101.Meglio soli che mal accompagnati

La settimana fu più rilassante di quanto mi fossi aspettata. Certo, c'era sempre l'ansia che accadesse qualcosa di terribile come ci aveva fatto pensare R.R.R. con il suo avvertimento che accompagnava quasi ogni istante, e che si poteva vedere prendere forma nel continuo nervosismo di Liss e nelle mie notti insonni; eppure, a momenti, mi sembrò quasi di aver recuperato la spensieratezza dei primi giorni, come se quella fosse tornata a essere una vacanza a tutti gli effetti.

Dopotutto, ora gli Arkonanti si erano acquietati perché convinti di essere stati sconfitti e di sicuro gli sarebbe servito molto tempo per riprendersi, inoltre non avevamo ancora uno straccio di indizio sulla posizione del frammento, perciò non potevamo nemmeno proseguire con le ricerche; si trattava, dunque, di una mini-vacanza obbligata praticamente!

Passavo le mattine al mare a nuotare con i pesci e Padma, a cui ogni tanto si aggiungevano anche Liss, Ewan ed Elias. Durante il pomeriggio, invece, Yoann ci raccontava quel che gli era permesso delle sue esperienze tra gli Ophliri, di cui stava frequentando il periodo di prova. Anche Juanito, alla fine, era stato ammesso, grazie all'aiuto suo, di Rub, e di Hemi, lo stesso ragazzo che aveva aiutato il Velasco a rialzarsi quando era scivolato davanti a Cèsar. Quest'ultimo era un tipo molto solare, un grande abbracciatore a quanto diceva, e sempre disposto ad aiutare gli altri e a fare supporto morale a Juanito, di cui era già diventato amico.

Da come Yoann descriveva i pre-Oph suoi coetanei, sembravano persone normalissime e, soprattutto buone, e mi chiedevo cosa li avesse spinti a unirsi a un ordine così spietato e rigoroso. Soprattutto, mi chiedevo se sarebbero rimasti tali anche dopo essere diventati veri e propri Ophliri. Mi chiedevo se Yoann sarebbe rimasto lo stesso.

Se da una parte l'entusiasmo che lo ravvivava ogni mattino quando usciva per andare alle lezioni del periodo di prova mi rassicurava perché sapevo che almeno era felice della sua scelta, dall'altra mi inquietava il fatto che vedesse sotto quella luce così rosea l'Ophliria o l'istituzione in generale. Aveva visto anche lui cosa quella gente aveva fatto ai genitori di Pad, sapeva fino a che punto l'avrebbero potuto spingere, e soprattutto era consapevole del fatto che non si poteva tornare indietro. La situazione non poteva che finire male, prima o poi, di questo non avevo dubbi. Se un giorno Yoann avesse osato abbandonare o disertare, avrebbero reso la sua vita un inferno, cercandolo anche in capo al mondo per cancellargli la memoria e proteggere i loro segreti, sempre nella speranza che la perdita di memoria fosse effettivamente la peggiore pena che potessero infliggergli. Se, invece, ipotesi che più temevo, fossero riusciti a plagiarlo e farlo diventare come loro, saremmo state noi a perdere il Yoann che conoscevamo e amavamo. In entrambi i casi, le cose sarebbero inevitabilmente cambiate, e in peggio.

Tuttavia, forse per l'atmosfera vacanziera che alleggeriva quei giorni e l'aria di mare che mi rilassava, riuscii a seppellire quelle mie preoccupazioni sul futuro, per lasciare spazio ai sorrisi e godermi il presente così com'era, in modo da concentrarmi più che altro sui problemi quotidiani.

Problemi come R.R.R. che spuntava davanti all'ingresso dell'Ephia proprio quando Yoann ne stava uscendo. Padma e io stavamo gustando una squisita granita di lamponi mentre passeggiavamo lungo le varie spiagge, con i piedi immersi nella sabbia bagnata dove arrivavano le onde leggere, e il sole spietato sui nostri capi, quando ricevemmo la sua chiamata.

