48.Destabilizzatori

Dopo essermi svegliata al suono delle ormai familiari dolci note di violino, subito sostituite dai canti irregolari degli uccelli primaverili, mi alzai stiracchiandomi con tutta calma. Adoravo le vacanze! E la bella giornata soleggiata non faceva altro che migliorare il mio umore, nonostante non fossi mai stata una grande amante del sole.

L'ultima cosa che mi aspettavo di vedere, quella mattina, aprendo la porta della mia camera, era di trovare Padma e Yoann in salotto che discutevano tranquillamente con i miei genitori. In un primo momento non feci niente, rimanendo semplicemente bloccata sulla porta, senza sapere come reagire.

Non sapevo nemmeno dire che emozioni provassi, a vederli lì tutti assieme, i miei due mondi che colluttavano tra loro, stordendomi.

«Oh Liv, buongiorno!» esclamò mamma, facendomi tornare in me. «Guarda un po' chi è venuto a trovarci!»

Yoann mi salutò con la mano sorridendo come un idiota.

"Si può sapere che ci fate qui?" esclamai ai loro Clypeus trasmettendo tutto il mio sbigottimento.

"Ma come, non ricordi? Avevamo deciso che oggi tu e Padmina mi avreste portato a conoscere un po' la città!"

Ma certo! La gita in centro! Come avevo fatto a scordarmene? Ne avevamo parlato giusto qualche giorno fa, quando era uscito fuori che Yoann non conosceva ancora Torino e non l'aveva nemmeno visitata. Allora mi ero proposta di fargli da guida. Padma aveva accettato solo perché diceva che in questo modo avrebbe potuto "conoscere meglio il territorio", mentre Liss non era voluta venire, reputandola una totale perdita di tempo.

«Finalmente abbiamo avuto la fortuna di conoscere questi tuoi famosi amici!» esclamò papà. «Ci hanno parlato anche delle vostre divertenti lezioni di parkour, molto più di quanto non abbia fatto tu...»

Sorrisi imbarazzata, fulminandoli con lo sguardo. Che diamine gli avevano raccontato? Di solito io non ne parlavo molto semplicemente perché non mi andava di mentirgli.

«Comunque ora dovremmo proprio andare» dissi. «Abbiamo tanto da vedere oggi.»

«Ma certo, certo, non vogliamo mica rallentarvi! Divertitevi pure, mi raccomando!» esclamò mamma sorridendo radiosa a Yoann. Quando i miei amici furono quasi usciti, esclamò ancora: «Rivediamoci presto, mi raccomando! Magari una volta potreste passare per cenare tutti insieme!»

«Sarebbe très fantastic, madame Ferrì!» esclamò Yoann con il suo marcatissimo accento francese.

Prima che fossi uscita anch'io, i miei genitori mi fermarono. Papà mi disse che gli erano sembrati proprio dei bravi ragazzi e che non vedeva l'ora di conoscerli meglio, mia mamma si limitò a un gran bell'occhiolino pieno di significati, che mi fece roteare gli occhi.

Uscii ridendo e raggiunsi Yoyo e Padma. «Potevate almeno avvertirmi!» esclamai.

«Volevamo farti una sorpresa! E anche conoscere i tuoi, ovviamente. Sono dei genitori così...perfetti!» esclamò Yoann con sguardo sognante.

«E poi non è colpa nostra se non ti sei svegliata in tempo. Non abbiamo mica tutto il giorno da sprecherdere!»

In effetti avevano ragione. E dovevo ammettere che anch'io ero felice che finalmente si fossero conosciuti. Sì, i miei due mondi tanto diversi tra loro si erano scontrati, ma gli effetti erano stati tutt'altro che catastrofici.

Raggiungemmo il centro abbastanza velocemente, ovviamente utilizzando il parkour - che Yoann aveva già sbloccato - ma una volta raggiunta Via XX Settembre decidemmo di procedere a piedi, per far sentire Yoann come un vero e proprio turista.

Dopotutto era inaudito che non avesse ancora neanche avuto la possibilità di girare per la città in cui si era trasferito da più di un mese! In un primo momento avevo pensato che semplicemente non gli interessasse, ma il modo in cui si era conciato oggi - macchina fotografica a tracolla, zainetto e berretto - mi fece ben presto comprendere che in realtà Yoann adorava fare il turista, ma semplicemente non aveva mai osato chiedere che qualcuno gli facesse da guida.

