82. Nuova amicizia

N/A: ziao, spero che voi stiate bene, con tutti i disastri che ci sono ora in Italia. Io sono in Sardegna e sono iper vicina a dove ci sono i boschi bruciati-

In questi giorni, quando sono in spiaggia, posso vedere i pendii da cui si leva il fumo e i canadair che si "tuffano" in mare per prendere l'acqua e spegnere gli incendi.

E vicino a dove abito io c'è stato maltempo che ha pure bloccato strade importanti, per fortuna il mio paesello ha visto di striscio la sfiga.

Quindi, sì, spero stiate tutti bene.
E ormai questo capitolo ha più "nota autrice" che testo.

Ecco qua un disegnino, uno dei pochi che ho nuovo di Angela (un altro lo tengo per un prossimo capitolo) è questo

Lo so, fa pena, ma avevo voglia di cazzeggiare e i disegni da cazzeggio sono ancora più brutti di quelli "presi bene".

Beh, vi lascio FINALMENTE al capitolo.



Angela sbuffò irritata mentre entrava nell'imponente edificio.
Odiava Pietro con tutto il suo essere e quindi ogni volta che doveva andare a Roma per un normale controllo, era infastidita.

Quello era il covo di tutto ciò che di marcio esisteva al mondo, il gradino più alto dell'ipocrisia terrena, l'essenza del doppia faccia, il cuore di quel figlio di put-

Si interruppe nei propri pensieri quando si scontrò con qualcuno.
Perse l'equilibrio e per poco cadde.
Stava per fulminare (e forse non solo con lo sguardo) chiunque fosse il colpevole, per bloccarsi appena si rese chi avesse davanti.

Il primo pensiero fu di avere davanti a sé una versione rimpicciolita di Impero Romano.
"No, non può essere, è morto così tanto tempo fa..." pensò la regione.

Questa copia giovanile di Romulus si disincantò, sorrise raggiante e chiese con entusiasmo: <Sei una regione come me, vero? Ne sono certo, ho un fantastico olfatto, io, sento proprio odore di regione!>

Angela sbatté le palpebre velocemente, interdetta su che dire. Optò per essere cortese: <Sì, sono una regione.>
<A-ah, lo sapevo! Da dove vieni? Sei una regione estera e sei qua per motivi diplomatici?> indagò il giovane, curioso.

Prima che l'umbra potesse rispondere in qualsiasi modo, una voce femminile esclamò: <Signorino Matteo, torni subito qua!>
La copia sputata di Romulus si girò verso quella che pareva una domestica umana e replicò: <Ho trovato una come me, dai! Voglio solo giocare un po' con qualcuno come me!>

<Matteo, lei non è qua per cincischiare.> asserì Pietro, vari passi dietro l'umana, lo sguardo severo.
<Ma tu non passi mai tempo con me e non mi fai conoscere gli altri tuoi territori.> si lamentò Matteo.
Successivamente si imbronciò e si mise a braccia conserte.

Stato della Chiesa, seccato, esclamò: <Lazio! Smettila di fare il bambino e torna nelle tue stanze! Qua dobbiamo parlare professionalmente, non possiamo giocare.>

"Lazio?! Il possessore di Roma, diretto discendente del cuore di Romulus... è questo bambinone qua?!" si chiese stupita l'umbra.

Il laziale lo guardò ferito e ribatté: <Ma tu mi lasci sempre solo con gli umani... loro non mi possono capire! E sono stanco di sentire solo il loro odore, ogni tanto vorrei cambiare.>

<Signorino Matteo.> lo richiamò la donna, avvicinandosi di qualche passo <Se fa' il bravo sono sicuro che dopo il signor Benedixitque la ricompenserà.>

Matteo batté un piede a terra e strillò: <Non voglio giocattoli o cani! Voglio un amico che è come me!>
<Lazio, non fare sceneggiate.> ordinò Pietro, arrivando vicino alla regione.

Il giovane si scostò e si nascose dietro Angela, usandola come scudo. Ella, intanto, era rimasta stupita dallo scambio fra i tre.
Doveva aspettarselo, chi mai con Pietro poteva essere davvero felice?

Comunque la gelosia leggermente la punzecchiò: lui era libero, non era rinchiuso in un convento come lei, poteva sicuramente avere tante di quelle cose che lei si sognava, poteva ribattere a Pietro senza rischiare di venire minacciate le proprie genti...!

Certi soggetti erano veramente viziati: era trattato con i guanti di velluto e ancora non gli bastava?

Si accorse solo dopo che era successo che Pietro si era allungato, aveva preso Matteo per un braccio e gli aveva dato due sonori schiaffi, uno per ogni guancia.

<Ho.detto.non.fare.sceneggiate.> scandì la nazione cattolica, la rabbia bruciante negli occhi.
"Dolce e gentile cristiano 'sto gran cazzo come sempre! E forse quel bambino sarà viziatello, ma non è così messo bene." pensò Angela, stringendo le mani a pugno.
Non sopportava le ingiustizie.
E sicuramente non tollerava Pietro.

