Capitolo 24
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La brezza estiva soffia da dentro la porta aperta nel bar semivuoto. Il Shell Beach Inn profuma di burro caldo e milkshakes al cocco. Stormie ne ha ordinato uno per lei e uno per Buck che, come al solito, è in ritardo.
Questa mattina il suono squillante della chiamata di Stormie ha interrotto a metà il mio sonno. Sognavo le mani di Noah tra i capelli, le sue dita che scalavano il mio corpo come se fosse un pianoforte, le sue labbra increspate dal sapore del sale.
Solo che non era un sogno. É successo davvero e io sono andata a dormire con la mente piena e ancora stordita dai suoi baci.
Per questo, ancora intontita e un po' assonnata, ho risposto con un 'Sì certo, arrivo!' alla chiamata di Stormie che, per l'appunto, mi ha proposto di vederci al bar per discutere delle gare sempre più imminenti.
Maila é seduta di fronte a me e, mentre sorseggia il suo cappuccino aromatizzato alla vaniglia, mi guarda con una strana luce negli occhi, come se fosse in grado di leggere i miei pensieri.
«Ma quanto ci mette?» sbuffa Stormie, mentre l'entrata del bar rimane ancora vuota, senza rivelare la presenza di Buck.
«Secondo me sta dormendo» dice Maila, distogliendo i suoi occhi color cioccolato da me. «In effetti, è un po' prestino».
Non ho controllato l'orologio questa mattina quando mi sono svegliata, ma adesso segna le 7:52.
«Anche i bambini sanno che le onde migliori ci sono la mattina» si giustifica la bionda, rintanandosi dietro la cannuccia del suo milkshake.
Proprio in questo momento, da dietro il bancone, Noah si incammina verso il nostro tavolo con un piccolo vassoio di cornetti appena sfornati. Sposta una sedia e la inchioda accanto alla mia. Indossa una maglietta di cotone azzurra che fa risaltare il colore dei suoi occhi.
Ha l'aria sveglia e vispa anche se, dal momento che è già di turno al Shell Beach Inn, non avrà neanche dormito questa notte. I capelli gli ricadono indomiti sulla fronte, ma lui non sembra farci caso.
Un nodo mi si chiude all'altezza dello stomaco quando, sedendosi, mi appoggia una mano sulla schiena. É un gesto impercettibile e credo che né Stormie né Maila se ne siano accorte, ma ha il potere di farmi sussultare e far alzare la temperatura intorno a noi.
Per fortuna, la porta scricchiola facendo oscillare una cascata di fili di conchiglie, rivelando finalmente la figura di Buck.
«Buongiorno, bell'addormentato» lo prende in giro Maila.
«Non mi avete neanche fatto fare colazione» dice seccato Buck mentre prende posto sulla sedia libera accanto a Stormie.
«E ti sei messo la maglietta al contrario» commenta la bionda indicando l'etichetta bianca. Ci mettiamo a ridere per un momento, ma Buck ci ignora spudoratamente afferrando un cornetto soffice e riempiendosi la bocca di briciole.
«Gli animali sono più educati».
«Gli animali non hanno mai avuto niente a che fare con te Stormie, o con le tue manie psicotiche» nonostante sia chiaramente assonnato, l'ironia di Buck è già attiva.
«Smettila di far cadere le briciole a terra, che poi tocca a me ripulire» dice Noah all'amico. Vuole mostrarsi serio, ma finisce per ridere, di rimando alle facce buffe di Buck.
«Ad ogni modo...» Stormie cerca di riprendere la parola. «Penso che valga la pena allenarsi tutti insieme da questo momento in poi. Intendo anche con Stella» mi rivolge uno sguardo pieno di soddisfazione che ricambio con un sorriso. «E pensare ad una strategia, possibilmente vincente».
«Si, basta darla vinta a quegli arroganti della Silicon Bay» la sostiene Maila. Ha i lunghi capelli legati in una treccia che lascia scoperti dei piccoli orecchini pendenti con il ciondolo di un fiore di ibisco.