Yoyo non formulò nessun pensiero concreto, percepimmo semplicemente il suo bisogno urgente della nostra presenza. L'attimo dopo R.R.R., spiccante nei suoi abiti variopinti nel grigio della strada quasi interamente vuota di Sant Adrià de Besòs, squadrava un sorpreso Yoann vestito da pre-Oph, che si era appena chiuso la porta di una delle entrate laterali dietro di sé.

«Così sorpreso di vedermi Yril?»

«Cosa...» Yoann si guardò intorno confuso, perché, alla sorpresa di vedere lì il Mecenate dei Perduti, si era aggiunto lo sconcerto di trovarsi contemporaneamente con i piedi immersi nell'acqua e il calore rovente del sole che imperversava spietato sulla spiaggia dove ci trovavamo Padma e io.

«Proiezione mentale» parlammo in coro noi due, comprendendo la situazione. Dopodiché l'altra ragazza mi guardò confusa e io scrollai le spalle. Non era la prima volta che mi succedeva, a differenza di Yoann, ma capivo ugualmente il suo stupore dato che anche per me, inizialmente, con Michael, non era stato affatto facile abituarmi all'idea di trovarmi in due posti nello stesso momento.

Supposi che, per via dello sconcerto del momento, non aveva avuto il tempo di chiamarci mentalmente, accompagnarci nel suo Clypeus e farci entrare nello Jutnos per collegarci al suo presente tramite il cebrim dell'Hospes; perciò, le nostre menti avevano trovato un modo più rapido e meno intrusivo per collegarsi.

Ora camminavamo di fianco a Yoyo lungo il muretto variopinto che contornava l'Ephia, e contemporaneamente era lui che passeggiava insieme a noi due, con l'orizzonte da un lato e le palme oltre la spiaggia dall'altro. Padma e io potevamo udire il motore della macchina che in quel momento stava passando per la strada grigia a interrompere il silenzio, e Yoann il rumore delle grida dei bambini che giocavano e delle onde che raggiungevano la sabbia e le rocce. E come lui poteva annusare il profumo di salsedine, noi odoravamo quello meno piacevole dell'asfalto e di alcuni sacchi dell'immondizia nelle vicinanze. Nonostante avessi provato sensazioni tanto discordanti simili anche in passato, trovavo ancora difficile abituarmici.

«Gironzolavo casualmente nelle vicinanze, e così, già che c'ero, ho pensato di passare a salutare!» spiegò R.R.R., facendo spallucce e piegando le braccia per sollevare le mani in un gesto innocente. Aveva appena prevenuto la domanda di Yoann - "cosa ci fai qui?" -, dedussi dalla faccia confusa che il mio amico si affrettò a celare.

«Ne dubito, non c'è niente in questo posto dimenticato da tutti» ribatté infatti, subito dopo, con tono risoluto, tornato in sé, facendo un cenno verso la strada deserta e priva di vita che si affacciava lungo tutto il muretto delimitante l'Ephia.

Di sicuro aveva detto proprio quello che R.R.R. si aspettava, perché un sorrisetto scaltro gli comparve in viso, mentre cominciava a incamminarsi, seguito da Yoann. «Non c'è mai niente da nessuna parte e in nessun momento. Succede sempre qualcosa, anche se magari la maggior parte delle persone non se ne accorgerà mai, tanto ognuno è concentrato esclusivamente su sé stesso.»

Come dargli torto? Yoann stesso stava camminando contemporaneamente lungo una strada spenta e grigia, mentre il caos della spiaggia soleggiata gli rimbombava nelle orecchie. Questo però lui non poteva saperlo... forse.

«Chiedigli cosa vuole» propose Padma.

«Oh, non è cosa voglio io, che devi chiederti, quanto, piuttosto, cosa desidera ognuno di noi» rispose il Mecenate dopo che Yoann gli ebbe posto la domanda. «Chi non ambisce solo ed esclusivamente alla felicità, alla realizzazione, all'adempiersi di un sogno tanto bramato? Sarò anche mille volte più intelligente, scaltro e affascinante della maggior parte degli esseri viventi che abitano questo pianeta, ma sono pur sempre una persona come tutte le altre, non credi?»

