107.Pulizie
Un silenzio spettrale vige nella stanza, interrotto solo dai respiri profondi e pieni di vita appena ottenuta. Tutti gli altri, invece, trattengono il fiato.
C'è Will, questo lo vedo, ma il resto è troppo confuso perché Lei riesca a capirci qualcosa.
Si starà chiedendo perché sia tornata indietro, a quando i sogni erano ancora antri oscuri e incomprensibili? Pensava che non sarebbe più accaduto, e invece ecco di nuovo quella sensazione di stordimento e confusione, estraneità dal suo stesso corpo. Dal mio corpo.
Un corpo fisico, che si trova qui per davvero. Di questo siamo certe entrambe, anche se lei non sa spiegarsi come.
Provo rabbia, molta rabbia, nei confronti di colei che è china davanti a me, a implorare il mio perdono ciò che ha fatto.
Perdono che non concederò. È giusto ristabilire l'ordine delle cose.
Perché questa volta Sandy si è spinta troppo oltre, e adesso deve pagare.
Apro la bocca e sentenzio la pena.
Spalancai di scatto gli occhi, mettendomi seduta e respirando affannosamente. Sentivo ancora tracce di un furore cieco, ma avevo come la sensazione che la situazione fosse stata risolta, che le cose erano state messe al loro posto e che adesso potevo stare tranquilla. Però non capivo, perché avevo parlato di me in terza persona? E cosa aveva fatto Sandy?
Mi guardai intorno, ancora stordita, riconoscendo la mia camera dell'appartamento a Barcellona, lievemente illuminata dai primi raggi di sole mattutino che, soavi, accarezzavano la figura di Liss intenta a dormire beata nel suo letto. Mi alzai con un movimento repentino, ignorando le macchie che mi danzavano davanti agli occhi, e corsi impacciata verso il bagno, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare gli altri e attirare l'attenzione.
Nello specchio mi accolse un riflesso dall'espressione sconvolta, con borse scure sotto gli occhi a adombrare lo sguardo spento. Mi sentivo sfinita, più ancora di quando, quella notte, gli Adelphi avevano trascinato a casa me e Liss dopo essersi ripresi. Mi ero gettata direttamente sul letto, agognandone il materasso morbido e il cuscino soffice, e ignorando completamente i miei genitori che continuavano a chiedermi cosa fosse successo. Adesso però ero proprio devastata, come se avessi fatto uno sforzo enorme ma ne fossi stata ricompensata, perché avevo ottenuto quel che volevo, anche se non sapevo esattamente di cosa si trattasse.
Deglutii, rendendomi conto che non era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere. Una sensazione simile l'avevo provata prima con quel maestro alle elementari che si era ritrovato privo di memoria, poi con il tizio che aveva voluto denunciare mio padre ed era stato smascherato, poi con gli architetti dello studio rivale a quello dei miei genitori che erano andati in manicomio e infine... con Barbara.
Ogni volta qualcosa di spiacevole era accaduto dopo che io avevo fatto un sogno del genere, di cui per la prima volta conservavo parzialmente memoria. La vera domanda era, questa volta, chi ne avrebbe patito?
Non trovai risposta al quesito che mi dilaniava neanche verso mezzogiorno, quando mi alzai definitivamente. Dopo essermi svegliata alle prime luci dell'alba, ero praticamente ricrollata subito tanto ero sfinita, e, forse anche per via di tutte le ore di sonno perdute, mi ero fatta una lunga dormita talmente rigenerante che mi svegliai canticchiando una canzoncina di violino.
«La vuoi finire? Questa musichetta mi snerva!» si lamentò all'improvviso Liss gettando a terra il manico di scopa con cui stava spazzando il pavimento.
Mamma e papà erano usciti a fare compere, ma non prima di averci fatto una bella ramanzina per come ci eravamo comportati la sera prima.
«Non solo avete bloccato all'improvviso la festa che stavate organizzando da almeno due settimane, cacciando tutti gli ospiti di casa» incominciò mamma, «ma siete anche usciti all'improvviso accampando una scusa veloce e priva di senso, per poi stare fuori quasi tutta la notte!»
