Capitolo 3

Entro alla Marée du Jour e mi accoglie la solita musica pop, scelta come sempre da Nicole. Ormai ho imparato a capire chi c'è in base a cosa ascoltano. La nipote del capo è fissata con il pop, soprattutto Beyoncé, mentre Axel preferisce rock e metal e Vivienne la musica classica.

Solo per Alizée non sono riuscito a farmi un'idea di cosa le piaccia ascoltare. O forse ascolta tutto e quindi non si impone sugli altri.

Le sorrido, un po' incerto, mentre recupera alcune tazze da un tavolo vuoto. «Come va?» Provo a essere generico, per non far capire che di tutti i presenti mi importa solo di lei... perché se fossi un po' più specifico e le chiedessi come sta lei, di certo arriverebbero suo padre, il vecchio Lefort, Pierre, i suoi compari e chissà chi altro a infilarsi nella conversazione.

«Ho pulito un tavolo pieno di sputazzi» commenta, con un pizzico di fastidio nella voce. «Ci era seduta una signora che... be', lasciamo stare.»

«Ah, mi dispiace» le dico, ridendo. Attiro l'attenzione di Pierre, ma non gli do troppo peso. Sono riuscito a scambiare poche parole con Alizée – e per ora mi basta.

Risale dietro il bancone e mette a lavare le tazze raccolte sul vassoio, mentre non la perdo di vista neanche per un secondo. Vedere la sua figura che si muove con un po' di goffaggine, nonostante una linea del corpo dall'apparenza aggraziata, è l'unica gioia delle mie giornate. Insieme ai suoi occhi verdi e luminosi, e ai suoi sorrisi, quella bocca che vorrei attirare a me e baciare ogni volta che si apre per domandarmi se...

«Il solito ginseng?» Ha già tirato fuori la tazzina e si sta avvicinando al macchinario, non serve neanche che risponda. Eppure lo chiede e solo questo mi fa sperare che anche lei voglia parlare di più con me, fosse anche solo per sapere cosa deve passarmi di qua dal bancone.

«Sì, il solito.»

Si asciuga una mano sul grembiule, nervosa, e noto un dettaglio: mentre Nicole e Vivienne hanno sempre lo smalto alle unghie, non è così per lei. Chissà se non lo mette perché non le piace o per qualche altro motivo.

Il "quartetto del vecchio Lefort", come lo chiama Nicole, ha preso d'assalto un paio di tavoli vicini all'angolo del biliardo. Uno di loro sta cercando di mandare in buca alcune palle, chino per osservare con attenzione la prospettiva, mentre gli altri lo sbeffeggiano dicendogli che non è capace.

Strano che non abbiano iniziato uno dei loro discorsi da pensionati su un argomento a caso tratto dalla quotidianità. Quando si erano scagliati contro l'istruzione al giorno d'oggi, avevano avuto la sfortuna di essere ascoltati da una maestra di elementari particolarmente combattiva che ha smontato una alla volta tutte le loro accuse verso la mollezza dei bambini.

Un'altra volta se l'erano presa con lo sciopero dei ferrovieri, ma nessuno di loro prende il treno così spesso da esserne risentito. Per non parlare di quella volta che si erano messi a dire che i tatuaggi sono un modo per imbrattarsi la pelle e che da vecchi tutti i tatuati se ne sarebbero pentiti. Mi sono limitato a ridacchiare tra me e me, scambiato occhiate divertite con Vivienne e Alizée.

Forse si stavano riferendo proprio a me, ma figuriamoci se mi lascio influenzare dai discorsi di quattro vecchietti dalla mentalità retrograda.

Il pasticciere esce dal retro, portando con sé dei cornetti caldi appena sfornati. Emanano un profumino delizioso, sono tentato dal prenderne uno.

«Mangi qualcosa?» mi chiede Alizée, con quella voce dolce, da sirena ammaliatrice. Non si rende neanche conto di quanto sia incantevole.

«Sono di corsa, puoi mettermene due in una busta?»

