CAPITOLO 29 - Un trio... particolare


I ragazzi si voltarono di scatto, trovandosi davanti due uomini e un ragazzo.

Maledizione, pensò Naazul, sono solo ragazzini! E, per di più, l'aura che emanano non è di questo mondo... Che arrivino dal....

"E voi chi siete?" domandò Katja. I ragazzi li osservarono, esitanti sul da fare.

Il ragazzo sulla destra sembrava non avere più di diciotto anni. Non era tanto alto, forse aveva un metro e una settantina di centimetri - anche meno -, era smilzo e aveva i capelli caramellati con striature nere legati in un codino disordinato. I ragazzi rimasero colpiti dagli occhi e dalla pelle del giovane: gli occhi erano interamente gialli dorati e l'iride era solo una striscia nera che tagliava l'occhio in due. La pelle invece... beh, quella era assai strana. La mascella era coperta con uno strato di... pelle di serpente? Lo stesso valeva per una parte della fronte, i lati del collo e per le spalle. Ogni tanto una lingua biforcuta guizzava dalla bocca e produceva un leggero sibilio. Quando aprì leggermente la bocca, si notarono dei semplici denti umani, ma mancavano i canini.

L'uomo sulla sinistra era veramente alto, misurava circa due metri. Sembrava avere tra i venti e i trent'anni, era difficile da giudicare. La sua pelle era interamente colorata di grigio chiaro e aveva due grandi corna che gli spuntavano dalla fronte. I capelli platinati erano sparati in tutte le direzioni e aveva un codino sulla nuca. I suoi occhi erano grigi scuri, come le nuvole prima di un temporale, con le iridi viola e luminose. La lunga coda con la punta a forma di triangolo svolazzava a destra e a sinistra tra le due piccole ali a forma di arco. Sembrava la frusta di un cowboy: se ti colpiva con quella, probabilmente finivi all'altro mondo.
Escludendo la coda, le corna e le ali, sarebbe sembrato quasi un normale umano, se non fosse stato per le sue gambe. Erano forti e muscolose e, anche se leggermente deformate, assomigliavano a quelle di un leone. Le ginocchia erano piegate in avanti e il tallone non toccava terra. Stava in equilibrio sulla punta dei piedi - se si possono chiamare così - e aveva quattro forti dita ornate con grossi artigli acuminati.

L'uomo in mezzo, però, sembrava il più spaventoso e pericoloso. Non aveva la pelle serpentesca o le corna, assomigliava a un semplice umano, ma emanava un'aura malfida. I suoi capelli, marrone scuro tendente al nero, erano tirati all'indietro e aveva le orecchie leggermente a punta. Sarà stato alto una decina di centimetri meno del bestione grigio. Aveva l'eterocromia settoriale: gli occhi, infatti, erano per metà oro e per metà verdi, lucenti ed emanavano una sensazione di antichità, ma sembravano sfiniti - come se fosse stufo della vita stessa. Sembrava come se ne avesse passate tante, anche troppe. Aveva un viso bello ed elegante, ma allo stesso tempo spigoloso e duro. Sul collo aveva una cicatrice: era grossa, fatta da mani che sapevano maneggiare un'arma affilata. Scorreva orrizzontalmente da un lato all'altro e tagliava a metà la laringe.
Era muscoloso al punto giusto - né troppo grosso, ne troppo magro - e la sua canottiera nera con lo scollo tondo e ampio faceva intravedere metà pettorali. I pantaloni verdi erano quasi attillati e aveva due scarpe che assomigliavano a due scarponi neri e alti fino alle ginocchia con il tacco di cinque centimetri. Indossava un giubbotto di pelle verdognolo con sfumature marroni lungo quasi fino a terra. Sembrava fatto con delle scaglie fuse tra di loro, ma forse era solo un'illusione ottica. Portava una sacca marroncina a tracolla.

L'uomo in mezzo ascoltò la richiesta di Katja e si presentò. "Salve, ragazzini. Il mio nome è..."
O almeno, ci provò.

"Guarda, guarda. Degli ospiti." Un Elfo del villaggio, vestito di stracci e seguito da una decina di altre persone, che non sembravano per niente amichevoli, si avvicinò. "Che ci fate qui?"
L'uomo con il giubbotto li ignorò, tenendo ancora tutta la sua attenzione sui ragazzini. Sembrò profondamente irritato dalla presenza degli abitanti, infatti chiuse a metà gli occhi facendo scivolare le pupille sotto le palpebre e sospirò.
"Ci ignori, eh? Sai quant'è pericoloso entrare in un villaggio povero così ben conciati?" rise un altro uomo, più vecchio, alludendo ai suoi vestiti e alla sacca. "Cosa sei, qualche riccone?"

Il bestione prese Naazul per la spalla. "Ehm, capo, ti stanno parlando..."
"Li ho sentiti." tagliò corto Naazul. "Ma li ho ignorati. Non ho tempo da perdere con loro."
"Ci ignori, eh, plasiano (cittadino)?" brontolò aggressivamente l'Elfo. "Sai, ho visto che hai un bel giubbotto... Dammelo. Con tutti i tuoi averi." Tirò fuori dalla tasca un coltello bello grosso e arrugginito e lo puntò verso Naazul. La lama catturò la sagoma dell'uomo, la quale non si scompose nemmeno di un millimetro.

