella mia mente aggiunse: "Ci rivedremo presto Laf".

Sfavillante nei suoi abiti e nel suo portamento appariscenti, sparì e si mischiò alla folla del parco, lasciandoci con la scelta di cui già conoscevo l'esito. La vera domanda era: stavamo forse facendo un patto col diavolo?

*onnillimitatente: fusione incrociata di onnipotentee illimitato.

Ed ecco a voi... R.R.R.😊

Ebbene? Cosa ne pensate?! Ha soddisfatto le aspettative? Mi dispiace che ancora non sia stato rivelato il nome ma... aspetto un momento particolare per rivelarlo, anche se il nome in sé non è poi così spoiler. Intanto però potete continuare a chiamarlo Roberto la Radice Radiosa (nome geniale inventato da GiulSma
❤️🤣).

Se vi interessa ho appena pubblicato anche un piccolo capitolo di approfondimento con una mini scena inedita per spiegare meglio come funziona il potere di R.R.R. (sempre negli Extra ovviamente)

꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂

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