71. Combinatori di guai

N/A: ecco a voi altri alignment charts, anche se non li volevate!

Non ho molto da dire, se non che l'ultima colonna mi rappresenta abbastanza bene.
E che i tre dell'ultima riga hanno un bisogno disperato di neuroni.

Come si può notare, nella maggioranza delle regioni c'è una certa volontà di voler veder morto chi si ha davanti.
Che famigliola dolce!

Ok, questa cosa è totalmente idiota, ma allo stesso tempo verissima.

E le risposte di Bruno e Roberto potrebbero essere vere in un universo alternativo in cui stanno insieme di cui io non sto assolutamente scrivendo, no no no!

OK, GIÀ FATTI TROPPI SPOILER, AVANTI IL PROSSIMO!

Il "is the fucking worst" che riguarda la colonna l'ho inteso più sul piano emotivo/relazionale/morale che fisico.
Giusto per precisare.

Poche considerazioni a riguardo:

Giorgio, non si ammettono così i propri omicidi!
Marie è una weeb e la questione è chiusa.
Franco è un mood.

E ora vi lascio al capitolo, buona lettura!

Le due regioni corsero velocemente per le strade, inseguiti da urle di minaccia.
La gente si divideva davanti a loro, lasciandoli correre, impallidendo al notare le guardie reali che li inseguivano.

<Dove andiamo?!> chiese quasi urlando Vincenzo, allora Giordano, cercando di salvare più fiato possibile.
<Seguimi!> impose Giuseppe, al tempo Tommaso, individuando una via adatta ai loro scopi.
Parlando nella lingua delle nazioni, gli umani non li compresero.

Con un cenno della testa il campano indicò a sinistra, per poi girare in una stradina fra due blocchi di costruzioni.
Precedette il fratello.

Fece un piccolo salto su delle scatole di legno quasi marcite, aggrappandosi ai dei mattoni sporgenti. Trovando appoggio per i piedi, scalò quel poco di muro rimasto e si tenne in ginocchio sul bordo superiore del muretto.
Sporse un braccio verso il complice.

Tutto questo nella manciata di brevi secondi, quelli necessari al calabrese di arrivare vicino al muro.
<Salta sulle casse e prendi la mano, veloce!> ordinò Tommaso, qualche ciocca di capelli che gli oscurava gli occhi.

L'altro ubbidì e, saltando sulle casse che crollarono definitivamente con fracasso, riuscì a prendere con una mano quella dell'altro.
Con un po' di fatica Tommaso lo tirò su quel poco necessario affinché Giordano si aggrappasse con la mano libera al bordo del muro e, facendo leva con le braccia, arrivasse con lui sopra.

Sentirono le urla delle guardie poco lontane da loro e velocemente saltarono dall'altro lato del muretto.
Il campano riprese a correre, girando continuamente a destra o a sinistra, raramente tirando dritto, correndo in quelle piccole vie con sicurezza.

Si fermò solo quando, alla fine di una stradina, si ricollegarono ad una più grande e, andando fin dove lo sguardo permetteva, si ammirava il mare.

Il calabrese si fermò, piegandosi in avanti, respirando affannosamente. Nonostante avessero una bella resistenza, avevano certamente corso come se ne dipendesse della loro vita
E, in un certo senso, un po' ne dipendeva.

<Ce l'abbiamo fatta...!> commentò Tommaso, con ancora un vago fiatone.
<Isabella ci ammazzerà.> notò Giordano, riferendosi alla siciliana.

<Finché é lei e non le guardie, tutto ok.> ridacchiò il campano, iniziando a camminare con tranquillità.
L'altra regione lo seguì e notò si stessero dirigendo verso il mare. Approvò mentalmente l'idea.

<Tommaso...> lo richiamò Giordano, tirandosi un po' su i pantaloni.
<Sì?> fece l'altro.
<Come riusciamo a finire sempre in mezzo a questo tipo di situazioni?> domandò il calabrese.

<Ah, secoli di amicizia e ancora non lo so! Ma una cosa é certa: il fuoco che ho dentro ogni volta che fuggiamo da loro é stupendo!> rispose il campano, ridacchiando.

