105.In mezzo alla tempesta

Per quanto tutti concordassimo, almeno in parte, con Liss, dovevamo riconoscere che R.R.R. aveva ragione, non ci restava altra scelta che seguire gli Arkonanti e vedere dove il mecenate intendeva condurli. Che ci piacesse o no, quell'individuo ci era senz'altro necessario per i nostri obiettivi e la sola idea, prima reputata così lontana e irreale, che rischiasse addirittura di morire, mi inquietava al punto da farmi correre un brivido lungo la schiena.

Senza neanche bisogno di scambiarci alcuna parola – R.R.R. le aveva fatte esaurire tutte persino a noi con la sua parlantina – ci eravamo già resi invisibili agli occhi dei Letargianti ed eravamo corsi verso l'edificio in fiamme attorno cui si era radunata una folla di gente. Nel vociare generale si distinguevano domande e dubbi, i toni preoccupati e confusi dalla scoperta di quell'appartamento di cui non sapevano l'esistenza e di cui presto, di sicuro, si sarebbero dimenticati.

Scorsi velocemente lo sguardo sui volti sconosciuti senza notare nessun viso familiare. I primi a trovarli furono Ewan ed Elias. Indicarono verso un punto e tutti, cauti, ci avvicinammo per osservare senza essere visti in modo da evitare il rischio di disattivare le nostre illusioni.

Forse per sfuggire alla furia del fuoco dell'esplosione, gli Arkonanti non si erano curati molto di nascondersi da occhi indiscreti. Rifugiati in una via laterale del Barri Gotic, non molto lontana dal luogo dell'incidente, sembravano anzi alquanto malmessi, segno che R.R.R., per quanto non li avesse davvero uccisi, aveva inferto loro un duro colpo.

Isidoro era leggermente in disparte, il capo chino e i capelli scuri a coprirgli parte del viso, appariva incurante delle ferite che riportavano molti degli altri, di cui Cosimo e Kerkyra stavano tentando di occuparsi. Riconobbi anche Hannah, pure lei messa piuttosto bene, e alcuni degli Arkonanti che avevo conosciuto al Poble Espanyol. La ragazza dai capelli di fuoco, che Padma aveva atterrato appena in tempo prima che mi infilzasse con una spada di mens, sembrava invece quella ridotta peggio, continuava a gemere per il dolore e da come tutti le si apprestavano attorno alla parte sinistra del viso, delle spalle e forse anche della gamba, supposi avesse riportato gravi ustioni che stavano tentando di curare.

Vedere le espressioni di intensa preoccupazione degli Arkonanti per la sorte di una loro cara, e sentire la sofferenza di quest'ultima, mi fece uno strano effetto. In quel momento sembravano persone normali, così... umane. Semplici vittime di una guerra nella quale, più diventavo partecipe, più cominciavo a considerare inutile e priva di fondamento. Proprio come aveva detto R.R.R., "appannarmi la vista" mi stava aiutando ad assumere una visione di insieme più completa. Certe volte avrei desiderato poter essere come Michael, semplicemente esterna al conflitto, totalmente imparziale e inalterabile nel mio punto di vista.

Peccato che a me non fosse concesso; adesso che Sandy mi aveva preso nelle sue mire, non avevo alcuna possibilità di sfuggire dal mio dovere di Umanente.

La mia attenzione fu nuovamente calamitata da Isidoro quando quest'ultimo, affiancato da Hannah che sembrava aver notato qualcosa, richiamò il fratello e alcuni degli altri Arkonanti circostanti. Parlavano mentalmente tra loro per cui riuscii solamente a intuire il discorso: Segugio aveva trovato una delle tracce di cui aveva accennato R.R.R., e Isidoro stava chiamando a raccolta gli Arkonanti in modo tale da poter stanare e catturare il loro obiettivo una volta per tutte. Alcuni sembrarono rifiutarsi, probabilmente per il desiderio di aiutare i loro feriti, e il maggiore degli Affilanti dimostrò, con mia sorpresa, il buon cuore di concedergli almeno questo. Dopodiché, seguito da un manipolo di seguaci di Arkon, si inoltrò con passo silenzioso tra le viuzze pedonali del quartiere gotico.