«E come se non bastasse, avete portato a casa nostra questo... cosa sei esattamente tu? Un barbone?» papà si era rivolto a R.R.R., che avevamo trovato ad aspettarci nella piazzetta sotto casa. Non trovando altre possibilità, eravamo stati costretti a portarcelo dentro l'appartamento che stava diventando decisamente troppo affollato.
«Un elegantissimo individuo, per niente puzzolente o barbuto, sfrattato ingiustamente da casa propria, prego» ci aveva tenuto a specificare R.R.R. con un sorriso smagliante, che però non aveva attaccato molto con i miei genitori.
«E per di più» avevo aggiunto io, «avete presente che Liss è venuta qui a Barcellona per cercare l'amore della sua vita? Ecco, lui...»
Neanche il tempo di finire di parlare, che mamma aveva strepitato per la gioia e aveva insistito con papà per farlo restare con noi. R.R.R., che a loro aveva detto di chiamarsi Roberto, non aveva esitato a rigirare il coltello nella piaga a Liss, interpretando fin troppo bene la sua parte; l'islandese, d'altro canto, era seriamente sul punto di esplodere e capii che questa volta non ce l'avrebbe fatta passare liscia, prima o poi la sua vendetta sarebbe arrivata.
In ogni caso, per rassicurare i miei, R.R.R. aveva specificato che sarebbe stato a casa nostra soltanto di notte e aveva insistito per dormire sul divano. "Tanto non sarà per molto tempo" aveva aggiunto, facendomi temere che alla Pedrera avessimo sbagliato qualcosa, e che lui fosse quindi destinato a morire. Dopotutto Isidoro era ancora in circolazione e anche Sandy, da quel che sapevo. Però, al momento troppo stanca, avevo preferito non giungere a conclusioni affrettate, e quel mattino lui era già sparito, impedendoci quindi di fargli alcuna domanda.
E ora, io, Liss, ed Elias, eravamo stati costretti a pulire tutta la casa dopo la festa del giorno prima, perché mamma e papà volevano punirci per il fatto che avevamo passato la notte in discoteca dove Liss e i due Adelphi si erano fatti picchiare e Padma si era addirittura spezzata un braccio. Quest'ultima, esonerata dalle pulizie, era rinchiusa in camera da tutta la mattina e sbraitava contro tutti quelli che osavano aprire la porta. Spiando dalla serratura l'avevo vista a gambe incrociate e con gli occhi chiusi, segno che stava tentando, invano, di meditare, e il fatto che non ci stesse riuscendo sembrava innervosirla parecchio.
«Stai cantando di nuovo!» eruppe Liss neanche cinque minuti dopo avermi rimbrottato la prima volta. Mi sa che era ancora arrabbiata perché l'avevamo "fidanzata" con R.R.R.
«Non è vero, questa volta era solo mentalmente!»
«Beh, allora sigillati la porta ché traspare troppa roba!»
Roteai gli occhi, in un certo senso rassicurata dalle lamentele di Liss. Qualunque cosa, pur di distrarmi dalle esperienze della notte appena trascorsa. A momenti mi tremavano le mani e sentivo ancora, in diverse parti del corpo, echi del dolore che mi aveva dilaniata sul tetto della Pedrera. Non osavo immaginare come dovesse essere provare ripetutamente una cosa del genere, e non potevo fare altro che dispiacermi per Will, che ora sentivo di capire per davvero.
«Comunque non mi è ancora chiaro cosa sia successo esattamente sul tetto,» disse Elias, mentre si allungava per togliere due lanterne da una finestra, riuscendo a rendere spettralmente cupa persino l'allegra luce rossa che si rifletteva sul suo viso ombroso, «come è riuscita Liv, a sconfiggere da sola sia Hel che Isidoro?»
Mi morsi il labbro, irritata. Ecco, figurati se non doveva ritirare fuori l'argomento...
«È stata la casa, come ti ho già detto più volte, e comunque non mi va di parlarne.»
«Ovviamente» mugugnò Elias.
Quel tono mi fece innervosire. Chi si credeva di essere a insinuare contro di me? Proprio lui!
