91.C'erano

«Non è stata colpa tua» fu la prima cosa che dissi, non appena la mia mente fu tornata nell'oscurità calma della spiaggia, ma nel momento stesso in cui pronunciavo quelle parole, mi resi conto di quanto fossero errate. La colpa di quanto accaduto era, effettivamente, da attribuire a Yoann. Tuttavia, era stata determinata da un odio che di certo non meritava di ricevere, ed era il frutto di una disperazione che non poteva sapere di dover tenere a bada, dal momento che non aveva la più pallida idea delle grandi potenzialità che possedeva.

«Ne sei davvero sicura?» ribatté lui, alzandosi in piedi e dandoci le spalle, lo sguardo calamitato dall'orizzonte che si confondeva con il cielo. «Ho cercato di trovare altre spiegazioni, delle scusanti, qualunque cosa... ma è inutile ormai negare l'evidenza: mamma e papà hanno sempre avuto ragione, sono un abominio, un pericolo per tutti, qualcosa di talmente potente che se incontrollato è in grado di fare del male a chiunque mi sia vicino. Non vorrei mai rischiare di ferire, o di fare di peggio, a nessuna di voi.»

«Non succederà, Yoann, io credo in te e nelle tue capacità di controllo, sono sicura che riusciresti a farcela. Sei forte, molto più di quel che può sembrare» cercai di consolarlo, posizionandomi al suo fianco ad ammirare il paesaggio.

«Sei molto dolce Livvina, ma stai basando questa tua supposizione su semplice affetto e fiducia nei miei confronti. Questo mi fa molto piacere, ma purtroppo non si fonda su alcuna prova certa. Liss e Padma sono state più che chiare sulla vera entità di questo mio... cebrim. È diverso dagli altri, mi è impossibile controllarlo se non con le speciali tecniche di cui solo gli Ophliri sono a conoscenza.»

A quelle parole, si voltò verso la terza Ephura, ancora seduta sulla sabbia, intenta a fissare i granelli sotto di sé con immensa concentrazione. Ancora non aveva pronunciato nulla da quando Yoann aveva terminato il suo racconto.

«Capisco perché tu non vuoi che io diventi uno di loro, Padma.» Deglutì, abbassando lo sguardo. «Ma mi è necessario, e in ogni caso sarebbe solo una copertura per imparare a padroneggiare questa mia capacità, non mi farei mai plagiare dalle loro ideologie e non ho intenzione di permettergli di spingermi a fare qualcosa che non voglio. Abbandonerò l'ordine non appena mi sentirò sufficientemente sicuro. Però ti posso giurare, su tutto ciò che vuoi, che resterò me stesso, sempre.»

Il silenzio che seguì le sue parole fu riempito dall'ondeggiare ritmico del mare che scandiva la trepidazione del ragazzo nell'attesa della risposta. Ci teneva ad avere la conferma che Pad era d'accordo, anche se, mi resi conto, lui la sua decisione l'aveva già presa. Indipendentemente da cosa ne pensassimo, aveva bisogno di apprendere le tecniche ophlire. Poteva apparire un pensiero un po' egoista da parte sua, ma in realtà era anche e soprattutto per noi che lo faceva, o meglio per via della poca fiducia che riponeva in sé stesso.

«Perché mi squadrissi in questo modo? È ovvio che la tua decisione l'hai già presa ed è giusto così» Padma sorrise, mentre si alzava spolverandosi la sabbia dai pantaloni del pigiama. «Non voglio mentirti dicendo che approvo la tua scelta, ma capisco perché l'hai fatta e non posso fare a meno di rispettarti per questo. Siamo tutti liberi di fare ciò che vogliamo della nostra vita, e non dobbiamo permettere a nessuno di ostacolarci, mai. Se tu senti che diventare Ophliro può aiutarti a trovare la tua sicurezza come Naeph, devi andare da loro.»

«Ma a te non...»

«Non ha importanza se indosserai gli stessi abiti e utilizzerai le stesse tecniche degli Ephuri che mi hanno portato via mio padre, perché io so, e saprò sempre, che sei tu. Altrimenti non sarei tanto diversa da loro, non credi?»

Quel loro, non si riferiva più agli Ophliri, ne fui certa all'istante. Con quella frase Padma intendeva che non si sarebbe comportata come i genitori di Yoann, detestandolo solo perché facente parte dello stesso gruppo di persone che in passato gli avevano fatto del male. Non avrebbe avuto gli stessi pregiudizi che separavano le persone e le spingevano all'odio, lo stesso da cui i genitori di Padma avevano tentato di sfuggire per tutta la vita.

«Non ti farà male vedermi ogni volta? Quando rivedi gli Ophliri, tu ripensi a... l'accaduto. Non vorrei mai essere fonte di un tale dispiacere per te, Padmina.»

«Mentirei se dicessi il contrario. Però, ripeto, non ha importanza. La mia tristezza sarebbe comunque compensata dal fatto che finalmente vedrei qualcuno a cui stia davvero bene quella ridicola giacca blu!» ironizzò lei, dandogli un impacciato pugnetto amichevole sulla spalla. Le manifestazioni di affetto non erano mai state il suo forte, e per quel giorno si era decisamente spinta troppo oltre, dedussi.

Yoann sorrise a sua volta, forse riconoscendo in quelle parole il significato implicito: l'unica cosa che Padma desiderava era che lui fosse felice; anche il suo lutto andava in secondo piano a confronto.

