117.Litigi
Corsi all'Ephia non appena Will, pronunciata quell'ultima frase enigmatica, fu sparito alla mia vista.
I primi a vedermi arrivare così trafelata furono, purtroppo, gli Ophliri, a causa dei quali non potei evitare di finire al cospetto dell'Ephiante di Roma.
«E noi dovremmo affidarci a... cos'è che hai detto? Una visione?» Basilio Cervini aveva una faccia addormentata, e, a vedere dai capelli scompigliati e la giacca al rovescio, supposi non si fosse ancora svegliato del tutto; tuttavia, il suo tono non avrebbe mai potuto esimersi dall'essere ugualmente scettico di fronte alle indicazioni di una Metephra sedicenne ancora alle prime armi.
A lui e ai due Ephuri che l'avevano accompagnato era stato riservato un posto per dormire direttamente nella villetta dei Mindsmith. Dopo la scoperta che il frammento era stato rubato, infatti, tutte le rilassanti prospettive di riempirsi lo stomaco e passare un po' di tempo con la figlia si erano del tutto infrante e, riaccese le tensioni familiari, gli Ophlri avevano passato tutto il resto della giornata a setacciare l'Ephia da capo a fondo. Non riuscendo ovviamente a trovare alcunché, una volta che si era fatto tardi avevano pensato bene di fermarsi lì una notte per poi decidere l'indomani cosa fare con noi e la nostra inettitudine a proteggere il frammento.
«Lo stesso tipo di visioni che ci ha permesso di individuare prima la corona di Arkon a Venezia, e poi il frammento a Barcellona» ci tenne a specificare Liss, anche lei accorsa insieme a Pad e Yoann appena aveva saputo del mio arrivo.
Il signor Cervini si passò una mano sul mento privo di barba, osservandomi pensieroso. Poi, mentre mi guardava, aggrottò le sopracciglia all'improvviso, come se si fosse ricordato di qualcosa, e si sporse lievemente verso di me.
«I tuoi occhi... li ho già visti da qualche parte» disse, l'espressione confusa. Sentii il cuore nel petto velocizzare il battito per l'agitazione. Cosa significava? Non avevo mai visto quell'uomo in vita mia, prima del giorno precedente, e i miei occhi non erano di un colore così comune da poter essere confusi con altri.
Sgranò gli occhi per lo stupore, come rendendosi conto di qualcosa, e schiuse le labbra per parlare, dopodiché all'improvviso ritornò alla posizione di prima, come se nulla fosse. «Vabbè se è la figlia di Magndis, a dirlo, allora adesso mi consulterò con i miei secondi e vedremo come-»
«Cosa stava per dire?» lo fermai, ignorando il fatto che interrompere in questo modo poteva essere considerata una mancanza di rispetto, soprattutto se nei confronti di qualcuno di così influente.
Lui si limitò a guardarmi dall'alto in basso. «Come osi intervenire in questo modo?» chiese, adirato, per poi volgersi verso Clara: «Non la insegni l'educazione ai tuoi Ephuri?», come se non si aspettasse di ricevere risposta da qualcuno di inferiore come me.
«Ha detto di aver già visto i miei occhi da qualche parte. A cosa si stava riferendo?» insistei.
«Né detto né ho mai pensato nulla del genere, è la prima volta che ti vedo, ragazzina.»
«Ma...?»
Mi voltai confusa verso Liss, vicino a me, ma anche quest'ultima, facendomi correre un brivido lungo la schiena, confermò: «Non ha detto niente, Liv».
Anche gli sguardi di tutti gli altri presenti confermarono le sue parole. Possibile che mi fossi davvero immaginata tutto? Che fossi definitivamente impazzita? No, non ci credevo. L'avevo pensato quando avevo sentito Yoann parlare in italiano, quando avevo scoperto per la prima volta dell'esistenza degli Ephuri, e di nuovo con le strane visioni che mi provocavano le costruzioni di Gaudì. Tutte le volte c'era stata una spiegazione logica, e di certo ce n'era una anche per quel che era appena accaduto.
Per il momento, tuttavia, non potei fare altro che subirmi quella figura imbarazzante, sentendo il panico salire alla consapevolezza che qualcuno doveva aver appena cancellato dalla memoria di tutti meno che dalla mia quei pochi attimi, per nascondere il fatto che, inspiegabilmente, Basilio Cervini mi conosceva già.
Di solito non andavo mai in giro con nessun tipo di arma, preferendo invece sfruttare l'ambiente circostante, ma questa volta ero sicura che si sarebbe reso necessario, dopotutto quello che ci accingevamo a fare era un vero e proprio scontro aperto, e, pur con il vantaggio della sorpresa e con la sicuramente formidabile arma che erano gli Ophliri, era meglio cercare di essere al massimo delle possibilità. Così mi rifornii la tenuta rossa da Umanente con diversi pugnali e piccoli coltelli che fossero comodi da lanciare e non troppo pesanti da maneggiare.
