1. POLVERE DI VITA
Corvi. Sempre e soltanto corvi. Gracchiavano in modo fastidioso tutti i giorni, ma quella mattina sembravano come impazziti. Urlavano, richiamando all'attenzione non solo i loro simili appollaiati sulle tegole di qualche tetto, ma anche la gente che alle sette spaccate del mattino si godeva il tepore delle lenzuola che copriva i loro corpi. Corpi sudati, ovviamente, dato che anche se era soltanto maggio il caldo si faceva sentire. Corpi di bambini appiccicati a quelli di mamma e papà, stesi sul letto matrimoniale tutti insieme; corpi di amanti, che si erano strusciati e fusi insieme per colpa della lussuria sfrenata; ma anche semplici corpi, come quelli di Cat e Alessio, che se ne stavano l'uno accanto all'altro, avvinghiati, dimostrando così l'amore che da ben due anni li univa. I corvi non smettevano di fare quel suono fastidioso che si propagava tra le strade della città, e Cat iniziò a muoversi nel sonno. Più che sonno, il suo era un dormi veglia che la faceva sentire intontita, frastornata, ma i suoi occhi blu non avevano alcuna intenzione di mostrare alla giovane la luce del giorno. Ma quei dannati uccelli non la smettevano e, in men che non si dica, la bionda scivolò giù dal letto stando attenta a non svegliare il suo fidanzato. Si sistemò i pantaloni del pigiama, talmente larghi che la facevano sembrare un pupazzo di neve, ma che lei adorava non solo perché erano comodi, ma perché glieli aveva regalati Alessio. Alessio, uno dei ragazzi più desiderabili di tutta la penisola italiana, ex cantante dei Dear Jack. Si erano conosciuti in discoteca, come accadeva a tante altre coppie, e senza quasi accorgersi si erano ritrovati ben presto impantanati in una relazione a distanza. Lei al nord, lui al centro. Per amore si fa di tutto, e Cat aveva scelto fin da subito di abbandonare tutto e tutti, famiglia compresa, solo per avere la possibilità di avere uno straccio di felicità. Aveva lasciato la sua città natale, e aveva seguito il suo fidanzato a Milano, riuscendo fino adesso ad andare d'accordo. Ma si sa, non è tutto oro ciò che luccica.
Catherine si portò una mano alla bocca, coprendo uno sbadiglio sonoro che nemmeno tentò di placare, e si diresse in cucina, pronta non solo a preparare la colazione, ma anche ad affrontare una nuova giornata. Accese il fornello e vi poggiò sopra la macchinetta del caffè, aprì il frigorifero ed agguantò il cartone del latte, che versò sulla sua tazza preferita. Cullata dal ribollire del caffè, accese la tv e aspettò che il solito ometto che dava le previsioni del tempo facesse la sua comparsa sullo schermo, avvisando così tutta Italia del solito caldo fuori stagione che si era abbattuto sul paese. Recuperò dei biscotti, ed iniziò ad immergerli pigramente nel suo latte macchiato, masticandoli poi lentamente. Sembrava non avesse voglia di far nulla, ma non era una novità. La pigrizia l'aveva sempre contraddistinta da tutte le sue amiche, ma lei con la sua calma stava pian piano ottenendo tutto dalla vita: un appartamento in una città nuova, un fidanzato e un lavoro. Per il momento tutto questo le bastava. Girò tra le dita l'ennesimo biscotto al cioccolato, quando Alessio fece la sua comparsa in cucina. I capelli scompigliati, un sorriso stanco, i pantaloni che gli fasciavano alla perfezione le gambe, e il torace completamente nudo, imperlato di qualche goccia di sudore per via del caldo afoso.
