Capitolo 35
La luce del giorno entra fioca dalla finestra, quando mi sveglio. Mi sento ancora dolorante e un po' provata, ma a parte questo... sto bene.
Hanno arrestato mio padre. È solo il primo passo perché tutta questa storia finisca.
La porta della stanza si apre ed entra un'infermiera che non conosco. Si avvicina al mio letto e mi rivolge un sorriso bonario. Avrà l'età di mia madre, forse anche qualcosa in più. Dei capelli bruni spuntano da sotto la cuffietta medica, mentre le rughe intorno agli occhi castani sono intrigate come ragnatele. «Buongiorno, principessa.»
«Principessa?» le chiedo, stordita. Conosco la parola in italiano, perché è simile al francese, ma non la capisco utilizzata in questo contesto. Sono in ospedale e mi aspettano nuovi esami medici, non credo di avere affatto un aspetto regale.
«Il tuo principe azzurro ha aspettato qui tutta la notte» ammicca lei. «Ha chiesto di te a tutti i medici che sono entrati e usciti da questa stanza.»
Jérémy è rimasto all'ospedale. Me l'aveva detto, ma confidavo sul buonsenso di Sasha e Niko: pensavo che l'avrebbero portato a casa.
«Mi avete visitata mentre dormivo?» le chiedo.
Mi risponde tutto d'un fiato e non capisco neanche una parola.
«Mi scusi, può ripetere più lentamente? Sto ancora imparando l'italiano.»
Accenna al macchinario accanto a me, a cui è stato collegato il mio braccio mentre dormivo. «Abbiamo solo controllato regolarmente che le tue funzioni vitali fossero a posto. Non hai preso un colpo da poco. Mi hanno raccontato la storia, sei stata coraggiosa.»
«Non avevo scelta» le dico. «Posso, ecco... vederlo?»
«Ancora no. Prima passerà la dottoressa a visitarti. Se starai bene, potrai andare. È routine. Sembri in forma, per aver preso un calcio così forte.»
«Per questo sono svenuta?»
«Hai sbattuto la tempia a terra. Per fortuna non c'era il cemento, altrimenti avresti anche perso sangue.»
«Per fortuna non ero in piedi» commento invece io. L'impatto sarebbe stato ancora più forte se non fossi stata china verso Jérémy.
Lei non ha il tempo di replicare perché entra la dottoressa che l'ha accompagnato ieri sera. Mi sporgo per sbirciare dietro la porta, almeno per distinguere un dettaglio di lui, ma non ci riesco.
La donna sente il mio battito e la mia respirazione, controlla anche lei il macchinario e alla fine sentenzia che posso lasciare l'ospedale. Mi lasciano da sola per permettermi di rivestirmi e per un solo istante, nel secondo in cui la porta è aperta e le loro figure non sono in mezzo, lo vedo.
Jérémy, con il naso tumefatto e lo sguardo rivolto verso di me.
Sorride – e sorrido anch'io.
Indosso rapidamente i vestiti di ieri sera e allaccio le scarpe con le dita che tremano. Non sono mai stata più felice al pensiero di vederlo.
Esco dalla stanza e mi fiondo tra le sue braccia, che mi avvolgono e mi stringono a sé.
«Quindi è tutto a posto?» sento dire dalla voce di Sasha. «Può tornare a casa?»
La dottoressa le risponde, ma non bado a lei. Accarezzo il viso di Jérémy e gli sfioro un nuovo livido sullo zigomo, tremendamente simile a uno che già aveva avuto. Che mio padre già gli aveva procurato.
«Non ho una vita facile» sussurro. «Se ci sposiamo, devi prendere tutto il pacchetto.»
«Alizée, io prendo il pacchetto e lo getto in fondo all'oceano, con Pierre e tuo padre dentro.»
Mi appoggio al suo petto, respiro il suo odore e mi lascio cullare dal dolce conforto che mi dà sentirlo così vicino.
«Odile pensa che sia solo questione di tempo» mi dice. «Dalla polizia le hanno riferito che tuo padre continua a ripetere che devi tornare a casa. E quando gli hanno chiesto di Pierre... Be', ha detto che devi sposare lui. Si è fregato da solo e ha fregato anche il carciofo.»
«Presto finirà tutto?»
«Amore mio, è già tutto finito.»
Apro la porta di casa, precedendo Alizée all'interno. Tutto è rimasto immobile da ieri sera, nessuno dei due si è premurato di chiudere le finestre prima di uscire, eravamo entrambi convinti che saremmo rientrati presto.
Non potevamo sbagliarci più di così.
Cerco il suo sguardo, che percorre il nostro salone.
