Mercoledì 17 Novembre 2021

Quando sono triste o mi riconosco nella sfera emotiva che oscilla fra il triste e il melodrammatico (al limite dello sclero) ascolto una canzone.
Tappo tutte le finestre di casa e accendo la sound bar ad un volume vergognoso.
E per circa tre minuti e mezzo, la mia casa è invasa dagli One Direction in "What Makes You Beautiful".
Più sono triste e poi volte le ascolto, quando sono al limite dello sclero (o dell'esaurimento) aggiungo anche il just dance.
Non so perché ho scelto questa canzone, so il testo a memoria ma lo canto senza pensare. È diventato col tempo il mio buco, il mio contenitore ermetico. È piuttosto bizzarro mi rendo conto (specialmente se si considera che io non faccio parte e non ho mai fatto parte della generazione delle fan adolescenti). Eppure è così. È semplice e lineare e sicuro. E non mi interessa se non ha alcun senso o se per tutte le altre persone questo è un gigantesco ossimero.  Le canzoni tristi sono sopravvalutate perché non danno spazio ad altra tristezza.

Sylvia L.G. Roth

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