76."Som una naciò, nosaltres decidim!"

Liss imprecò, incredula almeno tanto quanto lo ero io.

Non potevo credere ai miei occhi, il lorichetto arcobaleno svolacchiava tranquillo diversi metri al di sopra della fiumana dei protestanti indipendentisti, battendo rapidamente le ali in alcuni momenti, lasciandole vibrare mentre planava sospinto dalla brezza estiva in altri.

«È naturale, come abbiamo fatto a non pensarci?» Yoann si ravviò i capelli, il lungo viso piegato in un mezzo sorriso sollevato e basito al tempo stesso: «Praticamente mezza città sarà scesa a protestare, tra loro ci sarà sicuramente anche R.R.R.!»

In effetti aveva senso, avevamo dato per scontato che si trattasse di una qualche figura mistica e altera, che si spostava silenziosamente di scantinato in scantinato per rendersi introvabile mentre controllava ogni cosa a distanza - o per lo meno questo era quel che avevo ipotizzato io -, ma poteva benissimo essere una persona all'apparenza normalissima, e, in tal caso, ancor più ardua da riconoscere.

Per quanto potesse risultare introvabile in mezzo a quella folla immensa, però, restava il fatto che lì, da qualche parte, c'era lui.

Questa volta non sembrava trattarsi di una fregatura come con i pappagallini verdi, uno scherzo di cattivo gusto che aveva il solo scopo di indurre false speranze. Proprio come pensavo, avevamo solo dovuto aspettare ed era stato lui stesso a uscire allo scoperto; dopodiché, ovviamente, stava a noi, cogliere l'opportunità che ci era stata data.

Nonostante non smaniassi nuovi indizi tanto ansiosamente quanto Liss, la vista di quell'uccello era stata come la scintilla dalla quale era partita la fiamma che ora sentivo ardere in me tramite il cuore che scalpitava impaziente nel petto e i mens che fremevano irrequieti, calamitandomi verso il lorichetto e i segreti che dietro a esso si nascondevano.

Trepidanti per l'emozione di essere finalmente tanto vicini a incontrare quel misterioso individuo che da tempo dominava le nostre vite nascosto nell'ombra di quelle tre lettere che ormai ci erano troppo familiari, scivolammo agili tra la gente, procedendo alla spedita velocità che le rotelle dei pattini ci permettevano di raggiungere, almeno fino a quando ci era possibile. Più andavamo avanti, infatti, e più la calca diventava compatta e difficile da attraversare, costringendoci quindi a rallentare e aspettare passivamente che fluisse fino a liberarci alcuni spazi nei quali infiltrarsi, magari in occasione di qualche slargo o incrocio di vie.

La protesta, infatti, non si limitava a Passeig de Gràcia, nonostante quest'ultima fosse il fulcro della sua massima intensità, ma si estendeva in tutte le vie circostanti, da cui fluivano continuamente nuove formichine a strisce rosse e gialle ansiose di accalcarsi a gridare a voce sempre più alta la frase di protesta.

«! Som una naciò, nosaltres decidim

Mi sentivo soffocata da tutta quella vicinanza e quel contatto, e, anche se il mio udito era stato attutito per evitare di venire eccessivamente destabilizzato, era profondamente disturbante sentire le voci dei protestanti che continuavano imperterriti con la loro cantilena, sputando sui colli di chi stava davanti a loro e calpestandosi, spingendosi e urtandosi a volte per sbaglio a vicenda perché troppo presi dalla smania di farsi sentire e trasmettere al meglio possibile ciò che l'intera folla intendeva esternare.

«Som una naciò, nosaltres decidim! Som una naciò, nosaltres decidim

Per di più, le numerose bandiere che venivano tenute in alto e sventolate da alcuni dei più accaniti protestanti indipendentisti, ostruivano parzialmente la vista, rendendoci così più difficoltoso seguire il pappagallo color arcobaleno. Era stata una pessima idea quella di infiltrarci nella massa, sarebbe stato decisamente più saggio arrampicarsi sui palazzi circostanti e osservare il movimento della calca dall'alto, per avere una visione d'insieme e riuscire a notare il momento in cui il lorichetto fosse sceso per tornare dal suo padrone. Da lì era già difficile riuscire a vedere anche solo a un palmo dal naso!

Tentai, allora, di concentrarmi sulle porte circostanti per individuare la presenza dell'Ephuro a distanza, ma, com'era previsto, non individuai alcunché. Ovviamente R.R.R. non era tipo da lasciare tracce intorno a sé.

A un tratto, mi accorsi che il pappagallo era sparito all'improvviso dalla mia vista. L'avevamo appena trovato, non potevamo lasciarcelo già sfuggire così!

