116.Una scelta di tutti
L'oscurità si accese intorno a me, in modo quasi accecante, di un chiarore così intenso da costringermi a chiudere gli occhi per un attimo.
Quando li riaprii, Will era davanti a me. Era strano vedere la sua pelle chiara tinta di quella luce rosata tipica del mattino infuocato dai primi raggi del sole, tanto ero abituata a vederlo immerso nell'oscurità o velato dietro una maschera. Aveva un aspetto quasi più familiare in questo modo, anche se non sapevo spiegare perché.
C'era una strana calma davanti al Palazzo Reale. La fontana delle Nereidi e dei Tritoni, visibile alle spalle di Will, era spenta e spettrale proprio come l'ultima volta che l'avevo vista.
Questa volta sembrava non esserci la minima traccia di presenze intorno o dentro di me intente a deviare le immagini o, peggio, scacciarmi dal sogno. Solo io e Will, immersi nel silenzio totalmente privo di note di violino.
«Liv,» ruppe la quiete lui, «non abbiamo molto tempo. Incontriamoci qui all'alba, vieni il prima possibile.»
Avrei voluto chiedergli perché, saperne di più, qualunque cosa, ma non ne ebbi il tempo, perché Lei tornò proprio in quel momento. Mi fu impedito di respirare, mentre il mondo intorno a me precipitava in un susseguirsi di immagini confuse e prive di senso. Mi ribellai e cercai di scacciarla allo stesso tempo, le due parti che si confondevano, le certezze che si ribaltavano, l'oscurità che mi attorniava.
Infine, tutto si quietò di nuovo, e fu silenzio.
Mi svegliai ansimando, madida di sudore. Impiegai qualche attimo per calmare la respirazione, e non appena tornò la lucidità, tornarono anche i ricordi del giorno precedente, del caos che era scoppiato nell'Ephia dopo la scomparsa del frammento.
Tre scudi di mens riflettenti, impostati dagli Adelphi, cinque livelli di illusioni per le quali avevano contribuito tutti i presenti, e diverse protezioni fisiche come passaggi segreti dentro al muro, codici e combinazioni particolari, erano stati posti a protezione del Frammento. Eppure, nonostante tutte le precauzioni, questo era sparito.
Eravamo tutti sicuri che la villa dei Mindsmith sarebbe stata il luogo migliore per nasconderlo, perché nessuno si sarebbe potuto aspettare che qualcosa di tanto prezioso potesse essere custodito in un luogo così comune e innocente. Anche io ero stata alquanto stupita nel rendermi conto che in realtà tutte quelle che mi erano parse imprecisioni strutturali erano in realtà piccoli passaggi segreti, velati da illusioni che avevano impedito al mio cebrim dell'architettura di funzionare a dovere.
Come aveva fatto Sandy, o chiunque fosse stato, a entrare indisturbatamente, sapendo il punto preciso in cui dirigersi, prelevare il frammento senza neanche far scattare nessuno degli allarmi e andarsene come nulla fosse? Certo, una spia poteva avergli rivelato la posizione, ma tutte le altre protezioni avrebbero comunque dovuto impedire anche a chiunque di noi di avvicinarsi senza avvisare gli altri dell'irregolarità. Per giunta avevamo controllato il Frammento già solo la sera prima dell'arrivo degli Ephuri romani, ed era tutto a posto.
Quella notte l'avevo anche sognato il frammento, tanto era nei miei pensieri, e al mattino mi ero svegliata con una strana sensazione, che mi faceva sentire più stanca di quando mi ero coricata, ma di certo non c'entrava niente con quanto accaduto perché non mi giovava affatto in alcun modo, era stato solo per via delle tensioni per l'arrivo imminente del giorno dopo.
Quindi com'era successo? E se davvero era stata Hel, per quale motivo non aveva lasciato alcuna traccia? O meglio, perché non aveva ucciso nessuno, nonostante la sua minaccia? Non che questo mi dispiacesse, anzi... però c'era qualcosa che non mi tornava proprio per niente in tutta quella storia.