Mi sentivo particolarmente ottimista per questa missione, non sapevo se fosse per la fiducia che riponevo nelle parole di Will, o per la rassicurante consapevolezza che Sandy non era così invincibile come aveva sempre lasciato intendere, che fomentava la speranza di poterla sconfiggere una volta per tutte, vendicando così la famiglia di Liss, insieme a tutte le vittime che aveva falciato in quegli anni e delle torture che provocava a Will.
Buona parte dell'Ephia era affollata di Ephuri, principalmente Ophliri, che si consultavano e preparavano per la battaglia imminente, esercitando anche quelle che supposi fossero le Sincronie, bizzarre sequenze di movimenti non diverse da quelle che avevano provocato la morte del padre di Padma e dal Movimento che Yoann aveva compiuto per salvare quest'ultima dall'Arkonante che le era entrato nello Jutnos. Il francese, tra l'altro, osservava i loro preparativi con fin troppo interesse.
Ma il mio ottimismo non era destinato a durare. Me ne resi conto quando il primo tuono, per il momento lontano, fece vibrare l'atmosfera circostante.
«Pronta a sbaragliare un po' di Arkonanti, Lea?» mi chiese Ewan, distogliendo la mia attenzione dagli Ophliri. Lui ed Elias erano arrivati proprio in quel momento, indossando anche loro le rispettive uniformi. Era incredibile come, nonostante il colore fosse il medesimo, nel primo apparisse così puro e luminoso, e nel secondo tanto ombreggiato e torbido.
Questa volta però, non sembravano in sintonia tra loro come al solito; anzi, Elias continuava a squadrare in cagnesco il suo Adelpho.
«Non mi rompere, certo che vengo!» esclamò Ewan dopo un attimo, probabilmente in risposta a qualcosa che l'altro doveva avergli detto mentalmente. Il Mindsmith aveva parlato con uno strano risolino, trascinando la c in un modo che mi era, purtroppo, familiare.
«Che succede?» chiesi, aggrottando le sopracciglia.
«Niente che ti riguardi» rispose Elias.
«Ewan è ubriaco?» esclamai a tono forse un po' troppo alto, tanto che le gemelle Mindsmith, che stavano passeggiando lì vicino, si voltarono di scatto, esclamando, in coro: «Ubriaco?»
«Chi è ubriaco?» chiese Clara, sentendo le figlie, come in una reazione a catena che si concluse con il signor Cervini che sentenziò: «Non voglio ubriachi nella nostra missione».
«Ma grazie, Lea!» Ewan si passò una mano sulla fronte con tono stanco, facendo un piccolo singhiozzo.
Sospirai e specificai, per l'ennesima volta: «Livia».
«Era solo un bicchierino, non pensavo che avrebbe avuto tutto questo effetto!» spiegò il ragazzo, costretto a sedersi sul divano nel salottino di casa Mindsmith, quando tutti ci fummo raccolti intorno a lui: padre e figlia Cervini, Daniel, Oliver, Yoann, le due gemelle, e persino un paio di Ophliri curiosi.
«Da quand'è che lo fai? Lo sai bene quale potente Destabilizzatore sia per noi Ephuri, non posso mandarti a combattere in questo stato» spiegò Clara, parlando lentamente.
«Pensavo che se solo fossi riuscito a controllarlo si sarebbe rivelata una potente arma da sfruttare a mio vantaggio...» biascicò lui, le parole trascinate fuori a fatica.
«Ma comunque sono totalmente lucido, posso farcela!» aggiunse, con tono più deciso, ostentando una scioltezza nelle parole e nei movimenti che al momento non possedeva.
Daniel ridacchiò: «Non credo proprio Ew! Però vedila in questo modo, se non andrai, potremo farci insieme una bella scorpacciata di gianduiotti! Solo io e te, da padre a figlio!»
Basilio aveva predisposto che lui e Clara, in quanto Ephianti di Torino, sarebbero dovuti rimanere lì a protezione dell'Ephia; nonostante all'inizio fossero un po' contrariati dalla scelta, non avevano potuto opporsi a un ordine diretto del sovrintendente di tutti gli stabilimenti dei Cervini. A me, però, piaceva pensare che quest'ultimo avesse preso questa decisione come istinto di protezione per la figlia, non diverso da quello di Daniel nei confronti di Ewan, a cui fece per scompigliare i capelli.
Il ragazzo, però, si alzò di scatto, sfuggendo al suo tocco, spintonò sgarbatamente me e Yoann che eravamo sulla sua strada, ed esclamò: «Ho detto che vado, punto!».