Io ero felice di aiutarlo, anche se dovevo ammettere che non avevo una vita molto sociale, l'ultima volta che avevo girato per la città era stata diversi mesi prima e solo perché ci erano venuti anche i miei genitori. Per fortuna c'era anche Padma, la quale si rivelò invece molto più esperta di me, per lo meno nell'orientamento, ma non tanto nel ricordarsi i nomi dei vari palazzi e monumenti.

«Questa è Piazza Castello.» Disse semplicemente, in tono un po' annoiato, quando raggiungemmo la Piazza più famosa di Torino, il cuore del centro storico cittadino. Yoann, invece, era tutt'altro che annoiato. Fotografò emozionato ogni singolo palazzo, da tutte le diverse angolazioni.

Io, al contrario, mi limitai a guardarmi semplicemente intorno, rimanendo affascinata dalla bellezza di tutto nel suo insieme, dalla maestosità dell'ingresso al Palazzo Reale, ai numerosi e caratteristici portici ad arcate dei vari edifici che circondavano la piazza; dal curato ed elegante Palazzo Madama, alle diverse statue e monumenti a personaggi storici importanti.

Ogni volta mi lasciava a bocca aperta la cura dei dettagli, la perfezione di ogni particolare, l'idea che in passato qualcuno si fosse messo a progettare ognuno di quei bellissimi monumenti e poi, pietra dopo pietra, mattone dopo mattone e statua dopo statua a costruirli, facendoli diventare immortali identificatori del luogo di appartenenza.

Ovviamente non mi riferivo solo a Piazza Castello nello specifico, ma a tutti i luoghi storici che avevo avuto occasione di visitare nel corso della mia vita, i quali riuscivano sempre a stupirmi ognuno in modo diverso, essendo tutti magnifiche opere d'arte, uniche nel loro genere.

Non visitammo nessun palazzo interno né museo, limitandoci solo a osservare tutto da fuori, per permettere a Yoann di fare una visita generale - poi era probabile che saremmo comunque tornati per visitare altro.

In una mattinata riuscimmo a visitare praticamente tutto il Quadrilatero, avendo quindi la possibilità di ammirare Palazzo Carignano, il Museo Egizio, il Duomo di Torino e molti altri.

Mi godetti quella gita con tutta me stessa, ero felice che avessimo deciso di ritagliarci un angolino di tempo per noi, in quel periodo in cui mi trovavo sempre a correre tra le ricerche su R.R.R. e le lezioni per procedere di cebrim. Era passata circa una settimana da quando avevamo fatto l'ultima - e prima - riunione della squadra segreta e non avevamo ancora scoperto niente di più.

Era parecchio avvilente rimanere sempre allo stesso punto nonostante l'impegno che ci mettevamo, e una bella pausa ci voleva proprio. Senza considerare che nonostante passassi molto tempo con Yoann e Padma, esso era speso tutto per faccende Ephure, senza avere occasioni per divertirci o semplicemente parlare. Quello che mi serviva, quindi, era, assurdamente, un po' di quotidianità, o per lo meno un po' di anormalità da quella che era diventata la mia nuova realtà.

Parlammo di un sacco di cose, scoprii che Padma era tibetana solo per parte di madre, mentre suo padre era cinese. Da come ne parlava compresi che amava moltissimo entrambe le culture e nonostante si fosse trasferita in Italia da ormai tre anni non le aveva mai abbandonate. Quando però il discorso si spostò sui suoi genitori non volle approfondire oltre.

Yoann ci accennò invece qualcosa di suo fratello, ma seppi soltanto che si chiamava Simeon e che gli voleva un mondo di bene, perché pure lui non volle approfondire molto. Fui io quella a parlare di più della mia famiglia, perché a quanto sembrava, tra loro ero l'unica con una famiglia normale...

