95. Euforia

N/A: ennesimi disegni che non c'entrano una beata mazza con questo capitolo.
Ormai è una costante.

Eccoli

Perché non è Marie se non fa la pazza per Roberto.

*ehm ehm* Rosa 🛐🛐🛐
Perché lei si che ha i muscoli scolpiti *guarda la propria pancetta*

Sono soddisfatta di come è venuto l'addome.
E ora vi lascio al capitolo.


Rosa gira in tondo per la propria stanza più e più volte, broncio in volto e nervosismo che le scorre nelle vene.

Si ferma di nuovo davanti lo specchio e si guarda. Indossa una maglietta rosa scuro e dei pantaloncini neri.
Distoglie lo sguardo e torna a girare intorno.

No, decisamente non va bene!

Torna verso l'armadio e guarda di nuovo i suoi capi, ma storce il naso. Non ha voglia di felpe larghe o pantaloni lunghi.

Quella mattina si è svegliata con l'impuslo di essere più femminile. É un piccolo tarlo che la tormenta da qualche giorno, ma quella mattina é diventato insopportabile e ogni volta che si guarda si sente troppo poco donna.

Cazzo, neanche mettersi l'unico reggiseno che ha e gli slip da donna l'hanno fatta sentire abbastanza femminile da zittire quel fastidio!

E a quanto pare indossare del rosa e dei pantaloncini da donna (che ovviamente devo essere quasi a livello inguinale) non bastano neppure.
Non sa più che fare!

In realtà ha una idea.

Ma ha un orgoglio troppo grande per chiedere aiuto in una cosa del genere e soprattutto ad una come -lei-!
Però sta impazzendo e lei è una maestra della femminilità!

"Che faccio, che faccio, che faccio?" si chiede fra sé e sé, girando ancora e ancora intorno per la propria stanza di dimensioni modeste.

Ritorna per l'ennesima volta a guardarsi allo specchio. Infastidita, prova ad acconciare i capelli in altro modo. Forse con un occhio coperto apparirebbe più femminile?

Sbuffa seccata quando i capelli non sono abbastanza lunghi per permetterle ciò.
Si sente troppo un uomo e vorrebbe urlare dalla frustrazione. Ha decisamente bisogno di un aiuto.
Deve per forza andare da lei.

Esce dalla propria stanza e bussa poi con insistenza sulla porta della sorella.

Marie le apre con addosso una giacchetta rossa e una gonna blu, un leggero trucco le rende le guance più rosse.

<Si?> domanda la più bassa.
<Come sei vestita?> domanda d'istinto Rosa.

<Ho appena finito un cosplay di Taiga Aisaka, non che credo tu sappia chi sia o ti interessi... Che c'è?> chiede infine la valdostana.

La ligure si sente improvvisamente più rigida e un'idiota totale. Manda giù l'orgoglio (giusto il tempo che basta per zittire il cervello) e asserisce: <Ho bisogno del tuo aiuto.>

<Per cosa?> si stupisce genuinamente Marie, pensando anche di aver sentito male.
<È tutto il giorno che non mi sento abbastanza femminile, non so che farci... quindi ho pensato che tu potessi darmi una mano, dato quanto sei femminile.> spiega l'ex repubblica marinara.

<Mi prendi per il culo o sei seria?> indaga la valdostana.
<Vorrei dire sia uno scherzo, ma non lo é. Se voglio provare ad essere femminile, perché non andare da una come te?> nota Rosa.

La più giovane saltella dalla gioia e domanda: <Quindi smetterai di odiare le cose femminili?!>
<Non le odio!> risponde all'istante la ligure <Odio quello che la gente pensa sia giusto che io faccia perché sono una donna.>

<Però le gonne non ti piacciono.> ribatte la mezza francese, che comunque trascina la sorella nella propria stanza.
<Va a tratti, come per l'aglio. Ogni tanto lo tollero, ogni tanto no.> argomenta la più alta (di cinque miseri centimetri).

<Va beh, mi godrò il momento finché posso.> fa spallucce Marie.
Gira attorno all'altra e poi la studia attentamente in volto, sempre con addosso quella divisa strana.

Rosa si sente a disagio e domanda, incrociando le braccia: <Che fai?>
<Vedo e decido cosa ti starebbe meglio.> risponde tranquilla la minore, avvicinandosi e sciogliendole le braccia incrociate.

La ligure si vede costretta a stare come uno stoccafisso con le braccia lungo i fianchi.
<Ho una idea.> trilla ad un certo punto la valdostana, andando verso il proprio armadio.

<Usiamo quello che ho io, che fra i tuoi vestiti sicuro non c'è speranza.> asserisce, guardando fra i vari indumenti.
<Se sono venuta qua c'è un motivo, no?> chiede retorica Rosa.

<Hai ragione anche tu.> acconsente Marie. Trova qualcosa che la attira e sorride trionfante.
Lo tira fuori e lo mostra a Rosa.

<Metterai su questo!> decreta la più piccola <Con queste.>
<È tutti così... bianco. E pronto a spaccarsi se lo tiro un po'.> critica la ligure, ma non ne é disgustata come forse altri giorni avrebbe fatto.

<È femminile, ma non è neanche così esagerato.> nota la valdostana.
<Si, sì, me lo metto.> risponde sbrigativa la repubblica marinara, sottraendole il vestito e la calzamaglia bianca.

Senza tanto pensarci, inizia a levarsi la maglietta e i pantaloncini, rimanendo in intimo, e indossando il vestito e successivamente la calzamaglia.

[N/A: ecco qua il vestito

G

iudicate pure i miei gusti del bello.

