63.La fine dell'incanto
Yoann.
No. Non poteva essere, lui...
Era del tutto privo di logica. Lui non era la spia.
Eppure, eccolo lì, su quel palco, che applicava alla perfezione le tecniche apprese durante le nostre lezioni all'Ephia, attaccando senza pietà Lauren. I miei occhi mi stavano sicuramente mentendo... forse si trattava di un'illusione! Sì, era sicuramente così, non poteva essere altrimenti.
"Pad!? Vedi anche tu quello che vedo io?" gridai nella mente della mia amica mentre la tiravo per una manica per assicurarmi la sua completa attenzione. Era già sulla pedana e stava per issarsi sulla fune per scendere di sotto.
Sgranò gli occhi. «Oh no», sembrava sconfortata, ma non disperata o sconvolta quanto avrebbe dovuto essere di fronte a una tale scoperta, «guarda nella sua mente.»
Aggrottai le sopracciglia stranita, ma eseguii. Al posto delle pareti d'acqua del suo Clypeus, però, la mia vista fu riempita dall'immagine di due enormi vortici in diverse sfumature di blu, che giravano e giravano ipnoticamente. Ora che ci pensavo, mi erano familiari...
«Kerkyra!» esclamai, ricordando la terrificante ragazzina che avevo avuto la "fortuna" di conoscere sulla riva della Dora. Sembrava un secolo prima, eppure ricordavo come fosse passato un giorno, l'ipnosi in cui mi aveva catturata semplicemente con gli occhi, costringendomi al suo volere.
Questo significava due cose: Kerkyra era lì alla festa, e Yoann era stato soggiogato da lei, quindi non era la spia; si era trattato solo un grande malinteso!
Riuscii finalmente a riprendere a respirare, rincuorata. Avevo avuto ragione a non credere a quello che vedevo, dopotutto. Mi sentii sollevata al pensiero che le insinuazioni continue di Liss non mi avessero contagiata al punto di sospettare persino del mio migliore amico.
A distogliermi dai miei pensieri ci pensò Padma, con lo sfrigolio provocato dalla sua discesa lungo la fune. Aveva optato per un metodo un po' meno convenzionale, ma decisamente più spettacolare - un classico di Pad, insomma. Anzi che scivolare appesa alla corda, infatti, con un salto la agguantò con il braccio destro, dandosi così lo slancio per una rotazione del busto verso sinistra e lasciando contemporaneamente la presa, forse per evitare di sfregare il palmo sulla corda. Il suo corpo mulinò perfettamente contro la gravità, fino a quando le suole delle sue scarpe non si furono poggiate in un improbabile equilibrio sulla fune, l'una davanti all'altra.
A quel punto alzò il busto, uscendo così dalla posizione accovacciata conseguente al salto, e prese a correre sulla fune. Muoveva un piede davanti all'altro a una rapidità impressionante, senza perdere l'equilibrio neppure per un istante, mentre drappelli del suo abito traballavano sollevati dal vento provocato dall'avanzata, rendendo ancora più pittoresca la scena.
Mi chiesi che cebrim avesse utilizzato; molto probabilmente il parkour, forse con l'unione di qualche tecnica di arti marziali ancora a me sconosciuta, oppure semplicemente a un livello davvero molto elevato, che io purtroppo non avevo ancora raggiunto. Fui sul punto di fare un tentativo, ma poi mi ricordai che di sotto stavano rischiando la vita, non era il momento di fare pazzie, nonostante il familiare istinto che mi spingeva ad andare oltre l'impossibile tentasse già di prendere il sopravvento.
Senza contare che era meglio evitare di correre il rischio di far scivolare via ciò che custodivo nella mia tasca.
Mi sfilai la parte sottostante dell'abito dallo strappo intorno alla vita, liberandomi finalmente dal peso di tutti quegli strati di gonne. Trasferii il "regalo" di Will in una tasca dei comodi leggins verdi che indossavo, infine sfilai uno degli strati più esterni della gonna e lo ripiegai per usarlo come corda per scivolare lungo la fune.
La musica emessa dai musicisti sulle Procuratie e l'irradiamento di luci colorate da esse proiettate si erano interrotte, mi era difficile dire da quanto con precisione a causa del cebrim dell'immunità tenuto attivato per tutto quel tempo; molto probabilmente era successo quando il volo degli angeli si era concluso e la folla si era sicuramente accorta che qualcosa non andava.
