CAPITOLO 10 - Un grande raduno di cosplayers nella Città Sotto i Rami
Non passò molto tempo, quando si iniziò ad intravedere le prime case di Plaspoibirdem. Quelle che probabilmente appartenevano a famiglie più ricche erano costruite in mattoni di pietra bianca - marmo, forse? - e quelle più povere in legno, alcune erano coperte di muschio. Ogni casetta ricca aveva un piccolo cortile e, vicino ad esso, un piccolo orticello, e ogni cortile era ben ornato con un sacco di fiori e alberelli, vasi e statue. Alcuni avevano anche qualche fontanella. Quelle in legno, quelle più povere, avevano l'orto per coltivare la verdura e dei vestiti appesi ad asciugare. Alcune avevano delle pelli o dei pezzi di carne appesi ai ganci.
I ragazzi si guardarono un po' allarmati.
Che strano posto, pensò preoccupato Jan. Dove cavolo siamo finiti?
"Ecco Birdem." disse Jarelyne, voltandosi a guardare le facce stranite dei giovani.
Si guardarono intorno. Katja disse: "È molto... particolare...?"
"Oh, ma questo non è niente! Aspettate di venire in piazza! Lì ci sono sempre un sacco di persone, soprattutto in questa parte della giornata quando aprono le bancarelle. I plasiani* vengono tutti qui a quest'ora." disse entusiasta Jarelyne. "Sapete, Birdem è famosa per le sue erbe curative: moltissime persone vengono qui a comprare erbe per intrugli e roba varia, soprattutto i Kamoriani. Le nostre città, Kamória e Birdem, essendo unite con il Trattato di Pace, collaborano da decenni nello scambio delle merci."
Jan commentò: "Secondo me le uniche erbe che conosci sono quelle che ti..."
"Jan!" Katja lo interruppe, dandogli un pugno sul braccio.
"Ahi! Ma se è vero!"
Camminando attraverso la periferia, si sentì sempre più rumore di persone. Lentamente il parlare si trasformò in vere e proprie grida: di gioia, di litigio, di discussione. In sottofondo si sentiva della musica vivace e bambini che ridevano.
"Ecco, la piazza è qui, dietro l'angolo." disse Jarelyne.
Svoltando l'angolo, si trovarono davanti ad un mucchio di persone e tantissime bancarelle costruite in legno con tende fatte di stracci. Sui banconi c'erano esposte erbe, candele profumate, frutta e verdura e molto altro. In mezzo alla piazza c'era una grande fontana dove giocavano i bambini e, ai lati delle bancarelle, si stagliavano tra gli alberi grandi case e ville di tutte le forme e dimensioni, costruite interamente in pietra grigia, bianca e legno.
"È vero, qui ci sono tantissime persone." notò stupito Axel. Dalla folla spuntò un cane inseguito da tre bambini con dei vestiti stracciati. Per poco non lo investirono.
"Amici miei, qui ci dobbiamo dividere." Jarelyne fece un profondo inchino, li salutò con la mano e corse via confondendosi tra la folla, il suo mantello oscillava dietro di lei.
"Sì, ciao, grazie dell'aiuto!" la salutò Niko. "Adesso dove andiamo?"
I ragazzi si guardarono intorno. C'era davvero troppa gente, quasi non ci si riusciva a muovere.
"Il mio cellulare non funziona nemmeno qui." disse scocciato Jan, muovendo la mano con il cellulare su e giù. "E che cavolo, dove siamo finiti?"
"Chiediamo a qualcuno se ci può prestare il telefono." disse Katja. Poi, voltandosi, toccò la spalla di una persona. "Mi scusi, signore."
Il tipo si voltò. Aveva una pelle splendente e lucida, dei capelli rosa e corti in un taglio militare e un nastro dorato che gli avvolgeva la testa. Era alto e smilzo e vestito con dei pantaloni blu attillati. Indossava una maglietta bianca senza maniche e con una grande scollatura che faceva vedere i muscoli del petto. Aveva dei tatuaggi dorati sul braccio.
Gli occhi di Katja e dell'uomo si incontrarono. Aveva gli occhi ciani senza pupilla, ma ciò che risaltava in lui furono le orecchie, lunghe circa dieci centimetri.
Katja lo osservò un po' troppo a lungo.
