Capitolo 15: Teresa Le Blanc [R]
Francesca
<<Dopo tutto quello che hai affrontato per rifarti una vita e ricominciare da zero, ti imbatti in un mostro del genere>>, continua Concetta.
<<L'importante è che non sia successo nulla>>.
Lei annuisce e, dopo aver guardato l'orologio, se ne va chiedendomi ripetutamente scusa.
Sono partita da Londra con l'intenzione di crescere negli Stati Uniti e ora mi trovo a Treia, in Italia. Pensavo di crescere grazie a quello scambio culturale, invece sono rimasta la stessa. L'unica cosa di cui sono grata a Madison è la sua sincerità: se non fosse stata per lei, non sarei qui in questo momento a riflettere su cosa sia la mia vita e cosa voglio farne. Soprattutto chi sono e chi voglio essere. Durante la mia vita, con Madison al mio fianco, non ho fatto altro che perdermi. Penso sempre a quella frase de Il Volo: 'La gente pensa che la cosa peggiore sia perdere una persona a cui si vuole bene. Si sbaglia. La cosa peggiore è perdere se stessi mentre si vuole troppo bene a qualcuno, dimenticarsi che anche noi siamo importanti'. Per tutta la mia vita fin ora ho sempre dimenticato di essere importante, di mettermi al primo posto e, sebbene lo faccia tuttora, sono contenta di averne preso coscienza. Rinchiudermi in quella stanza di albergo, vendere tutto e prendere quell'aereo sono state la cose più belle che io abbia mai fatto in vita mia, perché mi hanno dato la possibilità di essere qui e capire che sto crescendo: devo capire che non posso chiudermi a riccio non appena succede qualcosa, perché sarebbe come giudicare un libro dalla copertina. È una follia odiare tutte le rose perché una spina mi ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una o poche più mi hanno tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttare via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è sempre un nuovo inizio. Ho sempre pensato di essere troppo poco per essere qualcuno da sola e lo penso tuttora, ma il contesto è cambiato. Mi sento importante grazie al lavoro che faccio, ai libri che leggo e alle persone che mi sono accanto, mentre la vita che vivevo prima non mi permetteva di essere... non lo so, di esser quello che pensavo di essere. Non mi permetteva neanche di stare in piedi. Nemmeno ora posso dire di essere perfettamente sana e dritta, ma è la vita che ho scelto e che ho deciso di costruirmi da sola.
La smetto di fare la filosofa e inizio a pensare a cosa fare in queste tre settimane: potrei... No, non mi viene in mente nulla.
Riprendo il cellulare in mano: ancora nessuna notizia da parte di Aeron.
Sono le 16:00.
Probabilmente starà dormendo o aiutando suo padre con le questioni legali di Teresa. Anche a lei è capitato qualcosa del genere? Vorrei tanto parlarle. Mando un messaggio a Concetta chiedendole il suo numero e, dopo alcuni minuti, scrivo un messaggio a Teresa: Ciao, Sono Francesca. Mi chiedevo se potessimo incontrarci. Vorrei tanto parlarti.
Un'istante dopo Teresa mi chiama per andare a casa sua. La tenuta dei Le Blanc è situata dietro la scuola, oltre il giardino, e si presenta esattamente come la grande villa di Gatsby. È incantevole. Oltrepassato il cancello, un signore sulla sessantina, probabilmente il maggiordomo, si dirige verso di me chiedendomi di seguirlo. Mi conduce in una serra dove Teresa sta bevendo un tè mentre lavora.
Non appena mi vede, si alza e viene ad abbracciarmi. Indossa un vestitino bianco perla con una vestaglia lunga di seta nera.
<<Ciao, Francesca>>, mi saluta calorosamente.
<<Ciao. Scusami, non volevo disturbare>>.
<<Nessun disturbo>>, mi zittisce subito e mi fa accomodare. <<Come stai?>>
<<Sarei stata peggio se non fosse stato per Aeron>>, sussurro imbarazzata.
<<Dovevi vederlo. Eravamo al bar e, quando ha sentito da Concetta che eri con quel verme nella parte antica della città, è sfrecciato fuori>>, risponde ridendo di gusto. <<Sei qui per uno scopo preciso, giusto?>>. Ritorna seria, ma non troppo.
Annuisco. <<Stamattina ho sentito dire a Salvatore che a te è capitata una cosa del genere alla mia, ma molto più... intensa>>.
<<Diciamo che la parola "intensa" non rende l'idea. Ebbene sì. Sai, i miei genitori sono morti in un incidente automobilistico quando avevo appena otto mesi. La famiglia di Aeron e la mia erano molto unite, così decisero di adottarmi. Io e Alessandro siamo nati lo stesso giorno e abbiamo sempre festeggiato i nostri compleanni insieme, fino alla terza media, quando lui esagerò: mi trascinò in una stanza al piano di sopra e chiuse la porta. Ero vergine. Mi strappò il vestito e mi ha rotta>>. Le scende qualche lacrima. <<Ma decisi di perdonarlo>>.
<<Perché?>>, chiedo stupita.
