63. Repubbliche marinare
N/A: ecco qua un disegnino idiota che voi tanto amate (pft-)
É abbastanza realistico, secondo voi? 😂
<IL TELECOMANDO É MIO!> urla Giuseppe, fiondandosi in soggiorno, cercando freneticamente il telecomando.
<Oh, ma che cazzo dici! Se qualcuno qua deve tenerlo, quella sono io> ribatte Francesca, che ribalta cuscini alla ricerca dell'oggetto.
<L'unico che se lo merita davvero sono io, mezze calzette! I miei saranno gli unici minuti validi di tutto il programma, che potremo guardare appena il telecomando sarà MIO.> commenta Giorgio seccato, che sta guardando assurdamente sotto i divani e le poltrone.
Una risata divertita li raggiunge.
<Cretinetti~, l'unica che lo avrà sono io! In fondo, sono l'unica che ha giocato di strategia~> gongola Rosa, arrivando in soggiorno con un ghigno vittorioso.
Va verso Roberto, comodamente steso su un divano, una gamba accavallata sull'altra, mentre gioca con il Tablet e mangiucchia una barretta al cioccolato.
<Ohi, diabetico, dammi il telecomando.> lo richiama la ligure.
Il piemontese la guarda con un'espressione arresa.
Borbotta: <Solo perché mi piacciono i dolci non sono un diabetico.> per poi consegnarle il telecomando.
<Ma ti ho anche chiesto se lo avessi visto! Mi hai mentito!> esclama esterrefatto il veneto.
<Sì. Gliel'ho promesso e ho tenuto fede alla parola data. Ma posso sapere perché ho fatto il complice?> domanda l'ex-sabaudo.
<Sta per andare in onda un servizio di Alberto Angela sulle repubbliche marinare italiane e vogliamo goderci i nostri minuti di gloria!> spiega concitato Giuseppe, provando a prendere poi con la forza il telecomando alla ligure.
La piccola schiva e sale su un divano.
conclude la ragazza, trionfante.
<Dammi quel fottuto telecomando se ci tieni alle tue mani!> minaccia la toscana.
<Uhh~, che paura~!> canticchia Rosa <Ti devo ricordare chi ti ha rimesso al tuo posto~?>
<Seeeeh, non generalizziamo! Quella ad aver trionfato fra le due sono io.> afferma Francesca, ghignando.
Intanto la ligure accende la televisione e mette sul canale giusto.
Roberto sospira internamente, sapendo già che non avrà pace. Spera solo che qualcuno venga lì a dargli una piacevole compagnia.
<Non che mi dispiaccia, ma vi ricordo di non essere così dispiaciuti se si concentrerà sul fantastico me!> asserisce il veneto prima che si raggiunga il canale.
<Beh, il precursore sono stato io! Voi siete solo dei copioni!> ribatte il campano.
Giorgio ride sprezzante e commenta: <Seh, seh, e con ciò? Questo non ti da il diritto essere il migliore, anzi, sei il primo che é caduto.>
Giuseppe si imbroncia e siede, a braccia conserte.
<Stronzi, sarà anche la verità, ma non é colpa mia mi inculano sempre-> borbotta infastidito il campano.
<Uffaaaaaaaaaa, tocca a te! Che due palle!> si lamenta Rosa, mentre Alberto Angela inizia a illustrare la storia della Repubblica amalfitana.
Il meridionale si illumina di gioia, un enorme sorriso ora dipinto in volto.
<Beh, "gli ultimi saranno i primi" o come cazzo dice quel libro fantasy che é la Bibbia, quindi ci sta.> decreta Giorgio, affondando nel divano, ovviamente seccato.
<Ignorerò qualunque cosa dice e mi godrò la voce del grandissimo Angela.> afferma Francesca.
Il campano la azzittisce con foga.
<Secondo te lui e il padre sarebbero capaci di controllare a mani basse i nostri cittadini?> domanda a bassa voce il veneto.
<Eh, probabilmente sì! Se proponessero, sotto nostra influenza, agli italiani di andare in guerra contro un qualsiasi Stato, sarebbe sicuramente la fine per quella nazione. La famiglia Angela ha lo charme su chiunque, indipendentemente dall'età e dal sesso, e gli italiani lotterebbero con le unghie e con i denti.> commenta Rosa.
<In quel caso chi attaccheresti per primo?> domanda Roberto, tanto per partecipare alla conversazione.
<E STATE UN PO' ZITTI!> si altera Giuseppe, che ruba il telecomando alla sorella e alza il volume.
<Comunque io dico che farei attaccare la Francia molto volentieri.> afferma la toscana.
