CAPITOLO 24 - Cosa c'è nella cantina?
Questo pezzo della storia vi sembrerà molto, ma molto confuso e assurdo. Ma tranquilli, verrà tuuutto spiegato in seguito. E, soprattutto, avrà un gran ruolo nella continuazione della storia.
Katja stava appoggiata al bastone della scopa e guardava con un sopracciglio alzato i due ragazzi. Erano piombati in camera dicendo che dovevano scendere tutti nella cantina per vedere cosa c'era sotto. "Mi state dicendo che avete visto una... stufa?"
Jan e Niko annuirono velocemente.
"Sapete, ragazzi, dubito che qui troveremo delle stufe, perché al tempo del medioevo non erano ancora state inventate. E suppongo lo stesso vale anche in questo mondo, essendo ambientato in un tempo molto simile al medioevo nel nostro. Sai, castelli, re e robe simili..." spiegò Katja come se dovesse spiegare qualcosa a due bambini di quattro anni.
"Te lo giuro! C'era una stufa! E non solo, c'erano anche dei generatori di elettricità e lampadine e molte altre cose!" Jarelyne notò che Niko gesticolava molto mentre parlava, ma quello che diceva sembrava qualcosa detto da un pazzo. Notò che anche Kaya lo guardava con un'espressione interrogativa.
Jasmina poggiò la sedia alla quale stava cercando di riattaccare una gamba, invano. "Dei generatori di elettricità? È impossibile. Come può essere?"
"Non lo sappiamo," rispose Jan, "però mi sembra strano che queste persone qui" gesticolò verso Jarelyne e Kaya, "sappiano cosa siano dei generatori ma non cosa sia un cellulare."
"Infatti noi non ne abbiamo idea." si difese Kaya.
"Ma allora chi li ha portati qui?" Niko guardò Axel in cerca di risposte, anche se, ovviamente, lui non ne poteva dare. Oramai, dopo tutti questi anni passati insieme a scuola dove Axel gli diceva le risposte durante i compiti in classe, guardare il suo migliore amico per una risposta era diventato una specie di vizio.
Kaya sospirò. "Questa casa era abitata da un pazzo." Si voltarono: ancora una volta, Kaya aveva attirato l'attenzione di tutti. "Circa quindici anni fa comparve a Birdem un uomo. I suoi vestiti erano distrutti, ma si poteva notare che era vestito in un modo bizzarro. Diceva e raccontava cose bizzarre e aveva strani tic all'occhio, perciò tutti pensavano fosse pazzo. E lo era. Raccontava di grandi carrozze di metallo, di scatole che ospitavano piccole persone grandi come i palmi delle mani e di altre stranezze. Molte persone lo evitavano e un paio di volte lo sbatterono anche in prigione, ma continuava a parlare di venire da un mondo "sopra" il nostro. Si costruì la casa qui, lontano da tutti, e la riempì di strane cianfrusaglie. Diceva che le aveva portate da dove era venuto. Probabilmente sono quelle strane cose che avete trovato nel seminterrato."
Axel si aggiustò gli occhiali: col mignolo si spinse sul naso gli occhiali e poi, con l'indice e il pollice, se li aggiustò. "E questo uomo... Adesso dov'è? In qualche prigione, o manicomio?" Aveva uno strano presentimento. E se questo strano uomo di cui parlava Kaya venisse dal loro stesso mondo? Le grandi carrozze di metallo potevano essere le auto, e le scatole con gli "omini" i televisori... Parlava di un mondo "sopra" questo dove si trovavano adesso. E se... no, non poteva essere possibile. Ma Axel voleva spiegazioni. Doveva parlare con questo uomo e voleva farlo al più presto. Magari sapeva come tornare a casa.
Ma Kaya mandò in frantumi tutte le sue speranze. "A un certo punto l'uomo non venne più in città a comprare da mangiare. Le persone iniziarono a chiedersi dove fosse finito e un giorno un paio di uomini vollero accertarsi che stesse bene. Venuti qui trovarono la casa vuota, tutti i mobili capovolti e alcune camere stipate di strani aggeggi e arredo vecchio e rotto. Ovviamente gran parte di quella roba venne rubata e la casa saccheggiata. E riguardo all'uomo, alcuni sospettarono fosse scappato, alcuni pensarono si fosse impiccato nella foresta, pazzo com'era. Il corpo, comunque, non venne mai ritrovato. La carne attira subito i predatori, che sia giovane, vecchia o putrefatta. In ogni caso, le varianti della storia erano tante, ma quel che vi basta sapere è che lui non è qui già da nove anni."