E se l'invito di Will a incontrarci ai giardini reali c'entrasse qualcosa? Forse voleva fornirmi una qualche spiegazione, un aiuto o... il frammento. Magari era riuscito ad appropriarsene, come accaduto con la corona di Arkon!
Mi alzai di scatto, rendendomi conto che mancava poco all'alba, dovevo muovermi se volevo riuscire a incontrarlo, dopotutto aveva detto - tanto per cambiare - di avere poco tempo a disposizione; meglio non lasciarsi sfuggire questa opportunità.
Feci per aprire la finestra, poi mi fermai, accorgendomi di essere ancora in camicia da notte. Non potevo certo saltellare per la città vestita a quel modo! Certo, potevo rendermi invisibile, ma sarebbe stato ugualmente imbarazzante. Aprii l'armadio, frugando tra i miei indumenti, principalmente pantaloncini corti poco sopra il ginocchio e semplici t-shirt e canottiere. Provai diversi abbinamenti, ma nessuno mi sembrava adatto: uno era troppo scollato, l'altro troppo banale, e con gli altri semplicemente non mi piacevo.
Quando ebbi la tentazione di provare uno stupendo top che Rub aveva regalato a Padma per il suo compleanno e che lei aveva affibbiato a me senza pensarci neanche due volte, sgranai gli occhi, rendendomi conto solo in quel momento del modo stupido in cui mi stavo comportando. Che mi prendeva? Non mi era mai importato troppo di cosa indossare, prendevo sempre le prime cose che mi capitavano sottomano purché fossero un minimo accettabili e poi non ci pensavo più! Invece in quel momento, il solo pensiero di incontrare di nuovo Will, questa volta di persona... era sufficiente a mandarmi in agitazione in un modo che proprio non sapevo come spiegarmi. All'improvviso mi importava di fare una buona impressione e di risultare bella ai suoi occhi, forse perché normalmente nei sogni non avevo questa possibilità, dato che lì non riuscivo a esercitare alcun controllo sul mio aspetto, o forse perché l'ultima volta che l'avevo visto di persona ero vestita come un principesco pavone mascherato.
Scossi la testa, imbarazzata dai miei stessi pensieri. Cosa aveva fatto Will, dopotutto, per meritarsi quelle mie trepidazioni? Non aveva il minimo senso che io provassi quelle... emozioni al solo pensiero di rivederlo, anche perché praticamente non lo conoscevo e fino a quel momento non aveva fatto altro che sfruttarmi per i suoi scopi, o usarmi come cavia per quegli strani esperimenti onirici privi di logica. Era sbagliato farsi inutili illusioni su qualcosa di inesistente, perché questo era: solo stupide fantasie di una ragazzina che si era lasciata incantare da un violino e dal mistero che si celava dietro quel ragazzo imperscrutabile.
Scelsi infine l'abbinamento più comodo e sportivo, ignorandone totalmente l'effetto visivo, e mi calai giù dalla finestra, consapevole che il tempo stava scorrendo e che dovevo muovermi.
Scavalcato il cancello che delimitava i giardini con un'elegante capriola in aria, atterrai sull'erba corta con passo silenzioso e felino. Le prime lievi strisce di luce si stavano già sostituendo al firmamento, evidenziando le curve delle soffici nuvole accostate tra loro in forme irregolari come piccole fiammelle appena accese sopra le strade e le abitazioni addormentate della città.
Percorsi a passo rapido tutta la strada che conduceva alla Fontana delle Nereidi e dei Tritoni, ricordando come l'ultima volta fosse stata frastornante. Il fatto che Will avesse scelto proprio quel punto di incontro non poteva fare altro che confermare l'ipotesi di Padma: poteva davvero trattarsi di un passaggio per il rifugio degli Arkonanti di Torino.