Il piemontese annuisce, allora la ragazza ghigna e commenta: <Oh, specificherei agli italiani di prendere con se quello che ci hanno rubato! …Quindi niente Gioconda, io voglio tutto il resto!>
Poi si riconcentrano sul documentario, per cui il campano si gongola finché é il suo turno.
Poi tocca alla Repubblica di Pisa e Francesca si riempie di orgoglio, ghignando agli altri tre e mostrando i due diti medi.
<Sucate, ovviamente io sono la migliore. Anche io ho avuto la mia fetta di influenza, eheh!> si vanta la ragazza.
<Devi ringraziare, come Rosa, che Rita non vi riserbi rancore per aver conquistato dei suoi territori.> commenta Roberto, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
<Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere che vi faceva il culo appena poteva.> commenta Giorgio.
<Ma non é così~, quindi muto e accetta la delusione~.> canticchia Francesca.
<Beh, come ci si sente ad essere la mitica te che poi é stata conquistata da degli spagnoli del cazzo già vicini al fallimento~?> domanda retorico il veneto, la cattiveria nei suoi occhi mentre fissa la toscana.
<E come ci si sente ad essere stato conquistato da un capo militare che ti ha venduto all'Austria senza battere ciglio?> risponde a tono ella.
<Almeno io sono durato per più a lungo di tutti voi, stronzetti. Sono rimasto stabile mentre voi cadevate come mosche.> borbotta il settentrionale.
<Ah, tu, stabile? Sei una delle persone meno stabili che conosca.> ribatte la centrale.
<Se non ci sei prima tu di me sei una cecata del cazzo.> afferma con saccenza Giorgio.
<Siamo tutti leggermente instabili, inutile negarlo.> commenta con tranquillità il campano.
<Ora é il mio turno, zitti tutti merdine~! Ora é il momento della capa~> afferma fiera Rosa.
<Seh, seh, i migliori sono per ultimi, si sa! Mi degnerò di sentire quel che dice Alberto quando parlerà di me. E inoltre, quale capa, se ti sei dovuta fingere capo?> ghigna Giorgio, mettendo le braccia dietro la testa per appoggiarvici.
<Avrei continuato a passare per un ragazzo indisturbata se non fosse che tu mi hai lasciato in mutande davanti tutti sulla mia nave!> sbotta la ligure, incrociando le braccia.
Giuseppe quasi si strozza nella propria saliva e Roberto alza le sopracciglia e volge lo sguardo verso la ragazza.
<In mutande?! Come?!> esclama strozzato il campano.
<Mi ha attaccato con una sciabolata e nel fare una delle schivate delle mie é riuscito a tagliarmi gli abiti, mostrando le mie mutande. E si vedeva chiaro e tondo che in quello spazio un pene non ci sarebbe mai stato.> scandisce la settentrionale seccata, mentre il veneto ghigna.
<E mentre chiacchieravi é arrivato il mio turno~> asserisce Giorgio, indicando lo schermo.
<Stronzo, non mi hai fatto ascoltare nulla!> si lamenta Rosa, lanciando un cuscino nella direzione del settentrionale.
Questi lo schiva e si bea delle parole che il conduttore di documentari più amato di Italia gli riserva.
<Certo certo, potente quanto vuoi… e poi si chiamava Girolamo.> commenta Francesca.
La constatazione scaturisce risate nelle altre due ex-repubblice marinare, facendo trattenere sorpresi risolini al piemontese.
Giorgio aggrotta le sopracciglia, creandosi un severo cipiglio in volto, e borbottando ingiurie sottovoce.
<Ne ho cambiato di nomi, ma nessuno era quei livelli! A quei tempi avevo un nome anche carino, Tommaso!> commenta Giuseppe.
<Io mi chiamavo Beatrice... Anche se dopo le opere di Dante mi dava fastidio condividere lo stesso nome di lei, quindi l'ho cambiato nel Rinascimento> decreta Francesca.
<Beh, almeno voi l'avete cambiato per vostra libera scelta.> lancia una frecciatina Rosa.
<Io non c'entravo nulla con il volere dei reali, ne sono rimasto estraneo.> afferma Roberto.
<Mh…> ribatte la ligure, imbronciata.
<Comunque… davvero ti chiamavi Girolamo?> domanda esterrefatto Roberto, guardando Giorgio.
Questi emette un lungo verso frustrato mentre gli altri tre ridono divertiti.
E, mentre non se ne accorgono, il servizio sulle repubbliche marinare finisce.
Perché tutte le cose particolari hanno un termine.
E quell'evento, che per quelle quattro regioni ha significato tanto, é sicuramente stato qualcosa di particolare rispetto gli altri, ma che per loro, per un po', é stata la normalità.
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