Spalancò la porta e uscì fuori impettito, sotto lo sguardo sconvolto di tutti i presenti, facendo penetrare per un attimo l'odore che preannunciava la pioggia imminente. Era evidente che gli Ephuri non avevano la più pallida idea di come comportarsi con chi versava in stato d'ubriachezza, dal momento che non era un problema che si erano mai posti.
«Dovrò denunciarlo al Consiglio per questo reato» disse Oliver, guardando con sdegno la porta che suo fratello aveva appena sbattuto.
Mentre Clara fulminava il figlio con un'occhiataccia ammonitoria, nel salotto entrarono anche Padma e Liss, intente a chiacchierare tra loro, un lieve sorriso addolciva addirittura il viso della ragazza orientale. Battei un paio di volte le palpebre, incredula di quel che stavo vedendo. Che per una volta non si stessero sbranando a vicenda?!
«Ma che succede a Ewan?» esclamò Liss, dal che supposi dovessero averlo visto uscirsene impettito di lì.
«Dovremo trovare il modo di costringerlo a restare» sospirò Clara, portandosi una ciocca, sfuggita alla crocchia con cui aveva raccolto i capelli, dietro l'orecchio.
«No, lascia perdere, non ha senso tentare di ragionare con lui in questo momento» la fermò Elias, la voce bassa e gli occhi immersi nell'ombra provocata dalle sopracciglia, «sarò io a non venire, e poi scambierò i nostri Cerebrum una volta che lui sarà già lì, la sua volontà sarà troppo poco forte per opporsi, e in questo modo sarò io a combattere con il suo corpo, con la mente lucida, e lui sarà al sicuro qui insieme a voi.»
Supposi dovesse trattarsi di un qualche tipo di particolare abilità da Adelpho, dato che non ne avevo mai sentito parlare. In ogni caso, Elias aveva avuto proprio una bella idea, ma dovevo ammettere che mi inquietava il pensiero che lui avesse deciso di non venire, come se sapesse che per qualche motivo non gli conveniva o che qualcosa sarebbe andato storto. Mi morsi il labbro, maledicendo gli Ophliri per aver voluto rendere pubblica la missione che inizialmente volevo risolvere con un gruppo piccolo e selezionato, dal quale avrei escluso Elias, in quanto spia. Ormai, mi resi conto, la notizia doveva essere giunta anche agli Arkonanti.
Clara sembrò ragionarci un attimo e poi annuì, concorde. «Grazie Elias» disse Daniel, con tono serio.
"Perché tu non subisci gli effetti dell'alcol?" gli domandai mentalmente, accorgendomi solo allora di quel particolare.
Lui rispose con una smorfia. "Si tratta di un Destabilizzatore, per giunta non al massimo del suo livello. Io subirò gli effetti solo se degenera provocando perdita dei sensi. Non che la cosa ti riguardi".
Dopodiché si volse e uscì fuori anche lui, probabilmente per andare a togliersi la tenuta da Umanente per vestirsi in borghese, mentre un nuovo boato risuonava dal cielo incupito.
«Bene, e questa è risolta» sorrise Clara, prima di notare la presenza di Liss e Padma e aggrottare le sopracciglia, stupita. «Pad, perché ti sei preparata? Non avrai mica intenzione di andare anche tu?»
Padma si pietrificò sul posto, il sorriso improvvisamente dissolto.
Conclusa la questione dell'ubriaco, molti degli Ophliri avevano perso interesse per le nostre questioni interne, ed erano usciti per tornare a prepararsi. L'unico rimasto era proprio l'Ephuro dai lineamenti affilati e i capelli raccolti in un codino, lo stesso che il giorno prima aveva provocato Padma. Le braccia incrociate sul petto e le spalle appoggiate al muro nell'angolo in penombra della stanza, sorrideva beffardo.
«Certo che ho intenzione di andare» ribatté con uno strano tono di voce.
«No, Padma, ne abbiamo già parlato, non combatterai fino a quando non ti sarà stato curato il braccio» sorrise Clara con tono affettuoso, andando ad accarezzare la spalla della ragazza, che però sfuggì abilmente al suo tocco, ritraendosi con espressione ferita.
«So combattefendermi anche con un braccio solo, l'ho già fatto a Barcellona, durante il Correfoc!»
«Questa volta si tratta di uno scontro più pericoloso, probabilmente saranno presenti tutti gli Arkonanti di Torino, e...»
«Anche in quell'occasione non eravamo messi benissimo!»
«È diverso, lo sai.»
«Non è vero!»
