65.Interrogatorio

«Come sarebbe a dire che non gli hai visto nemmeno il volto? Quel tizio ti ha dato la corona di Arkon!» esclamò Ewan con tono esasperato.

Lauren gli afferrò la punta dell'orecchio e gliela tirò. «Modera i toni! Non vorrai far sapere a tutta la città che ce l'abbiamo noi?!» disse fra i denti.

«Ahiu!» Ewan si massaggiò dolorante l'orecchio. «Mi hai fatto male!»

«Comunque, Liv, rispondi alla domanda» aggiunse Elias cupo.

Sospirai irritata, non mi erano mancati affatto quei due. Appena scesi dal treno, ce li eravamo trovati di fronte, con l'aria stanca come se ci stessero aspettando da diverse ore; non appena mi avevano notata, ero stata assalita da centinaia di domande.

«Sentite, adesso che arriviamo all'Ephia spiego ogni cosa una volta per tutte, okay?!»

Avevo interrotto un attimo la nostra avanzata, per trasmettere meglio il mio tono perentorio e per assicurarmi di essere ascoltata da tutti. Gocce di sudore mi imperlavano la fronte, non avrei saputo dire se fossero causate dall'esasperazione di avere tutte quelle attenzioni su di me, dalla folla di gente che si muoveva a passo rapido in una direzione o nell'altra, o da quella vicinanza a tutti quei treni rumoreggianti, che mi mettevano ansia, oppure, più probabile, dalla congiunzione di tutti quei fattori.

Fatto stava che non ne potevo più.

Avevo bisogno di respirare o, come minimo, uscire da quella stazione.

Mi incamminai a passo rapido, senza curarmi se gli altri mi seguissero o meno; in verità ero sicura che non mi avrebbero lasciata sola un attimo, considerando ciò che possedevo.

«Ma voi come fate a saperlo?» chiese Yoann, rivolto ai due Adelphi. Lo ringraziai mentalmente per aver distolto, anche se per poco, l'attenzione da me. Inoltre, la sua domanda era del tutto legittima, se nessuno l'aveva ancora posta prima di quel momento era solo perché erano ancora tutti troppo sconvolti per via della Corona.

«È vero, come avete fatto?» si accodò Liss, lo sguardo affilato e il tono accusatorio rivolto ai due ragazzi. Sembrava essersi un po' ripresa fin dal momento in cui avevo mostrato la Corona di Arkon, forse solo per lo stupore.

«Semplice, vi abbiamo spiati», Ewan face spallucce disinvolto.

«Voi cosa?!» squittì lei in risposta.

«O-occhiomens?» chiese Padma con tono appena percettibile. Ewan in risposta le circondò le spalle con un braccio e le bisbigliò vicino all'orecchio, facendosi però sentire da tutti: «Esatto!»

Senza far caso alla ragazza che, rossa come un pomodoro, si era fatta ancora più piccola di quanto già non fosse, infossando il collo nelle clavicole, a causa dello stupore per quel breve contatto inaspettato, Ewan si avvicinò invece alla sorella sfilandole qualcosa di minuscolo dai capelli che poi disperse in aria come fosse polvere. «Te l'ho messo poco prima che partiste, io ed Elias sospettavamo di voi perché non avete fornito alcuna informazione sulla vostra "gitarella"» - marcò le virgolette con le dita - «E quindi abbiamo pensato di dare un'occhiata.»

«Mi... Mi hai spiata tutto il tempo?!» Lauren si passò preoccupata una mano nei capelli, in particolare nel punto appena toccato da Ewan.

«Tutto il tempo! Insieme ad Elias» rispose con un sorriso soddisfatto. «Ah, non ti preoccupare, gli ho fatto distogliere lo sguardo quando ti cambiavi!»

Mentre Lauren, che sembrava indecisa se essere più oltraggiata o arrabbiata, sgridava suo fratello per il comportamento scorretto, mi avvicinai a Padma, confusa. «Occhiomens?»

Anche Yoann si fece attento, segno che pure lui non aveva mai sentito nulla del genere.