In un attimo gli eravamo già dietro, silenziosi come gatti. La tensione che mi avviluppava lo stomaco mi impedì di far caso al paesaggio circostante e ai luoghi in cui le tracce di R.R.R. stavano conducendo gli Arkonanti, tanto che rimasi a dir poco sorpresa di trovarmi nuovamente in Passeig de Gràcia, vivace per la moltitudine di negozi commerciali aperti ancora a quell'ora di sera.

Superammo Casa Batllò e molte delle altre lussuose villette del posto, per poi fermarci all'improvviso quando Isidoro e gli altri attraversarono una strada per inoltrarsi all'interno del maestoso cancello di un edificio che, forse perché situato all'angolo del marciapiede con cui creava un piccolo slargo, attirava subito l'attenzione su di sé.

Non fu affatto una sorpresa scoprire che si trattava di un'altra delle costruzioni di Gaudì, che da sempre mi aveva incuriosita perché era una delle poche a non vantare, almeno dall'esterno, facciate eccessivamente variopinte di colori accesi, in favore di una sobria comunione di linee ondulate e sinuose color sabbia: Casa Milà, altrimenti nota come la Pedrera.

R.R.R. aveva rivelato a Yoann che il frammento di Barcellona si trovava in una delle costruzioni del famoso architetto, o almeno così noi avevamo potuto dedurre dalle sue parole. Possibile che si trattasse proprio di Casa Milà? Perché, dunque, condurre gli Arkonanti lì dentro? Aveva anche detto, solo poco prima, che forse avrebbe potuto tornare utile pure a noi seguire quelle tracce, e probabilmente si riferiva proprio al frammento.

E, in tutto questo, lì dentro sarebbe anche stata decisa la sorte di R.R.R. in un modo che ancora non mi era del tutto chiaro. Decisamente una bella confluenza di fatti, troppo fitta persino per lui, ci aspettava dietro quelle mura di pietra erose dall'azione del mare. Inutile dire quanto mi spaventasse la sola idea di varcare quel cancello di vetro e ferro ondulato in forme rotondeggianti ma geometriche, come le ali di una farfalla. Ad accompagnare quel sentimento, però, percepivo provenire da esso un richiamo primordiale e irresistibile, che, nonostante le mie remore, mi spinse a essere addirittura la prima a varcarlo.

Già voltandomi indietro verso i miei amici, potei constatare che il cebrim dell'architettura, nonostante l'ansia per l'inseguimento, si era già attivato. Non mi trovavo più in una delle strade più famose e ricche di Barcellona, anzi, non mi trovavo proprio in alcuna città. Oltre gli enormi e deformi fori ellissoidici che caratterizzavano il cancello, si poteva scorgere l'orizzonte blu scuro dell'oceano. Illuminato dalle stelle e accompagnato da un forte scroscio rumoroso come di una mandria di cavalli infuriati che scalpitava e nitriva, scalfì gli scogli da cui emergeva il cancello, arrivando addirittura a rinfrescarmi con uno schizzo che attraversò il vetro.

«Oh, ma cosa vuoi, spostati!» mi scansò Liss, irritata perché per la confusione mi ero dovuta fermare un attimo per riprendermi e abituarmi al cambio di ambiente.

Anche gli altri le andarono subito dietro tanto che dalla prima divenni l'ultima del gruppo. Presi un respiro profondo, decisa a non farmi più distrarre dal nostro obiettivo. Dopotutto sapevo già che non c'era una delle costruzioni di Gaudì che non avesse una qualche stordente particolarità di quel tipo, sia che fosse in quantità minore, come nell'Ephia, sia più insistente, come in casa Batllò. L'unica cosa da fare era ignorare ogni elemento privo di senso e concentrarmi solo sugli Arkonanti.