Ormai, infatti, le uniche luci rimaste erano quelle dorate delle finestre della Basilica e delle Procuratie, che, come fuochi scoppiettanti, accendevano la notte di calore intenso, e l'unico rumore era quello del brusio della folla di maschere sottostante.
Mentre scivolavo rapidamente, ammaliata da ciò che mi circondava, in un primo momento non mi resi conto che stavo scorrendo sulla fune a una rapidità nettamente superiore a quella che la sua pendenza permetteva. Sorrisi, comprendendone il motivo senza nemmeno voltare lo sguardo indietro, ma percependolo dentro di me: mens. Per la prima volta si erano piegati al mio volere, dandomi una "spinta" per permettermi di raggiungere gli altri Ephuri il prima possibile.
Quello che più mi sorprendeva era che l'avevo fatto quasi senza rendermene conto, lo schiocco nelle orecchie attutito dall'intenso fruscio del vento contro il viso, come se fosse del tutto naturale o se lo facessi da una vita, oppure come se fossero stati i mens stessi a volermi aiutare per loro libera iniziativa.
In ogni caso, i problemi non erano finiti. Giunta verso la metà del tragitto, vidi Isidoro, con delle strane cuffie in testa, forse per proteggersi dagli ultrasuoni, saltare insieme allo scalpitante Cherubino.
Quel Destabilizzatore era stato del tutto inutile purtroppo, constatai, notando le protezioni decisamente più sofisticate delle nostre, di cui gli Arkonanti erano muniti. A interrompere la bassa vibrazione ci pensò Padma, un attimo prima di saltare giù: chiuse la mano a pugno e l'emettitore si stropicciò su sé stesso in uno stridio, ponendo fine all'onda di mens.
L'istante subito seguente, la ragazza atterrò trasformando la sua giravolta in un calcio in aria diretto verso una maschera che riconobbi tra quelle tradizionali del Carnevale. Dal lungo naso a becco quasi interamente ricoperto da decorazioni dorate, capii che si trattava del "Medico della Peste". Non potevo ovviamente sapere chi fosse a celarsi dietro di essa, ma era sicuramente un Arkonante, visto il combattimento nel quale era immischiato.
Non la vedevo molto spesso in azione, ma dovetti riconoscere che in quell'occasione Lauren aveva dimostrato di essere incredibilmente abile, con quella lunga spada a doppia lama che mulinava con eleganza e maestria. Era riuscita a resistere in un combattimento da sola contro ben cinque Ephuri per tutto quel tempo.
Mi accorsi però che alcuni di loro erano spariti, inghiottiti dalla folla, nel tempo da noi percorso per raggiungere la nostra compagna. Una maschera interamente in nero, sia abito che volto, ma non tetra e semplice come quella indossata da Lauren, bensì ornata di fini decorazioni costituite da brillanti che la facevano baluginare come una fata un po' dark, aveva ruotato delle pistole tirate fuori chissà dove e aveva sparato a Lauren. Non avevo avuto modo di vedere poi come la Mindsmith si fosse difesa, fatto stava che ora la maschera nera - palesemente Hannah - era sparita.
Lo stresso era accaduto con un'altra Arkonante che indossava un grosso cappello verde pastello con fiori di stoffa rosa chiari e bianchi, una maschera doppia in modo similare alla mia e uno sfarzoso abito che riprendeva i colori del cappello. L'unico rimasto era appunto il Medico della Peste, che per esclusione, supposi essere Cosimo, e Kerkyra, che però era restata in disparte.
C'era qualcosa che non mi tornava in tutta quella faccenda. Se avevano avuto l'occasione di far subito fuori Lauren, perché invece erano spariti? C'entrava forse con il fatto che il palco era gremito di maschere salite dal pubblico? Perché tutta la gente non fuggiva spaventata dalla piega violenta che la loro perfetta festa aveva preso?