«È un cebrim che ha... Ewan», con degli occhioni tenerissimi, spostò per un secondo lo sguardo su di lui. «In pratica gli permette di vedere, attraverso un suo mens che viene incastrato tra quelli della persona spiata, tutto ciò che vede quest'ultima, senza dover superare alcun Clypeus come si fa normalmente per vedere dagli occhi degli altri. In effetti il suo utilizzo può somigliare a quello delle cimici, con la differenza che Ewan non vede da uno schermo, ma direttamente dai propri occhi.»

«Oh,» aggrottai le sopracciglia, «ma scusa, allora tutta la storia della spia? Non potrebbe essere che qualcuno tra gli Arkonanti possegga lo stesso cebrim e che con esso ci stiano spiando fin dall'inizio?»

«È un cebrim molto raro, inoltre per essere attivato richiede un contatto. E poi io e Liss abbiamo già controllato su tutti noi. Beh, tutti meno che Lauren in effetti.»

Annuii e non chiesi altro, perché Padma non sembrava in vena di chiacchiere, quasi sicuramente a causa della presenza di Ewan, il quale era sempre in grado di mandarla in tilt.

Sospirai di sollievo una volta fuori dalla stazione. Da quel momento proseguimmo abbastanza rapidamente, saltando con acrobazie spericolate tra i palazzi, per portare il prima possibile all'Ephia la Corona.

Ero preoccupata per quale sarebbe stata la reazione dei Signori Mindsmith, ma, in ogni caso, fu rassicurante essere di nuovo nascosti da normalissime illusioni senza il rischio che giganteschi draghi marini ci si rivoltassero contro.

«Ricapitolando, quando ti trovavi da sola, sei stata avvicinata da questo Arkonante, di cui casualmente non hai visto il volto perché mascherato, che ha consegnato nientemeno che la Corona di Arkon... a te.»

«Sì, a me. Ah, comunque non era mascherato per caso, si trattava di un ballo in maschera, tutti erano mascherati.»

Oliver Mindsmith mi scrutò dall'alto in basso, senza dare segno di aver ascoltato minimamente le mie parole.

«È evidente che la ragazza nasconde qualcosa» disse rivolto a Clara e Dan, che stavano ancora studiando la Corona, forse per verificare che fosse autentica. Erano stati entrambi particolarmente scioccati quando l'avevo mostrata, come se una parte di loro non avesse creduto pienamente al messaggio mentale che gli avevamo inviato in anticipo prima di arrivare.

Ci trovavamo tutti nel piccolo studio in cima alla Torretta della Sala delle Riunioni, decisamente troppo ristretto per tutte quelle persone. Dovevamo ringraziare solo il cebrim dell'Immunità, se non eravamo tutti zuppi di sudore per l'eccessivo affollamento. Le uniche che mancavano erano le gemelle Mindsmith - che, a quanto avevo capito avevano trovato un lavoro, quindi iniziavano a vedersi sempre più raramente lì all'Ephia - e la piccola Mirea, la quale, dopo esser corsa a salutare Wala, era nuovamente sparita nella sua cameretta.

Tra tutti, ero l'unica seduta, esattamente come il mio primo giorno all'Ephia, quando Clara e Daniel mi avevano introdotta alla mia nuova vita. Non mi sentivo per niente a mio agio, c'erano troppi occhi puntati su di me, senza contare il tono artificioso e irritante del maggiore dei Mindsmith.

«Cosa te lo fa pensare?» chiese sua madre con tono paziente.

«Perseguitando quale irragionevole impulso, qualcuno avrebbe dovuto scegliere di recapitare un oggetto di tale importanza proprio a lei, una figlia di Metephri, oltre che praticamente una principiante? Questa storia è del tutto sprovvista di senso logico.»

Prima che potessi aprire bocca, lui continuò: «Ma soprattutto, perché questo Arkonante avrebbe scelto di consegnarcela in modo tanto schivo, quando avrebbe potuto semplicemente presentarsi a viso scoperto e restare dalla nostra parte, per svelarci altri dei loro segreti, piuttosto che tornare da loro?»