Sempre che il vecchio Agyc non avesse esagerato con gli effetti speciali.

«Qual è il piano d'azione?» chiese Yoann. «Non possiamo rendere questo edificio turistico il nostro campo di battaglia!»

«Il nostro piano d'azione è sempre il solito: totalmente inesistente!» rispose Liss con una scrollata di spalle. «Fin ora è sempre andata alla grande così, no?»

«Sì ma questa volta ne dipende della vita di Erre... cioè lui è essenziale per trovare i frammenti, non possiamo perderlo...» si aggiustò all'ultimo momento Yoann.

«E come fai a sapere che non sarà proprio facendo un piano destinato a fallire che lo faremo fuori?»

«No, bei capelli ha ragione, dobbiamo fare un attimo il punto della situazione, approfittando che abbiamo dalla nostra il fattore sorpresa dal momento che loro non hanno idea che noi siamo qui» concordò Ewan.

«Okay, allora cosa avete intenzione di fare, sentiamo un po'?» Liss incrociò le braccia al petto, fissando il Mindsmith in attesa, un piede che ticchettava nervosamente per terra per la trepidazione di scattare all'azione.

«Allora... ehm ragioniamo un attimo...»

«Non abbiamo il tempo di ragionare!» eruppe Liss, come se non avesse aspettato altro che quelle parole. «Lo sappiamo tutti qual è l'unico modo di salvare quello svampito strambo: dobbiamo far fuori, una volta per tutte, Isidoro e la sua combriccola. Qui e ora. Approfittiamo del fattore sorpresa e sgozziamoli, lentamente. Siete con me?»

Non so se fu la serietà con cui disse quelle parole o se fu per via della spietatezza che traspariva dai suoi glaciali occhi color sangue, ma in quel momento Liss mi spaventò quasi. O meglio, mi spaventò come il dolore e il desiderio infinito di vendetta potessero trasformare una persona.

«Lo sai che quando si tratta di ostacolare le Lingue Affilate siamo sempre in prima fila» ghignò Elias, e anche Ewan annuì.

Dopodiché i loro sguardi carichi di aspettativa si spostarono su noi tre. Io abbassai lo sguardo, per evitare di far trasparire quanto fossi distratta dalle colonne della cava su cui si inerpicavano piante rampicanti, in quello che loro credevano fosse un semplice giardino interno, e non una splendida armonia di colori e forme naturali. Padma, d'altro canto, seppur ancora scossa da quanto accaduto alla festa, sostenne il suo sguardo, comunicando senza parole che restava inalterabile nel suo punto di vista: non avrebbe mai posto fine ad alcuna vita umana, nemmeno se si fosse trovata costretta. Yoann invece respirò profondamente e disse, senza però il coraggio di usare la voce: "Se è proprio necessario..."

«Bene, allora è deciso, non perdiamo altro tempo. Noi tre occupiamoci di Cosimo e Isidoro, voi degli altri» decise Liss, salendo su per delle scale formate da liane arboree intrecciate tra loro verso cui forse aveva visto muoversi i nostri nemici, seguita dai due Adelphi.

Centinaia di volte quei tre Ephuri, nei diversi anni prima del mio arrivo, avevano tentato di liberarsi di alcuni di quegli Arkonanti più influenti, ma avevano sempre fallito. Perché questa volta avrebbe dovuto cambiare qualcosa? Probabilmente erano le parole di R.R.R. a dargli la speranza, supposi.

Ma anche fossero riusciti a eliminare Isidoro, sarebbe davvero cambiato qualcosa? Era inutile che Melissandra continuasse a mentire a sé stessa, perché in realtà sapevamo tutti che il vero nemico, qui, era Hel. Isidoro era solo un suo burattino, chiunque avrebbe potuto prendere il suo posto e i problemi sarebbero ricominciati daccapo. Forse però, dovevo riconoscere, questo avrebbe potuto davvero far guadagnare tempo a R.R.R. permettendogli perciò di salvarsi.