«Due?» si intromette Pierre. Che strano, ancora non si era intromesso in un discorso tra me e Alizée... «Lo porti a qualche ragazza?»

Per un momento, vedo la mano di Alizée tremare nell'afferrare la tazzina e, nel suo sguardo, leggo qualcosa che non mi piace. Forse delusione? Ma è brava nel rimanere impassibile più che può, quindi fatico a decifrarla. Eppure, capisco lo stesso che è dispiaciuta.

Pierre, invece, sta ridacchiando tra sé. Lo sta facendo apposta? Questo idiota vuole che dica che ho una ragazza per dare fastidio a lei? Significa che...?

Che le interesso?

Non rispondo subito all'idiota, e questo non fa altro che corrucciare ancora di più l'espressione sul viso di Alizée. E solo il vederla così mi fa torcere le budella. Non pensavo che ricambiasse quell'interesse che non ho mai avuto modo di dimostrarle.

«Mia madre si sente ancora una ragazza, ma non lo è» ribatto, in tono scherzoso, all'indirizzo di Pierre. Magari si toglie dalla faccia quel ghigno divertito.

I lineamenti di Alizée si distendono e la sua bocca si incurva in un sorriso meraviglioso. Meglio che mi preoccupi più di lei che di quell'imbecille.

«Ma che carina!» squittisce Nicole, alla cassa, dopo aver dato il resto a un signore. «Cioè, se vivi qui da solo, lei è carina a venire!»

«Sì, arriva tra un po' con il treno» le dico. «Vado a prenderla a Lione.»

«Che sfigato, porti la colazione a tua madre» commenta invece Pierre, ridacchiando. Davvero mi vuole prendere in giro per questo? Chissà come si comporta lui con la sua, di madre...

Non bado alla sua considerazione, lasciandolo senza una replica a quel commento da bulletto delle medie. Sono più attratto dalle dita affusolate e bronzee di Alizée che stanno afferrando un paio di croissant, quelli che, almeno alla vista, sembrano i più morbidi. Deve averli scelti con cura e solo il pensiero mi fa venire voglia di urlare in faccia a Pierre che per lui non credo lo farebbe con tanta premura. Li infila in una bustina di carta, che mi passa da sopra il bancone.

Per una frazione di secondo sfioro la sua pelle, gelida, e mi sembra di toccare una scarica elettrica. All'improvviso non mi importa più dei cornetti, posso pure lasciarli cadere, ma devo stringere la mano di Alizée per scaldarla. Non può essere così fredda a fine agosto!

«Non è un po' presto per te?» sbraita Xavier, appena apparso dal retro, dove invece è sparito Luis. Mi sta squadrando, con aria contrariata. Alizée è troppo vicina al lato del bancone a cui sono io e troppo lontana da quel carciofo, per i suoi gusti?

«Chi ha detto che ho degli orari ben definiti?» gli chiedo, con il tono più affabile del pianeta. Gli rivolgo un sorriso che nelle mie intenzioni è cordiale, ma Nicole sta visibilmente trattenendo una risata, tanto che deve voltarsi per non farsi ammonire dallo zio.

«Dopo ha un impegno» gli spiega Pierre con tono sarcastico. Ma lui non ha niente da fare? Deve stare per forza qui tutto il giorno a intralciare ogni mio tentativo di parlare con Alizée?

Xavier finge di non aver sentito e va spedito dalla figlia e le mormora qualcosa. Lei abbassa lo sguardo e fila dall'altra parte del bancone, il più lontano possibile da me. Mi lancia un'occhiata di nascosto mentre finisco di bere il mio ginseng. È dispiaciuta, non posso non accorgermene... E lei ha capito che io, da parte mia, devo aver capito che la stanno allontanando da me con ogni mezzo.

Questo mi lascia intendere non solo che le interesso, ma anche molto. E che, per qualche accidente di motivo, a suo padre non piace per niente. Vorrebbe che stesse con quel dannato Pierre? Un manichino che va in palestra regolarmente solo da quando io ho iniziato a frequentare La Marée?