Mi ripigliai, decisa a non farmi deconcentrare; adesso il mio problema era Yoann, poi avremmo provveduto al resto. Individuai la fonte della sua ipnosi a pochi metri di distanza, che lo fissava. Riconobbi la corporatura minuta di Kerkyra, in un elegante abito rosso fuoco. La maschera copriva solo la parte superiore del viso e da essa si dipanavano a raggiera delle lunghe piume rosse che contornavano il viso come la criniera di un leone, o di un piccolo sole.
Senza esitazione le saltai addosso e la sentii strillare per l'assalto inaspettato, mentre il mio peso la faceva cadere a terra senza che avesse il tempo di difendersi. Vidi i suoi occhi tornare normali e distolsi lo sguardo per non commettere nuovamente lo stesso errore della volta precedente. Approfittando del suo disorientamento feci sbattere la sua testa sul pavimento e la ragazza perse i sensi.
Dopo di che, mi voltai subito verso Yoann. Si era bloccato all'improvviso e adesso guardava disorientato attorno a sé.
"Yoyo, stai bene?"
"Credo... di sì. Forse. Che sta succedendo?"
Sentii un dolce calore dentro al petto, riconoscendo l'ingenuità e l'innocenza tipiche di Yoann e da lui appena riacquistate. Non ebbi, però, il tempo di rispondergli che sentii delle mani allungarsi verso di me e toccarmi la schiena, le spalle, la testa. Confusa, mi allontanai di qualche passo, mentre le maschere intorno a me si avvicinavano, con passi simultanei e movimenti perfettamente coordinati tra loro.
«Ma che-»
Notai che lo stesso stava accadendo a tutte le maschere, procedevano come automi verso tutti gli Ephuri, sia Arkonanti che Umanenti, infiltrandosi come formichine anche in mezzo al combattimento, le bocche nascoste dietro le maschere mormoravano in un coro perfetto come se si trattasse un'unica voce: «Sono R.R.R. Liberate il Cherubino o subirete la mia ira», frase che veniva ripetuta insistentemente senza tregua, come un salmo che accompagnava ogni loro passo.
E così, alla fine, R.R.R. era intervenuto direttamente, o quasi. Erano davvero le maschere quindi, che avevano isolato gli Arkonanti permettendo così a Lauren di resistere fino al nostro arrivo. Sarei anche stata grata a R.R.R., se solo non fosse che ce l'avevano anche con noi, nonostante non fossimo i rapitori del Cherubino - o almeno non più, visto che Isidoro aveva rovinato i nostri piani.
Indietreggiai ancora, ma non per molto, perché ben presto mi trovai accerchiata, quei volti colorati e perfetti spuntavano da tutti gli angoli, ovunque guardassi vedevo solo loro. Le sagome scure per gli occhi rendevano tutti gli sguardi vacui e maligni, le labbra disegnate serie o con piccoli sorrisini ambigui creavano espressioni che parevano minacciose e quelle che raffiguravano ampi sorrisi che normalmente sarebbero stati allegri, le rendevano invece più inquietanti dei clown dei film horror. Quello che più spaventava, però, era il modo in cui si muovevano, lenti, sinuosi, ondeggianti, come a ritmo di una musica che ormai esisteva solo dentro la loro testa, ovvero quella scandita da R.R.R.
«Sono R.R.R. Liberate il Cherubino o subirete la mia ira. Sono R.R.R. Liberate il Cherubino o...»
Basta, mi dissi, quella storia non aveva alcun senso. Potevano essere anche maschere spaventose, ma erano pur sempre Letargianti, non potevano farmi niente. Sferrai un calcio ben assestato verso la prima maschera che mi capitò a tiro, eppure successe qualcosa di strano. Anzi che essere lei a essere sbalzata indietro, fui io, scontrandomi contro una sorta di muro invisibile.
«...subirete la mia ira.»
Un puro grido di terrore uscì di sua spontanea volontà dalla mia gola, quando mi accorsi di essere caduta, per riflesso dell'attacco andato male, tra le braccia di una delle maschere che si trovavano dietro di me. A quella si aggiunsero delle altre, sentii decine e decine di mani che si allungavano per toccarmi, che mi spingevano verso il basso, mi tiravano la gonna, mi toccavano i capelli, mi coprivano con le mani il buco per gli occhi, facendomi sprofondare nell'oscurità, mentre continuavano assiduamente a ripetere quelle parole, sempre più forte, sempre più forte...
