Capitolo 28: Non ti perderò un'altra volta [R]
Aeron
<<Gentili passeggeri, vi informiamo che il gate del volo diretto a Londra, codice WE9877, è aperto. Vi preghiamo di procedere con l'imbarco>>, annuncia l'altoparlante.
Dannazione!
Mi dirigo a una biglietteria. <<Salve, vorrei acquistare un biglietto per il volo per Londra che parte tra qualche minuto>>.
<<Mi dispiace. Il gate è chiuso>>, risponde l'impiegato sorridendo.
Cosa?
No!
Esco dalla porta e lo vedo. Un grosso aereo dell'Alitalia che tenta di prendere quota.
Fisso il cielo, finché l'aereo non scompare tra le nubi.
L'ho persa per sempre.
Prendo il telefono e digito il numero di Teresa.
<<L'hai raggiunta?>>, risponde immediatamente.
<<No>>.
Rimane in silenzio. <<Dovresti tornare. Qui si è scatenato il delirio>>, risponde dopo un po'.
<<Sto arrivando>>. Chiudo la telefonata e ritorno a Treia.
Appena spengo il motore, sento le urla. Corro immediatamente davanti al battistero.
La folla degli invitati si è ormai dispersa e davanti alla chiesa sono rimasti Teresa, Erika, mio padre, Antonio, Concetta, Salvatore e i miei nonni.
<<Guardatelo. Ritorna qui tutto tranquillo e spensierato>>, commenta la madre di Erika.
<<Mamma, per favore, smettila>>, sibila Erika.
<<Signora>>. Chino la testa in segno di rispetto.
<<Come hai osato lasciare mia figlia sull'altare?>>, mi minaccia il padre di Erika.
Lui è un uomo di media altezza, ha gli occhi marroni, i capelli grigi e la pancia di un qualunque uomo di settantasette anni. La moglie è più alta di lui, ha gli occhi neri e i capelli corti grigi laccati per l'occasione. Entrambi mi guardano con aria minacciosa e offesa.
<<Papà!>> Erika incrocia le braccia al petto.
<<Signore, come lei sa, io sono un amante delle tradizioni, ma ci sono certi momenti in cui ritengo sia più importante seguire il cuore e gli istinti>>. Porto le mani dietro la schiena, tengo le spalle ben alte e lo sguardo fisso negli occhi del mio interlocutore.
<<Non siamo animali>>, commenta la moglie.
I miei nonni non proferiscono parola, ma i loro sguardi dicono tutto: sono delusi.
Mio nonno ha ottantadue anni. È alto, in forma, occhi marroni e capelli ai lati della testa color grigio scuro. I suoi vestiti preferiti sono pantaloni color nocciola lunghi, una camicia bianca e un maglioncino color crema chantilly. Oggi è vestito esattamente così. Mia nonna ha settantun'anni. Ha i capelli corti di color grigio-castano, gli occhi verdi ed è molto più bassa del nonno, ma insieme formano una coppia stupenda.
<<Ho chiamato David!>>, dice all'improvviso Erika.
Tutti si voltano verso di lei, stupiti.
<<Chi è David?>>, chiede Teresa ad Antonio.
Mio padre, Salvatore e Concetta si rivolgono degli sguardi interrogativi.
<<Hai fatto bene!>>, commento sorridendo. Lei mi guarda e mi sorride.
<<Figliolo, posso parlarti?>>, mi chiede mio nonno mentre i genitori di Erika le urlano qualcosa.
Ci spostiamo di qualche metro e mio nonno inizia a guardare le nuvole.
<<Che succede, figliolo?>>
<<Nonno, non voglio sposarla. Non voglio lei>>.
<<Chi vorresti allora?>>
<<Francesca>>.
<<Chi è questa Francesca?>>
La sua voce è tranquilla, spensierata e trasmette serenità.
<<Una ragazza molto importante: mi ha fatto capire che cos'è l'amore e che cosa significa amare>>.
Lui sorride.
<<Nonno, non costringetemi, per favore. Vi sono sempre rimasto fedele. Sto chiedendo il vostro appoggio>>.
<<Figliolo, tu hai sempre avuto il nostro appoggio. Com'è andato il tuo viaggio in giro per il mondo? Dai tuoi racconti, mi sembra bene. Ora siamo noi a chiedere il tuo appoggio: sposa quella ragazza>>.
Guardo il cielo, proprio come fa lui.
<<Nonno, ti hanno costretto a sposare la nonna?>>
<<Sì>>.
<<L'amavi a quel tempo?>>
<<No. Ho imparato ad amarla e ringrazio ogni giorno che mi abbiano costretto a sposarla. Ora la amo più di ogni altra cosa>>.
<<Non posso>>. Abbasso lo sguardo.
<<Capisco>>. Abbassa lo sguardo. <<Sei proprio come tuo padre>>, aggiunge sorridendo.
<<Come mio padre?>>
<<Tuo padre si è rifiutato all'epoca e ha sposato tua madre>>.
Mio padre? Lui?
<<Nonno, ho sempre fatto tutto quello che è stato meglio fare, ma vi sto chiedendo di fidarvi di me. Se sapeste chi è Francesca e che persona è, l'adorereste. È stata lei a sistemare la biblioteca, a restaurare i libri della parte vecchia dell'edificio. Studia letteratura inglese e dovrei farti vedere il nostro quaderno per farti capire che è una persona, una vera. Non si vedono più persone così>>.
<<Siamo con te>>.
Mi volto e mia nonna è in piedi dietro di noi.
Si avvicina e ripete: <<Siamo con te>>. Abbraccia il nonno, che ricambia e le sorride, e si rivolge a me.
<<Siamo con te. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre. Dove si trova questa ragazza ora?>>
<<È a Londra. È partita oggi. È davvero una storia lunga, nonna e non appena torniamo a casa vi spiegherò tutto>>.
Si scambiano un sorriso e mi guardano con amore. Ritorniamo in piazza e vedo Erika abbracciare un altro uomo.
Quello deve essere David.
Lei si accorge della mia presenza e si stacca da lui.
Si avvicina con accanto David.
<<Aeron, ti presento David>>.
<<Piacere, Aeron>>. Gli stringo la mano e lui ricambia saldamente.
È molto più basso di quanto mi aspettassi, ha i capelli ricci neri e gli occhi color nocciola.
Sembra un bravo ragazzo.
<<Ora noi andiamo a casa>>, afferma Erika.
Si avvicina e mi abbraccia. <<Lo hanno accettato>>, mi sussurra all'orecchio.
Sorride e mi saluta.
Il resto della sua famiglia mi saluta con dei cenni, mentre la mia si avvicina a me e ai nonni.
<<Andiamo a casa>>. Teresa mi allunga la mano. La prendo e la abbraccio. <<Senza di te, non avrei mai avuto il coraggio di farlo. Grazie>>.
Lei sorride e si divincola.
Arrivato a casa, mi tolgo la giacca e la cravatta. Tutti sono andati nelle proprie stanze, tranne mio padre.
<<Papà, perché non mi hai mai detto che hai scelto tu la mamma?>>, dico prima di andare in camera mia.
<<Non devi dipendere dal mio passato>>, risponde. Esce dalla stanza.
Alla fine non si sta poi così male qui: ho la mia famiglia e i miei pochi amici.
Mi manca solo una cosa: lei.
Dove abita adesso?
Sarà andata dalla madre.
Cerco di ricordare il suo vecchio indirizzo, che mi aveva detto. <<King's Road, 13>>.
Sì!
Prendo carta e penna e scrivo una lettera per lei.
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