3. Una mattinata tipica -Sud Italia

Nel piano "zona notte" più in basso della casa, è un evento di rarità unica che qualcuno apra gli occhi prima delle 9:00 del mattino.
Ed il primo che decreta di esser stato troppo tempo nel mondo dei sogni è Campania, Giuseppe, che finalmente alle 9:05 decide di svegliarsi. Beh, che poi prima di scendere dal letto passino altri dieci minuti di contemplazione del soffitto è un altro paio di maniche.

Alzatosi in piedi, si sgranchisce sbadigliando rumorosamente; dato che nel suo vocabolario la parola "quiete" non esiste 24 ore su 24. Cerca di capire dove sia e, quando sente lo stomaco reclamare cibo, si alza e scende l'unica rampa di scale che lo separa dalla zona giorno e dall'amata cucina.

Lì, ma non solo, si sente nel suo elemento. E poi, se mai un ladro avesse l'ardire di entrare in quella casa mentre lui è ai fornelli, una padella/pentola in testa è sempre stato un buon rimedio per far svenire la gente.
Apre direttamente le finestre, lasciando che già l'aria circoli e nota una figura passare poco più in là, nel pieno del loro giardino.

<Ehi, Rita!> saluta a gran voce Giuseppe, sporgendosi un po' dalla finestra, sistemandosi meglio il ciuffo di capelli color cioccolato, evitando di toccare il ricciolo a destra.
La sarda si gira e lo saluta con la mano, urlandogli di rimando: <Già sveglio?! Che miracolo!>
<Quando tengo 'na feleppina 'ncuorpo (N/A: "ho molta fame") tutto è possibile! Forse un giorno capiterà che mi sveglierò alle sei a causa del mio stomaco!> asserisce il campano.

Rita ridacchia e, con sguardo divertito ma scettico, ribatte: <Quel giorno gli asini voleranno!>
<Prima o poi accadrà!> fa in cambio Giuseppe.
<Ah, staremo a vedere! Se mai succederà, farò tutto quello che vorrai per una giornata intera, promesso! E scusami, ma ora vado un po' nell'orto!> risponde sarcastica la ragazza, allontanandosi con la vanga che si sta portando appresso.

Giuseppe ritorna, dopo qualche secondo di contemplazione della sarda, con lo sguardo alla cucina e cerca gli ingredienti per crearsi la colazione e forse anche qualcosa per i fratelli più stretti, a.k.a. gli altri quattro che sono sul suo stesso piano con le camere da letto.
Inizia a preparare delle graffe, anche se Carnevale é già passato quell'anno, mettendosi a friggere come suo solito.

Durante la preparazione delle ciambelle, prende a cantare qualche motivetto, giusto per far passare il tempo senza tirare fuori una vecchia radiolina sgraffignata a Mario anni prima e mai più ridata.

Quasi verso la fine della preparazione, e perciò verso le 9:40, si affacciano in cucina pure Basilicata e Calabria, rispettivamente Carmela e Vincenzo. La ragazza, entrata col suo solito cipiglio in volto e i suoi passi pesanti, va senza dire una vera parola verso la dispensa, alla ricerca del caffè in polvere, iniziando però a borbottare come una pentola di fagioli.

<Ciao Giuse!> saluta già più allegro Vincenzo, per poi scoccare un'occhiataccia alla ragazza che sta prendendo la caffettiera.
<Potresti anche essere più gentile e salutare...> fa notare il ragazzo.
<Che me ne frega? Tanto in 'sta casa son quasi meno cagata di Franco!> sbotta la ragazza, il suo tono di voce, come sempre quando parla, più alto della norma.

Ma in quella casa tutti vi ci sono abituati e Vincenzo, sorridendo con una "faccia da schiaffi", commenta: <Ok che io ti sono migliore, non ci si può fare nulla, ma questo non vuol dire che tu sei la più peggiore!> esprimendo il concetto in un italiano che avrebbe fatto rabbrividire gente del calibro di Sofia o Carlo.