"Beh? Cosa vuoi?" chiese infastidito il tipo dalle lunghe orecchie. Era in piena discussione con un uomo baffuto e con la maglia sporca di grasso animale che lavorava dietro ad una bancarella straripante di carne. Lo smilzo teneva in mano un sacchetto pieno di frutta.
Katja balbettò. "Ehm... volevo..." Ma che orecchie ha?
"Quindi? Sputa il rospo, non ho tempo da perdere qui con te, humana."
"Ah, ehm, sì," continuò Katja. Forse è un cosplayer? Qui deve esserci davvero qualche festa. "Mi potrebbe prestare il suo cellulare? Né il mio né quello dei miei amici funziona."
I due uomini la osservarono a lungo prima di rispondere. "Yao sowi**? Non ho capito. Cosa vuoi da me?"
Così intervenne Jan. "Un cellulare. Il mio non prende." Gli mostrò il telefono, ma l'espressione dei due uomini si fece ancora più colpita.
"Cellulare?" chiese. "Non so cos'è." Poi si voltò, riportando l'attenzione sull'uomo baffuto. "Ma guarda tu che tipi strani." mormorò.
"Ehi, cugina. Pensi che qui ci sia qualche raduno di cosplayers? Perché siamo circondati da persone vestite così e come quella tipa, Jarelyne." Da quando avevano messo piede in questa strana città di nome Birdem avevano visto solo persone vestite in modo strano. Jan aveva già visitato alcuni game store e aveva visto cosplay ben fatti, ma questa strana "riunione" di persone con strane e lunghe orecchie lo lasciò davvero senza fiato. Ce n'erano almeno cinque centinaia in mezzo a questa enorme piazza e almeno la metà di loro era vestita in questo stranissimo modo. L'altra metà indossava lunghe gonne o vestiti logori da contadino.
"No... non ne ho idea." rispose Katja.
"Quindi? Niente telefono?" chiese Axel. Lui, Jasmina e Niko si riunirono ai due cugini.
"No." disse Jan. Indicò lo smilzo: "E il tipo là era veramente screanzato!"
"Senti chi parla!" rise Katja.
"Non prenderti gioco di me, cugina, o prima o poi mi vendico, sai?"
"Ahahah, certo, come no."
Jan mise su una smorfia. "Dai, chiediamo a qualcun altro." Si voltò, quando andò a sbattere contro qualcuno. L'impatto era talmente forte che lo fece finire con il sedere per terra.
"Ahi!" gemette Jan. "Fa un po' attenzione, cavolo!"
Poi vide due zoccoli. Un cavallo? Guardò su.
E quel che vide lo sconvolse a tal punto da non farlo più muovere.
"Io? Sei stato tu a scontrarti con me, ragazzino!" disse l'uomo sul cavallo. Ma l'uomo non sedeva sul cavallo. L'uomo aveva la metà del corpo, che partiva dai fianchi in giù, attaccata al collo del cavallo.
Era un centauro.
VOCABOLARIO
*Plasiano = cittadino, deriva dalla parola plas che significa 'città'.
**Yao sowi = lett. mia scusa, ovvero scusami.
N.A.
Nel Sottosuolo la gran parte della popolazione parla due lingue, quella che i ragazzi conoscono -la Lingua nuova - e una lingua antica, chiamata appunto Lingua vecchia. Questa lingua antica si è poi evoluta nella lingua che conoscono i ragazzi, ma viene ancora - anche se raramente - usata. Seppur non frequentemente, molte parole vengono mischiate nella Lingua nuova e tantissime parole della Lingua vecchia sono composte, perciò il loro vero significato e quello dei nomi delle città, dei fiumi, ecc. venne dimenticato col tempo.
La Lingua vecchia, ormai, viene parlata solo dalla plebe e da alcuni popoli (quelli più retrò), infatti viene considerata una lingua dei bassifondi. La Lingua nuova, invece, si è sviluppata in soli duecento anni, ma si è subito diffusa e va molto di moda tra i nobili, infatti ormai la usano tutti.
La terza lingua parlante è quella dell'alfabeto runico, conosciuta solo da poche persone (per es. i druidi, gli elfi, varie divinità, entità antiche...) e usata solo per gli incantesimi.
Ovviamente scriverò la traduzione delle lingue o alla fine del capitolo (nota l'asterisco) oppure, se nella conversazione ci sono intere frasi, scriverò la traduzione vicino.
Farò comunque un altro libro dove spiegherò un po' di grammatica di questa lingua (inventata da me).
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