Una volta, curiosando tra i libri della mamma, ho letto il significato di questo fiore. In realtà ne ha molti: è il simbolo dell'amore e della passione, ha un forte legame con la spiritualità ed è usato da alcune culture come rimedio medicinale. Ma l'aspetto che mi ha sempre affascinata è che, nonostante la sua delicatezza, é un fiore molto resistente, in grado di crescere nelle avversità.
E da quando la conosco, è così che vedo Maila: incredibilmente dolce e delicata, ma anche forte e coraggiosa, pronta a difendere ciò in cui crede.
«Dovremo lavorare meglio sulla coordinazione per la gara a squadre ed esercitarci sul floater, soprattutto sulle onde più alte» dice Noah e, con la coda dell'occhio, vedo Stormie annuire.
Vorrei essere in grado di capire al volo quello che hanno in mente, ma la verità è che mi sento come un barbone alla Casa Bianca. Fuori luogo.
«Cosa dovrei fare esattamente?»
Buck tenta invano di trattenere una risata, rischiando quasi di strozzarsi con il milkshake. «Nessuno ti ha spiegato le regole, vero?»
Scuoto la testa, imbarazzata. Forse avrei dovuto consultare un manuale.
«Non preoccuparti, non sono molte e sono facili da ricordare» inizia Stormie, portandosi i capelli dietro le orecchie. «La prima cosa da sapere è le heats durano venti minuti e che ci sarà una zona di interesse: vuol dire che bisognerà surfare soltanto all'interno del perimetro stabilito. L'altra regola sacrosanta è che durante lo svolgimento della heat, tutti devono necessariamente rispettare la precedenza: se un surfista sta già cavalcando un'onda non si può interferire con la sua performance, ma si deve attendere l'arrivo della successiva. I punteggi vanno da 0 a 10 e valgono soltanto i due più alti, arrivando ad un possibile totale di 20 punti».
«Per la gara a squadre verranno sommati tutti i nostri punteggi finali» aggiunge Maila. «Gareggeremo comunque in singolo, ma ovviamente quando saremo in acqua potremo aiutarci a vicenda».
«In che modo?» chiedo. Stormie ha ragione, le regole non sono difficili ma ho comunque paura di non riuscire a farcela in queste ultime tre settimane. Non voglio deludere le aspettative che stanno riversando in me.
«Te lo faremo vedere, é più semplice da capire in acqua».
«Per la gara individuale, invece, si procede ad eliminazione diretta: le heats saranno formate da quattro surfisti e man mano viene squalificato chi ottiene il punteggio più basso» spiega Buck. «Sarà una lotta all'ultimo sangue finché non si arriverà alla finale in cui si sfideranno i due migliori surfisti di tutte le heats per la vittoria di categoria».
«Ok, ho capito» almeno, spero.
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Un'ora più tardi, il sole brucia sulla pelle facendomi desiderare di entrare in acqua. Tengo stretta sotto al braccio la mia tavola da surf, sento l'ansia montarmi dentro perché questa sarà la prima lezione insieme agli altri.
Jett sta finendo di sistemare la telecamera ai piedi della riva. Buck, come le mani a visiera per proteggersi dalla luce, scruta le onde più lontane. Maila e Stormie stanno per concludere la loro sessione di stretching, poi inizieremo.
«Non c'è motivo di essere agitati» una voce calda mi soffia i capelli sul viso. Non lo avevo sentito avvicinarsi, ma adesso Noah è ad un passo da me. Gli basta soltanto lasciarmi un bacio innocente e fugace sulla guancia per tranquillizzarmi.
«Facile per te» lo rimbecco, sperando che non noti il rossore che mi sta già colorando il viso. Lui non risponde, si limita a ridere.
«Ragazzi!» chiama ad un certo punto Jett. «Dai, forza, l'oceano non aspetta voi».
Ci ritroviamo tutti in fila sulla riva, le tavole strette come un salvagente. Mi affretto ad assicurarmi che il laccio di sicurezza sia fissato bene alla caviglia e, dopo un respiro, corro insieme agli altri verso la line-up.
Le urla di Stormie mi riempiono le orecchie e gli schizzi mi colpiscono il viso. C'è una libertà che non avevo mai provato prima nel correre incontro all'oceano, abbracciarlo e lasciarsi trascinare sempre più lontano fino a quando il mondo che conosci diventa solo un puntino.