«Io-io... Non lo so, va bene? Ha scelto me perché mi ero separata dagli altri, suppongo. Non lo conosco e non l'avevo mai visto prima, quindi non posso sapere perché abbia deciso di comportarsi in questo modo. Probabilmente voleva mantenere la sua copertura o qualcosa del genere.»

«Ma certamente.» Dal suo tono e dall'espressione mi fu chiaro che non mi credeva. Affondai i denti nel labbro inferiore, irritata. In quel momento avevo una gran voglia di spazzare via quel suo sorrisino saccente con un bel calcio sul mento, ma sarebbe stato del tutto sconveniente nella situazione in cui mi trovavo. In ogni caso non poteva trattarmi ancora come la ragazza confusa e ingenua che aveva conosciuto l'ultima volta che avevamo avuto occasione di parlare.

«È evidente che la qui presente ha voluto attirare l'attenzione in qualche modo, e questa le è parsa l'occasione migliore per mettersi in mostra. Quella Corona è senz'ombra di dubbio un falso riuscito particolarmente bene. Oppure,» si volse di nuovo verso di me, «è una spia e vuole guadagnarsi la nostra fiducia. Propongo di portarla all'Ephia di Roma per sottoporla a un interrogatorio, lì sì che sanno come trattare con quelli... come lei. Mi offro io stesso di accomp-»

Fu bloccato dalle lamentele degli altri Ephuri presenti nella stanza, subito opposti a quella proposta assurda. Fui rincuorata dalla lealtà dei miei amici, ma allo stesso tempo mi corse un brivido di paura lungo la spina dorsale al pensiero di come dovessero essere quegli interrogatori, viste tutte quelle reazioni sconcertate. Già l'accenno fatto da Padma, qualche settimana prima, all'uso dei Destabilizzatori come strumento di reclusione, era un avvertimento.

«Adesso basta Oliver, non esageriamo», lo rimproverò Daniel.

«Esagerare? Io? Ma vi rendete conto del modo in cui state gestendo questo luogo? È una gabbia di matti! Totale anarchia!» nel dirlo indicò con un gesto tutti gli Ephuri presenti. «Non meritate il vostro ruolo di Ephianti, se solo gli altri sapessero... Se solo tua madre» puntò il dito contro suo padre, che sgranò gli occhi per la sorpresa, «fosse a conoscenza del disonore che state gettando sulle nostre dinastie!»

Daniel sembrava pietrificato, non riuscii a capire se dal dolore o dallo semplice stupore; Oliver doveva aver toccato un tasto dolente. Clara invece aveva lo sguardo lampeggiante per il furore, non avevo mai scorto tanta furia in lei prima d'ora.

«Oliver-Mindsmith-esci-immediatamente-da-questa-stanza.»

«Come scusa?»

«FUORI!» gridò Clara indicando la porta.

«Ti rammento che non puoi darmi degli ordini, sono stato nominato Primo Ambasciatore del Consiglio da Bryanna Mindsmith in persona, pertanto...»

«Puoi essere quello che vuoi, ma io, ti rammento, resto pur sempre tua madre e devi fare quello che ti dico! Non ti permettere mai più di rivolgerti in questo modo a noi. Sono stata chiara?»

Oliver alzò le mani in segno di resa, il sorrisino saccente non era ancora sparito dal suo volto. «Va bene, va bene, se la metti così me ne vado, mammina. Ricordati però che non sarà per sempre così. Arriverà il giorno in cui rimetterò in riga questa Ephia, e tu non potrai fare niente per impedirlo.»

Gli altri si spostarono per farlo passare. Sull'uscio, però, lui si voltò e aggiunse, prima di uscire: «Questa storia non è finita qui.»

La porta sbatté con un tonfo dietro di lui.

Clara sospirò e accarezzò la spalla del marito, che intanto si era seduto, lo sguardo basso. Al suo contatto, però, sembrò stare meglio.

«Possibile che a ventitré anni inoltrati debba ancora essere costretta a spedirlo in camera sua?!» Clara si passò una mano sulla fronte, esasperata.

