CAPITOLO 23 - Vivere nella casa di un pazzo.... fatto √

Uscirono dall'enorme villa e si diressero in centro, dove un paio d'ore prima Jan si era scontrato con il centauro. Passarono per la piazza dove alcuni Umani e alcuni Elfi vendevano vestiti, erbe, l'argenteria e molto altro sulle bancarelle in legno coperte con stracci di vari colori. Alcuni urlavano, alcuni correvano, i bambini si divertivano. Ogni tanto qualcuno li prese per la spalla chiedendo l'elemosina o cercando di vendere qualcosa.

Jasmina guardava affascinata questa strana città popolata da creature mitologiche che fino a ieri pensava appartenessero solo al mondo della fantasia umana, gli elfi. Non poteva ancora credere che aveva visto un centauro in carne e ossa e un'intera città piena di esseri fantastici, ma Kaya, quando aveva attaccato Jan con quella strana magia runica, le aveva lavato via ogni dubbio. Adesso, guardare questo mondo sapendo che tutto era vero, le sembrava fantastico. Ma allo stesso tempo la spaventava molto.

E Jarelyne, una principessa! Non ci poteva credere. Era tutto così confuso. Ma dopo tutto quello che era successo in questa giornata non aveva alcun dubbio se stesse dicendo la verità o no. In effetti, la ragazza si comportava davvero come una nobile: il linguaggio, le pose che faceva, il comportamento, tutto coincideva con i film sul medioevo. Anche i vestiti e la struttura della città, era tutto come nei film.

Prima che se ne rendesse conto, erano già sulla strada mattonata, quella che avevano percorso quella stessa mattina con Jarelyne quando stavano per entrare in città.
"Dove stiamo andando?" Niko saltellò da Kaya.
"È già almeno la decima volta che lo chiede." rispose Kaya imperterrita, continuando a camminare. "Lo vedrete presto."

Ad un tratto Kaya si fermò, si guardò intorno - come se confermasse di non essere seguita - e si inoltrò nel bosco. La seguirono tutti. Jarelyne cercava di non sporcarsi la lunga gonna, così la prese per i bordi per semplificare la camminata tra gli arbusti. Ogni tanto il vestito si impigliava in qualche rametto e le toccava fermarsi e assicurarsi di non esserselo strappato
Sbucarono in alcune piccole radure leggermente illuminate dai caldi raggi solari, ma Kaya ancora non si fermava, avanzava a passo svelto. Ogni tanto faceva un leggero ma alto salto per superare qualche ostacolo. Sembrava fatta di piume. A Jasmina sembrava di aver camminato per ore, quando si sentì lo scroscio di una cascatella. Raggiunsero il fiume e si fermarono a bere acqua, ovviamente assicurandosi che fosse potabile.

"Ehi, qui è dove ho incontrato te, Jara, giusto?" disse poi Niko. "La cascata è la stessa."
"Sì, il posto è questo. Qui, grazie alla fonte d'acqua, crescono moltissime erbe medicinali come il biancospino, la bardana e molte altre. Se poi scavi un po' sotto terra si trovano anche le radici curative."
Jan la scrutò. "Wow, sembri Wikipedia con le gambe."
Jarelyne arrossì, nascondendo la faccia nei palmi delle mani.
"Maleducato." sibilò Kaya tra i denti.
Jan rimase perplesso. "Che cosa ho detto?"
Axel prese parola, schiacciandosi la faccia con il palmo della mano: "Nel medioevo, per le donne, mostrare le gambe era un simbolo di oscenità. Per questo si evitava di parlare in pubblico degli arti perché potevano, al solo sentirne la parola, provocare pensieri osceni e imbarazzanti. Capisci?"

I ragazzi lo guardarono stupiti. Kaya sbuffò: "Non mi aspetto da persone come voi di capire." Katja e Jasmina si guardarono i vestiti: la prima indossava leggings neri fino ai polpacci, l'altra invece portava pantaloncini jeans corti. "Da noi non c'è questa regola. Non lo sapevamo." si scusò Jasmina.

Attraversarono il ruscello e continuarono a camminare. Dopo una mezz'oretta sbucarono in una stradicciola circondata da cespugli e piccoli alberelli. La stradina finiva in una piccola radura e, in mezzo agli alberi, dall'altra parte dello spazio rado, stava una casetta.

"Eccoci arrivati." Kaya indicò la capanna. Era fatta interamente di legno, ma non era nelle migliori condizioni, anzi. Sembrava vecchia di almeno trent'anni e le giunture della porta erano arrugginite. Sotto il tetto i ragni si erano fatti la casa e le finestre erano coperte di polvere.

Jan fece una smorfia. "Voi vi aspettate che noi ci sistemiamo in questa... topaia? È messa malissimo!"
"A casa mia non dormirete." rispose Kaya. "Quindi, o vi fate piacere questa 'topaia', oppure dormite sotto le stelle. A voi la scelta."
"Sei veramente malvagia, te l'hanno mai detto?"

