CAPITOLO 43 - Nuovo frammento ~ parte 2°

"E ce lo dici così?" esordì Jasmina. "Se c'è un frammento dobbiamo andare a prenderlo il prima possibile! Prepariamo le borse!"
Niko indicò la finestra: "Ma fuori è quasi buio, e poi ci serve Jara come guida!"

Nel mentre i ragazzi discutevano, Katja andò a prendere la mappa e il frammento che stava brillando intensamente come se stesse cercando di richiamare a sé il pezzo perduto. Li posò sul tavolo e diede un'occhiata alla posizione del frammento cercato.
"Ragazzi, guardate qua..."

Si avvicinarono tutti alla mappa che risplendeva e si muoveva come se avesse vita propria. Con gli occhi, Jasmina cercò il segnale del frammento ma, quando si accorse che non c'era su Hoster, guardò confusa le altre isole.
"Guardate!" disse Niko e puntò il dito su un'enorme isola metà giallo dorata. "Si trova su... Quest'altra isola!"
"Deerter, se non sbaglio." specificò Axel. "E per essere più precisi, si trova nel bel mezzo di una città."

Katja indicò su dei segni che galleggiavano in aria sopra la città. "Riesci a leggere il nome?"
Axel aggrottò le sopracciglia. "R... Ra...chm... Rachman. È Rachman." gioì.
"Hei, bravo!" Niko gli diede un pugno sulla spalla. "Ottimo lavoro!"
Axel arrossì "Ehm, non direi, ma ce la sto mettendo tutta." Si grattò dietro la nuca e sorrise.

"E adesso come lo diciamo a Jarelyne?" chiese Katja.
Jasmina fece spallucce. "Ci tocca andare a Birdem, ragazzi. Non ci ha lasciato quella sfera, sennò l'avremmo potuta contattare."
"Tanto non saremmo stati comunque capaci di usarla." rise Niko. "Io proporrei di andarci domani di primo mattino."
Annuirono tutti.

Speriamo solo, pensò preoccupata Jasmina, che gli uomini del nostro misterioso nemico non ci battano sul tempo.

Quando Jan si svegliò la mattina dopo non fu tanto felice di scoprire che dovevano andare a Birdem, per non parlare del fatto di dover fare visita a quella elfa svitata.

Katja lo aveva buttato giù dal divano alle sette e mezza di mattina - lo stavano già tutti aspettando pronti sullo zerbino con gli zaini in spalla. Nemmeno dovessimo andare a scuola, pensò stizzito mentre si sbrigava a indossare la maglietta senza maniche: Katja e Jasmina avevano insistito sul fatto che dormisse almeno con i pantaloni. Se non ci fossero state le due ragazze avrebbe dormito in mutande per il troppo caldo che c'era.

"Sei pronto?" Niko entrò in casa per controllare se l'amico non si fosse addormentato in piedi. Lo trovò in mezzo alla stanza con la borsa quasi pronta. Stava mettendo dentro le ultime cose, tra le quali la sua borraccia rossa fiammante.
"Sì, sì, arrivo..." mormorò assonnato Jan. Fece un lungo sbadiglio e, mentre buttava nello zaino la felpa, gli brontolò la pancia. Forse ieri avrei dovuto mangiare quella roba.
Niko si sedette sul divano. "Ti faccio l'itinerario di oggi: andremo a Birdem, convinceremo Kaya a lasciar venire Jara con noi perché ci serve una guida e perché da soli non riusciamo ad attivare la mappa - escludendo il fatto che per qualche misteriosa ragione si attivi da sola quando localizza un frammento-, andremo sull'isola Deerter, raggiungeremo la città Rachman e prenderemo il frammento. Poi ce ne torneremo a casa."
Jan annuì distratto. "E... e se incontrassimo di nuovo quei tipi?" disse poi, fermando le mani sulla zip dello zaino. "Cosa faremo? Non possiamo difenderci contro quegli energumeni." Si posò una mano sul petto, dove quasi cinque giorni fa gli aveva piantato il proprio piede uno dei misteriosi assalitori. Per non parlare del calcio che gli aveva dato quell'altro tipo dopo che Jan aveva provato a difendere la cugina: aveva ancora il brutto livido violaceo sull'anca.

Niko non gli rispose, abbassando leggermente la testa. Una ciocca dei suoi capelli biondi gli sfiorò il sopracciglio destro. Doveva aver capito anche lui che non avevano altra scelta se volevano rivedere di nuovo le loro vere case. "Sbrigati," gli disse invece, "cerchiamo di trovare il frammento entro oggi." Si voltò e uscì, tallonato da Jan. Quando un raggio caldo gli accarezzò le guance, Jan guardò su nel cielo, coprendosi gli occhi con una mano. Guardò verso il Sole, quando poi si ricordò che quella non era la gigante palla piena di idrogeno ed elio alla quale era abituato. Il sorriso che aveva iniziato a mostrarsi si nascose subito quando Jan realizzò che quella che guardava non era il Sole, ma solo una sfera di magia, una replica, che aveva in comune con l'originale solo il fatto di essere l'essenziale fonte di energia e quindi di vita.

Come può esistere la vita in un posto come questo? In un posto che esiste solo grazie alla magia? E la natura che si è ambientata a questo posto così bizzarro, che ha scelto di impiantare le radici in una terra che non ha mai visto il cielo stellato... Può la natura - un essere vivente che si ambienta, che cambia, un organismo incontrollabile - vivere in simbiosi con la magia - una cosa morta, intoccabile... che può essere controllata?

Jan sospirò. Si mise in testa in cappello nero e raggiunse i quattro ragazzi che lo stavano incintando a sbrigarsi, coprendosi con la visiera gli occhi dai raggi del falso Sole.

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