Spalancata la porta di casa, gridai: «BARCELLONA!»
Papà saltò per lo spavento al mio strillo inaspettato, e mamma per poco non fece cadere a terra l'anguria che stava per incominciare a tagliare proprio in quel momento.
«Tesoro, ci hai fatto prendere un colpo, che succede?» chiese mia madre con la mano sul cuore, mentre si avvicinava e intanto tentava di calmare il respiro.
«Sapete, no? Mi avevate detto di proporre una meta per la vacanza...» incominciai, prendendo fiato, «ebbene, io scelgo Barcellona! È ricca di cultura e storia, senza contare che ha anche delle spiagge stupende!»
"Continuo a dire che è una pessima idea!" mi disse la voce di Liss. Lei e gli altri Ephuri stavano vedendo tutto ciò che vedevo io, gli avevo permesso di sorpassare il mio Clypeus per quest'occasione. Durante il viaggio di ritorno a casa, avevo spiegato loro mentalmente ciò che avevo intenzione di fare, anche se non erano stati tanto entusiasti come mi ero aspettata. Però, intanto, era l'unica idea che avevamo, quindi avremmo dovuto accontentarci.
«Barcellona?» chiese papà con tono insicuro, «non lo so... in questo periodo ci sono un po' di casini per la storia dell'indipendenza dalla Spagna...»
«E poi a me non piace molto il calcio», aggiunse mamma.
Aggrottai le sopracciglia. «Ma che c'entra il calcio? A Barcellona ci sono un sacco di cose stupende...»
Mi morsi il labbro, in difficoltà. Dovevo assolutamente trovare un modo di convincerli sia di scegliere Barcellona, che di permettermi di portare alcuni amici con me, ma già a vedere da come stravedevano per Yoann e Padma, potevo intuire che non sarebbe stato quello il problema.
"Livvina, forse concordo con Liss... potremmo mettere seriamente in pericolo i tuoi genitori..." si aggiunse Yoyo.
"Non è detto, basta fare abbastanza attenzione" ribattei. Avevano ragione, ma non riuscivo a trovare altre soluzioni. Nessuno all'Ephia avrebbe mai sospettato che quella fosse più di una semplice vacanza, se c'erano anche i miei genitori, dei Letargianti o Metephri non ancora sviluppati, i quali, in ogni caso, non potevano sapere nulla degli Ephuri. Se invece si fossero insospettiti della presenza anche di Liss e Padma, che di solito non si permettevano nessun tipo di vacanze, avremmo potuto semplicemente dire che erano venute per insegnare a me e Yoann quello che ancora dovevamo imparare del Livello quattro! Era un piano perfetto; dovevo solo trovare un modo per farlo funzionare.
«Ma sì, dai, sarà divertente!» esclamai ancora, tentando di trovare un'argomentazione sufficientemente sensata.
"Prova ad accennargli già di noi..." propose Padma, "magari digli che siamo disposti ad andare solo a Barcellona!"
"Eh? Non sarai mica d'accordo con questo piano assurdo!" ribatté Liss.
"Perché no? Non sembra un'idea troppo astrussurda, e ha anche senso!"
"Ma non è vero! È il peggiore che-"
"State zitti un attimo, per favore"
«E poi,» esordii, umettandomi le labbra, «i miei amici vorrebbero venire in vacanza con me, ma-»
«Davvero?» esclamò mamma in un acuto verso di stupore. «Yoann e l'altra ragazza, loro, giusto? Ohh ma è stupendo!»
Era entrata di nuovo in fase cheerleader, come ogni volta che si parlava dei miei amici, e anche papà si era fatto improvvisamente attento, interessato alla notizia, anche se non sembrava mostrare lo stesso entusiasmo.
«Ma,» ribattei, rimarcando la congiunzione, «verrebbero solo a Barcellona. Da nessun'altra parte!»
Vidi l'entusiasmo nel suo volto venire spazzato via a quelle parole.
«Oh, che peccato. Beh, allora non se ne fa niente», fece spallucce e tornò a tagliare l'anguria.
«M-ma come, rinunceresti alla possibilità di conoscerli meglio, solo per evitare di andare a Barcellona?!» ero esasperata, non sapevo più che fare.
«Non è questo il punto,» intervenne papà, mentre apparecchiava la tavola, «il fatto è che non li conosciamo molto bene, per noi sono quasi degli sconosciuti. Inoltre, è neanche un mese che vi frequentate, scommetto che nemmeno tu sai tanto su di loro! Un conto era Venezia, si trattava di stare solo una notte fuori, ma questa vacanza potrebbe essere anche di un intero mese! Sei davvero sicura che ne valga la pena? E poi... perché mai sono così impuntati su Barcellona?»
«Ecco...» "E ora cosa dico?!Pad?!"
"Che vuoi, è già tanto che ti ho dato l'idea, ora tocca a te usare un po' di immaginazione!"
«... è Liss»
"Ehh?! Ma che c'entro io adesso?"
«È molto superstiziosa e da quando una cartomante le ha predetto che lì avrebbe trovato il suo vero amore, andare a Barcellona è il suo più grande sogno.»
"Cosa? Stai scherzando, vero?!"
Mamma si voltò stupita a quella nuova informazione. «Oh, ma davvero? Una gran romanticona questa tua amica!»
«Eh, sì, purtroppo per problemi economici vari, non è mai riuscita ad andarci, e quindi, pensavo, visto che abbiamo l'occasione di...»
«È un pensiero molto dolce il tuo,» mi interruppe papà - il modo in cui Liss inveì mi fece supporre che non si trovava del tutto d'accordo con quell'ultima affermazione -, «ma purtroppo non è una motivazione sufficiente, mi dispiace. La miglior possibilità rimane Londra!»