«Dite davvero che mi donerebbe? Non so se si abbina molto ai miei capelli...» ragionò il ragazzo francese accarezzandosi il ciuffo in perfetto ordine. Pad e io ci scambiammo uno sguardo di intesa.

«No, infatti» concordai.

«Per niente» si aggiunse Padma, mentre Yoann ci guardava confuso e forse leggermente ferito.

«I tuoi capelli dovrebbero essere più o meno...» un sorriso sghembo si disegnò sul viso di Padma, poi in coro, esclamammo: «...Così!»

All'unisono gli saltammo addosso per scompigliargli la chioma rossa, lui se ne accorse appena in tempo e scattò spaventato per sfuggirci, dando il via a inseguimenti, rotolamenti nella sabbia e risate tali da farci piegare in due e mancare il fiato. Come ubriachi appena usciti da una notte passata a ballare fino allo sfinimento, sfogammo tutta la tensione che avevamo trattenuto dentro di noi nascondendo i nostri segreti per tutto quel tempo alle due rispettive persone cui tenevamo più al mondo. Tutti e tre ora ci sentivamo liberi, completi, capiti e amati come mai prima d'allora o come non succedeva da tempo.

I nostri giochi infantili si trasferirono presto nell'acqua, calda nonostante il notturno venticello fresco. Ci schizzammo a vicenda fino a quando la stanchezza non prevalse, e a quel punto ci adagiammo sulla carezzevole superficie delle onde. Nella mano destra racchiudevo quella di Yoann e nella sinistra quella di Padma, che a sua volta teneva qualche dito dell'altra mano del ragazzo francese, fino a formare una catena perfetta tra noi, che impediva alla spinta del mare di allontanarci; dovunque questa ci avesse condotto, saremmo stati insieme, non avremmo permesso alla corrente di separarci.

Mentre le piccole e timide stelle del cielo ormai rischiarato dalle precedenti nubi che l'avevano reso tanto opprimente, cantavano lo sciabordio del mare nelle mie orecchie, mi resi conto che non ero più sola, e che, in un certo senso, non lo ero mai stata. Padma e Yoann c'erano sempre stati, là fuori, da qualche parte, lontani da me, ma c'erano per me, e io per loro.

Come figure invisibili, ora sorridevano alla piccola me ingenua che cercava inutilmente di creare rapporti con i Letargianti, e camminavano, al mio passo, quando nessun'altro voleva starmi vicino. Yoann mi abbracciava quel giorno in cui avevo compreso i reali intenti di Barbara, mentre Padma cercava di risollevarmi il morale, con impacciate pacche sulla schiena.

Quando quest'ultima era stata costretta alla fuga insieme al padre, dopo che la madre era stata catturata dagli Ophliri, Yoann e io correvamo insieme a lei, al ritmo del suo cuore, e la stringevamo forte a noi mentre osservava la vita che si spegneva negli occhi del suo amato papà. Accarezzavo Luna con la sua mano il giorno in cui aveva deciso di andare avanti e intanto Yoyo la aiutava a tagliarsi e tingersi i capelli per iniziare la sua nuova vita.

E per tutte le parole d'odio che venivano rivolte al ragazzo, Padma e io eravamo lì vicino a lui, quando il fratello non poteva esserci, a ricordargli quanto fosse speciale e forte; gli tendevamo le nostre mani per aiutarlo a rialzarsi da terra dopo che era stato brutalmente gettato via di casa, e gridavamo, insieme alla sua tempesta, il dolore del tradimento dello zio quel mattino al parco.

Durante le nostre vite ci eravamo sentiti spesso soli, abbandonati, diversi o esclusi. Tutti e tre eravamo andati avanti, per inerzia più che altro, come in attesa di qualcosa di fondamentale che ci mancava: lo percepivamo, ma non lo potevamo vedere perché era lontano. Eppure, ne avevamo sempre percepito il bisogno, poiché senza non ci saremmo mai sentiti del tutto completi.

Ora che l'avevamo trovato, eravamo decisi a non lasciarcelo sfuggire.

Lo so che siete delusi della scelta di Yoann, ma non c'erano alternative, lui la sua decisione l'aveva già presa e questo è un percorso necessario per la sua crescita, così come per la crescita della loro amicizia. Vi posso assicurare, comunque, che non se la passerà troppo male tra gli Ophliri, anche se c'è il rischio che facciano uscire alcuni lati celati del suo carattere, chissà 😇

Ora che questi cinque capitoli di blocco-trama si sono conclusi, tuttavia, vi posso assicurare che presto ci saranno sviluppi interessanti, in particolare non manca poco alla ricomparsa di un certo mecenate eheheh

Comunque, spero che nel complesso vi siano piaciuti almeno quanto è piaciuto a me scriverli e svelare finalmente due delle backstories che per ora erano rimaste più avvolte nel mistero.

Ah, quasi dimenticavo, visto che sto riguardando per l'ennesima volta ATLA e ATLOK, e sono in pieno periodo di fissazione su ATLA, mi è venuta l'ispirazione di fare un piccolo disegnino di questi tre Ephurucci complessati realizzato imitandone lo stile, che potete trovare nel relativo capitolo di curiosità in "Extra vari su Cerebrum",  nel mio profilo.

ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA

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