«Secondo me va messo in punizione per almeno una settimana», bofonchiò Padma, facendo ridacchiare Yoann e sorridere me. L'atmosfera nello studio pareva all'improvviso più leggera ora che Oliver era uscito.

«Allora,» riprese Clara con un sospiro. «Ritornando al discorso corona... né io né Dan abbiamo mai avuto a che fare con alcun frammento, pertanto non siamo in possesso degli strumenti necessari per verificarne l'autenticità. Credo che la cosa migliore da fare sia inviarla all'Ephia di Londra e lasciar decidere a loro il da farsi.»

Scambiò uno sguardo con il marito, il quale annuì concorde. Clara coprì la corona con un tessuto, come per chiudere l'argomento.

«Su una cosa però, Oliver non aveva torto,» s'intromise Elias, avvicinandosi verso di me, «dobbiamo verificare che lei ci stia dicendo la verità.»

Senza riuscire a trattenermi, gli lanciai uno sguardo tagliente, che lui ricambiò con immenso piacere. Compresi, dal cipiglio assunto dal suo viso, che stava ripensando a quella volta che avevo tentato di superare i Clypeus suo e di Ewan, mentre loro parlavano della spia. Era davvero convinto che fossi io?

«Hai ragione», concordo Clara, con mia sorpresa.

«Liv, ti andrebbe di mostrarci il tuo ricordo di quel preciso momento, per piacere?» mi chiese con dolcezza guardandomi con i suoi grandi occhi color nocciola.

Mi inumidii le labbra. «Ecco, io...»

«Ehm...» intervenne Padma «Lei e Yoann non sanno ancora farlo, sono entrambi ancora all'inizio del percorso di insegnamento del livello quattro.»

«Uh, capisco» Clara annuì, «a questo punto suppongo non abbiano neanche mai visualizzato i loro Jutnos?»

Padma confermò e io aggrottai le sopracciglia confusa nell'udire quel termine del tutto nuovo alle mie orecchie. Possibile che si aggiungessero in continuazione nuove cose da apprendere per essere pienamente Ephura?

«Va bene, non è un problema. Liv, adesso ascoltami bene,» mi fissò intensamente e io ricambiai lo sguardo, mostrandomi più sicura di quanto in realtà non fossi, «non è difficile, devi semplicemente ripensare a quel momento, visualizzarlo nella tua mente per filo e per segno, cercando di concentrarti su tutti i particolari che ricordi, per cercare di renderlo più nitido possibile. E mentre lo fai, trasmetti le immagini a tutti i Clypeus qui presenti; le nostre porte sono aperte e siamo pronti quando vuoi. Ricorda, nessuno ti giudicherà per qualunque cosa tu abbia fatto o detto.»

Annuii. Non sembrava un procedimento difficile, il vero problema era che non volevo mostrare l'identità di Will; per quanto non sapessi praticamente nulla di lui, come le ragioni che lo portavano a comportarsi in modo tanto misterioso, era scorretto tradire la fiducia che aveva riposto in me. Senza contare che la dettagliata descrizione della maschera che avevo fornito a Oliver soltanto pochi minuti prima era del tutto differente da quella da lui indossata.

L'unica soluzione era manomettere il ricordo. Liss aveva fatto qualche cenno, quando Padma ci aveva mostrato quanto avvenuto nel mio test dal suo punto di vista, riguardo al fatto che fosse possibile manomettere un proprio ricordo a totale piacimento.

Dovevo solo concentrarmi sui particolari, come aveva detto Clara. Distorcere la verità nel modo più preciso possibile e, soprattutto, realistico. In un certo senso era un procedimento simile a quello delle illusioni. Se lo renderai vero per te, allora lo renderai vero per tutti.

Chiusi gli occhi, mentre nelle mie orecchie s'innalzava, prima come un lieve eco lontano, poi sempre più intensamente, la melodia sprigionata dagli archetti che scorrevano sulle corde vibranti dei violini sulle Procuratie.