Parlammo anche di molto altro. Padma mi spiegò il motivo del mio svenimento in discoteca - e di conseguenza di tutti gli altri svenimenti della mia vita. «Noi Ephuri siamo particolarmente sensibili, un po' come alcuni animali, infatti questa è una proprietà che deriva direttamente dagli Eph. In particolare, la congiunzione di diversi suoni, colori o odori, ma anche l'assunzione di ogni tipo di alcool o sostanze stupefacenti anche in piccole quantità può essere parecchio dannosa perché porta a un'inibizione di tutti i nostri sensi. Tutte queste cose che ci ostacolano si chiamano Destabilizzatori, alcuni dei quali utilizzati appositamente dagli Ophliri per neutralizzare i criminali o gli Arkonanti se necessario.»

Qui fu costretta a fare una pausa, come trattenendosi dal dire oltre. Parlare dei Destabilizzatori doveva averle fatto venire in mente qualche ricordo spiacevole...

«In che modo vengono utilizzati?» chiese Yoann.

«Esistono degli strumenti appositi che vengono posizionati direttamente sulla testa ed emettono vibrazioni fastidiose udibili solo a chi le indossa. Chi viene destabilizzato non può utilizzare cebrim e inoltre i Destabilizzatori derubano di molte energie, tanto che a indossarli per lungo tempo possono addirittura provocare la morte o malattie gravi. Per le prigioni hanno invece costruito delle celle adibite con strumenti simili ma meno intense, con effetti quindi più prolungati.»

Rimasi stupita dal tono quasi impassibile e meccanico con cui Padma stava parlando. Dando un'occhiata al suo Clypeus lo vidi però tremolare un pochino, come se anche solo parlare di quelle cose la destabilizzasse.

Scambiai un'occhiata con Yoann comprendendo che anche lui aveva capito la situazione. Padma conosceva particolarmente bene le prigioni, ma considerando che a Torino non ce n'erano, l'unica altra Ephia in cui aveva detto di andare abbastanza spesso era quella romana. Possibile che lì fosse tenuto prigioniero qualcuno che conosceva e che andava a visitare spesso?

Yoyo ed io ci accordammo di cambiare subito discorso perché era evidente che parlarne le faceva male, ma fu lei stessa a precederci, riprendendo: «Ovviamente ci sono anche gli inversi dei Destabilizzatori, ovvero gli Stabilizzatori, ovvero tutte quelle sensazioni che invece ci aiutano a trovare l'equilibrio e a concentrarci».

«E quali sono, ad esempio?» chiesi interessata.

«Mah, sono diversi per ognuno in realtà (anche i Destabilizzatori per certi versi lo sono). Per qualcuno potrebbe essere la musica,» - lanciò un'occhiata di sbieco a Yoann - «per altri il vento, lo sciabordio dell'acqua, il canto degli uccelli, il freddo, il profumo di incensi... qualunque cosa ci faccia stare bene. Scoprire quali sono i propri Stabilizzatori può essere molto utimportante per migliorarsi!»

«I tuoi quali sono?» domandò Yoann.

«La campana tibetana, le fusa dei gatti, il vapore, la vista dei paesaggi vertiginosi, il profumo del mare, il contatto con il pelo... E altri che al momento non mi vengono in mente.»

Era molto interessante questa cosa degli Stabilizzatori. Decisi che mi sarei messa a provare alcune sensazioni la prossima volta che avrei tentato di sbloccare un nuovo cebrim, per trovare i miei personali Stabilizzatori. Chissà perché non ce ne avevano parlato prima? Sarebbe stato molto utile per l'apprendimento!

Quella discussione fu per certi versi "la più seria" della nostra gitarella, perché per il resto del tempo discutemmo di cavolate e facemmo un po' gli stupidi.

Ad un certo punto, ad esempio, quando ci fermammo a prendere un gelato, Pad, si indispettì dal fatto che Yoann l'aveva di nuovo chiamata "Padmina"; e quando noi ridemmo, per ripicca, versò il suo gelato dentro alla camicia del ragazzo - senza che quest'ultimo avesse il tempo di attivarsi il cebrim dell'Immunità.

Di conseguenza, Yoann arrabbiato - per scherzo in realtà, perché non lo avevo mai visto veramente arrabbiato - provò a lanciare il suo gelato su Padma, che però lo schivò in tempo. Rimanendo l'unica ancora in possesso del gelato, mi ero allontanata balzando su un balcone, ma in tal modo le sfere di cioccolato fondente e cocco rimasero spiaccicate a terra, lasciandomi con una cialda vuota in mano. Padma ovviamente si sganasciò dalle risate fino allo sfinimento mentre io la guardavo male.