«Hai qualche problema?» chiesi con un tono più brusco di quanto mi aspettassi io stessa, lanciando violentemente la spugna nel lavandino. Intanto lo sguardo di Liss sembrò farsi improvvisamente incuriosito da me ed Elias, del tutto ignaro invece del pavimento che in teoria stava spazzando.
«Sì, direi proprio di sì» rispose lui, lo sguardo lampeggiante di rabbia. Con il taglio che gli attraversava la guancia che si era procurato quella notte insieme a Ewan - la ferita ce l'avevano entrambi ma non sapevo chi dei due fosse stato colpito - e le occhiaie ancora più rimarcate del solito, faceva quasi paura.
«Sei te il problema, è sempre stato così» mi sputò in faccia con tono minaccioso, «perché proprio tu hai questi sogni con gli "indovinelli" per trovare i frammenti e R.R.R.? Perché proprio tu hai la capacità di vedere queste cose strane nelle costruzioni di Antoni Gaudì? Perché, da quando sei comparsa te, Hel in persona ha cominciato ad apparire molto più frequentemente?»
All'ultima domanda Liss sobbalzò lievemente, per poi abbassare il capo e riprendere a spazzare con stizza, come per fingere di non stare ascoltando.
«Non pensare che io sia così stupido da lasciarmi ingannare dalla tua apparente innocenza. Credi che io non sappia cosa stai tramando?»
«E cosa starei tramando, sentiamo un po'!»
«Non è possibile che tu possegga tutti questi cebrim così potenti e particolari, non se sei davvero la figlia di due Metephri non ancora sviluppati. La verità è che il tuo Cerebrum è più vasto di tutti i nostri messi insieme! Proprio come fece tuo padre a Roma ti sei infiltrata in mezzo a noi fingendoti dalla nostra parte e intanto stai segretamente aiutando i nostri nemici, in attesa di poter riprendere una delle guerre più violente di tutta la storia degli Ephuri. Ammettilo, Livia, tu sei l'Erede di Arkon.»
Sgranai gli occhi e feci un verso stupito, incredula che fosse arrivato a dire tanto, per giunta con un tono così serio. Come poteva credere davvero una cosa del genere? Era completamente assurdo, non aveva il minimo senso. Chissà come gli era venuta in mente un'idea tanto assurda?! Ma forse era solo un modo per distogliere l'attenzione da lui e dai suoi segreti. Magari era proprio lui l'Erede di Arkon.
«Questo non ha il minimo senso!» ribattei, dopo un po', chiedendomi se ci fosse davvero il bisogno di rispondergli.
«Ah no?» ribatté lui, sollevando un sopracciglio interrogativo. «Cosa c'è di insensato nel mio ragionamento?» aggiunse, questa volta rivolto a Liss.
Lei, senza nemmeno sollevare lo sguardo dal pavimento, fece spallucce. «Un po' tutto. Non so se ti ricordi, alla fine della guerra, dopo che mia madre ha sconfitto l'Erede di Arkon, il governo ha fatto distruggere fino al suo più lontano parente Letargiante, quindi è impossibile che sia sopravvissuto qualcuno e non ci sono prove né che avesse figli, né che fosse fidanzato con una qualche ragazza che possa aver partorito successivamente. E sinceramente non credo nemmeno che possa essere la spia, dato che gli Arkonanti sembravano prevedere le nostre mosse già da ben prima del suo arrivo.»
Prima che Elias potesse rispondere, forse con un'imprecazione, Liss aggiunse, dopo essersi appoggiata al manico di scopa, e dandoci le spalle: «Per di più... quando Hel è apparsa la prima volta, ha detto che "L'erede di Arkon è tornato", e si è riferita a lui come al suo signore. L'ho sentita con i miei occhi. Io c'ero».
Il suo tono era lieve come una folata di vento, eppure udibilissimo.
A quelle parole Elias non ebbe il coraggio di ribattere nulla, sospirò semplicemente, ma qualcosa, nello sguardo che mi lanciò subito dopo, mi fece sospettare che in realtà non avesse cambiato idea affatto. Vabbè, peggio per lui.