«Sono R.R.R. Liberate il Cherubino o subirete la mia ira.»
Solo quando sentii il fiato corto per mancanza di ossigeno, sentendomi svenire, riuscii a ribellarmi. Mi divincolai con tutta me stessa, come in un ultimo, disperato tentativo di rivalsa e, come per istinto, la mia vista si amplificò rivelando i mens. Tutte le maschere intorno a me diventarono improvvisamente semplici forme di volti, senza più decorazioni e colori sgargianti, ma collegate tra loro da scie di mens di un'unica tipologia, che scorreva e, proprio come un fiume, aveva un corso che andava in un'unica direzione.
Questo significava che aveva un'origine, da cui si propagava investendo tutte le maschere. A fatica, con l'ultimo baluardo di energia che mi rimaneva, allungai il mio sguardo attraverso tutti i mens, seguendo il senso opposto al flusso, fino a trovare il fulcro da cui aveva origine, una mente di un colore marrone chiaro che, dalla forma che avevano assunto i mens attorno a essa riconobbi essere il Cherubino, affiancata da una in nero pece, probabilmente Isidoro.
La consapevolezza si accese in me come una scintilla, nella mia mente rividi il discorso del signor Nerini e il modo in cui la folla ne era schiava, ricordai le chiacchiere fittizie avute con le altre maschere, come queste mi avevano fatta sentire una piccola componente di quel grande, magnifico, insieme, e infine i movimenti allineati delle maschere a ritmo di musica, oppure come camminavano lungo le strade adiacenti al Canal Grande.
Quello era lo Spirito del Carnevale. Non era cambiato nulla in quelle maschere dall'inizio della festa, erano sempre state schiave della finzione che le univa, sancita dal Cherubino, in grado quindi di orchestrarle; R.R.R. ne aveva semplicemente approfittato, prendendo il controllo di qualcosa già di per sé forte e unito, reso invincibile non da lui, ma da ogni singolo componente che lo costituiva, che, con la sola forza di un ideale condiviso era in grado di contrastare non solo le illusioni, ma persino noi Ephuri.
Ciò che realmente mi spaventava, non erano tanto le parole che R.R.R. faceva pronunciare dalle loro bocche, quanto la potenza di una massa di menti soggiogate dai pensieri in loro indotti. Quella stessa unione che inizialmente mi era parsa tanto bella e unica ora mostrava il suo lato ribaltato, con i suoi aspetti negativi e raccapriccianti. Una parte di me non riusciva a capacitarsi di quanto la mente umana fosse manovrabile, d'altra parte invece, non ne ero affatto stupita, dopotutto persino io stessa, per un po', ero stata risucchiata da quel vortice incantatore, attirata come dal canto di una sirena da quella che era parsa una certezza, un luogo sicuro in cui non essere soli nella sofferenza della propria finzione.
Proprio grazie a questo riuscii a comprendere come uscirne. Stava tutto nella mentalità, non in qualche oscuro e potente "incantesimo ai mens" attuato da R.R.R. tramite il Cherubino; era sulle persone che mi circondavano che dovevo agire.
Divincolandomi, seguendo i mens, la mia mano raggiunse una delle maschere più vicine. Senza esitazione la afferrai e la tirai via con forza. Vidi i mens del flusso disperdersi da essa mentre questa cadeva in terra come il pezzo di cartapesta quale era, e l'uomo al quale era appartenuta che si accorgeva all'improvviso di avere il viso scoperto, la confusione e lo stupore improvviso nel rendersi conto di quello che gli succedeva intorno, nel ricordarsi la vera persona che era e nel risvegliarsi definitivamente.
Feci lo stesso anche con un'altra maschera e un'altra ancora, poi, agendo sui mens, sfilai simultaneamente dieci delle maschere che mi circondavano e che stavano tentando di soffocarmi. Quando queste caddero a terra, vidi i volti delle persone, le loro espressioni smarrite e confuse, come se l'ago della bussola nella loro mente avesse smarrito il nord e adesso non sapessero come muoversi.
Percepivo dalle loro menti la mancanza della schiavitù di cui erano state dipendenti, l'improvvisa paura nel rendersi conto di essere nuovamente sole con sé stesse, senza più protezione, mentre la realtà del mondo che li circondava gli veniva schiaffeggiata in viso tutto d'un colpo, stordendoli.