La luce del tramonto e dei lampioni, il lieve tepore della giornata che giungeva al termine, le macchie colorate delle maschere che ballavano, i cui contorni erano indefiniti come un quadro impressionista. Rievocate in me tutte le sensazioni che ricordavo di aver provato in quel momento, mi sembrò quasi di tornare fisicamente lì, come in una sorta di viaggio nel tempo, tanto che fu quasi incontenibile la tentazione di rivivere anche le emozioni e le sensazioni più forti che avevo provato, le uniche però che avrei dovuto conservare per me.

Mi concentrai sul mio sentimento di confusione, in particolare il disperato bisogno di ritrovare i miei amici che avevo davvero provato appena arrivata lì. Più fatti realmente accaduti inserivo, più sarebbe risultato credibile.

"Liv, dove sei?" non ricordavo se fossero esattamente quelle le parole che Padma mi aveva trasmesso in quel momento, ma solo il senso generale.

Ricordai che stavo per risponderle, quando all'improvviso una figura aveva catturato la mia attenzione. Tenendo bene a mente alcuni dei particolari più significativi da diverse delle maschere viste alla festa, definii il suo travestimento: cappello da giullare con campanellini dorati, ampio sorriso leggermente inquietante e fori per gli occhi neri e scurenti, lasciando invece il resto dei particolari abbastanza sfocati, come se non me li ricordassi.

Dovevo però tenere anche conto del tempo trascorso dal nostro ballo e dalla nostra discussione, non potevo perciò farmi dare subito la corona e finirla lì come se nulla fosse, sarebbe risultato sospetto.

Così la maschera mi fece segno di seguirla e io, dopo un iniziale dubbio, eseguii.

Avevo però anche detto di aver incontrato gli Arkonanti ma di essere riuscita a seminarli, non dovevo dimenticare quel particolare.

Apparirono delle immagini confuse, un abbozzato Cosimo che mi indicava, il suono dei passi dietro di me lungo i portici. Aggiunsi diversi particolari, come il mio cuore che batteva forte per l'ansia, la maschera che sembrava incollata al mio viso dal sudore, il mio respiro smorzato e affaticato; tutte sensazioni realmente provate, solo in momenti diversi da quello che stavo mostrando.

Poi feci riapparire la maschera giullare, la quale con un cenno mi indicò di seguirla. Disperata, non trovando altre alternative, mi gettai nella direzione indicata, ovvero nel pieno della folla che ballava. Rievocai il ricordo dei ballerini che danzavano intorno a me, perfettamente allineati tra loro come l'organismo unico quale erano, e di nuovo fui tentata di ripensare al mio ballo, ma scacciai Will dalla mente, concentrandomi invece sulle emozioni contrastanti come la sensazione di essere un intruso che spezzava l'armonia delineata dalle maschere danzanti, sovrastata però dalla paura di essere raggiunta dagli Arkonanti.

Lasciai abbastanza sul vago il modo in cui avevo schivato i ballerini cercando di mimetizzarmi tra essi ma senza interrompere la sintonia, perché ritenevo fossero sensazioni che, a distanza di tempo, sarebbero state velate dalle emozioni predominanti del momento.

Raggiunte le arcate delle Procuratie opposte - le stesse in cui io e Will ci eravamo appartati dopo il ballo -, raggiunsi l'uomo misterioso, e lo ringraziai per avermi aiutato.

"Non ringraziarmi, ti ho salvata e attirata qui per un motivo preciso, non per pura gentilezza"

Anche in questo caso resi le sue parole trasmesse nella mia mente più chiare e sintetiche possibile, per rendere meglio l'idea che non mi ricordassi le parole esatte da lui pronunciate, ma solo il loro significato. La voce la resi abbastanza anonima, di età indefinita, uguale e diversa a centinaia di altre esistenti, ma anche un po' distorta dalla maschera.

"Chi sei?" gli chiesi io, come era del tutto logico che facessi, mentre provavo emozioni come stupore e un goccio di diffidenza.

"Non è essenziale che tu lo sappia, l'importante è che tu e i tuoi amici abbiate questa" Rievocai il ricordo di Will che tirava fuori dalla tasca la corona, lasciando del tutto invariate le emozioni provate in quel momento.