«Hawaii!» ribatté mamma conficcando con forza il coltello nell'anguria con un luccichio selvaggio negli occhi.
«Rachele, lo sai che ti amo, però quando maneggi così quei coltelli diventi davvero inquietante!» papà deglutì, e mamma, arrossendo, chiese scusa e sfilò il coltello da quella povera anguria.
«Quindi,» chiese subito dopo, «che si fa?»
«Non lo so... non è una decisione facile...»
Proprio mentre cominciavo a temere che non ne saremmo mai venuti a capo e che non avrei trovato un modo per convincerli, la mia attenzione venne attirata dall'anguria che mamma stava pulendo, e il sorriso mi comparì sul volto. «E se... ce lo giocassimo? Signora Musso e Signor Ferri, io vi sfido alla gara dei semini!»
Papà inarcò un sopracciglio sorpreso, e mamma si voltò stupita.
«Ottima idea, Libriccina», esclamò papà, subito dopo «All'ultimo seme!»
La gara dei semini d'anguria era una sorta di tradizione di famiglia; fin da quando ero piccolissima, ogni estate, regolarmente, tutte le volte che mangiavamo l'anguria, ognuno di noi faceva la conta del numero totale dei semini avanzati, e chi ne aveva totalizzati di più, vinceva. Cosa si vincesse di preciso, oltre alla gloria eterna ovviamente, era sempre rimasto un grande mistero.
Questa, infatti, era la prima volta che gareggiavamo per vincere seriamente qualcosa e, per questo motivo, ognuno di noi era più agguerrito che mai.
"Questa, è senz'ombra di dubbio, la cosa più stupida a cui io abbia mai assistito" commentò Liss.
«Pronti?» mamma, i capelli biondi raccolti indietro per evitare che la disturbassero ed essere quindi più comoda per mangiare, aveva il dito poco sopra il cronometro, pronta a far partire il tempo che avrebbe scandito la nostra gara. Si trattava di una novità scelta appositamente per quella sfida speciale; di solito, ovviamente, non eravamo tanto organizzati.
Papà fece ruotare la sua forchettina tra le dita come un cowboy con la pistola. «Prontissimo!»
Ci fu un rapido scambio di sguardi tra i partecipanti, ognuno che cercava di studiare i comportamenti degli altri; un attimo dopo il timer di quindici minuti partì, e la gara ebbe inizio.
Ognuno di noi si avventò sulla coppa centrale arraffando un pezzetto dopo l'altro. Il gioco consisteva principalmente in velocità, strategia e un pizzico di fortuna. Infatti, più si era rapidi e più erano le fette che si potevano divorare, le quali però dovevano anche venire scelte con attente analisi, calcolandone le dimensioni, stimandone il tempo che si sarebbe impiegato a mangiarle, e ipotizzando il numero di semi, tenendo conto non solo di quelli visibili, ma anche di quelli che potevano essere nascosti al loro interno, e lì giocava più che altro la fortuna.
"Non è un rischio troppo grande? Se perdessi come faremmo a trovare un modo di andare a Barcellona? I tuoi non sembrano scherzare..." disse Yoann.
"No, tranquillo, non corro nessun rischio, in realtà questa è sempre stata una gara a chi bara meglio. Vedi la mano sinistra di mamma, quella che tiene chiusa a pugno? Contiene una manciata di semini che ha separato dagli altri quando ha pulito l'anguria. E papà, invece, ne ha nascosti alcuni per terra, vicino alla gamba del tavolo. Tra poco fingerà che di farne cadere un paio e quando si chinerà per raccoglierli prenderà gli altri. Però tranquilli, ho anch'io i miei trucchi!"
Come previsto, poco dopo papà si chinò a raccogliere i semini caduti a terra. Ognuno era a conoscenza dei trucchetti degli altri, ma, nonostante ciò, nessuno aveva mai osato rivelarli, consapevole del fatto che in tal modo anche i propri trucchi sarebbero usciti allo scoperto, come un tacito accordo.
Peccato che ora i miei trucchi si fossero un pelino evoluti dall'ultima volta, visti i recenti mutamenti nella mia vita. Mi bastarono un paio di illusioni e il gioco fu fatto.
Dopo che ognuno di noi ebbe concluso la conta, fu evidente la mia vittoria. Non avevo messo un numero esagerato di semini in più nel mio piatto, altrimenti sarebbe risultato sospetto. Solo dopo aver visto le loro espressioni sconfitte, iniziai a sentire un lieve senso di colpa per averli fregati barando in quel modo. In teoria il gioco era basato proprio su quello, però... era diverso questa volta.
«Quindi, Barcellona!» esclamai soddisfatta, senza mostrare il lieve rimorso per tutte le bugie che gli stavo raccontando.
«Va bene,» disse mamma, «ma a una condizione: tu signorina, mi avevi promesso che un giorno avresti portato a cena i tuoi amici! Ebbene, se dovranno venire con noi, tanto vale conoscerli un po' meglio, no? Li voglio qui questa sera, altrimenti non se ne fa niente!»
Alzai le mani in segno di resa e acconsentii, anche se non ricordavo di aver fatto alcuna promessa di quel tipo. Ma dopotutto, che mi costava? Li stavo già sfruttando troppo, il minimo che potessi fare era mostrargli almeno parte della mia nuova vita, anche se purtroppo ciò che veramente contava sarebbe rimasto un segreto.
Ero felice di poter passare molto più tempo con loro, ma una parte di me sentiva che era comunque sbagliato comportarsi in questo modo.
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