Niko fece spallucce, deluso. "Quindi niente informazioni."
"Intanto andiamo a vedere che c'è nella cantina." Axel si avviò verso il seminterrato e scese cautamente le scale, seguito da tutti gli altri.
Jan li condusse dall'altra parte della cantina piena di cianfrusaglie, dove stava una vecchia stufa in ghisa degli anni ottanta. Katja si avvicinò e con uno straccio pulì un po' di polvere scoprendo la lacca verde che copriva la stufa. Jasmina aprì lo sportello dove si infila il legno da far ardere. "È ancora in buone condizioni." disse. "Se la portiamo su e la rimettiamo un po' a posto potremo usarla."
"Ottima idea, ragazza." Katja le diede il cinque. "Vediamo se c'è ancora qualcosa di riutilizzabile." Axel avanzò verso un generatore elettrico. Lo tirò da sotto una coperta blu sporca di polvere e altre schifezze - preferiva non sapere cosa fossero. Lo pulì velocemente con uno straccio e lo attivò. Per un po' non successe niente, tanto che Axel pensò fosse ormai troppo vecchio, finché non si sentì un leggero ronzio. "Funziona!" gioì il ragazzo. "Ragazzi, guardate se ci sono delle tanche piene di diesel o gasolio! Forse abbiamo trovato un modo per illuminare le camere."
"Qui ci sono pure delle lampadine." Niko tirò giù da uno scaffale una scatola piena di lampadine. Alcune erano rotte, ma la gran parte era intatta.
Jasmina piegò la testa di lato. "Come mai non funziona? La lampadina non si illumina." Indicò sopra la testa dove penzolava una sfera di vetro collegata al soffito con dei cavi.
"Forse è rotto." ipotizzò Niko.
(Ragazzi, non ho idea di come funzioni un generatore... rip)
Kaya e Jarelyne li osservavano con interessamento. "Sembra che il vecchio che viveva qui non fosse l'unico pazzo. È ancora sicura che li vuole aiutare?" chiese l'Elfa.
"Sì, certamente. Saranno un po' strani, ma sono simpatici. E poi, aspettavo da tempo che capitasse qualcosa di interessante."
Kaya sbuffò. "Se lo dice lei..."
Jan osservò interessato i cavi del generatore. Mentre gli altri discutevano, cercava di capire come collegare il generatore alla casa. Pensava che colui che aveva portato tutti questi generatori in questa topaia doveva avere bisogno di molta energia e che questi affari non servissero solo per illuminare le stanze. Ce n'erano troppi: addirittura cinque! E sotto un telo verde aveva notato un sacco di bottiglie di diesel. Era ovvio che colui che aveva portato tutta questa roba qui aveva intenzione di viverci per non poco tempo. Quindi... forse nella casa c'erano ancora altri apparecchi che usufruivano della corrente elettrica per funzionare. E se questo era vero, probabilmente il generatore era già collegato all'intera struttura.
Lentamente si allontanò dai ragazzi seguendo il cavo del generatore. Raggiunse il muro dove finiva il cavo e prese in mano la presa. In basso alla sua sinistra era incastrata nel muro una scatola grigia. Alzò il coperchio scoprendo un attacco e, dopo un po' di esitazione, ci infilò dentro la presa. Sperò che la casa non esplodesse o, come minimo, prendesse fuoco. Per un attimo non successe nulla, tanto che Jan pensò che il generatore non funzionasse davvero, finché non venne accecato dalla luce che si propagò per la stanza attraverso la piccola lampadina al neon che penzolava dal soffitto.
"Funziona!" gioì.
Katja si avvicinò a Jan e gli diede una forte pacca sulla spalla, come se volesse rompergli la scapola. "Grande, cuginetto! Ottimo lavoro."
Il ragazzo si massaggiò la spalla. "Ouch... Grazie..."
Kaya e Jarelyne guardavano affascinate la strana magia che aveva attivato quelle sfere di vetro.
"Ragazzi, andiamo su." disse poi Jasmina prendendo in mano la scatola delle lampadine. "Montiamo queste cose."
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