«È un po' rompiscatole» commenta Nicole quando mi accosto alla cassa per pagare il conto e lo zio torna sul retro a occuparsi di chissà cosa.

Non replico, perché quello che penso è che Xavier è proprio un gran rompicoglioni, ma Pierre ha le orecchie tese e preferisco che non senta.

«Se tua madre beve il ginseng, falla venire qui.» Nicole mi fa l'occhiolino, facendo tintinnare le monete nella casa insieme alle altre.

«Certo, lo farò di sicuro.» Le sorrido con gentilezza e incrocio per l'ultima volta lo sguardo di Alizée. Ma lei è impegnata a preparare qualcosa per uno dei pensionati e quindi evito di salutarla di persona, anche se avrei voluto dirle che a mia madre i croissant che ha scelto piaceranno sicuramente. Mi limito a dare l'arrivederci a tutti quanti in modo generico e a lasciarmi il bistrot alle spalle.

«Molto dolce, non trovate?» Nicole accenna alla porta da cui Jérémy è appena uscito.

«Dolce?» Pierre ha l'aria disgustata. «Che ci trovi di dolce in uno sfigato con le treccine che porta la colazione a sua madre?»

«Ma l'hai sentito? È arrivata oggi!» esclamo, senza riuscire a trattenermi. «Non è normale che le porti la colazione e vada a prenderla?»

Lui arriccia il naso, come se avesse sentito un cattivo odore. Come se gli desse fastidio che prenda le difese di Jérémy. Pensasse quello che vuole, ma quando ho sentito che prendeva un cornetto in più per la madre mi si è stretto il cuore. Chissà com'è la sua famiglia e che rapporto ha con i familiari... Non ne parla mai o, meglio, non è mai capitata occasione perché ne parlasse, ma sembra che siano buoni, visto il bagliore nei suoi occhi mentre ci diceva di lei.

Lo invidio, non augurerei i miei genitori nemmeno al mio peggior nemico. O forse sì, se quel nemico fosse Pierre.

«È solo uno che si crede chissà chi» commenta proprio lui.

Senti chi parla... Nonostante Jérémy sia uno sportivo di alto livello non si è mai comportato in modo spocchioso. Al contrario di lui, che si atteggia a re del bistrot!

«Quello che si crede chissà chi sei tu» sputo fuori, con tono accusatorio. Mio padre per fortuna non è qui e non può rimproverarmi.

«Forse, ma almeno io non invento cazzate per nascondere che mi sto vedendo con una... Ha capito che vi siete affezionate a lui e vuole farsi trattare bene.» Fa una smorfia disgustata e poi indica una delle paste con la frutta. «Alizée, mi prendi quella?»

Roteo gli occhi verso l'alto. Ho la netta impressione che sia invidioso della simpatia naturale che ci ha suscitato Jérémy sin dal primo giorno. O della sua gentilezza che ha saputo conquistare il rispetto e la stima degli altri clienti. Certo, Jérémy è un tipo riservato e non si può dire che si sia fatto degli amici qui... Ma nessuno lo detesta, perché si comporta sempre in modo educato.

Lancio la pastarella in un piattino e la spingo sul bancone in direzione di Pierre. Lui si scompiglia con una mano i capelli biondi, illuminati da un raggio di sole che si riflette sul pavimento lucido. Si sta mettendo in mostra, non lo sopporto.

«Secondo me nasconde qualcosa, è un tipo troppo tranquillo» continua a insistere. Nessuno lo detesta tranne lui, visto che ha minato il suo dominio del territorio. Forse solo mio padre lo odia di più...

«Forse sei tu a nascondere qualcosa» commento, sprezzante.

«Io sono un libro aperto, sai tutto di me. Di lui, invece, che sappiamo?»

«Sono una barista, non una spia dei servizi segreti. A me basta che venga qui, prenda il suo ginseng e sia gentile e rispettoso nei confronti di tutti, Lo è, quindi non mi pongo altri problemi.»