Allarmata, il cuore che batteva a mille, cercai intorno a me qualcuno dei miei amici per capire se fossi l'unica ad averlo perso, ma vidi soltanto completi sconosciuti che continuavano a ripetere a gran voce: «Som una naciò, nosaltres decidim! Som una naciò, nosaltres decidim

Venni assalita da un improvviso senso di vertigine al ricordo di un'altra folla dentro alla quale mi ero trovata immischiata, non molto tempo prima. Si trattava, però, di una situazione del tutto diversa, quella non era Venezia e a circondarmi non erano maschere soggiogate dallo Spirito del Carnevale, ma semplicemente persone che protestavano, mi dissi, cercando di tranquillizzarmi.

«Som una naciò, nosaltres decidim! Som una naciò, nosaltres decidim! Som una naciò, nosaltres decidim

Certo, erano persone normali, però mi stavano facendo venire un malditesta tremendo!

"Dove siete?!" gridai esasperata, nel tentativo di crearmi un varco nella folla e nel flusso energico da cui questa era guidata, lo stesso che ora sembrava soffocarmi.

"Stavo per chiedervi la stessa identica cosa, cosa diamine vi siete allontanati a fare?!"

"Non è stata una cosa voluta, Liss! Comunque, ho perso il pappagallo!"

"Pure io!"

"Vi ho trovati ma non riesco a raggiungervi!"

"La folla è troppo compatta!"

"Non è così difficile, basta spingersi un po'!"

"È che non vorrei rischiare di fare del male a qualcuno... i pattini possono essere pericolosi... "

"Fregatene! Oh, raduniamoci lì!"

"Ma dov'è lì?!"

Fu particolarmente ostico, ma alla fine, tra lievi spintonate, soffocanti infiltrazioni e giusto qualche piede finito sotto le rotelline dei nostri pattini, riuscimmo a riunirci tutti e quattro, schiacciandoci sulla parete di una casa in uno degli slarghi della Rambla, nella quale era comunque presente una significativa calca diretta ad ammassarsi dove ci eravamo immischiati poco prima.

«È un vero incubo!» esclamò Yoann spostando agitato lo sguardo da un passante all'altro di quelli che ci scorrevano davanti spediti, sventolando bandiere, battendo le mani, e usufruendo fino all'ultimo della loro voce per intensificare il già assordante fracasso, reso ancor più caotico dalle lamentele di polizia e clacson dalle strade vicine, che ovviamente erano state bloccate per via della protesta.

«Maledizione, 'sti imbecilli mi hanno fatto perdere di vista il pappagallo!» gridò Liss stringendo i pugni per la rabbia.

Sbuffai, appoggiandomi esausta sulla parete dietro di me, sfruttandola come sostegno per reggermi in piedi. Non ne potevo più, ero davvero stanca di tutto quello scalpore e volevo solo andare a riposarmi in qualche luogo tranquillo, desideravo solo un po' di silenzio. E non m'importava più nemmeno del lorichetto e delle crisi isteriche di Liss.

«Magari possiamo ancora ritrovarlo in qualche modo...» tentò Pad, guardando in alto, anche se ovviamente era inutile, gli edifici del centro erano troppo alti e pertanto era impossibile ricoprire con un solo sguardo tutta l'area attraversata dai protestanti indipendentisti, anche con la vista a raggi x.

Tentai di individuarlo tramite i mens, ma il flusso energico della marcia era troppo caotico e disperdente, più mi concentravo su di esso e più mi veniva il malditesta.

«Non posso crederci che l'abbiamo perso!» sbottò ancora Liss. «Dopo tutto questo tempo finalmente l'avevamo trovato e adesso...»

«Sì, ma smettila di lamentarti, non sai fare altro?!» ribattei irritata, preda ancora una volta di uno dei frequenti sbalzi d'umore di quell'ultimo periodo.

«Almeno faccio qualcosa, invece che restarmene impalata a contare il numero di strisce rosse e gialle che ci scorrono davanti al minuto e a deprimermi!»

«Non mi stavo deprimendo!»

«Oh, certo, come no?»

«Ehi, ragazze, siamo tutti un po' nervosi, se litighiamo tra noi peggioriamo solo le cose...» intervenne Yoann.

«Ah grazie, menomale che ci sei tu a tranquillizzarci, con la tua continua allegria e i sorrisi come se tutta la vita fosse solo una stupenda passeggiata!» ribatté la ragazza con tono accusatorio ed esasperato.

«I-io non-»

«E poi è solo per colpa tua se siamo finiti in questa situazione!» continuò imperterrita la ragazza.

«Mia?!»