Dal canto mio non consideravo una persona come tutte le altre qualcuno che a fine luglio aveva il coraggio di andarsene in giro con una sciarpa dai motivi geometrici avvolta attorno al collo, sopra una canotta dal taglio obliquo che da un lato raggiungeva quasi metà gamba e un paio di pantaloni che si restringevano al livello delle caviglie, per concludere il tutto con delle lucide scarpette con doppia fibbia laterale dallo stile vintage, il quale si rispecchiava anche nel berretto alla francese da cui spuntavano i riccioli scuri.

«No, non era questo che intendevo dire...» disse invece Yoann, in difficoltà, passandosi una mano tra i capelli per l'istinto di asciugare il sudore che il caldo della spiaggia gli dava l'illusione di avere. Per aiutarlo decisi di attivare anch'io, come Pad, il mio cebrim dell'immunità; dopotutto percepiva quelle sensazioni attraverso di noi, quindi per lui sarebbe stato del tutto privo di efficacia munirsi di protezione da un sole che non stava toccando la sua testa da nessuna parte se non nella sua mente.

«Fa molto caldo, non trovi?» ridacchiò R.R.R., mal interpretando il suo gesto, anche se il suo sguardo ambiguo lasciava sottintendere qualcosa. Che avesse capito che lì c'eravamo anche Padma e io? Cosa gli permetteva di vedere, esattamente, il suo cebrim?

Intanto, Yoann, che a quelle parole era avvampato, ora si stava impegnando a mantenere una certa inalterabilità che mi fece sorridere. «No, non trovo affatto. Anzi, questo venticello estivo è parecchio piacevole.»

La sua compostezza, però, si infranse quando il suo sorriso indifferente incontrò lo sguardo penetrante di R.R.R. Dato che era come se stessi passeggiando a fianco a lui, sentii vicinissimo il suo cuore che accelerava il battito e il suono della sua gola che deglutiva mentre distoglieva gli occhi e abbassava il capo per rivolgerlo al pavimento asfaltato e alla sabbia su cui camminavano i suoi piedi.

Da quella reazione non ebbi più alcun dubbio sulla reale entità delle emozioni che in quel momento stavano sconvolgendo Yoann. Fin da quando lo aveva incontrato la prima volta alla manifestazione catalana, in effetti, non era stato del tutto in sé, spesso si immergeva nei propri pensieri e inoltre aveva dimostrato più volte un certo apprezzamento per lo stile strambo di R.R.R. E capivo, purtroppo, anche le sue remore a lasciarsi andare a quel sentimento. Di quell'individuo, infatti, da quel che sapevamo non potevamo nemmeno fidarci completamente perché era molto probabile che ci stesse manipolando per i suoi scopi; era già tanto alta la posta in gioco, e metterci di mezzo anche i sentimenti avrebbe solo peggiorato la situazione.

Forse era quello lo stesso motivo che mi stava spingendo a non assecondare le emozioni che avevo provato a Venezia danzando con Will, e a tentare di non affezionarmi troppo a un'idea forse errata di quella persona di cui, dopotutto, non sapevo niente.

«Ho notato che ti rechi frequentemente all'Ephia,» riprese, disinvolto, R.R.R., «mi chiedo perché.»

Yoann aggrottò le sopracciglia, guardandolo in tralice. «Davvero te lo chiedi? Pensavo che conoscessi già la risposta a tutte le domande...»

«Sarà anche, ma sapere già tutto quello che succederà dovrebbe forse impedirmi di gustarmi a pieno ogni attimo che la vita mi offre? Vedere le cose in anticipo sarà anche utile, ma viverle è tutt'altra cosa. Quindi, Yril, quale buon vento ti porta in questo antro oscuro?»

«Credo che la mia uniforme sia già abbastanza esplicativa, ma se proprio vuoi sentirmelo dire, sono un apprendista Ophliro, e vengo qui ogni mattina perché sono nel mio periodo di prova. E comunque, non lo considero affatto un antro oscuro, anzi, è molto colorato...»

R.R.R. roteò gli occhi. «Io sono dell'idea che i colori non stanno sempre a indicare qualcosa di buono e luminoso, ma possono essere anche ingannevoli e aleatori, proprio come tutto ciò che vediamo» con un gesto scenografico delle mani indicò l'ambiente circostante.