Una volta raggiunta, mi costrinsi a ignorare la forte vibrazione che emetteva, perché sapevo che al momento c'erano questioni più urgenti di cui preoccuparsi, come la figura esile ma slanciata che sedeva su una panca priva di schienale, di semplice forma parallelepipeda, dando la schiena alla fontana e al palazzo, il viso rivolto verso gli alberi e la mole.
«Volevi vedermi» riuscii a trovare la forza di dire, racimolando tutto il coraggio possibile. Lui vestiva abiti semplici, una maglia grigia che gli stava leggermente grande, evidenziandone la gracilità, e pantaloni lunghi, che, per quanto sottili, davano l'impressione di essere troppo caldi per agosto, pur con la consapevolezza che questo per gli Ephuri non valeva.
Alle mie parole si voltò di scatto, e il suo sguardo bicromatico mi scavò dentro l'anima come una lama, stringendomi il cuore in una morsa. All'improvviso tutti i miei dubbi sul suo conto si dissolsero nelle nuvole rosate che coloravano il cielo, mentre Will tornava a essere la stupenda maschera con cui avevo ballato a Venezia, in quel momento in cui non v'era stata nient'altro che la nostra danza e il tramonto che tingeva di quel colore caldo il suo incarnato pallido, non diverso dall'attuale sorgere del sole sulle nostre teste.
Era così strano ed emozionante vederlo lì di persona davanti a me, e per lui doveva essere lo stesso supposi, notando l'espressione ammaliata che dipingeva costernazione e ammirazione sui suoi occhi.
«Sei venuta» constatò semplicemente, deglutendo e abbassando subito lo sguardo, non sufficientemente in fretta da impedirmi di notare che il colore dell'iride di Ramon era scomparso dal suo occhio sinistro, ora tornato interamente verde malachite incontaminato. Questo significava che l'inganno di R.R.R. aveva funzionato, con la sua morte il legame che si era creato con Will era stato spezzato perché il Ramon che adesso faceva la bella vita nel suo nuovo palazzo era stato collegato con un Will appartenente a una dimensione alternativa che aveva cessato di esistere da quando lui era entrato nella nostra. Mi faceva girare la testa già solo tentare di capire come si fosse resa possibile una cosa del genere, ma supposi fosse andata in questo modo.
«Beh, sembrava urgente» risposi, cercando di apparire naturale, quando in realtà avevo il solo istinto di allungare una mano e riprovare l'ebbrezza di sfiorare le sue dita, sentire di nuovo quella strana vibrazione che mi aveva toccata così nel profondo.
I suoi occhi in quel momento sembravano giganteschi, e gli addolcivano il viso magro in un'espressione tenera, quasi infantile, che mi ricordò qualcosa che però in quel momento non sapevo come identificare.
«Infatti lo è» confermò lui, alzandosi per raggiungermi.
«Ti prego, non dirmi che si tratta della corona di Arkon.»
A quelle parole un sorriso divertito gli piegò un angolo delle labbra screpolate verso l'alto. «No, questa volta no» rise, sembrando all'improvviso più a suo agio.
«Avresti dovuto ascoltarmi e non prendere il frammento» riprese, tornando a sedersi con espressione rattristata. Sembrava quasi che si sentisse in difetto, come se stesse facendo qualcosa che non voleva.
Mi morsi il labbro inferiore, sentendo la mancanza della sua vicinanza, così mi sedetti vicino a lui e le nostre ginocchia si sfiorarono, attraverso i vestiti, provocando a entrambi quella particolare e inspiegabile vibrazione percepita anche durante il nostro ballo.
«Lo so» mi limitai a rispondere. Will mi aveva avvertita in sogno, ma io, troppo impegnata a prendermela con lui, l'avevo ignorato e così avevo permesso a Elias e al suo Adelpho di appropriarsene. E ora...
«Non è ancora troppo tardi, avete la possibilità di recuperarlo» disse, con mia sorpresa, lui. «Dopo una cosa che le è accaduta in questo ultimo periodo, Sandy ha bisogno di diverse ore per riprendersi dopo aver usato un'illusione, quindi non ha ancora avuto modo di consegnare il frammento agli altri Arkonanti, che incontrerà questa sera verso le otto, nell'ex Fonderia Caratteri Nebiolo, in via Bologna.»