«Vuoi andare a dormire?» mi chiede. Sa che non ho chiuso occhio per tutta la notte.
«Voglio restare con te.» Non sono mai stato tanto sdolcinato, ma con lei mi sembra naturale esserlo. Non mi sento nemmeno a disagio nel dirle direttamente ciò che penso o che provo.
Mi dà un bacio sulla guancia, prima di andare spedita in cucina a riempire il bollitore. Lavo le due tazze che abbiamo usato ieri sera, mentre lei osserva ipnotizzata l'acqua agitarsi. Le asciugo con un panno.
Alizée le riempie e immerge gli infusi.
Le scocco un bacio sulla fronte, dove le è sbucato un piccolo bernoccolo – l'unico segno rimasto del colpo preso. La stringo a me, perché ancora non riesco a credere a ciò che abbiamo passato nelle ultime ore.
Portiamo le tazze sul balcone e lei si siede sul dondolo. Controlla un messaggio al telefono, immagino di Nicole, poi serra le dita scaldandosele attorno alla bevanda fumante.
Rientro all'interno e vado a prendere il mio blocco per disegnare insieme a una matita. La guardo, e mi viene spontaneo ritrarla così, serena e sul dondolo che desiderava. Ha capito le mie intenzioni, perché mi rivolge un gran sorriso che fa splendere il suo volto dolce.
«Potremmo incorniciare i tuoi disegni e appenderli» mi dice. «Darebbero qualcosa di nostro alla casa.»
«Per me i disegni sono qualcosa di personale, non so se li vorrei esposti in casa. Se avessimo degli ospiti, sarebbe strano.»
«Hai disegnato i tuoi tatuaggi e non vuoi che qualsiasi ospite veda quanto sei bravo?» mi chiede, ironica. Ma torna presto seria. «Io vorrei sempre vedere i tuoi disegni.»
Si alza in piedi e mi raggiunge. Si siede in braccio a me, posando la tazza accanto alla mia., e mi abbraccia. «Io vorrei sempre qualcosa di te» sussurra.
Le accarezzo la schiena, perché ho capito più di quanto lei stessa avrebbe voluto dire. È ancora spaventata da ieri sera e avermi vicino le restituisce un po' di sicurezza.
«E poi, non eri tu quello che diceva che eri felice di aver dato il massimo nel fare un disegno?» mi incalza. «Se pensi che stai disegnando per me, saranno sicuramente dei bei disegni.»
Ritorna a quella conversazione, quella in cui lei non si sentiva all'altezza.
Ora sono io a non sentirmi all'altezza di lei, che si è presa i calci del padre per difendere me.
«Va bene. Scegli tu quale incorniciare per primo.»
«Questo che stai facendo ora.» Mi lascia un bacio leggero a fior di labbra e torna sul dondolo in posa.
Prendo anche le matite colorate e tratteggio le sfumature del suo viso, dei suoi vestiti e della luce del mattino che si riflette su di lei. Disegno gli ibischi aranciati e i loro fiori che le stanno ai lati come ancelle fedeli. Alizée sembra una regina su un trono umile di ferraglia e stoffa. Per me lo è, perché in nessun modo spiegherei il potere che ha su di me.
Una volta che ho finito glielo mostro. È solo uno schizzo fatto quasi di fretta, per imprimere il più possibile questo momento e renderlo fisso nella memoria di entrambi. Ora sì che sento di non aver disegnato all'altezza, nonostante vi abbia infuso tutto l'amore possibile.
Mi bacia sulla guancia, sfiorandomi la barba con le labbra. «Jérémy, è stupendo. È come immaginavo che mi avresti disegnata.»
Faccio per dirle che l'ho già ritratta, anche se quella volta si trattava solo del viso e non di tutta la sua figura, ma lei mi bacia di nuovo, impedendomi di parlare.
«Forse è meglio che vai a dormire» mormora, con la mano fresca sul mio viso. «Si vede che sei stanco.»
«Non sono stanco» mento. «Non posso pensare di dormire mentre sono con te.»
«Dai, andiamo.» Raccoglie i miei disegni e li sistema nel raccoglitore, che lascia sul tavolo del salone, e mi tiene per mano fino alla camera da letto. «Resto qui mentre tu dormi.»
Ci cambiamo entrambi indossando i soliti vestiti per casa. Lei nella mia felpa è una visione divina. È così semplice e normale, eppure così bella. Così bella che non riesco a credere di aver avuto tanta paura per lei.
Si siede sul letto con la schiena poggiata alla testata, facendomi sdraiare al suo fianco. Solo una volta che l'ho raggiunta mi rendo conto di essere stanchissimo e di avere bisogno di un sonno ristoratore. O forse solo avere Alizée così vicino mi permetterebbe di riposare e di riprendermi.