«L'Ephia, ad esempio, è fatta per ingannare le menti più imbrigliabili con la sua architettura appariscente, e avvertire del pericolo contenuto in essa chi invece è in grado di vedere oltre la superficie. Lo sapevi che è stato Antoni Gaudì a costruirla?»

Quindi avevo ragione, era stato davvero lui. Ma questo cosa significava? Gaudì era...

«Era un Ephuro che ha abitato questa Ephia?» chiese Yoann, dando voce ai miei dubbi.

«Non proprio» dal sorriso che fece luccicare gli occhi di R.R.R. compresi che quello era un argomento a cui teneva particolarmente. «Non appena ebbe acquisito la maturità e l'indipendenza sufficienti, Antoni Gaudì y Cornet - per gli amici Agyc - lasciò la vecchia residenza dell'Ephia barcellonese per intraprendere una vita come Ephuro Indipendente, dal momento che si trovava in disaccordo con la mentalità retrograda e conservatrice degli Umanenti, e al contempo non condivideva l'estremismo privo di scrupoli degli Arkonanti. Si mischiò quindi con i Letargianti, tra cui diffuse, tramite le stupende opere che hanno dato un nuovo volto all'intera città, il pensiero che il suo caro amico Eusebi Güell i Bacigalupi - Egib - gli aveva aiutato a maturare condividendo le sue idee con lui.»

«Anche Guell era un Ephuro?» Yoann non tentò nemmeno di nascondere il suo stupore, mentre anche Padma e io ci guardavamo sorprese. Chissà quanti altri personaggi famosi Letargianti in realtà erano ben altro!

«No, il vecchio Egib non era affatto un Ephuro» rispose invece R.R.R. con espressione condiscendente, «lui era un Letargiante Guardiano, proprio come il mio caro paparino defunto, che a sua volta era il discendente a cui era stata affidata la posizione del frammento nascosto a Barcellona.»

«Ah.» rispose Yoann. Mi chiesi perché R.R.R. avesse deciso di rivelare tutte quelle cose a Yoyo, quando neanche due giorni prima ci aveva scacciati via da casa sua senza un briciolo di informazione.

«Ufficialmente il mio pentavolo è conosciuto come il maggior sovvenzionatore e mecenate di Agyc, ma non tutti sanno che tra loro era nata anche una stretta amicizia non solo professionale, che li rese grandi collaboratori. Come Egib sovvenzionò Gaudì rendendolo grande, così l'architetto lo ripagò aiutandolo a custodire il suo tesoro più prezioso in modo che nessuno potesse trovarlo.

«Purtroppo il suo successo sempre maggiore tra i Letargianti catturò l'attenzione degli Umanenti tanto che quegli stolti sperarono di poterlo riavere tra le loro fila e lo convinsero a progettare la loro nuova residenza fuori città. Lui, vecchio volpone, accettò, ma intrise la sua creazione di avvertimenti e messaggi in codice che ne condannavano e denunciavano l'identità culturale, un'aperta sfida che non piacque affatto agli Umanenti che la gestivano al tempo. Forse fu per questo, anche se sono convinto che ci fosse dell'altro non detto, che da allora cercarono di ostacolarlo in ogni modo, e, proprio quando erano in corso le costruzioni per la sua opera più grande, che probabilmente avrebbe cambiato tutto e causato chissà quale stravolgimento, organizzarono il suo omicidio nel minimo dettaglio, in modo da farlo apparire nient'altro che un casualissimo e tragico incidente.»

Mi fermai all'improvviso, mentre il gelo della granita mi provocava un leggero malditesta per come avevo ingerito in fretta il ghiaccio, e mi volsi verso la faccia altrettanto stupita di Padma. Antoni Gaudì, il più famoso architetto catalano, era stato ucciso dagli Ephuri di Barcellona?!

«Come hanno potuto farlo?» chiese stupefatto e orripilato Yoann.