In ogni caso, era inutile rimuginare. Insieme a Pad e Yoann oltrepassai il cortile interno sbucando in quella che Yoann descrisse come una strada per le carrozze, ma che a me sembrava più che altro una vera e propria grotta dalla quale, seppur fosse riparata, si percepiva il tremore continuo che la furia del mare in tempesta provocava scontrandosi sulla superficie esterna. Più mi addentravo in casa Milà, più si faceva intensa la sensazione di trovarmi davvero in una costruzione che emergeva direttamente da un isolotto roccioso nel mezzo di un oceano, che su di esso si scontrava tentando di demolirlo. Ma questo posto invece resisteva agli attacchi violenti del vento e alla potenza del mare, e persisteva, saldo nella sua posizione, ai millenni che scorrevano su di lui, pur consapevole che la sua fine era già segnata, perché l'acqua era paziente e sapeva aspettare: prima un piccolo foro, poi una lieve scalfittura e un'altra ancora, piccole e insignificanti ferite che si sarebbero sommate pian piano nel tempo; indipendentemente dalla sua resistenza e dal suo tenore, alla fine l'oceano infinito del tempo l'avrebbe avuta vinta.

«Livvina, tutto bene?» si preoccupò Yoann, vedendomi appoggiarmi al muro con una mano nel tentativo di recuperare l'equilibrio a seguito di una scossa più forte delle altre che mi fece temere davvero che sarebbe crollato qualcosa.

Annuii subito per rassicurarlo, poi proseguimmo per delle scale, che condussero a degli appartamenti curati e mantenuti come erano in origine, con grammofoni, tovaglie damascate sui tavoli e curati lampadari di cristallo, ma che, come sempre, si distinguevano per le forme sinuose e morbide del mobilio e delle pareti, di cui nessuna portante. Come in Casa Batllò, ogni particolare era una fusione disarmante di comodità e funzionalità che ancora mi lasciava stordita e meravigliata.

Se nella prima casa, però, aleggiava un sentimento di meraviglia e lieve inquietudine per le reliquie di un passato dimenticato, in questa erano costanti la precarietà e la tensione, accompagnate però da una maggiore maestosità rappresentante la forza a non arrendersi alle avversità, la resistenza impossibile a qualcosa di più grande di tutti noi.

Un canto, impetuoso almeno quanto le onde furiose dell'oceano, si insinuava tra i muri e mi sussurrava nelle orecchie, prima piano e poi sempre più intensamente man mano che mi addentravo, e mi chiamava verso l'alto, verso le risposte.

La mano di Padma che mi afferrava per il braccio attirò la mia attenzione verso un gruppo di Ephuri sparpagliati tra la cucina, il salotto e una delle camere, intenti a frugare malamente tra gli oggetti vari, rovesciando sedie e tavoli, e cercando insenature nei muri o passaggi segreti.

«Così non arriveremo a niente!» esclamò la voce giovane di Kerkyra, allargando le braccia in segno di impotenza. «Ispezionare questo posto non ha senso, ormai R.R.R. è fuggito, dobbiamo farcene una ragione.»

Uno degli Arkonanti vicino alla ragazzina si voltò verso di lei, sollevato di venire esentato da quel lavoro inutile, ma Cosimo, che spuntò in quel momento dal corridoio, si affrettò a sciogliere le sue speranze. «Non se ne parla, questi sono gli ordini di Isi. Inoltre, qui potrebbe esserci persino il frammento, non possiamo lasciarci sfuggire quest'opportunità, non trovi? Al lavoro gente!»

In tutta risposta lei grugnì: «Sei pessimo a comandare», guadagnandosi un'occhiataccia in risposta dall'altro, che però non riuscì a velare la delusione che quelle parole avevano acceso nei suoi occhi.

