Capitolo 5: Tutti contro me [R]
Non oso andare avanti a leggere. Mi ritrovo pietrificata in mezzo alla stanza. Mia madre sta parlando, ma non riesco a sentire cosa sta dicendo.
Mi hanno dato della puttana? Anzi no, quell'essere mi ha dato della puttana dopo che è venuto qui e io l'ho respinto?
Come può averlo fatto e perché?
<<Di' qualcosa! Avanti, scusati immediatamente>>. Continua a camminare avanti e indietro per la piccola stanza e mi sgrida con voce stridula. <<Prima di tutto chiami Madison e ti scusi con lei. Poi pensiamo alla stampa della Brown, dovranno togliere l'articolo... altrimenti Madison non ti rivorrà>>.
Mentre lei continua a blaterare qualcosa sulle scuse e su Madison, io rimango lì a fissarla mentre fa avanti e indietro sistemando il casino dei miei giorni passati.
Perché è qui? Perché mi dice questo? Perché difende Madison? Perché non mi vuole ascoltare?
Ora, però, mi rendo conto che non mi ha mai veramente ascoltato, ma ha sempre ascoltato Madison. Mi trattava come se dovessi essere io Madison: mi comprava i vestiti che le piacevano, mi cucinava i suoi piatti preferiti. Non avevo mai fatto molto caso a questo. Perché ha pagato Madison affinché fosse mia amica?
<<Quanto?>> Dall'espressione e dal corpo di mia madre, che si irrigidisce, mi accorgo di averlo detto ad alta voce.
<<Quanto cosa?>> sibila con fare minaccioso.
<<Quanto l'hai pagata?>>
Lei spalanca gli occhi. <<Chi?>>
<<Credo che tu lo sappia, mamma>>, rispondo scandendo ogni lettera.
<<L'ho fatto per te>>, risponde subito in tono freddo e distaccato.
L'ho fatto per te.
Certo, l'ha fatto per me. Madison la perfetta. Madison di qua, Madison di là. Non è mai esistita Evelyn.
Mi accorgo, dopo qualche minuto di silenzio, che sto piangendo. La guardo ma non dice nulla, mi fissa senza esternare alcun genere di sentimento.
Che schifo!
Lei riprende a sistemare e mi butta tutto nelle valigie.
Dove devo andare? Perché devo andarmene? Come faccio a dirle che non voglio andarmene?
"Ascolta, mamma. Io non voglio andare da nessuna parte. Mi serve una pausa. Vorrei solo staccare da tutti. Ho passato diciannove anni della mia vita con una persona che mi ha solo tenuta con sé perché tu insistevi. Ho bisogno di tempo. Devo capire chi sono e chi voglio essere. Sì, ora mi sento uno schifo, ma so che tu mi sosterrai, vero?"
Mi viene da ridere. Non mi ascolterà mai.
<<Cos'è quella faccia? Non ti rendi conto di che casino hai combinato questa volta? Sarai fortunata se Madison ti riprenderà sotto la sua ala>>. La sua voce diventa sempre più acuta.
<<Mamma, dimmi che non lo stai dicendo davvero. "Sarai fortunata se Madison ti riprenderà sotto la tua ala"? Non me ne frega un cazzo. Non...>>
Un rumore di pelle contro pelle mi mette a tacere. Alcuni secondi dopo mi accorgo che è stata mia madre e che mi ha appena schiaffeggiato. Ma non sento dolore fisico: quello che sento è un dolore nell'anima. Mi ha schiaffeggiato. Per Madison.
<<Esci immediatamente da qui>>, sibilo a denti stretti. Mi alzo e la spingo fuori dalla porta con una forza che non pensavo di possedere. Sbatto la porta e mi ci appoggio contro con la fronte. Le lacrime iniziano a scendere sempre di più e non riesco a frenarle.
Come ha potuto picchiarmi?
La guancia inizia a bruciare e intanto mi accovaccio a terra in posizione fetale. Fuori è buio, come la mia anima.
Giorno 1 – (da quando ho sbattuto mia madre fuori dalla mia vita)
Cosa ho fatto di male per meritare questo?
Continuo a chiedermi il motivo degli ultimi avvenimenti e l'unica risposta che trovo è che sono stata una cogliona. Una cogliona a fidarmi delle persone. A fidarmi dell'unico membro della famiglia di cui mi fidi: mia madre. Ma poi chi sono io? Cosa ho fatto in tutto questo se non fallimenti, uno dopo l'altro? Io sono una cogliona.