"È la corona di Arkon. Tienila al sicuro come se ne andasse della tua vita e non parlarne con nessuno, nemmeno alle persone a cui tieni di più, almeno fino a quando non sarete andati via da Venezia o sarete del tutto al sicuro."

Ricordai come sentissi che quella responsabilità era più grande di me, la paura di fallire o sbagliare qualcosa. Aggiunsi anche maggior diffidenza nei confronti della maschera giullare, e infine stupore e confusione quando quest'ultima fuggì via, sparendo nuovamente tra la folla.

A questo punto rievocai il momento in cui avevo aperto la porta della mia mente e terminai il ricordo con la moltitudine di voci degli Ephuri che mi cercavano esplosa all'improvviso nella mia testa.

Riaprii gli occhi, vedendo una decina di sguardi puntatami addosso. Non appena i presenti si resero conto di essere nuovamente nello studio dei Mindsmith e che il ricordo si era concluso, ritornarono in sé, chi battendo un paio di volte le ciglia, chi passandosi una mano sulla fronte, chi semplicemente cambiando posizione.

«Brava, sei stata bravissima, era perfetta», mi assicurò la signora Mindsmith sorridendomi, «e direi che non ci sono più dubbi che quanto raccontato dalla nostra Liv era del tutto regolare.»

Nascosi il mio sorriso ampiamente soddisfatto per essere riuscita a convincerli di ciò che desideravo, mordendomi il labbro inferiore per creare un timido e accennato sorrisino appena percettibile.

«Bene, la questione è conclusa, direi», disse Daniel, «Liv, puoi pure alzarti, l'interrogatorio è finito!»

Accompagnò l'ultima frase con un occhiolino rassicurante, mentre mi porgeva un gianduiotto come una sorta di premio.

Sorrisi e accettai riconoscente il regalo. Mi piacevano questi tipi di interrogatori!

«Ora,» esordì Clara, «parliamo invece di tutte le regole che avete infranto - o meglio, delle conseguenze che avranno su tutti noi -, quando avete scelto, di punto in bianco, di fare questa gitarella non previs-»

Lauren si fece avanti, interrompendola: «Mamma, tutta la responsabilità della missione, così come del fallimento, è soltanto mia. Ho fatto il possibile per guidarli al meglio, ma purtroppo ho mancato il mio dovere.»

Abbassò il capo come un soldato in attesa di essere sgridato per la sua inettitudine ma che, nonostante questo, affronta i propri errori con onore e riverenza. Clara e Dan, invece, sorrisero divertiti dal comportamento della figlia.

«Rilassati Lauren, siete tutti ugualmente colpevoli quanto meritevoli!»

«Meritevoli?» chiese Ewan stupito, guardandoci con un sopracciglio inarcato.

«Tutti meno che te, Ew, spiare è sbagliato» intervenne Daniel scuotendo la testa per ostentare un tono severo e andando subito dopo a scompigliare i capelli al figlio.

«Le vostre azioni avranno delle conseguenze, Oliver riferirà sicuramente al Consiglio quanto accaduto, quindi abbiamo perso la possibilità di mantenere il segreto. Non vi preoccupate però, diremo che agivate secondo nostro ordine, così non ci saranno conseguenze gravi.»

«No!» esclamò subito Liss. «Non è giusto, voi non c'entrate niente con questa storia! Vi abbiamo tenuta segreta tutta la faccenda proprio per non peggiorare ulteriormente l'idea che il Consiglio ha di voi...»

«Lo so, e di questo ve ne siamo molto grati, ma... credetemi, è molto meglio così, so come gestirli,» Clara accarezzò la testa e le spalle di Liss in modo affettuoso, «se dicessimo che avete agito di vostra iniziativa arriverebbero alla conclusione che non sappiamo educarvi e potrebbero addirittura prendere la decisione di affidarvi ad altre Ephie. Specialmente te.»

Liss abbassò lo sguardo. Perché specialmente lei? Qualcosa mi suggerì che non fosse semplicemente a causa del suo temperamento.

