Capitolo 26: Spero siate felici [R]

13 luglio 2018

Caro Aeron.

Mi dispiace non essere lì per questo tuo giorno speciale, ma devo dirti tutto di me prima di tornare in Inghilterra.

Ho letto veramente tanti libri, horror, sentimentali, thriller, avventura, fantasy... ma ho sempre detestato le favole, sin da bambina. Non ho mai creduto potesse esistere un principe azzurro, una persona perfetta e senza nessun difetto, pronto, al primo sguardo, a donarti amore e devozione eterna. Ho sempre creduto, invece, che potesse esistere, per ognuno di noi, una persona il cui cuore combaciasse con il nostro. Alle elementari passavo le giornate a disegnare cuori a metà, spezzati non per la sofferenza, ma perché eternamente alla ricerca della loro metà perfetta, quella che combacia alla perfezione, senza sforzi, naturalmente. Il pensiero di una bambina di sei anni che vedeva l'amore come una caccia al tesoro con un premio enorme alla fine. Con il passare degli anni ho cominciato a cercare la mia metà. Mi sono imbattuta in persone che ho riconosciuto da subito non esserlo, in persone che credevo lo fossero per un po' di tempo, ma che poi si sono rivelate delle mele marce. Ho conosciuto persone che hanno finto magistralmente di combaciare con me solo per divertimento, per noia, per svago. Ho conosciuto persone che si credevano la metà di tutti soltanto perché avevano paura di non trovare mai veramente la loro. Anno dopo anno la speranza si è affievolita, lentamente, come una candela coperta da una campana di vetro che soffoca cercando ossigeno. Due anni fa sono arrivata a credere di non trovarla più. Troppe delusioni graffiano. E i graffi sul cuore fanno più male che mai. C'è chi costruisce muri, corazze, scudi. Ognuno li chiama in modi diversi. Io lo chiamavo essere menefreghista e stronza, ma era l'unica soluzione per evitare nuove ferite e che quel dolore, quel senso di vuoto e quell'ansia costante che mi divoravano dall'interno aumentassero. Ma poi, un anno e mezzo fa, ho conosciuto te. Non avrei mai immaginato di incontrare la mia metà in un aeroporto e che questa mi spintonasse senza chiedermi scusa. Non l'ho capito subito, ma è diventato chiaro giorno dopo giorno, citazione dopo citazione, messaggio dopo messaggio. Quando stavo accanto a te era come se il mio cuore riconoscesse la sua parte mancante e volesse uscire dal petto per andarle incontro. Quei giorni erano la mia favola, ma, come in ogni favola, interviene l'antagonista. Nel mio caso era Erika. Ti ricordi quel giorno in cui mi hai dato appuntamento alle 14:00 al nostro solito posto? Io ero arrivata un po' in anticipo e ho sentito tutto. Ho dovuto mettere le mani avanti e fare il primo passo: dovevo lasciarti. A quel tempo, non pensavo che sarebbe stato difficile. Insomma, tu avevi lei e io avevo la mia vita. Ma non fu così.

Dopo di te, sono cambiate così tante cose.

Anche se gli altri non se ne accorgevano quando mi vedevano arrivare, con in spalla lo zaino o la borsa, e nei piedi i miei stivaletti preferiti, nulla era più lo stesso.

È cambiato il mio modo di camminare, perché dopo di te ogni mio passo è diventato incerto; mi sono persa. E il color cioccolato che mi riempie gli occhi è diventato così denso da non permettere a nessuna emozione di trapelare. E anche il mio sorriso, che una volta disegnava una ragnatela di rughe agli angoli della bocca e degli occhi, ora è sempre forzato, tanto da sembrare una smorfia.

Ho dovuto scrivere quelle cose per farti credere che non mi interessassi più, che non ti volessi più. È stata la cosa più dolorosa che abbia mai fatto. Tu mi sei stato di grande aiuto per tutto il tempo del mio soggiorno, anche quando facevi l'antipatico, lo scortese.

Quanto eravamo felici insieme? Non l'avevo capito ancora, io, che eri quello giusto. Chi se lo sarebbe immaginato? Quel sorriso un po' dolce e un po' timido quando mi guardavi, quel tuo modo di fissarmi in silenzio, mi facevi sentire nuda e scoperta da tutto ciò che cercavo di nascondere. Era una bella sensazione. Finalmente qualcuno con cui potessi essere me stessa. Quanto mi facevi sentire bene? Mi portavi al mare, passeggiavamo davanti alle bancarelle, giocavamo al parco come due bambini, sulle altalene. Passavamo le giornate a guardarci e ad abbracciarci e ogni tanto ci scambiavano qualche desiderato bacio. Le notti le passavamo a pensarci e a mancarci, a sognarci, a desiderare ogni giorno di più di stare insieme. Ma io non l'avevo ancora capito. Cercavi di dirmelo, ma io non ci credevo. Ci hai provato in tutti i modi, io ero convinta che non avrebbe funzionato e non so perché. Forse i troppi ricordi di un passato che, in realtà, non è ancora passato. Mi manchi, e sai perché? Perché uno come te è raro da incontrare e non so come tu ti sia innamorato di me. Ora che ci penso, anche io mi sono innamorata di te. Ma è tardi ormai: non ci sei più, accanto a me. Ci siamo allontanati perché l'ho voluto io. Ma ho sbagliato, e non mi aspetto che tu mi perdoni. Quanto mi mancano le tue mani sulle mie, che quando ero triste me le prendevi e le mettevi sulle mie guance, mi baciavi la fronte e poi le labbra. Quando avevo i miei momenti tristi, mi abbracciavi e mi portavi con te. Eravamo felici? Sì, lo eravamo. Ma io non me ne ero accorta. Sono stata una stupida. Ho perso l'unica cosa che, forse, mi permetteva di sorridere al mattino e la notte prima di addormentarmi. Avrai un'altra vita, io avrò la mia. Ma un giorno ci rincontreremo, ci riconosceremo e, più che mai, ci mancheremo. E forse ritorneremo. Speriamo che questo giorno arrivi presto, perché senza di te fa tutto un po' più schifo.

Con ciò penso di aver detto tutto.

Volevo solo augurarti il meglio con Erika.

Spero siate felici.

Per sempre tua,

Francesca

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