CAPITOLO 25 - Principessa alle prese con i lavori domestici!
Jarelyne osservava affascinata queste strane sfere chiamate lampadine. Jasmina le aveva spiegato che servono per fare luce, ma Jarelyne non ci aveva capito molto. Apparentemente funzionavano grazie a quegli strani generatori trovati nella cantina e a dei cavi metallici o qualcosa del genere. E senza l'ausilio del fuoco!
Chissà da dove vengono questi ragazzi per sapere tutte queste cose, pensò.
Erano tornati dalla cantina con due intere scatole di lampadine e si erano già messi al lavoro. Jan stava in equilibrio su una delle sedie rotte sostenuto da Niko e Axel. Avvitava la lampadina al cavo cercando di non perdere l'equilibrio e cadere rovinosamente a terra. Katja si sarebbe fatta delle grandi risate e glielo avrebbe rinfacciato per anni interi. Avvitata la lampadina, scese cautamente dalla sedia traballante e fece cenno a Jasmina di provare ad accendere la luce.
A loro sorpresa, la lampadina si accese. Jan sorrise. Grazie al cielo i cavi, apparentemente, non erano rovinati.
Kaya stava dall'altra parte della stanza. Li osservava. Li studiava. Erano ragazzi davvero particolari. Non aveva mai sentito un'aura così dolce, ma allo stesso tempo così affilata. Era questo il termine giusto da usare? Forse no. O forse sì. Non lo sapeva. Sapeva soltanto che quei ragazzi non erano ragazzi qualsiasi.
Da dove venivano? Dalle Terre Esterne? Ne dubitava. Sono delle terre pericolose. Un Umano senza Poteri Aurali non poteva sopravvivere da solo. Allora... da un'altra dimensione? No, dopo la guerra gli Angeli avevano chiuso tutte le connessioni con le altre dimensioni e gli altri mondi. E poi, secondo le informazioni riportate negli scritti, la gran parte di loro è disabitata, quindi questa possibilità è da escludere.
Chi sono questi ragazzi? Doveva scoprirlo, e intendeva farlo al più presto. A casa avrebbe consultato i vecchi grimori o le antiche pergamene in cerca di risposte.
"Con la luce accesa questa casa sembra ancora più disordinata. Che incubo." sbuffò Katja. "Ragazzi, vi dispiacerebbe ripulire il pavimento dalle cose rotte? Poi ci passeremo io e Jasmina con le scope e con l'acqua. E giù in cantina ho trovato degli stracci per ripulire le finestre. Sono luride."
"Poi, quando avrete finito, porterete la stufa quassù e la rimetteremo in sesto." finì Jasmina.
"Sissignora!" Niko si portò la mano destra sulla fronte, sbatté i talloni simulando un saluto militare e si mise a lavoro, seguito subito da Axel. Jan esitò, ubbidendo infine.
"Po-posso aiutare?" proferì di punto in bianco una leggera voce, quasi un sussurrìo.
I ragazzi si fermarono a studiare con un'espressione corrugata la principessa. Jarelyne fece un passo avanti e ripeté la frase con più sicurezza. Niko e Jasmina si guardarono scettici, Kaya osservava allibita la principessa, non aspettandosi... beh, niente di tutto questo.
Jan fu il primo a parlare. "Scusa se te lo dico così, ma... non ti sporcherai le mani, principessa?" Accentuò sulla parola principessa, facendo perdere la sicurezza a Jarelyne che abbassò sottomessa la testa. Giusto, era sempre una nobile. Dalle profondità della sua memoria emerse un ricordo, una frase che sentì dire spesso a corte: I nobili non si mischiano con la plebe.
Katja la fece ritornare in sé. "Tieni. Va a prendere l'acqua." Le porse due secchi vuoti. Jarelyne la guardò felice e stava per prendere i secchi, ma si fermò osservare le mani di Katja. Erano... sporche. Non vellutate o signorili come le sue. Non pulite. Erano... normali. Katja ripeté: "Tieni. Non era quello che volevi?"
Jarelyne si convinse del tutto e, togliendosi i guanti color crema, prese i due secchi vuoti. Le sembrò tutto così strano. La sensazione di tenere qualcosa di sporco, il contatto tra la pelle e quel pezzo di legno marcio che fungeva da manico, il sapere di non doversi pulire subito le mani. La sensazione di tradire gli insegnamenti del padre.
