TAPE N4 - 14/03/22


TAPE N4
INTERVISTA del 04/09/2022





PLAY

min. 05:10





<<Cosa si prova, Charles?>>

<<A guidare?>>

<<Si. Cosa ti passa per la testa? Cosa provi?>>

Silenzio.

<<Io amo le parole, ma non credo ci sia un modo per descrivere davvero quello che si prova. Parlo cinque lingue e comunque non ce n'è una con la quale sarei capace di spiegarlo. E' un po' come sentirsi a casa, perchè la macchina mi appartiene ed io le appartengo in un legame così stretto che alla fine quello che è lei divento anche io. Io la sento, la macchina. E' come se fosse solo un'altra parte del mio corpo. Mi faccio male quando si fa male, ma quando tutto è al suo posto e il motore ha il giusto suono e i comandi rispondono alla perfezione, allora è come vivere all'infinito il tuo ricordo più felice>>

<<E meno male che ti mancavano le parole>>

<<No Ivy, questo è niente in confronto a quello che si prova davvero. Lo sai che più vai veloce e più tutto davanti a te sembra andare piano? Cioè, non so se è una cosa mia o se lo provano anche gli altri, ma per me è così. La vita di tutti i giorni è un caos, ma quando vado a trecento chilometri orari sembra improvvisamente tutto al proprio posto. Riesco a vedere le cose con chiarezza, con lucidità. Allora mi chiedo, forse avrei potuto fare solo questo nella vita, no? Se l'unico momento in cui mi sento me stesso è lì fuori in pista, allora era destino che ci arrivassi in qualche modo>>

<<Immagina se avessi fatto i capricci e avessi detto a tuo padre, quel giorno di tanti anni fa, che non volevi andare a girare sui kart>>

Risata di Charles.

<<A quanto pare lui mi ha capito prima ancora che potessi anche solo pensare a cosa volessi diventare. Non ti sembra pazzesco? Se non fosse stato per lui probabilmente non sarei mai salito su un kart, non avrei trovato il mio posto nel mondo e sarei rimasto a vagare, infelice, senza avere un perchè. Invece lui in qualche modo l'ha sempre saputo>>

<<Credo sia nella magia che hanno alcuni padri, no? Sapere quello che è meglio per un figlio ancor prima che lo sappia lui>>

<<Forse, hai ragione. E comunque grazie Iv>>

<<Per cosa?>>

<<Per non avermi mai chiesto di lui, o di Jules. Non è che non voglia parlarne, ma a volte i giornalisti li tirano in mezzo senza un vero perchè. Li snaturano. A me piace parlarne quando mi viene spontaneo farlo>>

<<Io voglio che tu sia spontaneo>>

<<Sai cosa voglio io? farti provare quello di cui parlo. Troverò un modo per portarti in macchina con me Iv>>

<<Non sono sicura di volerlo provare>>

<<Se vuoi davvero che io sia spontaneo, sappi che non lo sarò mai come lo sono però in macchina>>

STOP





REGISTRAZIONE SUCCESSIVA

07/09/2022
MONZA - Giovedì del GP d'Italia.


*rumori del Paddock in sottofondo*

<<Ivy, vieni>>

<<Non se ne parla, davvero, Charles, assolutamente no>>

<<Dai, fidati di me, ti prego, sarà stupendo>>

<<Non mi hanno dato un pass per questo evento, non posso proprio>>

<<Non ti serve un pass se sei con me, che sono l'evento>>

<<Egocentrico! Non sei tu l'evento, ma la nuova Ferrari. E comunque, Binotto si arrabbierà>>

<<Non si arrabbierà, hai solo paura, dai vieni>>

*voci indistinte*

*passi*

*sportelli di una macchina*

<<Prometto che finchè ci sarò io al volante non succederà niente di male. Se poi volessi provare a guidare tu... beh, non l'assicuro>>

<<Credimi, non le ho la minima voglia>>

Risata di Charles.

<<Ora dici così>>

*accensione del motore*

<<Questa a trecento chilometri orari non arriva, però fossi in te mi terrei forte>>

*accelerazione*

PAUSA








Ricordo il weekend di Monza del duemilaventidue come se fosse ieri, anche se sono passati tre anni. Ricordo quel momento, comprendere per la prima volta come ci si sentiva davvero ad andare più veloce del tempo, dello spazio, ma anche di cosa era fatta la vita di Charles. Non credo ne avessi la minima idea prima di quel momento.

Non ero riuscita a provare quello di cui mi aveva raccontato lui, la sensazione di vedere tutto al proprio posto, quasi scorrere piano, però avevo visto lui. Perchè mentre guardare la pista scorrere oltre il parabrezza della Ferrari mi dava il volta stomaco, mi ero imposta di guardare lui e lui soltanto. E Charles, in quel momento, rideva.

Avevamo riso insieme tante altre volte, era più di un anno che ci conoscevamo ormai, ma quello era il primo momento non imposto e non impostato che ci concedevamo. Allora avevo capito cosa aveva cercato di spiegarmi pochi giorni prima, a proposito del non trovare le parole. Neanche io, che delle parole c'ho fatto un mestiere, sarò mai capace di descrivere quel momento con la stessa perfezione. Forse non vorrei provarci neanche, per paura di rovinare la spontaneità del tutto. La magia che ho conservato. Quando sai come usare le parole impari a distorcere la realtà, a plasmarla a tuo piacere, ed io non avevo più verbi semplici, mentre erano tutto ciò che quel momento meritava, che Charles meritava.

Lui comunque non era riuscito a convincermi, non in quel momento almeno, di quanto bella fosse la velocità. Ancora oggi però, se qualcuno dovesse chiedermi qual'è il suono più bello del mondo, probabilmente risponderei quello del motore di una Ferrari. Il che sarebbe parzialmente vero. Perchè oltre al semplice suono del motore, penserei sicuramente al modo in cui ci si fonde la risata di Charles. Forse anche al grido che avevo lanciato quando mi era sembrato come se qualcuno mi avesse strappato lo stomaco e che aveva fatto ridere Charles ancora più forte.

Non eravamo mai stati solo pilota e giornalista. Anche nelle semplici interviste testa a testa, in quelle pre gara, post gara, ci eravamo sempre trovati a nostro agio insieme, in un modo così evidente da far arrabbiare gli altri qualche volta.

Charles chiedeva sempre e solo di me quando c'era di mezzo la mia emittente.

Io avevo spesso difficoltà a restare obiettiva.

Però quel giorno facemmo quel passetto in più che ci consacrò amici.

Del resto per me era stato un po' come rischiare la morte ed uscirne vincente, e non dimentichi mai la persona nella cui mani affidi la tua vita.

Per lui, mi confessò anni dopo, era stata la prima volta che lasciava una ragazza interferire con le proprie cose da pilota. E alla fine una strigliata da Binotto se l'era presa eccome.

Segno su un'agenda di tenere in considerazione per il libro la prima registrazione della cassetta, e di accennare qualcosa di quella macchina rubata all'evento Ferrari. I particolari li tengo per me. Del resto voglio che sia un'ode a Charles Leclerc, di quella che è stata la nostra storia è giusto che la verità rimanga tra noi. Tolte le scomode volte in cui siamo stati costretti a parlarne.




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