<Wow, hai su perfino il reggiseno.> nota Marie, mentre fruga fra le sue trousse di trucchi.
<Che intendi con ciò?> indaga Rosa.

<Lo dici anche tu che spessissimo non metti reggiseni. E quando tocca a me stendere il bucato te hai solo boxer da donna o da uomo.> racconta la valdostana.

<Si... spesso non mi piace mettermi queste cose, mi sentirei troppo... una ragazza. Oggi invece non riesco a sentirmi abbastanza una ragazza.> e nel raccontare l'ex repubblica marinara scuote la testa.

Si mette a posto il vestito con cura e sospira, più a se stessa che all'altra in stanza: <Che mente fottuta che ho, mh?>

<No, no. C'è varia gente là fuori che prova le tue stesse cose, Rosa, o comunque in modo molto simile.> nota Marie, che è sicuramente più esperta su alcune cose.

Da quando è venuta a conoscenza di tutto quel mondo oltre ciò che viene definito "normalità" dai bigotti, ha iniziato ad analizzare di più i comportamenti propri e di quelli attorno attorno a sé.

Sa benissimo, o almeno, ritiene di avere una buona idea su chi sia Rosa. L'ha osservata disperarsi per dover indossare vestiti frivoli, infuriarsi per essere strappata del suo nome ambivalente, arrabbiarsi per essere stata chiamata ragazzo, infastidirsi per essere definita troppo "mascolina" o "femminile" con lo stesso abbigliamento.

E la vuole aiutare, finché non ne sarà conscia anche lei. E chissà quanto ci metterà a conoscere la vera se stessa.

Si possono vivere millenni ignorando chi si è davvero, anche se il proprio subconscio farà di tutto per far emergere il dolore causato dall'ignoranza.

<Pft, come no.> sbuffa Rosa <Io non mi sento brutta, sono fantastica!, è che->
<Lo so.> la interrompe Marie <Intendi dire che ogni tanto quella che vedi allo specchio non è chi vuoi essere. È diverso dal trovarsi brutti.>

<Cazzo, è proprio come mi sento. Beh, almeno non sono sola al mondo, anche se loro sono umani che moriranno nel giro di un secolo.> nota la ligure, come mogia.

<Comunque stai benissimo col vestito.> la valdostana la distrae da quei pensieri <Però devo ancora truccarti. Siediti qua.> e indica la sedia accanto a sé.

<Non rendermi un pagliaccio.> la minaccia la maggiore, sedendosi.
<Tranquilla, so quel che faccio.> la rassicura la piccolina <Però devi collaborare.>

Ed è così che Rosa sperimenta quanto può essere fastidioso dover collaborare per essere truccata.

<Niente più matita ficcata nell'occhio o finisco per piangere come una cazzo di fontana dal dolore!> si lamenta ad un certo punto Rosa.

<Su, ho quasi finito! Se non fosse per il tono arrabbiato-> borbotta Marie, conscia di rischiare la vita a dire parole sbagliate.

Dopo pochi altri minuti finalmente finisce.
Prende in mano la spazzola e ammonisce: <Sta buona che ora provo a dare un po' di senso a questo casino che hai in testa. Tranquilla, non ti tocco il ricciolo.>

<Sia meglio per te.> minaccia la ligure.

E con pazienza e cura la valdostana canticchia mentre pettina e acconcia per quel che può la sorella.

<Finito~.> canticchia <Chiudi gli occhi che ti porto allo specchio!>
<Va bene.> borbotta la più alta fra le due nane, chiudendo gli occhi.

Marie la porta davanti lo specchio e acconsente: <Apri pure gli occhi.>
Rosa li apre e... li spalanca nello stupore.

Si osserva, come persa, sbattendo le palpebre più e più volte. Si avvicina allo specchio a figura intera, per poi toccarsi una guancia.

Lo specchio la emula in tempo reale.
È lei.
Non c'è dubbio.

È davvero lei?
È così bella?
Si sente come se si vedesse per la prima volta.

Sorride come non pensa di fare da secoli, di un sorriso puro e genuino e gioioso.

Sfiora con dita tremolanti il vestito che dolcemente la abbraccia, dandole una figura più morbida. Flette e muove avanti e indietro una gamba, che contenuta nella calzamaglia appare molto meno tozza e muscolosa.

Poi passa ad ammirare il proprio volto.

Il blush le rende le guance più rosate, uguali a quelle di una graziosa ragazzina di campagna. La matita le evidenzia gli occhi grandi e l'eyeliner li rende più allungati, donando loro un magnetismo insolito.
Infine, l'oro dell'ombretto si abbina e risalta l'intreccio di colori presenti nei suoi occhi nocciola.

Il volto è contornato dai capelli resi lisci e acconciati per crearle un piccolo ciuffo cascante su un lato della fronte, tenuto ferma da una mollettina nera.

Gli occhi le diventano lucidi e non gliene può fregare nulla se vicino ha sua sorella.

È una bellissima ragazza, non ha niente da invidiare a nessuna.

<Dio-.> sussurra con voce tremolante.
Si slancia e stringe la sorella in un caloroso (e un po' stritolatore) abbraccio.

Si stacca in fretta e raggiante esce dalla stanza, urlando euforica: <Quanto cazzo sono bella!>, più che pronta a farsi vedere così da tutti.

Marie sorride e va sull'uscio della stanza, vedendola sfrecciare giù dalle scale.
La segue con calma e ridacchia a bassa voce: <Questa sì che è gender euforia ai suoi massimi storici.>

N/A: sono una comune e mortale cisgender, quindi mi scuso con chiunque lo capisce meglio di me se ho sbagliato e se avete suggerimenti a riguardo, sono graditi.

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