Alcuni gridarono, altri semplicemente fuggirono, altri ancora rimasero fermi dove si trovavano a guardarsi spaesati attorno, come nel disperato tentativo di trovare un senso a tutto ciò che li circondava.
Mi rialzai a fatica riprendendo a respirare regolarmente, stupita che fosse bastato così poco. Non erano le maschere in sé a schiavizzare le persone, quanto il significato che veniva attribuito loro, quello che rappresentava per le persone celarsi dietro a esse, come se fossero una sorta di protezione dal mondo, uno strumento utilizzato per difendere e nascondere la propria identità. Ognuno di noi aveva il timore di rivelarsi per chi era veramente, per questo si tendeva a trovare un riparo nella finzione. Tolte quelle, non rimaneva altro che ritrovarsi faccia a faccia con chi ci circondava, ma soprattutto con noi stessi.
Non potevo levare le maschere di tutte le persone presenti alla festa, ma feci il possibile, liberando coloro che mi si avvicinavano, creando una sorta di varco per raggiungere i miei amici, anche loro molto in difficoltà.
"Toglietegli le maschere!" gridai nelle loro menti, sperando che mi sentissero. Yoann, Lauren e Padma erano abbastanza vicini; Liss invece si trovava sulla Procuratia di sinistra, anche lei alle prese con le maschere dei musicisti e di quelli che prima si erano occupati delle luci. Supposi che dal campanile, anzi che risalire sulla cima, avesse preferito evitare la folla saltando con il parkour per non essere rallentata.
Gli Ephuri ascoltarono il mio consiglio e ben presto riuscimmo a farci strada, lasciando gli Arkonanti alle prese con la folla di maschere che cercava di soffocarli.
Isidoro era l'unico che era riuscito ad allontanarsi, nonostante fosse inseguito da un manipolo di maschere che sembravano ancora più accanite delle altre. Il Cherubino era il loro obiettivo, dopotutto, o meglio, quello che R.R.R. gli aveva fatto credere che fosse. Lo stavano inseguendo a passo spedito, quasi di corsa, mentre lui si allontanava dalla Piazza inoltrandosi nei calli della città addormentata.
Sapevo dove stava andando, o meglio, non dove, ma da chi. Voleva portare il Cherubino da Jiro in modo che questo avesse la possibilità di estrapolargli l'informazione che gli serviva, in un modo ancora per me del tutto ignoto; sapevo solo che dovevamo impedirglielo.
Per velocizzare la mia andatura mi arrampicai su un palazzo per inseguirlo dall'alto, saltando da un tetto all'altro, e gli altri Ephuri fecero lo stesso.
Cercai di fermare Isidoro con una barriera di mens, ma lui con un semplice gesto della mano li disperse e continuò la sua avanzata. Probabilmente era dovuto al fatto che aveva un Cerebrum molto più esteso del mio per via della sua nettamente superiore quantità di cebrim acquisiti e della sua maggiore esperienza.
Isidoro era troppo rapido, aveva già seminato le maschere che lo inseguivano, mentre continuava ad arrestare i nostri continui assalti come se nulla fosse. Rallentò la sua andatura in prossimità di un campiello, una sorta di piccola piazza con un pozzo al suo centro.
Seduto sul pozzo c'era un ragazzo con una maschera che copriva solo la parte superiore del viso e che presentava un largo naso bitorzoluto, la parte sinistra era in oro e quella destra in nero lucido. Ne avevo viste a bizzeffe di quella tipologia alla festa, si trattava di "Pantalone", la più famosa maschera veneziana. A fianco al primo ragazzo, che aveva una corporatura abbastanza in carne, ce n'era uno in colori chiari tendenti all'azzurro ghiaccio che era tutto il suo contrario: magro, alto e slanciato; persi un battito, riconoscendolo immediatamente, nonostante la metà sinistra del suo volto fosse coperta.
Un improvviso frastuono distolse la mia attenzione da Will. Il rumore di uno sparo. Feci appena in tempo a vedere i proiettili che volavano rapidi verso di me, che la lama di una spada si frappose tra essi, rimbalzandoli via. Un attimo dopo Lauren mi comparì davanti, la spada a doppia lama in mano, pronta ad accogliere altri proiettili che non tardarono ad arrivare.