<< Non bastava questo caldo di merda, ci mancavano solo quei dannati corvi che non la smettono con i loro stupidissimi Cra Cra! >>
<< Vuoi del caffè? >> domandò Cat, sorvolando sulle parole poco gradevoli che aveva appena utilizzato il ragazzo di fronte a sé. Alessio annuì leggermente, sistemandosi al meglio sullo sgabello girevole e appoggiando i gomiti sulla penisola della cucina. La bionda tirò fuori una tazzina e verso del caffè, recuperò lo zucchero e ne mise due cucchiaini sulla bevanda calda e poi porse tutto al suo fidanzato. Erano ormai due anni che stavano insieme, ma da soltanto uno convivevano e avevano imparato a conoscersi talmente bene, che sembrava stessero insieme da tutta la vita.
<< E questo sarebbe un bacio?! >> urlò Alessio, per farsi sentire dalla bionda che era corsa in camera dopo aver lasciato un misero bacio tra i capelli del giovane. Il moro terminò il suo caffè in un solo sorso e si diresse verso la camera da letto, dove sapeva per certo avrebbe trovato la sua ragazza. Era sempre così: lei si alzava per prima, faceva colazione in silenzio con la televisione ad un volume talmente basso che non si riusciva a sentire mezza parola, preparava il caffè a lui e gli premeva un bacio su qualsiasi parte del viso tranne la bocca. Solo per il gusto di farlo incazzare. Tutto monotono, tutto ordinario, sempre la stessa routine mattutina ogni santo giorno. E questo forse non piaceva ad Alessio, ma lui non aveva mai dimostrato questo fastidio, quindi Cat continuava imperterrita a compiere le stesse azioni come se fosse uno schema. Il moro incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo stipite della porta, osservando attentamente Cat mentre iniziava a spogliarsi per entrare in doccia. Sbottonò lentamente ad uno ad uno i bottoni della sua maglietta, che lasciò ricadere dolcemente sul pavimento del bagno; slacciò il laccio che teneva stretti i suoi pantaloni che fecero la stessa fine della parte superiore del pigiama; per ultimo si tolse gli slip, che caddero solo a pochi centimetri di distanza dai piedi nudi di Alessio. Se in una cosa era brava Catherine, sicuramente era quella di far ammattire il moro. Azionò il getto d'acqua e si addentrò dentro le ante della doccia, mentre Alessio continuava imperterrito a fissare la pelle pallida della bionda che risultava sfuocata alla vista, per colpa della plastica opaca della struttura. In un attimo, Cat si ritrovò soffocata tra le braccia possenti di Ale, che si era dannatamente eccitato ma continuava a far finta di nulla, come se la sua erezione prominente non stesse pulsando contro la base della schiena di lei. Le baciò una spalla, iniziando ad accarezzarle il ventre piatto, e sorrise divertito quando notò i brividi leggeri che ornavano tutto il corpo nudo di Cat.
<< Ancora oggi ti faccio questo effetto Catherine? >> non la chiamava mai così, lo faceva solo per farla impazzire. E ci riusciva. Sempre. Alessio sembrava avere un specie di dono nel sedurre le donne, le incantava con i suoi occhi talmente profondi da sembrare due pozzi di catrame, le intontiva con le sue labbra così sapienti nel saper dare piacere ad una donna, e infine le distruggeva, dando il suo corpo come premio. La giovane non riusciva a rispondere, intontita e sedotta amabilmente dalla sua dolce metà, mentre l'acqua continuava imperterrita a bagnare i corpi di entrambi. Alessio la completava, la faceva sentire non solo libera di amare, ma anche di essere finalmente amata. Con lui sapeva di essere desiderata, togliendole ogni dubbio e preoccupazione su se stessa. Si girò lentamente, facendo scontrare nuovamente il suo corpo contro quello fremito di desiderio del moro. Nuovamente a dividerli c'era solo l'erezione, pulsante, piacevolmente eccitata, ma a quello ci avrebbero pensato dopo. Ora voleva godersi quel momento. Due corpi stretti tra loro. Cat poggiò l'orecchio sul petto di lui, riuscendo a sentirgli il suo cuore che batteva. Tum tum, tum tum. Il suono più bello che la bionda aveva sentito in vita sua.
Erano perfetti, si amavano e niente e nessuno gli avrebbe separati. A parte un imprevisto. Oppure due per essere precisi.
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