Approfittando del fatto di essere nascosti dai cebrim dell'illusione, inoltre, ci arrampicammo più volte su statue ed edifici alti, per godere di viste mozzafiato senza avere troppa gente intorno. Fu particolarmente emozionante salire fino alla punta della Mole Antonelliana, più in alto ancora del balconcino visitabile dai turisti, da cui godemmo di un'incantevole vista mozzafiato, resa ancora più speciale dal fatto che fossimo in un luogo irraggiungibile dai più. Era come se fossimo degli osservatori invisibili e silenziosi, al di sopra di ogni cosa, come un rapace che osserva la sua montagna dall'alto.

La giornata passò molto più in fretta del previsto, ma allo stesso tempo fu molto piena. Sentivo un po' di stanchezza, ma del tutto velata dalla felicità e dalla soddisfazione per la giornata appena trascorsa.

I miei avevano detto di tornare per il tramonto, perciò quando iniziammo a vedere il cielo tingersi di colori tendenti al rosa, iniziammo ad affrettare il passo. A un tratto, però, Padma si fermò. Ci trovavamo nei dintorni dei Giardini Reali, i quali non erano accessibili perché erano in corso dei lavori da un paio di anni.

«Che dite, entriamo?» propose la ragazza, facendo un cenno verso il cancello chiuso.

«Ma è vietato!» ribatté Yoann.

«E allora?» Padma non attese ulteriori risposte e scavalcò l'inferriata. Io e Yoann ci guardammo senza capire perché insistesse tanto per visitare quei giardini in particolare, dopotutto erano tanti i luoghi che oggi, per una ragione o un'altra, non avevamo avuto possibilità di vedere.

Nonostante ciò, scavalcammo pure noi, entrando nell'aera vietata. Yoann sembrava preoccupato, come se avesse paura che ci scoprissero, anche se era parecchio improbabile, visto che eravamo celati da un'illusione di invisibilità - ovviamente creata da Padma.

Una volta all'interno rallentai il passo, per rimirare meglio i giardini. La loro particolarità era, per certi versi, la semplicità, una semplicità che trasmetteva libertà e ampiezza, visto che gli alberi erano ben distribuiti tra loro in un ordine regolare e composto. Ogni cosa sembrava essere esattamente al punto giusto, in equilibrio con sé stessa.

Era però ben visibile anche il fatto che non fosse curato da diverso tempo, siccome le forme degli alberi non erano perfettamente delineate e l'erba un po' incolta, con la primavera erano spuntati diversi fiori ed erbacce che non erano state rimosse. Ma nonostante questo rimaneva un luogo incantevole, come se fosse rimasto un segno indelebile del suo passato sfarzo.

Non mi ero accorta, però, che Pad, e di conseguenza Yoyo, erano andati dritti spediti verso un'altra zona vietata, anche quella scavalcata senza problemi. "Ma che le prende?" domandai a Yoann mentre correvo per raggiungerli, e lui in risposta mi trasmise una sensazione traducibile in una scrollata di spalle.

«Allora, si può sapere che ci facciamo qui?» Mi ero appena fermata alla destra di Pad, che sostava lì impalata a fissare la fontana spenta dinnanzi a sé.

Si trattava della Fontana delle Nereidi e dei Tritoni, ci trovavamo nel Giardino delle Arti, da cui si poteva godere la vista del retro del Palazzo Reale. Ovviamente della fontana era rimasto solo un ricordo, dal momento che non si vedeva neanche l'ombra di una sola goccia d'acqua.

Nonostante questo, rimaneva pur sempre spettacolare. La statua al centro, raffigurante una nereide circondata da tritoni e creature acquatiche, aveva un aspetto drammatico ed epico, in particolare perché in mezzo alla desolazione della grigia vasca circolare priva d'acqua.

L'effetto era reso ancora di più dal fatto che intorno alla fontana erano situate dodici statue di dimensioni abbastanza ridotte, creature su piedistalli. Si trattava di esseri metà umani e metà acquatici, che però non riuscii a identificare, nonostante la mia vasta conoscenza della mitologia dovuta ad alcuni dei libri che avevo letto.