Mento spudoratamente, perché qualcosa in più sul conto di Jérémy vorrei saperlo. E vorrei saperlo perché mi ha affascinata sin dal primo giorno in cui ha messo piede alla Marée. Ma ho parlato in quel modo per rimarcare la differenza tra lui e Pierre, che invece è fastidioso come un brufolo al centro della fronte che spunta il giorno del primo appuntamento con un bel ragazzo.

«Ah, no, sappiamo che gioca a basket e in una squadra dell'Eurolega... Per questo vi piace tanto, no? Se fosse un giocatore anche io...»

«Ma tu non sei un giocatore» lo interrompo. «Sei solo invidioso di lui, tutto qui.»

«Certo che ci piace, hai idea di quanto sia figo?» dice invece Nicole. Sa benissimo che Jérémy mi interessa e apprezzo che stia prendendo le sue difese. Le mie difese.

«Hai dei gusti discutibili se ti piace un tipo simile.» Pierre ha un'espressione schifata mentre mastica a bocca aperta. Quello discutibile è lui: sarà ricco quanto vuole, ma l'educazione non la stampano sulle banconote.

«Chiudi quella fogna, Pierre, non voglio vedere che stai mangiando!» lo prende in giro uno dei vecchiacci, facendo ridere sia me sia mia cugina.

Lui finisce di mangiare la pastarella, poi si rivolge di nuovo a Nicole. «Se ti piace, dovresti farti avanti, non vedo perché rimanere solo a guardarlo ogni volta che viene.»

Razza di stronzo, lo sta facendo apposta. Non vuole che sia io ad avvicinarmi a Jérémy, così prova a spingere lei... Se solo non fosse tanto cieco, si sarebbe accorto che lei, in realtà, è da un bel pezzo che fa gli occhi dolci a Luis. E il nostro pasticcere è ancora più cieco di lui perché scambia le maniere di Nicole per semplice gentilezza.

«Il mio cuore è già preso» sorride mia cugina. «Hai sentito l'ultimo di Beyoncé? Ecco, il mio cuore è tutto per lei, è una diva!»

Cerco di non ridere, perché proprio mentre parlava è uscito Luis, con il grembiule tutto sporco di crema pasticcera e cioccolato. Sistema nella vetrina alcune bombe al cioccolato appena sfornate, aiutato da mia cugina, che sorregge il vassoio vuoto mentre lui fa in modo che le paste abbiano un aspetto il più invitante possibile... Come se non bastasse il profumo che emanano!

«Vado in palestra anche io, ma non mi metto a mostrare i muscoli in giro, né mi faccio capigliature idiote per attirare le ragazze.» Pierre continua la sua tirata contro Jérémy.

«Non ha obbligato te a farti le treccine, quindi perché ti dà fastidio?» gli chiede Nicole, prendendolo in giro. «Dovresti ringraziarlo solo per questo, saresti veramente orrendo.»

Mi nascondo dietro un bicchiere d'acqua, perché stavolta non ridere è davvero difficile. Devo anche voltarmi e dare le spalle ai clienti, ma almeno un sorriso devo tirarlo fuori.

«Appunto, non serve che me le faccia, quindi sono migliore io, no?»

Lui di attraente ha solo il conto in banca, ma mi guardo bene dal dirlo ad alta voce: mio padre è di nuovo sbucato dal retro e la sua presenza richiama tutti all'ordine. Inarca un sopracciglio nella mia direzione, come se fossi stata io a infastidire Pierre – quando invece è lui a essere scortese con il migliore dei nostri clienti.

Spazio autrice
Aggiornamento extra questa settimana, perché ho saltato sabato scorso. Ma non temete: il prossimo capitolo uscirà sabato come al solito!

Vi annuncio anche, nel caso in cui ve lo foste perso, che mi trovate anche su instagram come @snowtulip_autrice (se mi seguite, ditemi che siete voi, vi ricambio con molto piacere^^).

Buona lettura e baci a tutti!
Snowtulip.

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