<<Non posso vivere con il rancore nel cuore e perché senza quell'avvenimento non avrei conosciuto Antonio>>, risponde sorridendomi e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<<Tessie, quante volte ti ho detto di non entrare in camera mia!>>, urla Aeron entrando nella serra. Non appena mi vede spalanca gli occhi. I nostri occhi rimangono collegati per qualche secondo, finché non distolgo lo sguardo.
<<Ciao, Ron! Scusami, mi serviva il laptop>>, dice Teresa facendo il broncio. <<Francesca , ti va di rimanere per cena?>>.
Senza avere l'occasione di rispondere, Aeron sbotta <<NO>>.
Mi volto con lo sguardo truce e mi rivolgo a Teresa: <<Certo, molto volentieri>>.
Lei squittisce in tutta risposta. Esce dalla stanza, lasciandomi sola con lui.
Aeron
La osservo attentamente e lei fa lo stesso con me. Indossa un pantalone nero e un top di pizzo nero. Si è addirittura truccata? Dov'è andata?
Esco bruscamente dalla stanza e cerco Teresa.
<<Cosa ti è saltato in mente?>>, le urlo.
<<No>>. Alza il dito davanti alla mia faccia. <<Prendi coraggio. Sappiamo entrambi che ti piace, e non poco. Perciò ora ascolta il consiglio che mi hai dato tempo fa>>.
<<Ah sì? E qual è?>>
<<Quando stai con qualcuno, non puoi chiedergli garanzie, perché non puoi chiederle neanche a te stesso. L'amore è un rischio che una persona si assume. Per questo il vero amore è per i coraggiosi. Se tu vuoi essere un pappamolla fa' pure, ma nella serra si trova l'unica ragazza che ha fatto nascere in te delle emozioni che solo il viaggiare ti dava. Decidi tu>>, dice mettendomi alle strette.
<<Decidi tu>>, borbotto.
<<E ricorda, Ron Ron, che non si è mai pronti per una storia fin quando non si incontra quella persona che ci sconvolge tutti i piani all'improvviso>>. Mi fa l'occhiolino e vola fuori dalla stanza.
Rimango tutto il tempo nella mia stanza, finché Gregory non annuncia la cena. Cammino lentamente verso la sala da pranzo: se la vedo, la voglio e la prendo. Entro e la noto subito. Si sente molto in imbarazzo a essere qui: perché?
Francesca
Per tutta la cena mi sento sotto l'occhio scrutatore di Aeron. Il signor Le Blanc è molto gentile e cordiale, Teresa non smette di parlare di un suo progetto di lavoro mentre Aeron rimane in silenzio a fissarmi da sotto le sue folte ciglia.
Al momento dei saluti e dei ringraziamenti, Aeron se ne torna in camera sua senza salutare e io ritorno a casa mia.
Bip! Nuovo messaggio!
Potevi rimanere.
Potevi salutare.
Prendo il telefono e lo spengo.
Non può fare così con i miei sentimenti. Non può illudermi di una cosa un giorno per poi evitarmi l'altro.
Quando arrivo a casa, mi addormento facilmente.
TUN! TUN! TUN!
Dei forti rumori provenienti dalla porta di ingresso della biblioteca mi fanno sobbalzare. Scendo per vedere chi è, ma senza aprire la porta.
È Alessandro! Ed è ubriaco!
<<Apri questa stramaledetta porta, Franci bella>>, sbiascica.
Il panico mi assale: inizio a tremare, a piangere e la nausea sta già per fare il suo effetto. Mi nascondo dietro a uno scaffale.
Aeron!
Apro il cellulare, digito il suo numero e mi accovaccio per terra tremante.
Sono le 3:00. Starà dormendo di sicuro.
Al terzo squillo risponde: <<Francesca>>.
<<Devi aiutarmi>>, sussurro tra una lacrima e un singhiozzo.
<<Cosa succede?>>
<< È qui fuori, continua a rompere bottiglie e a prendere a pugni la porta. È ubriaco>>.
<<Arrivo. Intanto tu chiama la polizia>>.
Chiudo la chiamata e faccio come mi ha detto.
Un'ora più tardi, Alessandro viene arrestato per rumori molesti e disturbo della quiete pubblica. Aeron sta parlando con un poliziotto e io ho una coperta intorno.
Sono le 4:15.
<<Grazie per essere venuto>>, dico mentre mi si avvicina. Mi accarezza una guancia con la mano destra, mentre con l'altra mi abbraccia. Sento il suo cuore battere e dopo qualche secondo i nostri respiri vanno all'unisono.
<<Non sono il tipo, lo sai. I versi d'amore mi fanno sentire uno stupido>>, sussurra.
<<Vuoi entrare?>>, gli chiedo.
In segno di risposta mi stringe più forte e mi accompagna dentro.
<<Solo con te mi sento bene, la tua sola presenza rende tutto più sopportabile>>. Alzo lo sguardo e lo osservo.
<<Che cosa è insopportabile per te?>>
<<Essere qua. In questa topaia di cittadina. Mi sento un topo chiuso in gabbia>>, sospira.
<<Vorresti andartene?>>, chiedo con un sussurro.
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