"Che ci fa qui Cosimo? Non doveva trovarsi insieme a Isidoro?" chiese Padma, confusa.

"Si vede che Liss si è sbagliata..." Yoann assottigliò lo sguardo, ed entrambi pensammo la stessa cosa: la forza dei fratelli Affilanti stava proprio nella loro unione – o almeno questa era la mia ipotesi –, ed era il motivo per cui gli Adelphi non erano ancora stati in grado di sconfiggerli. Ma ora che i due erano separati e, per giunta, avevano l'aiuto di Liss, si trovavano in una considerevole superiorità numerica, resa ancora più significativa dall'effetto sorpresa che, se sfruttato bene, poteva essere micidiale. Possibile che fosse davvero la volta buona?

"Sconfiggiamo questi Arkonanti, in modo che non possano giungere in aiuto di Isidoro" proposi, pur consapevole che si trattasse di una pazzia: erano circa una decina di Ephuri, ben armati e agguerriti, mentre noi eravamo solo tre, di cui due ancora piuttosto inesperti. Forse era quel posto a rendermi avventata.

"Ci possiamo provare" concordò Padma, avvicinandosi cauta a Cosimo, da dietro. Eravamo ancora invisibili, ma non appena avessimo rivelato la nostra posizione con anche solo una minima irregolarità le nostre illusioni sarebbero diventate totalmente prive di consistenza a confronto di Cerebrum tanto vasti rispetto ai nostri. Perciò dovevamo giocare bene quella nostra prima mossa.

Yoann e io ci distribuimmo in modo tale da impedire una possibile fuga di Arkonanti in caso di attacco improvviso, e per un attimo restammo fermi immobili, mentre il canto corale di voci rauche e profonde, dal timbro antico come la terra stessa, ritmate dal tuono delle onde, diventava sempre più insistente nelle mie orecchie, in un crescendo di vibrazioni.

Poi, all'improvviso si quietò in un trepidante silenzio di attesa a fior di pelle, che durò qualche attimo.

E infine, tutto esplose contemporaneamente.

Pad fece perdere i sensi a Cosimo grazie a una rapida mossa sinuosa con la quale lo accompagnò al suolo, Kerkyra gridò per lo spavento e la rabbia, l'Arkonante più vicino si voltò, vedendomi, e tentò di attaccarmi, intanto che il canto maestoso diventava ancora più forte di prima, mentre la furia dell'oceano faceva traballare pericolosamente ogni cosa.

In un attimo gli scontri aperti erano al massimo della loro violenza. Padma era una furia e riusciva a combattere con tre Arkonanti contemporaneamente, anche se le sue mosse non erano brillanti e scenografiche come al solito, forse sempre per causa dei problemi di cuore che le impedivano di essere concentrata al massimo dei suoi livelli. Yoann, sfruttando vari oggetti dell'ambiente circostante e combinandoli con i cebrim di cui era a conoscenza, stava grosso modo riuscendo a cavarsela, ma non sapevo ancora per quanto.

Per quel che riguardava me, invece, gli scontri erano un susseguirsi di fughe e salvataggi all'ultimo, perché il caos del canto e delle onde sulla casa, aggiunte ai continui e rotatori movimenti di pareti e mobili, erano troppo stordenti e mi distraevano in continuazione. Questo almeno, fino a quando non fu proprio l'edificio stesso ad accorrere in mio aiuto.

Stavo giusto per venire colpita da un Arkonante che stava approfittando del vedermi impegnata in un combattimento con un suo compagno, che le piastrelle triangolari su cui i suoi piedi poggiavano si sollevarono a catena una dopo l'altra per poi avvilupparsi morbidamente ma salde, intorno alla sua gamba, costringendolo a fermarsi. Non appena ebbe poggiato anche il secondo piede, altre piastrelle si sollevarono costringendolo a terra. Lui gridò confuso, e mi chiesi cosa vedesse, mentre le piastrelle gli risalivano dalle gambe al busto e dal busto fino alla testa, spingendolo poi verso il basso, per inglobarlo del tutto. La sua voce si spense insieme a tutto ciò che c'era ancora di visibile del suo corpo, e poi il pavimento tornò liscio come prima, senza nessuna traccia dell'Arkonante.