Era fantastica.
"Bene, adesso torniamo al lavoro." Jasmina batté le mani e Jarelyne uscì dalla casa con passo svelto, destinazione ruscello. Kaya la raggiunse.
"Principessa!" le gridò dietro. "Che cosa ha in testa? Cosa vuole dimostrare così?"
"Niente." si affrettò a rispondere la nobile. "Ho detto che li aiuterò. E lo sto facendo."
"Si rende conto in che guaio si caccerebbe se suo padre, il Real, scoprisse tutto questo?"
"Non mi importa."
"Invece sì che dovrebbe importarle! Torniamo a casa, la prego."
"No, Kaya."
"Posi quei secchi."
"No."
"Principessa..."
Jarelyne si voltò di scatto. "Ho detto no, Kaya!" disse con tono imperativo. Kaya si bloccò, i suoi lunghi capelli verde acqua ondularono mossi dal vento. Per un momento, Jarelyne si sentì in colpa per aver alzato la voce. No, si disse, se non faccio così lady Kaya non mi lascerà continuare, continuerà a insistere. La principessa sospirò e guardò l'Elfa con occhi supplicanti. "Mi dispiace. Kaya, lei sa quanto odio la vita di corte. Lei sa quanto io non sopporto gli insegnamenti di mio padre. Questa è un'occasione più unica che rara che ho per avvicinarmi almeno un poco di più al mondo che io bramo. Non mio padre, o mio fratello, io. Questi ragazzi mi trattano come fossi una di loro. È fantastico toccare una cosa sporca senza usare dei guanti. Io non desidero altro che questo, Kaya. E lei lo sa. Eravamo amiche già prima che io sapessi camminare o parlare, e per questo ho molta fiducia in lei. Per questo il mio non è un ordine, ma una supplica. La prego, mi sostenga. Sostenga loro, poveri ragazzi. E non dica niente a mio padre."
Kaya restò zitta. Soppesò le parole di Jarelyne, e alla fine prese una decisione. Sorrise. "Vedo che lei è decisa a non ascoltarmi. E va bene. Non dirò niente a suo padre. A me importa solo che lei sia felice, mispàiya, anche se questo va contro le regole e i compiti che mi sono stati assegnati quando suo padre l'ha mandata da me. Cercherò di coprirla, ma lei, per l'amor degli dei del cielo, faccia attenzione a quel che fa quando io non ci sarò."
"Aspetti, lei non resterà qui?" Jarelyne fece quasi cadere i secchi per terra. Non le piaceva tanto l'idea di doversi separare dalla sua migliore amica.
"No, signorina. Ho anch'io i miei compiti da fare. E poi, ogni tanto, suo padre si fa sentire, e qualcuno dovrà inventarsi qualche scusa per la vostra assenza, giusto?" fece l'occhiolino. Passò a Jarelyne una sfera di vetro, dicendole di tenersela stretta e di contattarla subito se succedesse qualcosa. Poi si salutarono con un abbraccio e Kaya se ne andò. Jarelyne restò ad osservare l'amica che scompariva tra gli arbusti nella direzione opposta alla sua per un paio di minuti. Poi continuò a camminare.
Immerse i secchi nel fiume e li riempì d'acqua. Con un po' di difficoltà li sollevò da terra, cercando di non bagnarsi la gonna, e fece retromarcia verso la capanna.
Le facevano male le braccia: non aveva mai sollevato nulla di così pesante e faceva molta fatica. Si fermò quasi ogni venti metri, posò i secchi a terra, e dopo un po' riprese a camminare trascinandoli dietro. Arrivò alla capanna quasi stremata e stava iniziando a sospettare che questi lavori non facessero proprio per lei. Beh, dopotutto era vero.
Arrivando alla casa oramai non più abbandonata notò che i ragazzi avevano svuotato la casa dai rifiuti e avevano raccolto tutto l'inutilizzabile in un grande mucchio in mezzo alla radura.
Jan la notò avvicinarsi. Era senza maglia e si intravedeva un leggero accenno di addominali e pettorali: quel che basta per poter giocare bene a basket. Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore e chiese: "Dov'è quella tipa?" Alludeva a Kaya.
