•Capitolo 5: Chiedimi scusa•
È stato qui.
Solo per un attimo.
Ma è stato comunque qui.
Ne sono certa, si trovava ad appena un centimetro dal mio viso, mi stava fissando. Nonostante sia durato tutto poco meno di un secondo ricordo ancora ogni minimo ed insignificante particolare. Il suo sguardo basso iniziava a puntare al mio, riuscivo quasi a riconoscere la mia figura in quei gelidi occhi verdi che continuavano a fissarmi.
I suoi capelli, i suoi lunghi capelli, con la mia mano cercavo di farmi spazio tra le ciocche nere corvino, mentre torceva le dita e continuava a fissarmi.
La sua mano che stringeva la mia, era così calda, e ricordo così bene la sensazione che mi regalava, darei di tutto per far sì che lui potesse continuare a fissarmi.
Andrea. Continuava ad avvicinarsi sempre di più, lasciandomi sentire il suo respiro, sempre più frequente, sempre più distaccato, sempre più surreale. Potevo sentirlo deglutire. Diventava quasi un deja-vu, uno di quelli che non avrei mai voluto rivivere. Eppure sono ancora qui, a sperare che ritorni, anche solo per un altro istante, anche solo per un altro sguardo.
Continuava a tamburellare con le sue esili dita sul freddo legno di questa panchina, inarcando la schiena, e mordendosi il labbro inferiore sempre più intensamente. Sembrava sul punto di chiedere scusa, e non avrebbe avuto tutti torti.
Fisso il vuoto.
Scuoto la testa.
Sbatto le palpebre.
Mi sento così combattuta, da una parte vorrei soltanto riabbracciarlo pur di poter sentire ancora una volta il suo profumo alla lavanda ed il calore del suo petto. Dall'altro, invece, proverei imbarazzo soltanto incrociando il suo sguardo o sfiorando la sua mano. So solo che mi manca, e spero di non averlo solo immaginato.
È stato qui.
Solo per un attimo.
Ma è stato comunque qui.
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