«Comunque anch'io avrei un piccolo problemino con te» mi lasciai scappare. «Dove sei stato l'altra notte? Quando sei tornato puzzavi di pino ed eri congelato dalla neve. Come intendi spiegarmelo questo?»
A quelle parole Liss si voltò di scatto verso di lui, e io mi chiesi perché cavolo avessi rivelato quella prova così presto, senza prima averne raccolte altre per essere sufficientemente sicura. D'ora in poi sarebbe stato più attento e non avrei più trovato altri modi per dimostrare che ci stava nascondendo qualcosa.
«Che cosa?» l'islandese lasciò definitivamente la scopa, per portare le mani ai fianchi e avvicinarsi stupita.
Elias, colto in fallo, aprì la bocca per lo stupore e fece un passo indietro. Per un attimo sembrò perdere tutta la sua forza e minacciosità, apparendo semplicemente un diciasettenne spaventato.
«Non sono affari vostri dove vado di notte, e comunque questo non c'entra per niente con la spia, è inutile che tenti di deviare l'attenzione da te inventandoti prove che non puoi dimostrare!» Elias aveva già riacquisito la sua ferocia.
«Non mi sono inventata un bel niente» ribattei, calma, incrociando le braccia.
Lui mi lanciò uno sguardo lampeggiante d'ira e poi buttò a terra le lanterne. Dopodiché ci sorpassò e con passo pesante entrò in camera sua, sbattendosi la porta alle spalle e chiudendola a chiave.
"Probabilmente è andato a pulirsi le scarpe" pensai.
Sia io che Liss restammo a fissare la porta chiusa per qualche minuto, poi lei disse: «Elias deve proprio imparare a gestire la rabbia, comunque».
Le lanciai uno sguardo eloquente che diceva: "Davvero? Proprio tu lo dici?", ma a cui non fece nemmeno caso. Ad ogni modo, ero felice di essere riuscita a catturare la sua attenzione con la faccenda di Elias; ora almeno avrebbe potuto concentrarsi sulla pista giusta e lasciare in pace Padma.
«E così siamo rimaste solo io e Livia Drusilla Claudia, moglie di Augusto, a pulire, ottimo. Ma dov'è il Pulzello d'Orleans?»
Roteai gli occhi, mentre mi tornava il sorriso sul volto nel sentire i nomignoli su base storica che Liss aveva affibbiato a me e Yoann.
«All'Ophliria, come ogni mattino» risposi, senza riuscire a trattenere la lieve amarezza nel tono di voce.
«Sono le due del pomeriggio, le lezioni sono finite due ore fa! O almeno così ha detto Ewan.»
Sollevai stupita lo sguardo. Le due? A quanto pareva avevo dormito più di quel che pensavo, dato che ero sveglia da solo un'ora circa.
«Ah già, lui dov'è?» chiesi, incuriosita, riferendomi al Mindsmith che quel giorno non avevo ancora neanche visto, dato che era già fuori casa quando mi ero alzata.
«Dalla sua nuova ragazza. Mi imbarazzo per lui per quanto si è ridicolizzato stamattina, si è messo tutto in ghingheri come una ragazzina di tredici anni alla sua prima cotta e continuava a saltellare in giro come una fatina isterica continuando a dire che la sua ragazza è fantastica e che non vedeva l'ora di rivederla! Orribile, credimi, davvero orribile, sei fortunata a essertelo risparmiato!»
Io sì, di certo me lo ero risparmiato, ma Padma? Quanto doveva essere stato doloroso per lei? Era quello il motivo del suo nervosismo? Anzi, era possibile che fosse anche la causa dell'instabilità del suo Clypeus che aveva permesso a quell'Arkonante di entrare nella sua testa?
«I ragazzi! A chi importa di avere un ragazzo? Agli imbecilli e ai perdenti, infatti Ewan è proprio un idiota!» continuò Liss, facendomi sorridere divertita.
«Come osi ridere? Tu che hai avuto la brillante idea di farmi fidanzare con quell'individuo così orrendamente variopinto da far vomitare! Bleah!»
Liss rabbrividì tutta vistosamente in modo esagerato, facendo un verso schifato.
«È solo finzione Liss, non siete mica fidanzati per davvero!» ribattei scoppiando a ridere.
