Capitolo 10: L'inaugurazione [R]
Il sole irrompe nella stanza dalla finestra svegliandomi.
È il giorno dell'inaugurazione!
Mi alzo, mi vesto velocemente e scendo per fare un controllo veloce dello stato dell'edificio. Scendo al piano terra e rimango sbigottita: Salvatore, un altro uomo e Mr. Cappotto mi osservano.
<<Non sapevo che sareste venuti a quest'ora>>, balbetto mentre Mr. Cappotto mi fissa con disgusto e odio.
Perché Mr. Cappotto è qui? Dio!
<<Volevo presentarti Francesca Brooke. Inizierà il semestre nella tua scuola a settembre e per ora si occuperà della biblioteca. Pensa, ha sistemato tutto da sola. Fantastico, non credi?>>
<<Ah, davvero? Per che facoltà?>> Mi squadra dolcemente, non come l'essere accanto a lui.
<<Letteratura>>.
<<Aeron, siete nella stessa facoltà>>. Come, scusa? Entrambi sgraniamo gli occhi. La stessa facoltà di Mr. Cappotto? ODDIO. <<Aeron è mio figlio. Presentati, figliolo>>
Aeron
Ma che problemi ha?
La ragazza davanti a me mi fissa a bocca aperta. Ha una statura nella media, né alta né bassa. Se dovessi metterla a confronto con me, mi arriverebbe alle spalle. Ha i capelli color caramello che le arrivano alla base del seno, un viso tondo tendente all'ovale con grosse labbra carnose rosa, un naso a patata e grandi occhi color cioccolato. Quegli occhi non smettono di squadrarmi dalla testa ai piedi, come se avessero visto un fantasma. Indossa una maglietta semplice color avorio e un jeans scuro. Dopo averle osservato ogni centimetro del corpo con ogni sua magnifica forma, mi decido a parlare e porre fine questo imbarazzante silenzio.
<<Salve, mi chiamo Aeron Le Blanc>>. Faccio un passo verso di lei e le tendo la mano. Il suo sguardo passa varie volte dai miei occhi alla mia mano.
Che scocciatura!
Dopo alcuni secondi rimuovo la mano e me ne esco scocciato.
Che persona! Nemmeno fossi un energumeno!
Esco all'esterno dell'edificio e osservo i preparativi per l'inaugurazione. Devo ammettere che quella stramba ha fatto un gran bel lavoro: non assomiglia lontanamente a quella di prima.
<<Aeron!>> Mi volto e vedo il viso scuro di mio padre.
Fantastico.
Mi avvicino a lui, mi prende per il polso e si avvicina al mio orecchio. <<Cosa ti ho detto riguardo i rapporti con gli altri? Non ti azzardare a rifare una cosa del genere>>.
So di aver sbagliato, so di non essere molto permissivo nei confronti degli altri. Non tutti sanno essere come me.
<<Va bene padre, mi dispiace>>.
Il suo volto riprende colore, mi fa un sorriso sincero e mi dà una pacca sulla spalla. <<Devi capire che è nuova in città e magari capisce poco ancora l'italiano... Potevi parlare in inglese, dai>>, scherza.
Ho venticinque anni e ho passato la mia vita dalla fine delle superiori fino a ora in giro per il mondo: ho visitato ogni angolo del mondo, ma avevo promesso a mio padre che all'età di venticinque anni sarei tornato e avrei frequentato la sua scuola. Sono davvero fiero di mio padre: è riuscito a creare una scuola, diventata presto famosa, in un piccolo paese sperduto dell'Italia. Ho viaggiato tutto il tempo con la mia unica amica di infanzia, Teresa Le Blanc, lei è l'unica che mi capisce davvero.
Rientro e vedo la ragazza stramba che parla con Salvatore e ride. La osservo ridere e rimango incantato per qualche secondo. Mi accorgo che sto sorridendo anche io non appena lei posa i suoi occhi imbarazzati su di me.
Diamine, ma cosa mi prende? Un po' di contegno, Aeron!
Francesca
Mr. Cappotto mi guarda e sorride. Ha per caso la febbre? Sento le guance esplodere.
<<Allora, sei pronta?>> Salvatore richiama la mia attenzione.
Andiamo all'esterno dell'edificio, dove sono stati messi degli striscioni e un grande nastro giallo, che simboleggia la grande inaugurazione. Dopo un interessante e un po' dolce discorso di Salvatore alla comunità, in cui spiega la lunga storia dell'edificio e come, insieme a me, ha riportato un po' di storia a galla, taglia il nastro giallo con una grande forbice. A questo punto, tutta la folla entra nell'edificio applaudendo e facendo complimenti sia a me che a Salvatore.
Cerco con lo sguardo Mr. Cappotto, ma di lui non c'è traccia.
<<Whoah! Sei stupenda>>. Mi volto e Alessandro è proprio dietro di me. <<Cioè... volevo dire... la biblioteca è davvero stupenda. Non che tu sia brutta... mi sa che devo chiudere il becco>>. Diventa così rosso che scoppio a ridere, ma ridere per davvero.
<<Ti ringrazio, Alessandro>>.
<<Allora, come stai?>>, chiede tutto imbarazzato mettendosi una mano dietro alla nuca.
<<Sto bene, sì. Avevo davvero bisogno di tutto questo: di un nuovo inizio>>, sospiro felice guardandomi intorno. Tutti appaiono felici e sembrano apprezzare il mio duro lavoro. Non mi è mai successo.
<<Ti va se andiamo a prendere una cioccolata dopo l'inaugurazione?>>
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