Il più alto scosse la testa sconsolato, anche se per la maggior parte non era sorpreso dalla risposta del fratello.
Questi gli diede un'amichevole gomitata e commentò: <Su, non fare così! Non é divertente scappare da quegli idioti?>

<Sarebbe più bello se non ci fossero e basta.> ribatté Giordano.
<Lo so, lo so, ma questo ancora non può accadere, no? Perciò, se proprio devono stare qua, faremo sempre vedere loro cosa significa provare a sottomettere popoli come i nostri!> asserì Tommaso.

Arrivati al mare, e quindi al porto, passeggiarono per la zona, l'odore salmastro forte nelle narici e urla e comandi udibili a destra e a manca.
Con i loro abiti umili e un po' sporchi passarono inosservati, indisturbati.

<Comunque comodo poter imbrogliare le guardie, conoscendo molto meglio di loro come é questa città, mh?> notò con ironia il calabrese.
<Nessuno può conoscere Napoli come il sottoscritto. E sicuramente una guardia spagnola del cazzo non conosce quei quartieri come li conosco io.> dichiarò il campano, prendendo a fischiare un motivetto.

Dopo un po', si allontanarono dal porto e tornarono più nel dentro della città, arrivando in una zona del mercato per cui erano corsi prima.

Camminando come se nulla fosse successo, ma sempre tenendo d'occhio dove fossero le guardie attorno a loro ed evitando di essere visti in volto, attraversarono la zona e andarono verso il fulcro amministrativo della città.

<Vuoi già tornare al castello?> domandò, perplesso, Giordano.
<Non abbiamo molto da fare. E mica a farci vedere dalla corte o dalle guardie. Entriamo dal nostro lato e rimaniamo ancora un po' con questi abiti nel giardino.> propose Tommaso.

<Non é una malvagia idea... Inoltre preferisco questi vestiti un po' sgualciti ma larghi a quelli nuovi ma scomodi da reali.> notò il calabrese, tirando un lembo della maglietta.

<Sì sì! Mi sento stretto in quegli abiti e non posso fare tutto quello che adoro!> asserì il campano, prendendo una piccola rincorsa per poi fare una ruota.
Erano già un po' lontani dalla gente e quindi nessuno li stava davvero osservando.

Il più alto applaudì alla bravura altrui e questi ridacchiò, aggiungendo: <Con addosso abiti da corte non avrei mai potuto.>
<Assolutamente no.> acconsentì Giordano.

Scalarono un muro di pietra con abbastanza facilità, atterrando nel giardino della residenza della corte di Napoli.

<Oh, eccovi qua.> commentò Michele, che già aveva quel nome.
<Cosa si dice di noi due?> chiese il calabrese.
<Niente di nuovo. Avete creato dei problemi con le guardie e vi hanno inseguito, anche se poi siete riusciti a fuggire.> riassunse il pugliese.

<Bene, bene, abbiamo una reputazione di esasperazione da mantenere fra le guardie.> ridacchiò il campano.
<Io mi divertirò a vedervi subire le urla di mamma.> notò il ragazzo dai capelli lunghi, al tempo ricci, come ce li avrebbe sempre se li tenesse al naturale.
<Io no.> commentò Giordano.

<Il tuo desiderio non sarà esaudito~> canticchiò Michele, dando un buffetto sulle guance ad entrambi i fratelli.
<Poveri noi.> decretò il calabrese.
<Niente di nuovo.> fece spallucce Giuseppe, stiracchiandosi, sorridendo furbetto.

Una loro abilità era e sarebbe sempre stata quella di cacciatsi egregiamente nei casini.

N/A: capitolo senza pretese.
E sinceramente il nome Giordano mi é venuto in mente perché ho da poco studiato Giordano Bruno in filosofia insieme ad altri troppi filosofi insieme.

E boh, Vincenzo non ha sempre le migliori scelte in fatto di nomi.
Tipo Giorgio con il suo vecchio nome Girolamo.

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