«Sì, sei stato il primo a precipitarti in mezzo alla folla come un forsennato senza pensare alle conseguenze e noi siamo state costrette a seguirti per non perderti di vista! E ora guarda in che situazione ci troviamo! Il lorichetto ormai è sparito e R.R.R. potrebbe essere ovunque!»

"Da che pulpito!" pensai dentro di me, lei era sempre la prima ad agire impulsivamente nelle situazioni più pericolose!

«Ma che assurdità stai dicendo?! La colpa è di tutti noi!» Yoann cercò conferma nello sguardo mio e di Padma.

In una situazione normale mi sarei mossa in sua difesa senza esitare, ma in quel momento ero troppo confusa e stanca, talmente irritata da quel chiasso che non voleva saperne di cessare, che sembrava così facile scaricare le colpe su qualcun altro. Per di più, Yoann era stato davvero il primo a raggiungere la calca più compatta e caotica in Passeig de Gràcia, anche se forse era successo solo perché le sue gambe lunghe e agili gli permettevano un maggiore slancio e quindi una rapidità superiore rispetto alla nostra.

Non avevo idea di cosa passasse per la testa di Padma in quel momento, ma a giudicare dalle volte in cui in quegli ultimi giorni si era rinchiusa in bagno e da come erano aumentati i suoi pisolini giornalieri, potevo supporre che anche lei, come me e Liss, si trovasse in quel difficile periodo del mese, anche se lo mostrava in modo più lieve - a dir la verità a Liss si era già concluso, ma a quanto pareva i suoi sintomi si estendevano anche a prima e dopo, oltre che durante. Insomma, avevamo avuto la sfortuna di avercelo tutte e tre nello stesso momento. O meglio, era Yoann a essere sfortunato, a doversi subire le nostre crisi continue... era da giorni che Padma gli soffiava in faccia come un gatto per un nonnulla, che io lo calcolavo poco o niente, e che Liss non faceva altro che insultarlo.

Fu così che io abbassai lo sguardo senza avere la forza di negare quanto detto dall'altra Ephura, mentre Padma incrociava le braccia e distoglieva lo sguardo.

«Non... non posso crederci! Davvero la-la pensate così?!» squittì Yoann con un innaturale tono di voce, profondamente ferito dal nostro abbandono. La sua espressione sconvolta mi fece talmente tenerezza che mi pentii subito di quanto avevo fatto, o meglio, non avevo fatto.

Prima che potessi aprire bocca il ragazzo si diede lo slancio dal muro per ruotare davanti a noi e guardarci in viso mentre lamentava: «Non capisco proprio cosa vi sta succedendo in questi ult-»

Non ci fu dato sapere il resto della frase, perché il suo discorso fu interrotto dall'irruenza improvvisa di uno dei protestanti che correva come un matto nella direzione seguita dalla folla. Si scontrò contro di Yoann, facendogli perdere l'equilibrio, tanto che in un attimo si ritrovarono entrambi a terra, in mezzo alla calca.

Non sembrava essersi fatto troppo male, si rialzò subito continuando a scusarsi con l'altro, anche lui messo abbastanza bene a parte qualche ciocca scura e riccia che pareva un po' fuori posto. Il ragazzo si alzò rapidamente, elevandosi in tutta la sua sproporzionata altezza - raggiungeva quasi Yoann, e lui era anche alzato dai pattini di diversi centimetri! -, e scrutò il nostro amico dall'alto in basso.

«Guarda dove vai, rosso!» esclamò subito dopo, il tono non di rimprovero, bensì vagamente divertito, mentre si risistemava la mantella della bandiera catalana dietro la schiena. Senza aspettarsi risposta, scivolò al suo fianco e posando una mano sulla sua spalla aggiunse: «Con permesso», con tono basso e suadente, per poi sparire nella folla dopo che Yoann aveva inclinato leggermente il busto verso destra per permettergli di passare.

L'Ephuro si voltò verso il punto in cui l'altro si era dileguato, le labbra leggermente dischiuse in un'espressione confusa e stordita. Un attimo dopo si voltò verso di noi e indicò con il pollice la direzione verso cui aveva guardato fino a poco prima: «Ehi... avete visto? Quel ragazzo parlava francese!»

Aggrottai le sopracciglia. Era sicuro di non aver battuto la testa? «Ma che dici? Quello era ita-»

Yoann aprì la bocca per ribattere, ma poi si bloccò anche lui. Entrambi sgranammo gli occhi, arrivando nello stesso momento alla soluzione.

Liss imprecò, la seconda volta per quel giorno.

Poi tutti e quattro cominciammo improvvisamente a correre.

Il ragazzo che si era appena scontrato contro Yoann, altri non era che R.R.R.


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