Mi fa appoggiare la testa sul suo fianco nudo, permettendo a entrambi di sentire l'uno la vicinanza dell'altra. Mi accarezza il viso, con dolcezza. Tutta la dolcezza di cui ho bisogno da lei, tutta quella che mi fa stare bene.
Non serve che glielo dica, capisce da sé che mi fa stare bene. Che le emozioni di questa notte mi bastano per una vita intera e che ne sono stremato.
Prende sonno appena chiude gli occhi, ma continuo ad accarezzargli la guancia. Trovo conforto nel suo respiro regolare, nel suo fiato che si perde contro la mia coscia e nel suo russare solo accennato. Non l'ho interrotto mentre era con la matita tra le mani perché non credo che si sarebbe fermato per dormire, ma avvertivo la sua stanchezza.
E ora che è addormentato al mio fianco, sono rincuorata e grata per tutto ciò che Jérémy è per me. Non torno indietro, con lui voglio andare avanti per sempre. Per tutta la mia vita.
Ora che conosco la sua parte più intima, le paure contro cui lotta e il timore di non essere stato abbastanza per me, non riesco a non amarlo ancora di più. Non riesco a non essere amorevole con lui, nello stesso modo in cui lui lo è stato con me.
Non so come ci si prende cura delle persone, non sono abituata a ricevere le cure di qualcuno, figuriamoci a darle. Ho solo agito come ho creduto meglio. E il meglio per Jérémy, adesso, è dormire e recuperare tutte le energie che ha sprecato nella notte.
Mando un messaggio a Sasha chiedendole di Niko. Stamattina non era con noi all'ospedale, nonostante Jérémy mi abbia detto che c'era anche lui ieri sera.
"L'ho riportato a casa, perché il coach non gli avrebbe dato la giornata libera, così almeno dormiva" è la sua risposta. Quindi immagino che sia tornata indietro e abbia fatto compagnia a Jérémy. "Tu, invece, come stai?"
"Stanca. Ma non di stanchezza, più per tutto ciò che mi è successo. È stato veloce e frenetico."
"Riposati."
Fisso lo schermo. Non so come potrei riposarmi, non ho sonno. Mi sento rigenerare solo con Jérémy accanto a me immerso nel mondo dei sogni. Sapere che lui sta bene, che è qui e che mio padre non è riuscito ad annichilirlo come nelle sue intenzioni è tutto ciò di cui ho bisogno per sentirmi riposata.
Con il cuore leggero.
Scrivo anche a Nicole, per rassicurarla sulle mie condizioni e scambio con lei pochi messaggi – è di turno alla Marée e non può darmi retta troppo a lungo. Anche lei sembra rinfrancata nel sentirmi.
"E il tuo uomo perfetto?" mi chiede.
"Sta dormendo accanto a me."
Chiudo la chat con lei e gli scatto una foto dall'alto. È abbrancato alla mia coscia, che stringe a sé come se fosse un cuscino nella notte. La sua schiena scoperta mi fa venire voglia di svegliarlo, ma ignoro l'impulso: deve riposare. Non mi trattengo, però, dal guardarlo, dal desiderare che le sue braccia toniche e muscolose mi stringano a sé per darmi quanto di più dolce abbia.
Non ho mai ricevuto tutta la dolcezza che mi dà lui. Non ho mai ricevuto tutto l'amore che mi riserva in ogni gesto, in ogni sguardo, in ogni parola. E io non ho mai donato a nessuno tutto l'amore che avevo dentro.
Scopro così che sono in grado di amare, nonostante la vita mi abbia messa a dura prova. So cosa significa amare, perché significa dare agli altri l'affetto che vorrei ricevere.
Questa notte è stata estenuante e assurda. E mi sta portando a ragionamenti che non avevo mai fatto prima d'ora.
Sono diventata adulta in un colpo solo.
E potrò essere felice.
Me lo prometto.
Spazio autrice
Ed eccoci anche a questo capitolo. Sono molto emozionata, non ve lo nascondo. Tra una settimana ci sarà l'epilogo e così anche questa storia sarà conclusa. Sarà difficilissimo lasciar andare Jérémy e Alizée, anche se li incontreremo nella prossima storia. La prossima storia?
Sì, avete letto bene. La prossima storia raccoglierà, almeno nelle mie idee, l'eredità delle altre storie che ho scritto. Ci saranno dei riferimenti al futuro dei ragazzi, quindi vi invito ad andare a leggere anche le altre vicende che trovate sul mio profilo prima che la pubblichi!
E questo, per stavolta, è tutto. Bacia a tutti e buon finesettimana!
Snowtulip.
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