38.Riparazioni Rottami da Rodolfo
«Allora, perché ci hai messo così tanto? Questa texana non è proprio quella che può dirsi un'ottima compagnia...»
Segugio, le braccia incrociate al petto e il viso inscalfibile, non parve né colpita né offesa. Anzi, sembrava proprio che non potesse importargliene di meno dell'opinione del ragazzo.
«Niente di che, sono solo restato un altro po' a controllare che il prigioniero non sgarrasse. Sembra che non abbia lavoro da fare questa notte, ci tenevo solo ad accertarmi che fosse davvero così.»
Le parole di Isidoro erano in italiano – okay, Ephiano – ma anche si fosse espresso in una perduta varietà ugrofinnica avrei capito lo stesso. Sperai almeno che Liss e Padma ne stessero traendo qualche informazione in più...
Silenziose come gatti e più invisibili del vento, ci eravamo appostate sulla tettoia orizzontale di un edificio da un piano che affacciava sulla strada in cui stava avvenendo lo scambio tra gli Arkonanti. Nonostante i sensi amplificati, mi spiegarono che da vicino potevamo essere più rapide a intervenire. D'altro canto, l'instabile protezione che ci forniva l'illusione in cui eravamo rifugiate mi infiammava braci d'ansia nello stomaco. Per nascondere qualcosa agli occhi altrui era necessario superarne il Clypeus per proiettarvi – o, in tal caso, celarvi –, le sensazioni visive e tattili. Dato che oltrepassare le difese della mente era quasi impossibile, la maggior parte delle volte si esperiva a questo inconveniente basandosi sull'inconsapevolezza, grazie alla quale anche l'illusione più basilare aveva efficacia. Tutto si basava su un precario equilibrio: i Cerebrum Arkonanti erano più vasti, perciò, a rigore di logica avrebbero potuto prevalere sui nostri, quindi la chiave era coglierli alla sprovvista con l'effetto sorpresa. Senza sapere della nostra presenza, non avrebbero potuto sovrastarla. Non ci restava che evitare di farci scoprire...
«Almeno da te posso sapere cosa ci facciamo qui? Questo posto è una topaia.» Segugio intrise l'ultima parola nel più puro disgusto.
In effetti non aveva tutti i torti. Lì i lampioni si erano dimenticati di accendersi e anche la decenza degli abitanti del quartiere doveva essere partita per una lunga vacanza. Cartacce e altri rifiuti, sui quali decisi di non indagare, adornavano gli angoli delle vie. Proprio dietro di loro, una vetrina crepata rivelava la presenza di un negozio o un locale in disuso da diverso tempo.
Proprio a quello si rivolse Isidoro, come se invece che un fabbricato decrepito si trovasse davanti un palazzo imperiale: «Questa topaia,» spiegò con quella sua inquietante calma spettrale, «è l'ultimo posto in cui Jiro ha rilevato tracce di R.R.R.»
Sobbalzai. R.R.R. è il mecenate dei perduti, ripeté la voce di Will nella mia memoria. Non può essere un caso. E se non fosse stato un semplice sogno? Allora tutti i sogni con il violino...
La mia mente partì con mille teorie aggrovigliate, mentre la donna ribatteva: «Se mi aveste informato che il contratto comprendeva fidarsi degli assurdi codici binari di quel bambolotto, avrei chiesto di più!»
«Ehi, non insultare il lavoro di Jiro, Indipendente sinefidelita!» d'infuriò Cosimo, puntandole contro un dito aggressivo. Sine...che? «Che intanto ha fatto già molto più di te da quando sei qui! Non sai fare altro che criticare e insultare, ma dovresti portare più rispetto! Lo sai chi serviamo, no? Non siamo Arkonanti da quattro soldi, noi-»
«Zitto» lo fermò Isidoro, abbassando la sua mano. «Non sappiamo se ci siano orecchie indiscrete in ascolto.»
Divenni di pietra.
Anche Liss e Padma sgranarono gli occhi, ma furono più rapide di riflessi. Il palmo di Padma mi coprì la bocca per impedirmi di emettere alcun suono e un lieve lampeggio intorno a me mi informò che le mie compagne avevano disattivato l'illusione che ci proteggeva. Isidoro sta usando il radar, compresi. E anche le illusioni facevano tremare i mens.
In quel momento era di vitale importanza non farsi vedere né sentire. Se in concomitanza con il radar avesse ampliato anche le altre percezioni, ci avrebbe sentite, perché potevamo trattenere il respiro, ma non impedire ai nostri cuori di battere.