Serpio si mise in mezzo e disse in tono pacato: "Vi prego, non vogliamo problemi. E non vi conviene far arrabbiare il capo, sarebbe un azzardo. Sa essere molto pericoloso. Per favore."
Un altro uomo del villaggio, più vecchio dell'Elfo, si fece avanti. "Guarda guarda tu. Un Ibrido metà umano e metà serpente! Se ne vedono pochi in giro che sappiano formare una frase." Si avvicinò all'uomo-serpente e stava per accarezzarlo, quando questo si spostò e mostrò i denti. "E hai anche una faccia carina! Ehi tu, in mezzo, col giubbotto. Ti propongo un affare! Ti lascio i vestiti e tutti gli averi per l'Ibrido. Di sicuro te ne vorrai liberare, te lo pago pure - tre monete di bronzo. È molto per un essere come questo."
Niko guardò prima l'uomo del villaggio, poi lo strano ragazzo dagli occhi serpenteschi. "Un Ibrido?"

Il ragazzo-serpente fece un passo indietro. Aprì leggermente le labbra e spuntarono fuori due lunghe zanne - denti veleniferi - che erano precedentemente piegati all'indietro e riposti sul palato. Soffiò leggermente facendo diventare le pupille ancora più sottili. Drizzò un po' la schiena, come se fosse pronto ad attaccare ma aspettasse la mossa dell'avversario.
Naazul questa volta si voltò. "E cosa ne vorresti fare di lui?" chiese all'uomo con voce troppo calma.
Quello, che non sembrò accorgersi del chiaro segnale di lasciarli in pace, fece un sorrisetto maligno e giocoso, mostrando i pochi denti gialli rimasti, e colpì ripetutamente col gomito la cassa toracica di Naazul. Lui si irrigidì. "Sai come funziona. Mi serve una mano nei campi e... mia moglie è morta un po' di tempo fa e mi serve qualcuno che mi consoli. Ha la faccia molto carina," rise facendo l'occhiolino. Si pulì i baffi sporchi con la mano anche essa sporca.
Gli occhi di Naazul lampeggiarono, Serpio invece fece ancora due passi indietro, soffiando.

Jan guardò Jarelyne. "Questi tipi non mi convincono. Ce ne possiamo andare fintanto che non guardano?"
Ma la ragazza non rispose. Guardava la scena con gli occhi spalancati. "Quello in mezzo... di che razza è? Non riesco a stabilirlo..."
"Wow," sussurrò Niko, "vorrei avere questa tua abilità nel riconoscere le persone."
Katja, ignorandolo, le rispose, incerta. "Sarà un umano... No? Più che altro, cosa sono quegli altri!"
"No." Jarelyne scosse la testa. "Ci scommetterei il diadema... Quello non è un Humano."

L'uomo col giubbotto mise le mani nelle tasche. "Tre monete di bronzo?"
"È una buona offerta, plasiano." cercò di convincerlo l'uomo baffuto. "Ti conviene."
"Ho una domanda. Tu lo consideri tuo pari? Le vostre vite, secondo te, hanno lo stesso valore?" chiese poi Naazul, piegando la testa in avanti e guardando l'uomo da sotto le sopracciglia.
Alcuni abitanti fecero un passo indietro, inquietati e incerti sul da farsi. L'uomo rise, giocando con il coltello: "Spero tu stia scherzando, plasiano. Quello non varrebbe mai quanto la mia vita. E tre monete di bronzo sono già troppo per quell'aborto della natura."
Serpio sibilò offeso.
"Infatti." ringhiò irritato Naazul. "Ne vale molto di più. E di sicuro la sua vita non è così miserabile come la tua. Adesso andatevene. Non sono così paziente con gli scocciatori, sopratutto non con coloro che ci minacciano."

Gli uomini tirarono fuori altri coltelli, alcuni tenevano in mano picconi o zappe arrugginite. "Figlio di buona donna, cosa hai appena detto?" gridò un Elfo, poi tutti insieme attaccarono, gridando insulti pesanti e per niente amichevoli all'uomo col mantello. I ragazzi si misero da parte cercando di non beccarsi qualche picconata in testa. Jasmina prese Jarelyne per il braccio, incitandola ad andarsene, lei invece rimase ferma ad osservare la scena. Wow, questa ragazza non ha il sesto senso del pericolo.

Una decina di abitanti si riversò sul terzetto, ma questo non si mosse. All'improvviso, l'uomo in mezzo scomparve, solo per apparire un attimo dopo accompagnato da un leggero spostamento d'aria. Il lungo lembo del giubbotto si posò lentamente sugli stinchi dell'uomo, un paio di ciocche dei suoi capelli neri gli caddero sulla fronte.
I ragazzi non capirono subito cosa fosse successo, finché tutti gli abitanti muniti di coltelli o zappe non caddero a terra, gli occhi rivolti verso l'alto. Le donne presero i bambini e, urlando, corsero nelle case, barricandosi dentro. Lo stesso fecero i vecchi e gli altri uomini che erano restati a guardare.

Sulla piazza rimase un silenzio tombale, c'erano solo i ragazzi e il terzetto misterioso. Il vento sibilò tra le case facendo risultare la scena ancora più sinistra. Si sentì i respiri pesanti dei giovani.

Jan guardò gli uomini che giacevano a terra, tremando. "Cosa.... Cos'è successo? So-sono morti?"
"No, sono solo svenuti." lo rassicurò l'uomo col giubbotto. "Adesso non verremo più interrotti. Parliamo un po', che ne dite?"

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