La loro presenza in un certo senso mi inquietava, ad una prima occhiata erano sembrate delle sagome di persone immobili a fissare la fontana centrale come zombie. La luce del tramonto, inoltre, tingeva quelle piccole statue inquietanti di colori rosati e sinistri, che non facevano altro che aggravare le loro deformazioni dovute al deterioramento per il tempo.

"Meglio se parlensiamo adesso, anzi che usare la voce" il tono con cui la voce di Padma parlò nella mia mente era vigile, tanto da farmi credere che non ero la sola a provare una strana inquietudine in quel luogo. Era strano però. Allo stesso tempo mi inquietava ma anche emozionava, facendomi battere forte il cuore per l'agitazione e la suggestione che provocava in me.

"Perché ci hai portati qui?" chiesi ancora, visto che la prima volta non mi aveva risposto.

"È successo più volte che, inseguendo gli Arkonanti, li perdessimo di vista più o meno in centro, nelle zone intorno a questi giardini. Sono venuta più volte qui a controllare, ma l'unica cosa strana che ho notato è questo punto, anche se non sono mai riuscita a capire se sia solo una mia impressione oppure no. Voi sentite qualcosa di strano?"

"Intendi dire che questo potrebbe essere... Il luogo di ritrovo degli Arkonanti?" chiese Yoann, evidentemente preoccupato.

"È solo una possibilità, ovviamente, una mia ipotesi, che potrebbe essere benissimo sbagliata. Non ne ho parlato con nessuno per ora, voi siete i primi."

Il motivo per cui non ne avesse parlato con nessuno ce lo trasmise via sensazioni, siccome era difficile esprimerlo con le parole. Sentendosi troppo perseguitata per le accuse che Liss continuava a farle sul fatto che fosse Arkonante, si sarebbe esposta troppo a essere proprio lei a scoprire il loro rifugio, con il rischio che gli altri pensassero che potesse essere una trappola e quindi perdere quell'occasione. D'altra parte, aveva paura che, rivelandolo a tutti, l'informazione sarebbe giunta anche alla spia, ed era l'ultima cosa che voleva. Di noi invece si poteva fidare, perché era sicura che nessuno di noi due fosse la spia, siccome essa imperversava già da molto prima del nostro arrivo.

"Allora? Voi sentite qualcosa di strano?" chiese ancora Pad. Era buffo che un'Ephura esperta come lei chiedesse aiuto a due pivelli, ma in effetti durante il test ero stata proprio io a notare Isidoro, e non grazie alle mie capacità da Ephura.

"Beh, sì, questo posto ha decisamente qualcosa di strano" disse Yoann, iniziando a muovere alcuni passi intorno alla fontana "Ma potrebbe essere semplicemente dovuto alla luce spettrale degli ultimi raggi di sole, agli sguardi inquietanti di quelle statue che circondano l'area e alla desolazione di questi giardini del tutto disabitati..."

In effetti non gli si poteva certo dar torto. Era un classico scenario da film horror, soprattutto ora che la luce stava gradualmente cedendo il posto all'oscurità. C'era una piccola e ragionevole parte di me che mi gridava di tornare a casa, che i miei mi stavano aspettando, e che era inutile stare a perdere tempo lì.

Ma poi c'era la parte che aveva il controllo in quel momento, che invece era incredibilmente attratta da quel luogo, nonostante la sensazione che lì ci fosse qualcosa di irrimediabilmente sbagliato, o anzi, proprio a causa di ciò.

"Non è detto che sia solo per quello", Pad si rivolse a Yoyo, "Tutto ciò che hai descritto è causato dai mens, sono loro che hanno modellato ogni cosa affinché provocasse queste sensazioni... sbagliate. Quindi se percepiamo inquietudini è perché i mens stessi sono sbagliati, o meglio, modificati agli occhi di chiunque."

"Come delle specie di illusioni?" chiese Yoann.

"Non come delle specie! Scusa, tu sei come una specie di Yoann? NO, tu sei Yoann, come queste sono, a rigor di logica, illusioni!"

"Okay, ho capito, non c'è bisogno di scaldarsi, Padmina."

Padma dovette accorgersi che io non avevo ancora detto niente, perché mi chiese: "Tu cosa ne pensi Liv? Anche tu le senti?"