Niko posò una gamba sul portico. La casa cigolò e sembrava sul punto di crollare. "Entriamo, dai." Niko spinse la porta. Siccome non si apriva, le diede due spallate e la fece cedere. Si aprì con un leggero scricchiolio.

L'interno era messo ancora peggio dell'esterno. C'era polvere ovunque, le ragnatele abbracciavano qualsiasi cosa presente nella casa. Il tavolo e i divani erano capovolti, a terra stavano mucchi di bottiglie, piatti rotti e altra roba. Le tende erano mangiate dai tarli e - Jasmina sperava di no - dai topi. In quasi ogni cantone della casa c'era una scia di muffa. Dalle finestre oscurate dalla polvere e dalla sporcizia filtravano deboli raggi di sole, illuminando il soggiorno della povera catapecchia.

Katja raccolse un pezzo di stoffa da terra. Anni fa era, probabilmente, una bella tenda. "Eugh, che schifo. C'è da rimettere in sesto l'intera casa! Sarà una fortuna se non ci crollerà in testa durante la notte!"
Jan saltò un paio di volte facendo scricchiolare il pavimento. "Beh, almeno il pavimento regge."
"Jan, non giocare col fuoco." lo avvertì Axel. "Il pavimento è vecchio e può cedere in qualunque momento."
"Che catapecchia." disse Jasmina e guardò Katja, sfregando le mani. "Ma almeno sembra stare in piedi. Dovremo metterci da fare!"
"Aspettate, volete rimettere in sesto..." Jan gesticolò mostrano la casa. "... questo? Sapete quanto ci vorrà?"
"Sì, lo sappiamo, ma in cinque..."
Jan la interruppe: "Aspetta, aspetta, aspetta! Cinque? Chi ha detto che io vi aiuterò?"
Katja alzò le sopracciglia. "Senti, caro, siamo tutti nella stessa situazione, okay? E, in gran parte, è colpa tua. Quindi cerchiamo di aiutarci, va bene?" Raccolse una vecchia scopa coperta di ragnatele da terra e la passò a Jan. "Se non vuoi, a consiglio di Kaya, dormire sotto le stelle, tieni questa e inizia a spazzare. Renditi utile."

Jan prese la scopa con riluttanza. Un pezzo di ragnatela gli si impigliò tra le dita e il ragazzo lo guardò con disgusto, sfregando la mano sui pantaloni cercando di toglierlo.
Axel si strofinò i jeans e si sistemò il collare della camicia. "Bene, supponendo che resteremo qui per non poco tempo, dovremo davvero trovarci un posto dove stare. Se inizia a piovere non so se le tende da campeggio reggeranno."

I ragazzi posarono i zaini fuori sul portico e iniziarono a sgomberare il pavimento per poterlo pulire. Jasmina notò che Jarelyne li stava studiando con interesse: aveva la testa leggermente inclinata e gli occhi verdi le guizzavano a destra e a sinistra.
"Guarda qui che porcile!" Katja alzò un altro pezzo di stoffa da terra e storse il naso.
"Attenta a non sporcarti le manine, principessina." la scimmiottò Jan. Lei gli rispose con una smorfia.
Jarelyne la guardò, esterefatta. "Aspetta... Anche tu sei una principessa?" Questo le spiegherebbe perché si stessero comportando con tale nonchalance con lei.
"Oh, no no, è un modo di dire." spiegò Niko, stiracchiandosi la schiena dopo aver spostato una delle sedie rotte. "In questo caso è stata una presa in giro."
Jarelyne lo guardò come se avesse appena parlato in cinese. "Essere di rango alto nella società non è una presa in giro."
"Già, ma da noi l'unica regina che conosco è quella d'Inghilterra." rise Jan. "E figurati, mia cugina una principessa? Ma se quando si arrabbia parla come uno scaricatore di porto."
"Divertente." Katja raccolse da terra un quadro e guardò se dal muro spuntava qualche chiodo per appenderlo.

All'improvviso si sentì un crock e un grido sorpreso. Niko era sprofondato con una gamba nel pavimento. "Accipicchia! Qui il pavimento è debole!" Tirò lentamente fuori la gamba cercando di non ferirsi e guardò dentro il buco. "Ehi, qui sotto c'è una camera! Forse è la cantina."
Jan propose di andare a vedere. In fondo alla camera trovarono una porta e la aprirono lentamente. La porta si staccò dalle cerniere e rotolò giù per le scale, finendo a terra con un tonfo sordo e alzando chili di polvere. I due ragazzi presero i cellulari e si illuminarono la strada, coprendosi la bocca con il bordo della maglia per non respirare la polvere. Scesero per le scale, fermandosi ad ogni minimo rumore o scricchiolio. Una volta giù si guardarono intorno per vedere se c'era almeno qualcosa non mangiucchiato dai tarli o dai topi. C'erano degli scaffali con vecchie cianfrusaglie sparse sopra e bottiglie rotte a terra.
Camminarono lentamente, come aspettandosi che qualcosa potrebbe saltare fuori da un momento all'altro, e arrivarono dall'altra parte della cantina. Quello che videro li sorprese a tal punto da correre a chiamare gli altri.

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