«Però,» Clara si rivolse a tutti i presenti, «dovete comunque rendervi conto della gravità di ciò che avete fatto. Innanzitutto, vi siete messi a cercare i frammenti, nonostante sia prerogativa degli Ophliri, a causa del grave tasso di pericolo che tale compito comporta; siete partiti di nascosto, mentendo sui reali obiettivi e meta del vostro viaggio; avete violato due delle leggi più antiche degli Ephuri, sorpassando il confine della nota città maledetta interdetta alla nostra specie e creando scalpore tra i Letargianti, rischiando pertanto di rivelare la nostra esistenza a un nutrito numero di persone.»

Dopo aver terminato di elencare i nostri errori camminando avanti e indietro per lo spazio rimasto nella stanza con fare da professoressa - atteggiamento perfettamente ereditato da Lauren - prese tra la moltitudine di fogli sparsi sulla scrivania un giornale. Il titolo, a caratteri cubitali, recitava: ATTI DI VIOLENZA E CAOS GENERALE A VENEZIA: La gioiosa festa del Cherubino Nero diventa tragedia, Angelo Nerini e una ragazza non ancora identificata trovati morti nelle vicinanze.

Deglutii, dando una veloce lettura al testo, leggendo solo sprazzi di parole, come "funerale", "famiglia distrutta" e "tragedia", poi non osai guardare oltre, bloccata dal groppo in gola al pensiero di quanto accaduto.

La ragazza non ancora identificata invece, ero quasi sicura di sapere di chi si trattasse: Sandy. A quanto pare gli Arkonanti avevano abbandonato il suo corpo lì in strada senza curarsene minimamente.

«Per fortuna i Letargianti non sospettano nulla, anche se non sanno spiegarsi la piega inaspettata che hanno preso gli eventi. Il Consiglio non sarà per niente felice, in ogni caso, di tutto ciò che avete combinato. Anche se la colpa, ovviamente, non è del tutto vostra.»

Clara riprese il giornale e lo chiuse, poggiandolo con cura sulla scrivania. «Infatti, non fosse stato per voi, la situazione sarebbe stata ancora peggiore, gli Arkonanti avrebbero agito indisturbati, con probabili vittime tra i Letargianti. È vero, non avete recuperato il frammento che cercavate, ma intanto avete trovato qualcosa di molto più prezioso, che credevamo ormai irrecuperabile da diverso tempo,» si volse verso il panno sotto cui era celata la corona, «e, se davvero è autentica, con questa le sorti della guerra e del futuro sono totalmente ribaltate. Non è una semplice corona, ma un simbolo di speranza e buoni propositi.»

Dal suo tono traspariva quanto fosse soddisfatta del nostro operato, anche se io non mi sentivo di meritarlo. Non era merito nostro se avevamo la Corona, ma di Will. Non avevo idea di come avrebbero reagito gli Arkonanti, ma ero certa che avrebbe subìto le conseguenze di quanto aveva fatto. Peggiorerai soltanto le cose altrimenti, non capisci?

E la colpa era in parte mia.

«Inoltre,» riprese Clara, «ora la maledizione di Venezia è stata spezzata. La città tornerà presto a essere abitata dagli Ephuri, anche se è probabile che inizialmente ci saranno alcune perlustrazioni ed esperimenti per verificare che sia tutto regolare. E tutto per merito vostro.»

Tecnicamente era stato Isidoro a prelevare il frammento dalle acque del Canal Grande, ma sorrisi comunque rincuorata.

«Per di più, ora Hel è morta!» intervenne Wala con tono mieloso, facendo comunque sobbalzare Liss nell'udire il nome dell'Arkonante.

Il silenzio calò nello studio.

Era vero, Hel - o Sandy -, un'assassina psicopatica epericolosa, non c'era più. Il suo corpo era persino stato ritrovato dai Letargianti. Non ne comprendevo il motivo, ma proprio non riuscivo a provare sollievo o a tranquillizzarmi a riguardo. Era stato troppo semplice, c'era qualcosa che non tornava. Oppure questa mia sensazione era semplicemente dovuta al fatto che, per quanto potesse esser stata pericolosa, restava pur sempre una persona che noi avevamo ucciso, senza, per giunta, neanche un goccio di rimorso?

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