Ma io non risposi. Avevo seguito la discussione mentale tra i miei amici solo distrattamente, in particolare la mia attenzione era scemata non appena Padma aveva accennato ai mens. Erano loro il problema e la soluzione allo stesso tempo. Inspiegabilmente mi attiravano e spaventavano contemporaneamente.

Ed erano tutti lì intorno a me. Le statue erano mens. La fontana vuota erano mens. Gli alberi erano mens. Il vento erano mens. Il canto degli uccelli erano mens. Ogni cosa era formata da tanti, piccoli, centinaia di migliaia di mens.

Questa volta non dovetti nemmeno chiudere gli occhi. Non fu una cosa istantanea come all'aeroporto, ma graduale. Prima notai un lieve movimento, somigliante a un banale riflesso degli occhiali - che però non indossavo, quindi era da escludere a priori -, poi un secondo e un terzo. Iniziai a distinguere i colori, la vista si affuocò e sfocò allo stesso tempo, esattamente come l'ultima volta.

Era incredibile. Ce l'avevo fatta, ero riuscita a vederli, esattamente come mi aveva detto Michael. Avevo temuto che non sarei mai riuscita da sola, e invece era successo, in modo del tutto inaspettato in una maniera sconvolgente. Era stata come una cosa naturale.

Come se fossero stati i mens stessi a volersi mostrare a me, a spingermi a vederli. Contemporaneamente sentii attivarsi tutti i miei cebrim al massimo livello, e cominciai a percepire centinaia di porte intorno a me, a una distanza sempre maggiore. I suoni si amplificarono all'ennesima potenza, rimbombandomi nella testa, i pori della mia pelle divennero d'un tratto mille volte più sensibili. Percepii le dimensioni precise dei giardini, poi delle strade, di tutto il centro, poi la periferia e infine tutta la città, procedendo anche nella campagna e nelle montagne circostanti.

Era troppo. No, non era troppo, era abbastanza, o meglio, tutto. Tutto ciò che avevo, tutto ciò di cui necessitavo, tutto ciò che mi circondava. Sentivo che riuscivo a gestire ogni parte di me, come non avevo mai fatto. Sentivo... Equilibrio. Sì, era questa la parola giusta. Equilibrio.

Mi tornarono alla mente le parole di Padma inerenti agli Stabilizzatori e a come aiutassero a trovare l'equilibrio. Possibile che fossero i mens i miei Stabilizzatori? Ma i mens erano tutto, e tutto era di mens, e questo significava che tutto poteva portarmi a trovare l'equilibrio?

Ma le mie ipotesi furono presto smentite. Perché c'era davvero qualcosa che non andava in quei mens, come notai non appena spostai la mia attenzione sulla vasca della fontana. Erano quasi... aggressivi. Il loro moto era regolare con tutto il resto, ma non appena i miei mens li avvicinavano quelli facevano come degli scatti sovvertendo tutto l'ordine e confondendo la vista.

Erano decisamente controllati da un cebrim delle illusioni. Un attimo prima apparivano normali, ma quello immediatamente seguente respingevano la coerenza trasformando la certezza in dubbio, la razionalità in confusione, il nero in bianco.

Pad aveva ragione. Quel luogo era protetto dalle illusioni. Illusioni potenti. Provai a invertire il comportamento di quei mens, come imponendo la mia volontà a quella di coloro che avevano creato l'illusione.

Non potevo compiere errore più grave. Se prima quei mens mi erano sembrati aggressivi, allora adesso divennero proprio violenti. Al mio primo tentativo di sconfiggere l'illusione, infatti, si mossero automaticamente in un'onda contrastando a catena tutti i mens circostanti fino ad arrivare a me.

A quel punto scoppiò il caos, e tutti i miei cebrim che prima erano stati così armoniosamente equilibrati tra loro divennero improvvisamente irregolari e sconnessi, in un concatenante disequilibrio che aumentava a dismisura, e aumentava e aumentava ancora, fino a quando non mi sentii esplodere.

Non so nemmeno se gridai, se gridò solo il mio Cerebrum, o se gridarono i miei stessi mens. O forse ognuna di queste mie componenti espresse tutto il proprio dolore contemporaneamente.

