CAPITOLO 45 - La città a guardia dello stretto
Cavalcarono due ore senza fermarsi verso sud, direzione Isola Deerter. Jarelyne aveva spiegato loro che uno dei pochi modi per oltrepassare il tratto di mare che separa le due isole è percorrere il Ponte dei Titani, un enorme passaggio costruito tremila novecento anni fa, appunto, dai Titani.
Dopo essere usciti dalla Foresta degli Alberi Giganti, un'enorme distesa piena di colline, campi coltivati e prati fioriti si propagò davanti agli occhi dei giovani. Il sole, chiamato Soum, si stava lentamente alzando sopra le collinette disparse per l'isola, illuminando la rugiada sull'erba, facendola brillare come se fosse cosparsa di pietre preziose.
Ogni tanto si sentiva Jan, in fondo alla fila, lamentarsi.
Durante il tortuoso viaggio sui dorsi di quei "maledetti animali da tortura"- citazione di Jan - aggirarono un paio di poveri e malandati villaggi, alcune case, superarono dei contadini, tutti sudati e già sfiniti dal lavoro nei campi, e cavalcarono avanti.
Jarelyne era tentata di fermarsi così tante volte che ormai aveva perso il conto: prima di incontrare i cinque ragazzi, nella sua vita non l'avevano mai portata a visitare i villaggi dei contadini, perciò si era creata un stereotipo tratto dalle descrizioni dei libri. Ora tutto quello che voleva fare era sparpagliare e dare in dono ai poveri l'intero tesoro della famiglia Host - si sentiva uno schifo a vivere nella bambagia mentre tutte quelle persone soffrivano.
Le veniva da vomitare.
Finalmente, dopo un'altra ora passata a evitare villaggi, i ragazzi intravidero il mare. Una larga fascia blu si estendeva fino all'orizzonte e pareva non finire mai. Candide nuvole bianche si muovevano pigre nel cielo, oscurando ogni tanto i forti raggi del Soum che intanto si specchiava nella distesa d'acqua facendola brillare.
I ragazzi indirizzarono i cavalli su una strada mattonata costeggiata da un recinto di legno. Sul prato passeggiava pigra una mandria di mucche.
"Finalmente il mare!" gridò Katja al vento. "Non ce la facevo quasi più!"
"Ci fermeremo nella città Neghise-Ruhm per far bere i cavalli e dissetarci anche noi." disse Jarelyne e indicò verso la spiaggia, dove grandi case di pietra si ergevano in tutta la loro possenza. Dando l'ordine ai cavalli, accellerarono la corsa degli animali.
La città Neghise-Ruhm era molto, ma molto più grande del villaggio Otthau. Le case di pietra e mattoni erano costruite sulla sabbia della spiaggia, mentre enormi barche in legno e metallo dondolavano calme sul mare. Non c'era vento, perciò le vele cadevano morte sugli alberi delle imbarcazioni. Intorno alla città si estendevano campi coltivati.
I ragazzi, affascinati, guardavano stupefatti questa meravigliosa città. Rallentarono la corsa prima al trotto, poi ad una calma camminata. Passarono tra la gente che li guardava di traverso e si fermarono vicino ad una fontana collocata in mezzo ad una piazza coperta da mattonelle di pietra quadrate. Smontarono goffamente dai cavalli e li fecero bere.
"Dannazione, non mi sento più le gambe. E sono sicuro di essermi rovinato le ginocchia a vita." sbuffò Jan, massaggiandosi le cosce. "E inizia a fare sempre più caldo." finì.
"Non dirlo a me, Jan, sai come mi fa male il sedere?" si lamentò Niko, piegandosi e controllando se il fondoschiena fosse ancora lì dove l'aveva lasciato.
Jarelyne sospirò, accarezzando la sua cavalla bianca: "Lady Kaya vi aveva avvertito di seguire i movimenti dell'animale."
"Lasciamo stare, va'," mormorò Jan.
