Capitolo 10
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Il libro che sto leggendo è appoggiato sul comodino e dalle pagine esce il pezzo di carta che sto usando come segnalibro. Lo afferro con impazienza, perché so già che l'unica cosa in grado di calmarmi è la lettura.
Ma chi si crede di essere Noah?
Mi impongo di non pensare a lui e concentrarmi sulla storia. Riesco a leggere qualche capitolo prima di sentire dei sassolini contro il vetro della finestra della mia camera.
Mi affaccio, immaginando che Noah sia venuto a scusarsi per il suo comportamento di prima, ma é la testa bionda di Stormie che vedo. Accanto a lei, Maila.
«Oh, eccoti. Credevamo che dormissi» grida Stormie.
«Che ci fate laggiù? Sapete, ho una porta d'ingresso».
«Nei film é più divertente così» commenta Stormie, facendomi ridere. «Maila ha pensato ad una cosa molto figa da proporti» continua, incoraggiando l'amica a parlare.
«Volevamo solo chiederti se ti andasse di venire a guardare il tramonto con noi» Maila si porta dietro l'orecchio una lunga ciocca castana. Il coordinato arancione che indossa le illumina il viso e le fa risaltare la naturale abbronzatura.
«Ma così lo fai sembrare noioso!» esclama Stormie. «Ha detto, testuali parole: secondo me non ne ha mai visti tramonti belli come in Australia a Boston» Stormie tenta di imitare la voce calma e pacata di Maila, finendo soltanto per scatenare una grande risata.
«Datemi un minuto, adesso scendo» dico, continuando a ridere. Mi infilo le scarpe, prendo il telefono e saluto in fretta la mamma.
«Esco con delle amiche» la informo. Ed è proprio in questo momento che rifletto sulle parole che ho usato.
Amiche. Le conosco appena.
A Boston non uscivo molto spesso, tendevo per lo più a restare chiusa nella mia stanza a guardare film e leggere libri e parlare di tutto con Rory. Lei era la mia migliore amica. Ho sempre avuto difficoltà a relazionarmi con gli altri, principalmente per una questione di timidezza, ma soprattutto per paura.
Paura dei giudizi.
Ma con Stormie e Maila non mi sono mai posta questo problema; loro sembrano così unite, quel tipo di amiche che si conoscono da tutta la vita e hanno fatto sempre tutto insieme. Un po' come me e Rory.
«Ah, eccoti! Andiamo» Stormie mi passa una mano sotto al braccio e, facendo lo stesso con Maila dall'altra parte, ci incamminiamo quasi saltellando verso la nostra destinazione: una grande radura sulla valle ai margini della città, piena di grosse palme di cocco, piante di eucalipto e ibisco profumati.
Dovrei essermi abituata alla natura sconfinata e quasi selvaggia dell'Australia, ma la verità è che continua sempre a lasciarmi a bocca aperta. A Boston non esiste nulla di lontanamente simile.
«Ci mettiamo qui?» chiede Stormie, tirando fuori dalla sua borsa di tela una sottile coperta azzurra e bianca. Solo quando la stende mi rendo conto che ci sono disegnate delle onde.
La radura è grande, l'erba fresca e il vento si insinua tra i fiori. Non siamo da sole: più in là ci sono altri ragazzi che aspettano il tramonto. Parlano tranquillamente tra loro con lattine di coca cola tra le mani.
«Torno subito» ci informa Maila e io la guardo camminare tra l'erba con le sue infradito verso un piccolo chiosco. Qualche minuto più tardi, avanza verso di noi tenendo in perfetto equilibrio tre grandi noci di cocco. «Ecco a voi».
Il profumo di cocco inebria immediatamente l'aria, donandomi una pace smisurata.
«Ecco la magia» la voce di Stormie è bassa, quasi vellutata e solo in questo momento mi rendo conto di quello a cui si riferisce.
Il cielo è infuocato e vibra in striature arancioni e rosa. Il sole è una perfetta sfera tonda in mezzo a due montagne e, più in basso, si scorge lo scintillio dorato dell'acqua.
«É... incredibile» non conosco altre parole per definirlo.
«Anche Aurora lo adorava» commenta Stormie. Mi volto verso di lei, la luce la rende perfetta, con la pelle radiosa e gli occhi che somigliano a zaffiri bagnati da una sorgente magica. Maila, invece, sembra la regina dell'isola, con i piedi scalzi e i fiori tra i capelli a fungerle da corona.
Faccio un sospiro e torno a guardare il sole che, lentamente, si immerge nell'oceano. Forse, solo adesso, comincio a capire cosa provava mia sorella e perché preferiva trascorrere qui ogni secondo della sua vita.
L'Australia è esattamente come lei.
Conny Bay è come lei. Serena, selvaggia e coraggiosa.
Boston, invece, è grigia e tetra. Piena di disordine e caos. La gente cammina freneticamente verso il prossimo appuntamento, verso il prossimo obiettivo. Nessuno si prende neanche un secondo per fermarsi e guardare qualcosa di tanto semplice come un tramonto.
E in questo momento mi sento fortunata. Nonostante tutto il mio dolore, mi sento fortunata perché — forse — qui sarà più facile affrontarlo.
꧁ ' ~ ✽ ~ ' ꧂
Il tramonto sgocciola velocemente nella sera e le stelle risplendono sopra le nostre teste come se volessero esplodere.
Io, Maila e Stormie abbiamo passato tutto il tempo a chiacchierare. Discorsi banali e quasi infantili coronati da sonore risate, ma anche riflessioni profonde e importanti. Mi mancava parlare in modo così libero con qualcuno e da quando Rory è morta non ho mai avuto l'occasione di farlo. Mi sono tenuta dentro il mio dolore, le mie paure e i rimpianti.