Durante lo scambio tutti gli altri spostavano in silenzio lo sguardo dall'una all'altra, probabilmente scommettendo su chi l'avrebbe avuta vinta tra le due. Io puntavo su Clara, era pur sempre l'Ephiante e Padma avrebbe dovuto fare come le chiedeva lei, però mi dispiaceva che la mia amica ci stesse rimanendo così tanto male, sapevo quanto amasse combattere, nonostante si trattasse di farlo insieme agli Ophliri.
«Padma» la redarguì Clara, trafiggendola con quel lampeggio pericoloso negli occhi che di solito precedeva una delle sue strigliate da mamma severa. «Non costringermi a tenerti qui con la forza, ti assicuro che ne sarei in grado.»
Qualcosa, nel suo tono, mi fece supporre che faceva sul serio. Anche Padma dovette capirlo, perché divenne rossa dalla rabbia e strinse con forza i pugni, gli occhi che si facevano lucidi.
«Non è giusto» disse, guardando con odio la signora Cervini. «Io voglio andare, perché dovete farmi questo?»
«Padma...»
«L'abbiamo promesso a tua madre» intervenne Daniel, guardandola intensamente. «Le abbiamo giurato che avremmo fatto di tutto per proteggerti.»
Il cielo ruggì con fragore, rimbombando intorno a noi.
Padma tentò di deglutire le lacrime che stavano cominciando a rigarle il volto, con scarso successo. «L'ultima volta che avete tentato di proteggermi, mio padre è morto» disse, la voce incrinata, spostando per un attimo lo sguardo sull'Ophliro che, nel suo angolino, sembrava sempre più divertito dalla scena a cui stava assistendo.
Quelle parole trafissero i due Ephianti più a fondo di quanto avrebbe fatto uno dei coltelli sempre affilatissimi di Liss. Nel vedere i loro visi pieni di dolore e sensi di colpa, ricordai le parole di Daniel riguardo a come ce la mettessero sempre tutta per tentare di salvare le vittime che chiedevano il loro aiuto. Quanto costava per loro, ogni sconfitta? Costava una nuova vittoria a Bryanna Mindsmith, una vittoria agli Arkonanti con cui avevano combattuto durante la guerra all'Erede, una vittoria di tutto ciò che aveva portato sofferenze nelle loro vite, e che in questo modo si sarebbe ripercossa su nuovi innocenti come erano stati loro da giovani.
Guardai sconvolta Padma, chiedendomi perché era arrivata a dire tanto. Yoann e io l'avevamo visto, quando ci aveva mostrato i suoi ricordi, che in realtà non attribuiva alcuna colpa a Clara e Daniel per l'accaduto. Aveva velato a noi le sue vere emozioni a riguardo, oppure era la rabbia, adesso, che la stava portando ad affermare cose che non pensava per davvero?
«Non era nostra intenzione, lo sai...» cominciò Clara, il tono tremante, provando nuovamente ad avvicinarsi per accarezzarla.
Lei, però, si ritrasse, di nuovo, gli occhi arrossati e impregnati di un profondo disprezzo. «Non toccarmi! Vi odio» esclamò, con una voce acuminata. Spostò lo sguardo su Daniel e poi di nuovo su Clara, e infine schivò abilmente tutti i presenti per raggiungere una delle stanze e chiudercisi dentro.
Il silenzio nella camera che seguì alla sua uscita, fu interrotto dalla risata sadica e derisoria dell'Ophliro con il codino, ignaro delle diverse paia di occhiatacce che si guadagnò con quel gesto.
«Andiamo, si sta facendo tardi» disse poi Basilio Cervini, dopo essersi schiarito la voce con un leggero colpo di tosse.
Tutti iniziarono a uscire, in silenzio. Yoann e io fummo gli ultimi, trattenuti a guardare verso la camera in cui si era rinchiusa Padma, con il desiderio di andare a parlarle, a capire perché si fosse arrabbiata tanto per un motivo che, di fatto, non era così grave.
Ma non c'era più tempo, compresi, quando Clara attirò la mia attenzione mettendomi una mano sulla spalla. Aveva gli occhi lucidi e un aspetto incredibilmente stanco, devastato da quanto successo, ma trovò ugualmente la forza di sorridermi per incitarmi ad andare con un gesto del capo, come per dirmi che se ne sarebbe occupata lei, ma che trovava conforto nella preoccupazione mia e di Yoann, felice che Padma avesse trovato due persone con cui aprirsi, finalmente.
Salutai anche Daniel con un cenno, e poi uscii, concordando con Yoann che al nostro ritorno la prima cosa che avremmo fatto sarebbe stata parlare con Padma.
Adesso, però, dovevamo occuparci di recuperare il frammento e, possibilmente, uccidere Hel.
Eppure, avevo un bruttissimo presentimento.
Oh ma guarda, Liv ha un bruttissimo presentimento, chissà magari percepisce di essere verso la fine della storia e sa che nei finali succedono sempre brutte cose 🙂
꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top