Le coglione come me, di solito, tacciono. Tacciono quando sono felici, perché hanno paura di disturbare la tristezza altrui. Tacciono quando sono tristi, perché hanno paura di rovinare un bel momento agli altri. Le coglione come me tacciono soprattutto quando si incazzano, quando trovano che qualcosa non sia giusto, quando si sentono schiacciate, attaccate o non comprese. Le coglione come me arrivano a un punto in cui si guardano allo specchio e si dicono: "Da oggi si cambia, da oggi non si tiene più tutto dentro". E lo fanno, lo fanno sul serio. Dicono che sono felici e si sentono rispondere: "Beata te, io ho una vita di merda." Dicono che sono tristi e si sentono rispondere: "Dài, ti passerà. Ne possiamo parlare dopo?" Si ribellano, provano a esprimere la propria opinione, a difendersi, e cosa si sentono dire? "Oddio, stai calma! Stavo scherzando. Che pesantezza!" O peggio: "Certo che sei una stronza, eh!" Le coglione come me non riescono a sentirsi cattive, nemmeno per un minuto. Le coglione come me sono fatte per sfogarsi contro i muri, per abbracciare chi piange, per ridere quando qualcuno ride. Le coglione come me,si sentono in colpa per qualsiasi sentimento stiano provando. Cogliona. Cogliona. COGLIONA.
Giorno 7
"Non lasciare che le persone ti trattino come una sigaretta, ti usino semplicemente quando sono annoiati e ti calpestino quando hanno finito. Sii come le droghe, lasciali morire per te."
Potrei dire di sentirmi come una sigaretta, ma direi una menzogna. Io sono cenere. No, anzi. Se fossi cenere non mi sentirei così persa.
Tumblr e la musica sono diventati i miei migliori amici. Mi perdo nell'oblio. Ormai questo dolore è una droga.
Giorno 14
"Siete falsi, tempeste senza tuoni, fate finta di essere pensatori, siete bestie senza cuori."
"Come te la spiego la paura di essere felici
Quando non l'hanno capita
Nemmeno i miei amici,
Mi dicono di stare calma quando serve,
Mi portano del latte caldo
E delle coperte
Ed è proprio quando stanno a parlare
Che vorrei gridare
Grazie a tutti,
Ora potete andare,
Ma resto qui
A guardare un film.
Come te la spiego tutta la pazienza
Che ci metto
Ma non riesco a vivere senza
Qualcosa che mi opprime,
Che mi indichi la fine
Perché ho un cervello che è
Strafatto di spine
Ed il mio cuore è come un fiore,
Crede ancora nel bene,
Non sa che i petali,
Cadranno tutti insieme,
Starà in quel momento che vorrà scoppiare
Mi griderà
Di smetterla di amare.
Questa è la mia Chero fobia,
No non è negatività,
Questa è la mia Chero fobia
Fa paura la felicità,
Questa è la mia Chero fobia.
Ma tu, resta.
Come lo spiego
Quando nessuno ti capisce,
Quando niente ti ferisce.
L'indifferenza più totale
Verso la forma astrale del male.
Abbiamo stretto un rapporto speciale.
E provo a raccontarlo in ogni canzone,
Ma la gente pensa sempre
"Parli di altre persone".
Ma come tu così carina
Con la faccia da bambina
Con la voce da piccina.
Ma la bambina è cresciuta
Troppo in fretta
Tra i muri di una cameretta
In cui ha iniziato a stare stretta
E ogni volta che qualcosa
Va come dovrebbe andare
Penso di non potercela fare.
E cerco ogni forma di dolore,
Mischiata al sangue col sudore,
E sento il respiro che manca
E sento l'ansia che avanza,
Fatemi uscire da questa benedetta stanza!
Questa è la mia Chero fobia,
No non è negatività,
Questa è la mia Chero fobia
Fa paura la felicità, questa è la mia Chero fobia.
Ma tu, resta.
Dirti che staremo insieme
Dirti che staremo bene
Dirti che è così che andrà.
Dirti che staremo insieme
Dirti io non starò bene
Sento l'ansia fin da qua."
- Cherofobia...
Già, la Cherofobia...
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