Inorridita, sperai almeno che fosse ancora sano e salvo, magari semplicemente trasportato al piano di sotto. Neanche il tempo di andare a controllare, che un'altra Arkonante venne presa da un prolungamento del soffitto, simile a una stalattite, che le si attorcigliò intorno al busto e la trascinò verso l'alto tra le sue grida terrorizzate. Intanto, il canto profondo si faceva sempre più intenso e, in un certo senso, agguerrito. Casa Milà mi stava letteralmente salvando la vita. Non sapevo se esserne riconoscente o terrorizzata.

Kerkyra approfittò di questa mia constatazione per attaccarmi di spalle. La mia unica salvezza fu solo lo specchio in cui la vidi riflessa, così da riuscire a schivare proprio il punto dove stava per colpirmi e riflettere con un attacco di uguale potenza, che lei parò a sua volta con ferocia. Normalmente avevo l'abitudine di guardare negli occhi il mio avversario mentre lo combattevo, ma con lei cercai di evitare – il mio primissimo scontro con gli Arkonanti era stata una lezione sufficiente in merito al suo cebrim dell'ipnosi – e concentrarmi invece più sul suo corpo minuto da ragazzina.

Cosa poteva aver mai portato una mente così giovane e innocente a unirsi a individui così spietati e privi di scrupoli? Di certo non era stata educata come Arkonante perché anche se era insieme agli Affilanti il suo nome di certo non era italiano. Tuttavia, da come era abile faceva supporre che fosse nella fazione già da diverso tempo, quindi praticamente una bambina. Ma perché una bambina avrebbe dovuto scegliere una vita del genere? Anzi, perché così tante persone erano cadute vittima del pensiero Arkonante? Cosa le aveva imbrigliate nella tela del fanatismo estremo?

Proprio come con i miei avversari precedenti, non ci volle molto che la casa si prendesse pure lei. Questa volta fu la parete, che si ramificò in spessi rami tozzi per avvolgerle prima i polsi e le caviglie, impedendole ogni movimento, ed espandendosi, tra le sue grida confuse e spaventate, su tutto il corpo.

«Perché sei con gli Arkonanti?» le chiesi, mentre le liane la portavano via. Notando che era troppo impanicata per attuare uno qualunque dei suoi cebrim, osai guardarla nei suoi grandi occhi azzurri, al momento colmi d'ira.

«Tu non puoi capire» disse solo, appena un attimo prima di sparire nella parete. L'ultima cosa che vidi di lei fu il viso adirato e distrutto dal dolore. Ancora una volta, sperai che la Pedrera non li stesse ammazzando tutti.

Dopo essermi liberata di Kerkyra mi voltai verso i miei amici, rendendomi conto che gli Arkonanti ancora in piedi erano rimasti davvero pochissimi. Ce l'avevamo fatta a sopravvivere sani e salvi a quella missione che era parsa praticamente impossibile, e di questo dovevamo ringraziare solo Gaudì e la sua costruzione strampalata.

Stavo già tirando un sospiro di sollievo, quando vidi un Arkonante chino sul corpo di una donna svenuta con il braccio piegato all'indietro in una posizione irregolare che era appena stata colpita da Padma. L'uomo si voltò, con uno strano sguardo glaciale, verso la giovane Ephura.

Quest'ultima, intenta in un combattimento, gli dava le spalle, ma ugualmente sembrò sentirsi il suo sguardo addosso perché all'improvviso si immobilizzò con il pugno destro ancora teso in avanti, diventando come di pietra, le pupille si rovesciarono all'indietro e il suo corpo ebbe un breve spasmo.