Mi allontanai rapidamente di lì, notando che Hannah non era l'unica ad averci raggiunti. Il Medico della Peste e la tizia con i fiori erano pochi palazzi più indietro di Segugio. Probabilmente avevano seguito il nostro esempio per liberarsi delle maschere controllate da R.R.R.
Dovevamo riuscire a liberare il Cherubino prima che ci raggiungessero. Feci per saltare giù, quando vidi che Liss mi aveva preceduta. Lanciò uno dei suoi pugnali che ruotò su sé stesso nella traiettoria perfetta per raggiungere la fronte di Isidoro. Un attimo prima di toccargli la fronte, fu deviato da quest'ultimo, ma Liss non ne parve stupita, come se avesse previsto quella mossa, di cui approfittò per guadagnare tempo e avvicinarsi per sferrare un secondo attacco con un altro coltello, che questa volta, riuscì a scalfire la maschera provocandogli un lungo taglio che gli attraversava il lato sinistro.
A quel punto Isidoro estrasse, dal fodero posto sulla cintura del costume, una spada lunga e stretta, la stessa che aveva nascosto sotto forma dell'illusione di un ombrello quella volta che mi aveva attaccato insieme a suo fratello sotto la pioggia.
Mentre i due erano impegnati in un duro combattimento, notai che il Cherubino era stato preso in custodia da Jiro, che ora lo stava legando intorno al pozzo con una corda, mentre Will restava lì fermo a guardare. Perché non faceva niente? Provai a chiamarlo mentalmente, ma le alte pareti che componevano il suo Clypeus, che parevano fatte di specchi, erano del tutto chiuse a ogni contatto esterno, il suo sguardo era rivolto verso il basso nonostante fossi più che certa che mi avesse riconosciuta.
Mi morsi il labbro. Non sapevo che gli prendesse, ma io non sarei rimasta lì ferma a guardare. Lauren, Pad e Yoyo erano impegnati nel combattimento contro gli altri Arkonanti, era compito mio salvare il Cherubino. Con un balzo saltai giù. Notai un movimento appena percettibile del volto di Will, segno che si era accorto del mio arrivo.
Jiro invece era del tutto concentrato in quello che stava facendo. Aveva tirato fuori da chissà dove un computer portatile, le sue dita scorrevano a una rapidità sconcertante sui tasti, la maschera tirata sopra il viso forse per vedere meglio quello che faceva.
«Aiuto! Fermatevi, non vi dirò niente!» continuava a gridare disperato il Cherubino, divincolandosi.
Corsi nella sua direzione, ma la mia avanzata fu all'improvviso arrestata da un'onda di mens e sentii delle dita invisibili stringersi forte attorno al mio collo tanto da sollevarmi da terra.
A quel punto Will alzò lo sguardo preoccupato verso di me, mentre la ragazza con la maschera con i fiori rosa camminava lentamente davanti a me, la mano sinistra puntata in avanti nel gesto di strangolarmi. Quella scena mi era terribilmente familiare. Iniziavo a intuire chi si celasse dietro quella maschera.
Solo in un secondo momento notai la seconda figura che l'Arkonante si portava appresso. Uno sfarzoso abito viola, una splendida maschera decorata, corporatura alta e slanciata, la ragazza si divincolava disperatamente. Con il cuore in gola riconobbi Wala. Non doveva essere stato difficile trovarla, essendo l'unica altra Ephura nella folla di maschere oltre a loro. Mi sentii tremendamente in colpa per lei: voleva soltanto godersi una festa e divertirsi un po', non c'entrava quasi niente con quelle faccende.
«Lasciala andare» disse Will, dando voce ai pensieri che, a causa della presa che mi mozzava il respiro, non riuscivo ad articolare. Non stava parlando di Wala, però, degnata neanche di uno sguardo, ma di me.
«Lo sai che non le farò niente,» rispose, poi si voltò verso di Wala, «lo stesso non si può dire di questa graziosa fanciulla. Fai il tuo dovere, Will.»