Jarelyne posò a terra i secchi, si pulì una fascia di sudore sulla fronte (cercò di non far cadere lo sguardo sul torso nudo di Jan) e disse ai ragazzi che Kaya se n'era andata. Era quasi certa che Jan, sentendo la sua risposta, avesse sospirato sollevato.
"Jara," Niko le corse incontro. "dalli a me, li porto dentro." Prese i secchi e corse dentro la capanna facendoli oscillare, l'acqua spruzzava fuori prima a sinistra, poi a destra.
La ragazza lo seguì e notò che Jasmina aveva in mano una scopa fatta di piccoli rametti, una corda mangiucchiata dai topi e degli stracci. Prese in mano la scopa e iniziò a togliere i rametti, poi prese gli stracci e li attaccò all'estremità del manico ed infine fissò il tutto con la corda, facendo ben tre nodi. "Ecco qua, un mocio fatto in casa."
Niko rise, posando i secchi: "Ecco a cosa serviva guardare Art Attack da piccoli."
All'improvviso Katja urlò, mostrando a terra. Da un buco scapparono due topi e si nascosero in cantina. Katja poi guardò Niko, il quale disse: "Mi hai quasi fatto venire un Heart Attack."
Lei lo fulminò con lo sguardo. "Ah ah ah, divertente, Niko. Questa è vecchissima. Stacca queste tavole di legno dal muro e smettila di fare il simpaticone. Cerchiamo di entrare in cucina."
La porta della presunta cucina, piena zeppa di immondizia, scatole di legno, arredo e altro, era bloccata da cinque tavole di legno fissate ai bordi della porta con dei chiodi. Niko si grattò la nuca, poi prese una delle tavole per i lati e iniziò a tirare.
Jarelyne si avvicinò e chiese al biondo: "Le serve una mano?"
"No, grazie... qui posso fare da sol... nggggh." Niko tirò ancora, ma la trave non si spostò. "Accidenti, se solo avessimo qualcosa per tirare fuori i chiodi... Jara, tu sai fare magie?"
Jarelyne guardò a terra. "No, ehm, Kaya sa fare le magie. Io studio l'uso delle erbe."
"E in cosa consisterebbe?"
"Per esempio, saprei quali erbe usare per poterle curare quel taglio sull'avambraccio. Come se l'è procurato?"
Niko si guardò il braccio sanguinante. "Ah, mi sono tagliato prima quando spostavo quel tavolo con Jan."
Jarelyne si guardò intorno, poi lo sguardo le cadde su un coltello coperto di sporcizia. Lo raccolse, lo pulì con la manica del vestito e lo porse a Niko. "Provi a usare questo per togliere i chiodi."
Dopo un paio di tentativi, uno dei chiodi cedette. "Oh, funziona! Grazie, Jara!" Niko si concentrò a tirare fuori i chiodi, Jarelyne invece raggiunse Katja.
"Katja, le serve una mano?"
La ragazza teneva in mano una scopa e stava spazzando il soffitto. Aveva la lingua fuori e sembrava molto concentrata.
"Mi scusi, ma che sta facendo?" Jarelyne guardò scettica il soffitto: le sembrava strano spazzare un posto dove non si camminerà mai: da quel che ne sapeva, gli umani non sono in grado di camminare sulle pareti.
"Sto cercando di liberarmi dei ragni. Se non le spazzi via tutte, quelle bestiacce tornernano e si rimetteranno ad ornare la casa con le ragnatele."
Jarelyne chiese se potesse aiutare in qualche modo, ma Katja la mandò da Jasmina. Questa le diede degli stracci e le chiese di pulire le finestre.
Lavorarono fino a tardi, ma il lavoro era duro e le dimensioni della casa non aiutavano affatto. Riuscirono a pulire solo il soggiorno, seppure fossero in sei. Nei prossimi giorni avevano intenzione di pulire la cucina e il bagno, poi avrebbero pensato al secondo piano e alla cantina.
Jarelyne quella sera tornò da Kaya a Birdem promettendo di tornare il giorno seguente di prima mattina. I ragazzi tirarono fuori i sacchi a pelo e si misero in cerchio in mezzo alla camera. Si coricarono nei caldi sacchi da campeggio e sospirarono, sfiniti fisicamente e, soprattutto, psicologicamente. Accesero la torcia per non restare completamente al buio e lentamente si addormentarono, sfiniti.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top