I ragazzi si sedettero sul bordo della fontana, rilassandosi e osservando le persone passare. Niko si lavò il sudore dalla faccia, domandandosi come potesse fare così caldo. Poi, non essendo soddisfatto, immerse l'intera testa nell'acqua.
In quel momento un gruppetto di ragazzini corse nella loro direzione inseguendo un cane un po' troppo sporco, quando tre di loro si fermarono a guardarli, incuriositi.
Jasmina fu la prima ad accorgersi dei loro sguardi interessati e divertiti.
"Ciao," li salutò.
Uno di loro piegò la testa di lato. "Ma perché siete vestiti così? Siete dei giullari? Ci sarà forse qualche festa in città?"
Katja iniziò a tossire l'acqua che stava bevendo.
"Certo che no." rispose Jan. "Vi sembra che lo siamo?"
"Io non andrei in giro vestito così, sarebbe imbarazzante." Rise il fanciullo mettendosi le mani sulla bocca, nascondendo il sorriso di un innocente bambino troppo curioso.
"E poi," continuò il ragazzo che sembrava avere nove anni, "le donne che portano i pantaloni così corti di solito sono quelle che si prostituiscono." Sorrise in modo altero, alzando il mento. Poi, così come arrivarono, i ragazzini scomparirono tra la folla, continuando ad inseguire la povera bestia.
Jasmina si voltò da Katja. "Ci ha appena dato delle prostitute?"
"Cosa insegnano ai ragazzi nel Sottosuolo?" rispose imbronciata Katja.
Jarelyne si voltò verso le due ragazze e disse: "Mi dispiace dirlo, ma hanno ragione. Ehm... le donne che indossano i pantaloni non sono ben viste. Prostituta o donna guerriera, nella gran parte dell'Impero di Kamoria una donna con i pantaloni viene guardata dall'alto in basso perché non è femminile, dimostra troppa virilità."
Katja e Jasmina la guardarono contrariate e allibite. "E perché non ce l'hai detto prima? Stiamo andando in giro in pantaloncini corti facendo pensare a tutti il peggio!" si lamentò Katja tutta rossa in viso dall'imbarazzo. Strinse insieme le gambe, ma le sembrò comunque che tutti la stessero guardando.
Jarelyne guardò a terra, anche lei arrossendo dall'imbarazzo. "Pensavo fosse normale per voi andare in giro vestite così, perciò non ho espresso il mio pensiero."
Axel si alzò. "Allora sarebbe meglio trovare dei vestiti adatti. Non possiamo rischiare di venire attaccati per qualche... equivoco. E poi, se andiamo su un'altra isola, sarebbe meglio comprare dei vestiti adatti ad altri posti."
Jarelyne annuì. "A Deerter hanno un'altra cultura nel vestire. Daremmo troppo nell'occhio anche se andassimo vestiti come me: questi sono vestiti kamoriani d'alta classe sociale."
Si alzò anche Jan. "Bene. Allora andiamo a trovare un negozio di vestiti e poi andremo avanti." Si voltò e iniziò a camminare verso il centro della città trascinandosi dietro il cavalli e zoppicando come se avesse le gambe di legno per i troppi dolori alle coscie e al sedere.
Proseguirono a passo lento spintonando le troppe persone che si stavano radunando in piazza per vedere cosa stavano esponendo i mercanti sulle bancarelle. C'era un chiasso quasi impossibile da tollerare: bambini che strillavano o piangevano, uomini che discutevano, donne che litigavano, mercanti che gridavano. Era l'ora di punta: tutta la città e alcuni abitanti dei villaggi vicini si riversavano ogni giorno sulla piazza per comprare gli ingredienti per il pranzo e, chissà, magari qualche utensile per la cucina o per il lavoro nei campi.
I sei non sapevano come e dove proseguire, così chiesero dove potessero trovare un negozio di vestiti. Un uomo li spintonò, scostandoli dal proprio cammino, un altro col carro quasi li travolse, una donna non prestava loro attenzione, troppo concentrata a discutere con un mercante e un'altra li mandò a quel paese. Ma grazie al cielo esistono anche persone buone che ascoltano le domande di sei ragazzini persi e confusi: una vecchietta li accompagnò fino ad un negozietto di vestiti ed altri accessori e, perdipiù, regalò ad ognuno di loro una bella mela rossa.