Sgranai gli occhi, sorpresa. Il potere di Sandy era stato minato? Come era possibile? Era sempre stata così invincibile, quella volta sul tetto della Pedrera mi ero sentita del tutto inerme innanzi alla sofferenza che mi provocava il suo potere... sensazione del tutto ribaltata da quello che invece avevo sentito la sera seguente, in sogno, in cui ogni cosa sembrava essere stata rimessa al posto che gli spettava.
«Will... io... non c'entro niente vero, con questo indebolimento di Sandy?»
Lui si limitò ad abbassare lo sguardo e a scuotere la testa, e qualcosa, in quel gesto, mi diede l'impressione che mi stesse mentendo. «Adesso quel che conta è recuperarlo in tempo. Se riuscite ad arrivare lì e a fermare gli Arkonanti prima che il frammento venga messo definitivamente al sicuro, approfittando del fatto che Sandy non sarà ancora del tutto nelle sue forze... forse potreste farcela. È un rischio che dovete correre.»
Annuii. Aveva ragione, non dovevamo lasciarci sfuggire quell'opportunità. Will si guardò intorno, dal che compresi che, di nuovo, quel poco tempo che ci era concesso stava volgendo al termine.
Come ogni volta. Sempre solo attimi rubati, niente più di questo ci era concesso.
«Will, perché rimani con loro?» chiesi, nuovamente.
«Devo andare» si limitò a rispondere lui, alzandosi in piedi. Perché? mi chiesi per la milionesima volta. Perché sembrava sempre un animale braccato, perché anche quando sembrava libero come in quel momento dava l'impressione di essere continuamente controllato, rinchiuso dietro sbarre invisibili? Con che cosa lo tenevano in scacco?
«Io potrei aiutarti» tentai, ancora, «ho provato sulla mia pelle le torture che ti fa Sandy, so cosa si prova.»
Il suo sguardo si indurì e per un attimo scorsi un guizzo di pericolosità lampeggiare nei suoi occhi. «No, tu non lo sai» disse, il tono tagliente e acuminato come una lama appena affilata, che quasi mi ferì. Perché non voleva aprirsi con me? Lo sentivo nella sua voce, e lo vedevo nei suoi occhi, che lui desiderava solo smettere di soffrire, eppure perseverava nel rimanere rinchiuso nel suo bozzolo di solitudine.
«Liv, io...» mi prese delicatamente le mani nelle sue dalle dita affusolate da violinista, il cui tocco era delicato come la neve. «Ti prego, qualunque cosa accada, non odiarmi» deglutì, prima di interrompere quel breve, impercettibile contatto, e voltarsi, le mani nelle tasche dei pantaloni e le spalle lievemente ingobbite.
«Will!» lo chiamai ancora, un'ultima volta, sentendo già montare un inspiegabile magone alla sola idea di non rivederlo più di persona per chissà quanto tempo. «Puoi almeno dirmi chi sarà a venire ucciso da Sandy?»
Quella domanda attendeva risposta dal momento in cui il frammento mi era stato sgarbatamente sottratto dalle mani al Parc Guell, e più passava il tempo più il dubbio mi logorava.
Lui si fermò un attimo per voltarsi solo parzialmente, l'occhio color malachite l'unico visibile. «Posso solo dirti che non è stata una tua scelta, quella di non cedere al suo ricatto» si girò di nuovo in avanti, e aggiunse, prima di andare via con passo spedito per sparire alla mia vista: «È stata una scelta di tutti voi».
Grazie mille Will, per le tue risposte sempre accurate e precise, e soprattutto comprensibili! 😄
Ma menomale che c'è la per niente innamorata Liv che si fida ciecamente di tutto quello che lui le dice, dopotutto sono teneri, non trovate? 🥰
Preparatevi, che la battaglia finale si avvicina... e con essa la morte 💀💔
꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂
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