«Dagli tempo» mi dice Maila. «Lui ha un carattere... particolare» aggiunge con un sospiro. Alla fine, com'era inevitabile, ho raccontato alle ragazze di Noah e delle lezioni di surf. Stormie é rimasta positivamente colpita sia dalla mia voglia di imparare sia dal fatto che sia Noah a insegnarmi, ma non si è stupita quando ho raccontato anche del suo comportamento.
«Si, MayMay ha ragione» replica Stormie ed io mi ritrovo a sorridere per il nome buffo che ha utilizzato.
«Mio nonno mi chiamava così: nella nostra cultura significa fiore» mi informa la diretta interessata e non posso far altro che pensare che é assolutamente perfetto per lei. Maila è delicata e bellissima proprio come un fiore.
Ad un certo punto il nostro discorso viene interrotto da un ragazzo. È alto, con i capelli scuri lunghi fino alle spalle e stretti in morbidi ricci e la pelle abbronzata.
«Non dovreste allenarvi voi due? Le regionali sono tra meno di un mese» commenta, come se conoscesse Maila e Stormie. Lancio un'occhiata nella loro direzione e le loro espressioni mi fanno subito capire che sanno perfettamente chi sia lo sconosciuto.
«E tu, Jessie? Buck non ti ha battuto nell'ultima heat?» commenta acida Stormie.
Il ragazzo, Jessie, irrigidisce la mascella. «Non vincerete quest'anno».
«Lo vedremo» é la prima volta che sento una sfumatura di sfida nella voce di Maila.
Jessie alza gli occhi al cielo e sorride, divertito. «Godetevela finché potrete» dice. Poi, come se finalmente si fosse accorto di me, i suoi occhi si posano sui miei. Fa solo un cenno con la testa prima di voltarsi e tornare dai suoi amici.
«Non li sopporto», commenta Stormie quando lui si è ormai allontanato. «Si credono migliori in tutto».
Faccio finta di seguire il suo discorso e capire a cosa si riferisca, ma Maila viene in mio soccorso chiarendomi ogni dubbio. «Sono nel club di surf di Silicon Bay, lui e Courtney, l'hai conosciuta alla festa» spiega. «Fanno gli arroganti solo perché hanno una marea di sponsor e dei fondi per tutte le attrezzature più professionali».
«A me sembra solo che vogliano intimorirvi» mi sembra la cosa più logica da dire, oltre che quella più vicina alla realtà.
«Si, mi piace come ragioni!» strilla Stormie, poi la sua espressione cambia completamente. «Il fatto é che fino a sei mesi fa eravamo davvero convinti di poter vincere le regionali, ma adesso sembra un'impresa utopica».
«Perché sei mesi fa?» avanzo la mia domanda, ma mi rendo conto di conoscere già la risposta.
Rory.
Mi aveva detto che si stava preparando per una grande sfida in estate. Era la ragione per cui volava in Australia ogni volta che poteva, il motivo per cui era qui quando é morta.
Maila si rabbuia come se un'ombra le avesse oscurato il viso e abbassa lo sguardo, imbarazzata. «Tua sorella e Noah erano la nostra unica possibilità ma, dopo quello che è successo, lui non vuole più gareggiare. Si sente in colpa».
Ora capisco perché diceva che non era più un atleta. Ma non può sentirsi in colpa, non ne ha il diritto. Lui non ha litigato con Rory prima che partisse. Lui non le ha detto che la odiava. Sono stata io.
«Mi dispiace, Stella. Non volevo...» dice Maila con voce premurosa, ma io non la ascolto più.
Mi alzo quasi meccanicamente e sento uscire dalle mie labbra un «Torno subito», prima di dirigermi verso il chiosco delle bibite.
«Quindi, adesso, in America é inverno giusto?» una voce suadente mi giunge alle spalle e, quando mi volto, Jessie mi sta osservando. É molto più vicino adesso e sembra anche molto più alto e minaccioso. Prima non l'avevo notato, ma ha gli occhi verdi, chiari e magnetici che risaltano a contrasto con la pelle scura.
«Si, probabilmente a Boston c'è già la neve» lui continua a guardarmi intensamente e io mi ritrovo improvvisamente pietrificata.
«Anche tu fai surf?» chiede, appoggiandosi al bancone.
Trattengo una risata. «No, non direi».
«Meglio così, non è un granché. Voglio dire: tanto allenamento e poi rischi di entrare in acqua e non trovare neanche una buona onda».
«Già, dev'essere frustrante».
Jessie si guarda per un momento l'orologio che ha al polso prima di voltarsi di nuovo nella mia direzione. «Cosa si fa a Boston per divertirsi?»
«Lo chiedi alla persona sbagliata».
«Oh, non sei tu l'americana?» chiede ironico, portandosi una mano sul petto con fare drammatico. «Mi dispiace allora. Colpa mia» il suo tono mi fa ridere. É molto più rilassato adesso, lontano dalle ragazze.
«Il fatto é che ci sono così tante cose da fare che non si sa mai cosa scegliere» rispondo. In parte perché è vero, in parte perché a tutte quelle cose, io, ho sempre preferito passare il mio tempo con Rory.
«Be' un giorno dovrai portarmici» continua, facendomi l'occhiolino.
«Va bene. Affare fatto!»
Jessie mi sorride prima di prendere una lattina di Coca-Cola e andarsene. Lo guardo camminare tra l'erba, con il vento che gli gonfia la camicia verde. Si volta per un'ultima volta, sorridendomi e portandosi la lattina alle labbra.
Anch'io torno dalle ragazze. O, almeno, ci provo. Una mano calda mi afferra per il polso, stringendo e costringendomi a voltarmi e, quando gli sono di fronte, gli occhi azzurri di Noah si infrangono contro i miei.
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