Gridai il suo nome, terrorizzata, e il lampadario della camera imprigionò l'Arkonante con cui era impegnata prima che questo potesse attaccarla approfittando del suo stato, ma Padma non diede ancora segno di riprendersi, mentre un ghigno malefico prendeva forma nell'uomo che la guardava da dietro.

Dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa. In quel momento sapevo solo che Pad era in serio pericolo, che non avevo idea di cosa quel mostro le stesse facendo, e che volevo disperatamente salvarla. Avevo mosso solo un paio di passi in avanti, il respiro mozzato, quando con la coda dell'occhio vidi qualcuno intervenire prima di me, dall'altra parte della casa ma non molto più vicino rispetto a Padma.

Con una precisione e una scioltezza sorprendente, Yoann disegnò un cerchio con le mani aperte, che poi giunse a pugni chiusi, sollevò di scatto verso l'alto insieme a un ginocchio e poi subito verso il basso, poggiandosi senza il minimo suono sul pavimento con i palmi aperti e le mani che aveva sollevato, il tutto fissando intensamente l'Arkonante che stava facendo del male a Padma.

Non appena il movimento fu concluso, quello sbiancò e si accasciò scompostamente al suolo, il corpo totalmente privo di vita. Immediatamente, anche Padma sembrò tornare in sé, cadendo in ginocchio priva di forze, la schiena ingobbita e i capelli corti spettinati sopra gli occhi.

Sia io che Yoann scattammo subito verso di lei.

«Padma che succede? Come ti senti?» lei sollevò uno sguardo terrorizzato e devastato, ma nel quale per lo meno le pupille erano tornate al loro posto. Il labbro inferiore le tremava vistosamente, ed era impallidita.

«Lui... m-mi... entrato...»

«Ti ha fatto del male? Riesci a parlare?» chiese Yoann.

«S-sì. È... è entrato nel mio Jutnos. Io-io... non so come sia stato possibile, ma è entrato nel mio Jutnos...»

A quel punto fummo Yoann ed io a sbiancare. Questo significava che quell'Arkonante era riuscito a superare il suo Clypeus e oltrepassare l'uscio della sua mente? Le cose che Padma aveva raccontato che succedevano in quei casi...

«Cosa ti ha fatto?» chiesi, il cuore in gola.

Lei scosse la testa, confusa. «Non lo so... sentivo solo che diceva che dovevo pagare per quel che ho fatto. Ma io sono ancora io, non ha cambiato la mia percezione del mondo, i miei ricordi sono intatti.»

Deglutii, sperando che fosse davvero così. In effetti l'intervento di Yoann era stato tempestivo, probabilmente non aveva avuto il tempo di fare nulla.

Padma, riacquisendo sicurezza in sé stessa a quella conclusione, decise di risollevarsi in piedi. Grazie al cielo non ebbe alcun problema nel farlo, appoggiando la mano sinistra sul ginocchio, e lasciando invece ciondolare l'altro braccio lungo il fianco.

A quel punto aggrottò le sopracciglia e si voltò confusa verso di esso.

«Il mio braccio» disse in un filo di voce, «non riesco più a muoverlo».

Opss cliffhangerino sadico mi sa 🙃

Verrà comunque specificato nel prossimo capitolo ma... teorie su come abbia fatto quel tizio a penetrare le difese di Padma? 💔

E comunque... un braccio spezzato è curabile, seppur con fatica, da vari Cebrim di cure, ma... un danno interno alla mente? Beh, la questione diventa più complicata 🥰

A parte questo, credete che Liss, Ewan ed Elias riusciranno a sconfiggere Isidoro e salvare R.R.R.? RISPOSTA SINCERA AHAHAH

Piccola parentesi: anche di Casa Milà c'è il video pubblicitario, ma ve lo metto nel prossimo capitolo perché alcune cose potrebbero essere lievemente spoiler se viste nel modo giusto ehehe.

E niente, dopo questo finale allegro... ci vediamo al prossimo capitolo. ✨

ꟻAᴎTAꙅilɘᴎA

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