Il sole fa scintillare l'acqua, ma non fa più caldo. Le onde si alzano fino a circa un metro e mezzo. Dopo tutte le lezioni con Noah, mi sento abbastanza sicura. So di non essere neanche lontanamente brava come lui, o come gli altri, ma già riuscire ad alzarmi senza cadere é una grande vittoria per me.
Buck é il primo a scalare la prima onda. I suoi movimenti non sono precisissimi, ma i muscoli delle gambe lavorano con una velocità così assurda che sembra volare.
Esegue una serie di manovre di cui riconosco soltanto il famoso cut-back. Poi, si lascia cadere in acqua con un urlo.
«Non siamo al mercato, dovresti concentrarti!» gli grida Stormie come le mani a coppa sulle labbra, ma Buck non sembra averla neanche sentita.
Lui emerge un secondo più tardi, arrancando sulla sua tavola e mettendosi a pagaiare verso di noi.
«Tornando seri, adesso ti facciamo vedere la strategia per la gara a squadre» riprende Stormie, nuotando vicino a Maila. Aspetta che Buck le raggiunga prima di continuare. «Tu farai finta di essere Courtney».
«Perché tocca a me fare l'arpia?» sbuffa Buck con una smorfia.
«Perché sei un'idiota» dice Stormie talmente seria che non lascia spazio a nessuna replica. Vedo Maila trattenere una risata e, accanto a me, anche Noah sorride.
«Le spieghi tutto tu, vero?» chiede la bionda rivolta a Noah. Mi sembra di trovarmi nel bel mezzo di una conversazione tra astrofisici, di cui non ne comprendo gli argomenti.
Noah annuisce e mentre noi restiamo immobili, gli altri cominciano ad inseguire un'onda.
«Immagina la scena: Maila, Stormie e Courtney stanno aspettando la stessa onda: Maila ha già avuto il primo punteggio e Stormie e Courtney hanno la precedenza» la sua voce è vellutata, calda. «Ma trattandosi di una gara a squadre, può aiutare Stormie ostacolando Courtney».
Cerco di non pensare alla sua presenza accanto a me, alla voce che soffia come una brezza calda. Tento di concentrarmi sulla scena davanti ai miei occhi: Stormie e Buck cominciano a nuotare incontro ad un'onda che si sta alzando. Maila, invece, insegue Buck con una velocità assurda riuscendo a superarlo ma tenendosi sempre sulla sua traiettoria. Mi aspetto che sia lei ad alzarsi in piedi sulla tavola e cavalcare l'onda, ma proprio all'ultimo secondo si ritira, bloccando la strada a Buck.
Qualche metro più avanti, Stormie sorride sardonica, in piedi sulla cresta dell'onda.
«Perché lo ha fatto?» chiedo a Noah, ignorando le nostre gambe che si toccano. «Buck aveva la precedenza e Maila gli stava per rubare l'onda ma si è bloccata all'ultimo» nell'esatto momento in cui pronuncio la frase, capisco la strategia ma rimango comunque in silenzio, in attesa che sia Noah a parlare.
«Gli ha bloccato la strada per permettere a Stormie di avere la precedenza. Nel momento stesso in cui lei si è alzata, l'azione spetta a lei e gli altri concorrenti devono aspettare la prossima onda. Il che, in una gara a tempo e in una giornata con non troppe onde buone, può rivelarsi fondamentale» spiega Noah.
Ho l'impressione che si sia fatto più vicino e il mio corpo non reagisce bene alla sua presenza: sento minuscoli brividi ovunque, come scariche elettriche che pompano adrenalina nelle vene.
«Ho capito» la voce mi esce roca, ma Noah ride lasciandomi un bacio sui capelli bagnati. Si stende sulla tavola e comincia a nuotare verso gli altri che, intanto, si stanno buttando addosso fiotti di acqua.
Resto a guardarlo per un attimo, le spalle larghe baciate dal sole, i capelli gocciolanti. E poi guardo me stessa: lo stomaco scombussolato, la pelle chiazzata di rosso per via del sole, una passione improvvisa per uno sport che non avevo mai considerato.
Ed è tutto per merito suo.
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