Non passarono che pochi attimi, che la paura trasformò in secoli. Poi l'Arkonante, che aveva inclinato appena il capo verso destra, sciolse la lieve tensione delle spalle. Una distorsione, e mi resi conto che l'illusione era stata reimpostata.
Posso respirare.
«Ti chiami Hannah, giusto?» riprese Isidoro, con tono svogliato.
«Preferisco Segugio.»
«Non m'importa. Hannah, quello che mio fratello voleva dire è che il contratto è stato fatto e non muterà fino a quando non avrai assolto al tuo compito. Non m'importa della fama che ti precede, finché non vedo dei risultati. Se non trovi R.R.R. potrai benissimo tornartene alla tua fattoria a mani vuote... o magari senza mani. Chi gioca con il fuoco, rischia di bruciarsi.»
Lei affilò una sfida negli occhi, ma serrò le labbra.
«Well. Vorrei solo accertarmi che il vostro bizzarro hacker mentale non abbia sbagliato rotta o non si sia fatto ingannare. Prima una traccia in Sud Africa, poi una in Norvegia, e per finire in Canada. Dopodiché a Pechino, l'ultima, dove è avvenuto il disastro. E ora qui? C'è fin troppa poca distanza di tempo tra località tra loro così distanti, non vi sembra?»
Liss e Padma si scambiarono uno sguardo significativo.
«Magari è proprio per questo che ti abbiamo assoldata, scimunita?»
«Non ti conviene sfidarmi, ragazzino.»
«Smettetela. La nostra ipotesi è che agisca a distanza, da una base da qualche parte, che è tuo compito individuare. Iniziamo a controllare dentro, ma tenete conto che potrebbe essere l'ennesima trappola. Siate cauti.»
Isidoro si mosse per primo, ignorando le saette di ostilità che si scambiavano il fratello e l'americana.
Mentre i tre sparivano dentro il negozio, mi saltò all'occhio l'insegna fatiscente, in cui ancora si distingueva una scritta sbiadita: Riparazioni Rottami da Rodolfo. Chiunque fosse quel R.R.R. doveva avere proprio un gran senso dell'umorismo per scegliere di lasciare tracce in quel posto...
Liss saltò per prima giù dalla tettoia. Atterrò in posizione accovacciata, pronta a sgattaiolare dietro agli Arkonanti.
"Aspetta!" la chiamò Pad, senza osare aprire bocca. "Potrebbe essere pericoloso, Isidoro ha detto che c'è la possibilità che si tratti di una trappola!"
"E allora? Quando mai ci capiterà un'opportunità simile?" Con un gesto del capo, Liss indicò la vetrina, poi assottigliò lo sguardo. "Di' la verità, non vuoi che scopra qualcosa dai tuoi amici Arkonanti!"
"Se così fosse avrei già rivelato la nostra presenza, non credi?"
"Non lo so, sei tu l'esperta, magari stai tramando qualcosa."
Padma emise un verso esasperato e seguì Liss. Quando balzai giù e raggiunsi le due ragazze dietro la vetrina malmessa, mi avvicinai a Padma. "Non credo che Liss sospetti davvero di te, se ha un briciolo di cervello... Cerebrum. Vabbè, hai capito."
Un piccolo sorriso le incurvò le guance. Sospettai non fosse abituata che qualcuno prendesse le sue parti, perché nei suoi occhi scintillava una riconoscenza velata di ombre.
Il locale era più spazioso di come poteva sembrare da fuori. Ben centocinquantadue metri quadri di angoli polverosi e pilastri massicci coperti di ragnatele secolari. Non osai immaginare quanti insetti orribili dovessero trovarsi tra quelle mura. In effetti un cebrim intelligente che potrei inventare è uno che tenga lontani quegli esserini zampettanti da me...
Mi ripromisi che avrei dato un'occhiata in biblioteca per verificare che non ci fosse già qualcosa di simile, e continuai a muovermi a zig-zag per schivare vecchi utensili e rottami irrecuperabili. Ogni movimento era un passo di danza tra fiamme di rumori incriminanti.
Le altre due Ephure si appostarono dietro una porta di cui rimanevano solo i cardini. Mi spiegarono rapidamente che attivare la vista a raggi x avrebbe richiesto un livello di concentrazione troppo elevata, che rischiava di far perdere il controllo sull'illusione. Così era meglio, invece, sbirciare direttamente con i propri occhi invisibili. Mi sporsi anch'io, per vedere un lungo corridoio avvolto dalle ombre proiettate da lunghe finestre, al fondo del quale i due fratelli Affilanti osservavano la donna maneggiare con qualcosa.
Con il nulla, notai. La sua mano carezzava sinuosa l'aria, poi raccoglieva le dita e si osservava il palmo. Emetteva un lieve soffio e riprendeva a rastrellare molecole di punti interrogativi. Analizzava ogni particolare con una delicatezza che non le avrei mai attribuito.