«Semplice» scrollò le spalle lui. «Antoni aveva perso tutti coloro che amava, nella miseria l'unica cosa che gli rimaneva era la sua fede.» R.R.R. sfarfallò le dita in corrispondenza dell'ultima parola, facendomi dubitare che parlasse del profondo sentimento cristiano che si sapeva aveva sempre contraddistinto Gaudì, ma che ci fosse qualche altro significato celato dietro.

«Così non gli fu affatto difficile prendere possesso di un tram con cui travolgerlo per poi abbandonarlo lì, tramortito, sul selciato di Carrer de Bailèn, lo stesso posto in cui, diversi anni più tardi, i nuovi possessori dell'Ephia ripeterono la tecnica di cui andavano tanto fieri con nientemeno che Nuria Gomis, davanti agli occhi di quello che credevano essere un bambino ignaro e innocente, ma che poi si rivelò essere la peggior piaga che potesse capitargli.»

Nella parte finale R.R.R. aveva ostentato un sorriso furbo, ma a nessuno dei tre sfuggì il dolore che esso tentava di nascondere, il ricordo che era evidentemente ancora nitido nella mente di quel ragazzo che si mostrava sempre così altero e indifferente alle sue tragiche origini. Era la prima volta che dietro alle sue chiacchiere inconcludenti e imprevedibili si riusciva a scorgere un briciolo di umana fragilità che me lo rese da subito più simpatico.

«E da allora... hai dovuto cavartela completamente da solo?» Yoann, dimentico delle sue remore, stava guardando intensamente R.R.R., in cerca di quella sofferenza che il mecenate si impegnava tanto a nascondere. Più di tutti Yoyo era in grado di capirlo, lui stesso per un periodo aveva dovuto affrontare completamente solo la vita di strada, con la differenza che non era ricercato e si poteva ancora reggere sulla speranza, poi rivelata vana, che tutto sarebbe presto finito quando lo zio sarebbe venuto a salvarlo. A permettergli di uscire da quel vortice di dolore era stata l'accoglienza degli Ephuri, che l'aveva finalmente fatto sentire amato e gli aveva restituito un obiettivo. Quel ragazzo, invece, contando sulle sue sole forze, era stato in grado di cavarsela e trovarsi uno spazio in quel mondo in cui tutti gli remavano contro.

«Sai come si dice... meglio soli che mal accompagnati» R.R.R. lo squadrò dall'alto con un sorriso consapevole e soddisfatto. «Sarei sprecato a circondarmi di persone che non siano alla mia altezza, non credi? E non parlo di quella fisica.» Aggiunse subito dopo, prevenendo forse qualcosa che Yoann stava per dire, come dedussi dalla sua risata divertita.

«Bene, vedo che siamo arrivati alla fine,» disse il Mecenate quando furono giunti dinnanzi al fiume che delimitava la piccola città, ora il mare era ben visibile anche da dove si trovava Yoann, «i miei abiti si rovinerebbero con quei salti assurdi e quelle acrobazie che a voi piace tanto fare, preferisco dunque aggirarmi nell'ombra dei palazzi, è stato un piacere Yri-»

«Erre» lo fermò Yoann, la sua mano che si attorcigliava l'orlo del gilet tra le dita, forse per trattenere l'istinto di prendere quella dell'altro ragazzo, «non devi per forza rimanere solo per sempre.»

Il mecenate sorrise compiaciuto, come se non avesse aspettato altro che quel momento, poi assottigliò lo sguardo: «Solo io posso dare soprannomi semplicistici alle persone, Yril, ricordatelo».

Poi fece una piroetta su sé stesso e sparì dietro una nuvola di fumo bianco che doveva aver generato in qualche modo. Quando pure quest'ultima si fu dissolta, Yoann, Padma e io aguzzammo lo sguardo per vedere in lontananza R.R.R. allontanarsi con passo baldanzoso.

Il francese, ora solo innanzi al fiume nel silenzio di quell'area isolata, sospirò melanconico e con quel gesto lo sentii allontanarsi dalla spiaggia affollata in cui ci trovavamo noi, che riprendemmo la nostra passeggiata, di nuovo lontane da Sant Adrià de Besòs e da Yoann.

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