«Sì, ma non mi piace che la gente lo pensi, e odio essere costretta a fingere che sia così! E SMETTILA DI RIDERE.»
Mi lanciò la scopa addosso e io la schivai per un pelo, segnandomi mentalmente di non prendere mai più in giro Liss quando aveva a disposizione qualunque oggetto potenzialmente pericoloso.
«E comunque sappi che non la passerai liscia, la mia vendetta arriverà quando meno te lo aspetti.» aggiunse, dopo essere venuta a raccogliere il manico, e puntandomelo addosso con fare minaccioso.
«Va bene, va bene» alzai le braccia in segno di resa, con un'espressione innocente in viso.
«Comunque mi stupisce che tu non sappia nulla di un altro membro del vostro Triumvirato tutto speciale» aggiunse, dopo qualche minuto, mentre spazzava il pavimento.
«Triumvirato?» aggrottai le sopracciglia, confusa.
«Sì, credi che non l'abbia notato che tu, Yoann d'Arc e la Senatrice Amidala negli ultimi tempi fate sempre comunella e siete tutti Cip, Ciop, e Ciup?» disse, facendo la voce in falsetto, con una smorfia nauseata.
La Senatrice Amidala, alias Padma - non avendo trovato personaggi storici famosi con il nome simile al suo era dovuta ricorrere a Star Wors, che pur sempre storia era - di certo non sarebbe stata felice della sua descrizione, non quel giorno che ce l'aveva con tutto e tutti e in particolare con Yoann.
«Perché dici che siamo un triumvirato? Non mi sembra che abbiamo instaurato alcuna dittatura...»
«Certo, non ancora. Anche Ewan ed Elias hanno cominciato allo stesso modo, e poi guarda com'è andata a finire: Adelphi! Non esiste smanceria gratuita peggiore!»
Mentre Liss scuoteva la testa con disapprovazione, riuscii a interpretare l'occhiata che l'altro giorno aveva lanciato a noi tre nella metro. La verità era che si sentiva gelosa, o per lo meno esclusa, e temeva di essere rifiutata. Prima che Elias arrivasse, probabilmente lei ed Ewan dovevano essere stati molto più uniti, ma da quando si era formato il legame Adelpho, era stata praticamente rimpiazzata con qualcun'altro da colui che lei considerava un fratello. E ora io, Yoann e Padma, stavamo legando più tra noi e lei rischiava di rimanere di nuovo indietro, esclusa una seconda volta.
La sua invidia era molto tenera, e mi portò a dispiacermi per Liss. Ma la verità era che non potevo farci niente, la prima a non rendersi veramente disponibile agli altri era proprio lei.
Piuttosto, mi chiesi, dov'era finito Yoann? Lo cercai mentalmente ma trovai la sua porta chiusa a impedire ogni comunicazione o contatto. Scrollai le spalle. Probabilmente stava solo passando un po' di tempo con i suoi amici e non gli andava di essere disturbato.
Ripresi a pulire, dato che c'era ancora molto lavoro da fare, ma mi distrassi subito dopo notando che sul divano c'era uno slip da uomo con un motivo floreale verde, giallo e blu. Mi spuntò immediatamente un sorrisone a trentadue denti sul viso.
«Liss» chiamai, sollevandolo con una forchetta e lanciandolo in faccia all'Ephura, «tieni, questo l'ha lasciato qui il tuo ragazzo e mi ha detto di fartelo avere!»
Quella volta, il manico di scopa non mi mancò.
Piccola precisazione: il sogno iniziale non è un errore che sia narrato in tempo presente, è una cosa voluta e ha un significato particolare che poi capirete, per ora posso solo dirvi di provare a tenerlo a mente 😇
Comunque che cavolate che ha sparato Elias in questo capitolo eh?🤣 Chissà come gli vengono in mente certe idee ahahahahah
E GiulSma hai visto, alla fine sono riuscita a inserire ugualmente il nome "Roberto" nella storia, anche se solo per una piccola parte😊
E infine... che dite, alla Pedrera avranno fallito o R.R.R. sarà salvo? Si accettano scommesse 👀
꧁ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA꧂
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