"Che sta facendo?"
A rispondermi fu Padma: "Ogni creatura vivente lascia tracce nei mens al suo passaggio dentro le centinaia di flussi che l'attraversano di continuo. Quando vengono usati dei cebrim, poi, si fanno ancora più evidenti, e si percepiscono anche a distanza appunto con il radar che abbiamo usato prima. Noi, ad esempio, al momento stiamo modificando inconsciamente dei mens, ma per non farci scoprire deviamo le loro direzioni lontano dal campo di interesse degli Arkonanti. Segugio è nota per la sua rara capacità di riuscire a ricavare da questi mens la loro origine, dev'essere per questo che gli Arkonanti l'hanno assoldata: desiderano troviduare quell'R.R.R. di cui parlano."
Annuii, registrando l'informazione, mentre non potevo fare a meno di dedurre, dalle sue parole, che era la prima volta che sentivano nominare quelle tre lettere. Si dissolse la possibilità di averlo udito in qualche momento nell'Ephia, così da poterlo poi sognare. Inutile continuare a mentire a me stessa: i miei sogni sono molto più di quel che sembra.
«Proprio come pensavo.» Hannah abbassò le mani, arresa. «Non c'è nulla di ricavabile qui dentro, è solo una falsa pista!»
«Non importa, lo immaginavo» ribatté Isidoro, attirandosi occhiate arcigne dagli altri due. «Tuttavia ogni traccia può essere utile, anche non ci conducesse alla fonte. Continua a cercare.»
Segugio sospirò, ma riprese a intessere lacci di nulla con le dita spostandosi un po' più a destra. Che avesse intenzione di dissezionare l'intero locale?
Mentre la osservavo, mi chiesi se Hannah, oltre che analizzarli, fosse in grado di vedere i mens. Chissà se io riuscirò mai a rivederli...
Secondo Makya sì... dunque perché non tentare? Aveva detto che ci voleva del tempo, ma senza tentativi non avrei mai raggiunto risultati. Quello era senza dubbio il momento migliore per provarci, perché se trovavamo noi per prime quello che cercavano gli Arkonanti, avremmo impedito loro di avere un vantaggio. Non avevo nemmeno idea di quale fosse il loro piano o cosa stessero cercando nello specifico, ma mi era sufficiente sapere che intendevano estinguere gli esseri umani dalla faccia della terra e che erano dei fanatici che succhiavano via il cervello agli innocenti. Vale la pena tentare.
Chiusi gli occhi e inspirai a fondo, ricordando i bulbi ciechi di Michael che mi fissavano da sotto gli occhiali da sole, in aeroporto. Schiusi le palpebre.
Niente. Come non detto. Mi circondava lo stesso esercito di pilastri trai quali navigavano resti di vecchi detriti. C'erano persino delle travi incerte in alto, cinque metri e quarantacinque sopra di noi, che sembravano impazienti di cascarci addosso.
I lievi fasci di luce dall'esterno si rifletterono nei miei occhi disegnando... uno scintillio su una delle poche porzioni di pavimento libero. Aggrottai lo stupore tra le sopracciglia.
Mi avvicinai cauta, per impedire allo scorcio di distorcermi la vista. Si trattava di sinuose strisce tracciate a terra, o meglio stampate, perché la superficie liscia riflettente era troppo perfetta per essere stata dipinta manualmente. Riconobbi uno schema ripetitivo: dritto, tondeggiante, e svolazzo. Raggiunta la posizione dalla quale si potevano leggere quei segni, compresi.
Lettere. Erano tre lettere. Tre R.
"Venite a vedere cosa ho scoperto!" chiamai le altre due, emozionata. Possibile che avessi trovato un indizio dove nemmeno Segugio se ne era accorta?
"Che c'è?" Il tono scocciato di Liss la diceva lunga sulla fiducia che aveva nella mia scoperta. Le avrei dimostrato che si sbagliava. Indicando la scritta a terra, mi avvicinai alle lettere riflettenti.
Indietreggiai per permettere loro di vederle. Con soddisfazione, notai i visi delle due ragazze farsi prima stupiti, poi una sorta di consapevolezza li trasformò... in maschere di terrore.
Perché? mi chiesi, mentre concludevo il passo all'indietro. La punta del mio piede poggiò sul pavimento.
Non sul pavimento, ebbi appena il tempo di comprendere.
Uno degli svolazzi della terza R vibrò sotto la punta della mia scarpa.
E un'immensa onda invisibile eruttò dal pavimento.
Venni scaraventata in aria.
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