Però il laziale non pianse. Tirò su col naso, con gli occhi lucidi sussurrò: <Ti odio> e scappò in direzione opposta.

<Torni qua, signorino!> lo richiamò la donna, senza molto successo.
<Che razza di incosciente, chissà dove si è cacciato?> borbottò Pietro.

In uno slancio di simpatia, Angela disse: <Posso cercarlo io, se vuole. Sono una regione anch'io. Sento il suo odore. È una piccola traccia che rimane nell'aria per qualche minuto dopo che si è andati via da quel posto.>

La nazione sospirò frustrata e fece: <D'accordo, ma sarai accompagnata da loro> e indicò le guardie.
La regione annuì ed uscì in fretta dall'edificio. Una volta fuori, rapidamente fece svenire le guardie con la magia e le nascose agli occhi di tutti.

Chiuse gli occhi e usò i propri poteri per rintracciarlo, basandosi sulla sua lunghezza d'onda dell'anima, per forza di modi simile alla sua, se era una regione.

Percepì qualcosa e si diresse velocemente in quella direzione, notando fosse vagamente distante. Probabilmente aveva usato il viaggio fra nazioni. Lei usufruì della sua magia e si spostò con rapidità, arrivando in un rettangolo di terra con anche orti coltivati.

Trovò Matteo seduto a terra fra i fiori, giocherellando con un dente di leone staccato dai suoi fratelli.
Aveva un'espressione amareggiata, quasi sconsolata.

<Ehi...> lo richiamò Angela, avvicinandosi lentamente.
Il laziale alzò lo sguardo su di lei e si incuriosì leggermente. Chiese: <Come mi hai trovato così in fretta?>

<Con la magia.> spiegò lei, incurante che l'altro le credesse o meno.
A quanto pare il giovane si illuminò in volto e replicò: <Anche te usi la magia?! Pensavo di essere l'unico! E Pietro dice che è contro Dio!>

L'umbra si stupì e indagò: <Sai usare la magia?>
Il laziale annuì e aggiunse: <Non molto bene, però so qualche incantesimo fin da quando sono nato. Per esempio... Roma Invicta!>

Mise le mani avanti a sé e da esse uscì una grande lupa, il manto nero come la pece e gli occhi ardenti come fiamme. Scrutarono la ragazza con sospetto e, nonostante avesse un'apparenza semi-corporea, i suoi denti parevano decisamente mortali.

La ragazza arretrò leggermente, sorpresa.
<Ehi, fa' la brava!> il laziale richiamò la lupa. Essa si voltò verso di lui e si accomodò vicino ai suoi piedi, assopendosi.
Il giovane le accarezzò il manto, sorrise all'altra e disse: <Visto? Questa è una magia che so fare! A Pietro non piace quando la faccio, però a me piace tanto. Lei è così dolce e gioca con me. E quando ero più piccolo mi portava in giro sulla sua schiena.>

<Immagino che vivendo con quello là non hai molta possibilità di esprimerti.> commentò Angela.
Ok, sarà stato un ragazzino solo e costretto a subirsi alcune angherie del cretino, ma aveva un potenziale magico interessante.

<Già... sei qui per riportarmi là? Ti ha mandato Pietro?> domandò mogio il laziale.
La lupa alzò all'istante il muso e scoprì i denti.

<Mi sono proposta io di venirti a cercare, mi... dispiaceva per te. Mi ha fatto accompagnare da due guardie ma le ho stese subito con la magia. Quindi siamo solo io e te finché non torniamo da Pietro.> spiegò l'umbra, pronta a contrattaccare se quell'animale si fosse mosso.

<Ti va di giocare un po' con me?> domandò Matteo, gli occhi che mancasse poco brillassero come stelle dalla speranza.
La regione più anziana non ebbe cuore di dirgli di no. Perciò si sedette accanto a lui, dal lato opposto della lupa di nuovo quieta, e propose: <Per un pochino, poi torniamo al palazzo.>

<Sì! Che bello! A cosa giochiamo?> indagò il laziale.
L'umbra in un angolino della testa si pentì, perché quel quasi bambino pareva animato da mille fuochi, mentre lei aveva una singola pacata fiammella.

Però alla fine passarono all'incirca venti minuti insieme, giocando. Matteo era semplicemente entusiasta e Angela riuscì comunque a godersi quel lasso di tempo, nonostante la travolgenza altrui.

Tornarono a palazzo, l'umbra svegliò le guardie, modificò loro i ricordi ed entrarono a palazzo.
Matteo salutò la nuova amica con un grande sorriso, seguendo la domestica che l'aveva inseguito all'inizio.

Angela ricambiò leggermente il saluto con la mano e abbozzando un piccolo sorriso.
Era una strana conoscenza, ma decisamente interessante.

E anche se non sembrava, Mario e Angela, così agli estremi opposti, anche nei tempi odierni riescono ad avere sintonia.



N/A: niente di particolare, se non: Vaticano è uno stronzo con chiunque.
In giro vedo che lo rendono un OC sommamente positivo... poi ci sono io.
Che lo rendo stronzo.

D'altro canto, non tutti possiamo pensarla allo stesso modo.

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