Perché diceva che non mi avrebbe fatto niente? Ero un'Umanente, un nemico, per quale motivo avrebbe dovuto risparmiarmi? Mi tornò alla mente Isidoro che, all'uscita dell'aeroporto, si fermava permettendomi di scappare.
Will spostò lo sguardo verso di me, la fronte aggrottata forse per la preoccupazione, poi abbassò lo sguardo con espressione arrendevole. Gli gridai mentalmente di non fare niente di quello che Sandy gli diceva, provai a divincolarmi, ma l'unico risultato che ottenni fu quello di scalciare a vuoto, senza sorbire risultati.
«Togliti la maschera, non tentare di ingannarmi» aggiunse l'Arkonante con tono privo di emozioni.
Will si sfilò la maschera, rivelando il suo occhio sinistro verde malachite, poi, sotto lo sguardo attento di Sandy, inspirò profondamente rivolto verso il Cherubino, mentre Jiro, lì vicino, continuava a trafficare con il computer come se nulla fosse.
Sentivo il brusio delle maschere guidate da R.R.R. che si avvicinava sempre di più, segno che le persone ancora soggiogate stavano per raggiungerci.
Will chiuse gli occhi. Le pupille si muovevano rapide sotto le palpebre chiare. Poi, come colpito da un singhiozzo, che interpretai come uno schiocco nelle orecchie particolarmente forte, indietreggiò di un passo, spalancando contemporaneamente le palpebre.
La mia attenzione venne attirata dal suo occhio sinistro. C'era del movimento nell'iride: una macchia color noce scuro si era aggiunta alla malachite e si stava distribuendo intorno alla pupilla, fino a fissarglisi intorno. Ora il marrone e il verde erano insieme parte dell'occhio, l'uno si sfumava perfettamente nell'altro, come se le iridi fossero sempre state di quei due colori.
Will inspirò profondamente e batté un paio di volte le ciglia, poi a un cenno di Sandy si rimise rapidamente la maschera sul volto e abbassò lo sguardo, esattamente come prima. Cosa aveva fatto? Perché il suo occhio aveva cambiato colore?
Cercai la risposta nel suo sguardo basso, in una muta e sofferta domanda, ma non sembrava nemmeno fare caso a me. Non somigliava più all'incantevole ragazzo con cui avevo ballato al tramonto, quello che mi aveva incantata con le sue parole e che suonava sempre per me dolcissime melodie di violino tenendomi compagnia nei sogni.
Chi era veramente Will? Quello che mi era sembrato di conoscere era davvero lui, o si era solo trattato della sua maschera?
«Ho hackerato il sistema!» esclamò all'improvviso Jiro alzando le braccia in segno di vittoria, attirando l'attenzione di Will e di Sandy, che si voltarono simultaneamente verso di lui e poi si guardarono negli occhi.
Cosa significava? Di quale sistema parlava?
Sentii qualcuno arrivare con un balzo alle mie spalle e chiamare il mio nome. A quel punto l'Arkonante che mi teneva prigioniera sembrò disinteressarsi a me e mi lanciò all'indietro. Attutii la mia caduta con i mens e vidi che la persona che mi aveva raggiunta era Padma, insieme a Yoann e Lauren, che arrivarono un attimo dopo.
Non feci in tempo a chiedergli che fine avessero fatto gli Arkonanti con cui stavano combattendo, che un solo colpo di pistola nel silenzio della notte avvertì la presenza di Hannah, mentre questa, con una giravolta in aria, si nascondeva dietro uno dei palazzi adiacenti.
Mi voltai per seguire la traiettoria del lancio, ma ormai era troppo tardi, il colpo era stato scoccato. E ora, un rivolo di sangue scendeva dal centro esatto in mezzo agli occhi sulla maschera nera del Cherubino, e il suo corpo si accasciava su sé stesso smettendo di muoversi. Il brusio retrostante si interruppe e capii che l'avanzata delle maschere si era arrestata, perché lo spirito del Carnevale era sparito, l'incanto si era spezzato.
Angelo Nerini era morto.
Ne approfitto di questa conclusione allegra per mostrarvi la splendida fanart di Kerkyra realizzata da AppleAnia. 😍
È stupenda e la adoro troppo, non finirò mai di ringraziarti per questo capolavoro ❤️
꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂
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