Chiusi tutto, allontanai ogni cosa, compresa la mia vista, mi gettai all'indietro, dove un paio di mani mi sorressero per un braccio e un altro paio per il secondo braccio.

Fu solo quel contatto che mi permise di uscire dal caos nel quale stavo sprofondando sempre di più. Quella presenza, quella consapevolezza che lì ci fosse qualcuno pronto a prendermi, disponibile ad aiutarmi, qualcuno che tenesse a me, fu come una corda tesa verso la mia mano sul ciglio dell'abisso verso cui stavo per precipitare. Con le mie ultime forze, a fatica, tesi la mano e l'afferrai, ritrovando di nuovo me stessa.

Mi guardai intorno, cercando con gli occhi tutti i mens che avevo visto fino a un attimo prima, ma il giardino era tornato quello di prima - forse leggermente più buio -, la vasca era di nuovo una semplice vasca e le statue semplici statue.

Ma io sapevo che non lo erano affatto. Niente lì era normale. Purtroppo, non ero riuscita a vedere cosa si celasse oltre le illusioni, ma ero certa che non fosse nulla di buono. Padma aveva quasi sicuramente ragione sulla reale destinazione d'uso di quel luogo.

«Andiamo via» dissi con voce flebile. Mi sentivo ancora la testa martellante e capii che se non avessi chiuso in tempo la mia visione dei mens, presto sarei svenuta, o peggio.

Yoann e Padma non discussero, evidentemente concordando sull'idea di non voler rimanere un solo millesimo di secondo di più in quel luogo orribile. Gli ero eternamente riconoscente, non sapevo cosa mi sarebbe successo se loro non fossero stati lì con me in quel momento. Non avevano fatto praticamente nulla di che, a parte sorreggermi, ricordandomi della loro presenza, ricordandomi che non ero sola. Avevano fatto tutto ciò di cui avessi avuto bisogno.

Ci allontanammo in fretta, mentre mi sentivo recuperare sempre più controllo della mia mente. Stavo tornando in me.

Non riuscivo ancora a spiegarmi quello che fosse accaduto. I mens erano stati coloro che mi avevano permesso di attivare tutti i miei cebrim contemporaneamente, trovando l'equilibrio, ma erano stati sempre loro, subito dopo, a indurmi al disequilibrio e al caos che stava quasi per sopraffarmi.

I mens erano i miei Stabilizzatori e i miei Destabilizzatori allo stesso tempo. Com'era possibile? Era del tutto privo di senso! Anche se questo spiegava perché, una volta arrivata dinnanzi ai mens della fontana, avevo percepito allo stesso tempo paura e attrazione, come se già percepissi che quel luogo per me era sia bene che male, intrecciati indissolubilmente tra loro.

Cosa significava questo? Ogni cosa poteva causarmi disequilibrio ma anche equilibrio? Era quindi possibile trovare una via di mezzo, un modo per far prevalere quello giusto?

Oppure, siccome erano la stessa cosa, non esisteva e non sarebbe mai esistito un modo?

Dai, questa volta non c'era troppa suspence ahaha (sono perdonata? 🥺🥰)

Comunque se vi interessa e in caso magari un giorno vi possa venire voglia di visitare Torino, ecco alcune foto dei luoghi visitati in questo capitolo da Liv, Yoyo e Padmina:

Questa sarebbe Piazza Castello ⬆️

Palazzo Reale ⬆️

Palazzo Carignano ⬆️ (non ne viene parlato molto nel capitolo ma ci tenevo a mostrarlo anche perché questa facciata è stata costruita da Guarino Guarini, l'architetto da cui la scuola di Liv prende il nome)

Giardini Reali ⬆️
Sono stati davvero chiusi per molti anni ma sono riaperti da poco 😄

E infine ovviamente la Fontana delle Nereidi e dei Tritoni ⬆️
Questa foto in realtà non rende molto, ma vi assicuro che è molto bella (e anche un goccio inquietante😜)

(Le foto non le ho scattate io ma sono prese da Google, perché come Liv anch'io sono parecchio asociale ma soprattutto pigra e non avevo voglia di andare a farle personalmente 😂😅)

Comunque grazie per aver letto fino a qui, ci vediamo al prossimo aggiornamento! 👋🏻 👋🏻👋🏻

ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA

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