"Esistono ancora persone buone," disse Jasmina salutando la vecchietta.
"Già. È stata davvero gentile," rispose Niko, sprofondando nella mela con i denti. "Oh, sì," mormorò, assumendo un'espressione di estasi quando il dolce succo del frutto gli scivolò giù per la gola. "Oggi non abbiamo fatto nemmeno colazione."
Intanto Jarelyne e Axel stavano guardando il negozio. "Cosa scrive sull'insegna?" domandò la principessa ad Axel, interrogandolo come farebbe ogni bravo professore.
Il ragazzo si concentrò, portandosi a mente l'alfabeto della Lingua vecchia: "Obeiev... fur en...shki, m-moium...ani ou sa...chi."
"Bene, impari in fretta," disse Jarelyne, "adesso, sapresti tradurre?"
Axel si accigliò. "Ehm... so che enshka vuol dire donna e moium uomo - quindi enshki significa donne e moiumani uomini. Ou significa e, se non sbaglio."
"Bravo!" applaudì la ragazza, "la traduzione è Vestiti per donne, uomini e serpenti."
"Aspetta," si intromise Jan, "serpenti?"
"Sì, serpenti." confermò la principessa. "Entriamo?"
I ragazzi si guardarono confusi. Jarelyne aprì la porta ed entrò. Il negozietto, seppur di medie dimensioni, era stracolmo di maglie, gonne, pantaloni, scarpe, accessori e molto altro.
Jarelyne raggiunse il banco. Dietro c'era un enorme armadio pieno di rotoli di stoffa di tutti i colori. Lì vicino c'era un filatoio a mano tutto adornato di intagli a forma di fiore. I cinque raggiunsero la principessa guardandosi intorno a bocca aperta.
"Buongiorno," salutò Axel avvicinandosi anche lui al bancone, "c'è qualcuno?"
Dalla camera al lato del bancone, nascosta da una tenda magenta con addobbi dorati, si sentì qualcuno camminare. Poco dopo uscì una donna sui quarant'anni.
Ai ragazzi quasi cadde la mascella a terra. La donna era bellissima: aveva dei capelli meravigliosamente lisci, un corpo perfetto, un sorriso da togliere il fiato e i suoi occhi.... oh, i suoi occhi: due bellissime gemme arancioni incastonate in un viso ambrato.
"Dobotag'n, acquirenti. Cosa posso fare per voi?" disse con una voce così dolce che sembrava fatta di miele.
Jan sospirò, incantato. Katja, voltandosi e trovando Niko, Jan e Axel a bocca aperta con due espressioni da ebeti in viso, diede un pugno sul braccio del cugino. "Sembrate dei babbei. Chiudete le bocche. E Niko, che schifo, stai sbavando!" sibilò.
La donna non sembrò accorgersene. "Vi serve qualche vestito? Oppure accessorio?"
"Vogliamo rinnovarci il guardaroba," rispose Jasmina, sorridendo imbarazzata.
"Ah, capisco," annuì la donna, "delle donzelle così belle non dovrebbero andare in giro vestite così." Sbatté la lingua sul palato, contrariata. "Venite, vi mostro i vestiti più alla moda!"
Sono tornata dopo quasi 3 mesi??? Ho un sacco di capitoli da postare, ma mi sono leggermente bloccata su uno di loro. :)
Vabbé, non importa, ritornerò ad aggiornare più frequentemente, anche perché vorrei tantissimo finire questo libro (anche se ci metterò ancora molto, molto tempo. È una storia bella lunga).
E niente, spero stiate passando delle belle vacanze! :))))
Vi auguro il meglio per questi ultimi 2 mesi di vacanze estive e spero che qualcuno fermi il tempo e faccia durare queste vacanze per sempre perché non voglio tornare a scuola.
Detto questo, buona giornata a tutti! <3
~A
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