Carmela ignora le sue parole e mette sul fuoco la caffettiera, attenta a non intralciare il lavoro di Giuseppe. D'altronde anche lei vuole mangiare quelle deliziose frittelle che sicuramente il campano sta preparando anche per loro.

Quando finalmente sono pronte, Giuseppe serve in tavola una montagnetta di graffe con su una leggera spolverata di zucchero a velo.

E allora inizia una mezza guerra, molto poco silenziosa, a chi si arraffa più ciambelle e chi più ne ruba agli altri. E va così a finire che Carmela e Giuseppe, dispettosi come due bambini, continuano a rubarsi graffe intere o enormi morsi l'uno all'altra; tutto questo mentre Vincenzo si sganascia dalle risate e mangiando, cercando di non strozzarsi con lo zucchero a velo sopra i dolci.

Non si zittiscono né alle repentine lamentele (e bestemmie, da parte di alcuni) dei loro fratelli del Nord, che avrebbero voluto lavorare in santa pace non troppo più in là, piuttosto che sentire schiamazzi da "scimmie urlatrici".
Ritornano solo sentiti <<Vaffanculo>> e continuano con la lotta.
I due maggiori litiganti iniziano a prendere di mira il terzo, distraendolo e provandogli a fregare un po' di cibo.

Quest'ultimo parte col protestare, saltando su che lui ha il "potere di proprietario" (intendendo, con ogni probabilità, il "diritto di proprietà") sulle sue graffe e che nessuno gliele può togliere. Peccato che tra lui e gli altri due sia una bella gara a chi non ascolta mai niente oltre il proprio istinto e perciò si continua la gara a chi riesce ad uscirne più con la pancia piena ed il ghigno in volto.

Solo verso le 10:10 e poco più si affacciano in cucina le altre due regioni del loro piano, Sicilia e Puglia, cioè Giovanna e Michele. Tra i due, si era svegliato giusto cinque minuti prima dell'altra Michele; ma solo perché aveva sentito uno schiamazzo un po' più forte degli altri.

Comunque, le due espressioni mezze intontite dipinte sul volto della siciliana e del pugliese si illuminano all'odore di fritto che viene da una piccola montagnetta "nascosta" sotto un panno, non visto ad eccezione di chi aveva preparato le graffe.

<Cibo!> esclamano gioiosi i due, avventandosi sul piatto a cui tolgono da sopra l'asciugapiatti e, con occhi luminosi, iniziano ad ingozzarsi di ciambelle.

<Grazie Giuse!> trilla la ragazza.
Il pugliese accanto a lei annuisce freneticamente, fuggendo con tre ciambelle su una mano sola, cercando il caffè solubile per farsene un po' anche lui.

<Ogni tanto mi chiedo se è il vostro lato teatrale a farvi comportare così o se lo siete di natura...> commenta stizzita Carmela, fissandoli come se fossero due deficienti che ne hanno sparata una delle loro.
<Siamo solamente espressivi, specialmente io!> ribatte Michele, con la bocca mezza piena; lasciando che la frase detta risulti a voce alta una mezza confusione.

<Non sarò io Mr.Civile in 'sta casa, ma almeno non parlo a bocca piena!> fa notare Giuseppe.
Il pugliese manda giù l'enorme boccone e, sbuffando nonostante il sorriso in volto, ribatte: <Basta lei come mamma!> ed indica con la testa Giovanna.
La siciliana neanche ribatte, ormai ha rinunciato a fargli entrare in testa che lei è solo la sorella maggiore.

Ormai Michele si è fissato con quella cosa e chi lo smuove più!
Finché non ci si mette qualche snobbetto del Nord (a.k.a. Carlo) a ribatterci acidamente su, dicendo che da una come lei non ci si può aspettare qualcosa di buono, può anche andarle bene quella sorta di nomignolo (comunque detto affettuosamente).

Anche perché da mamma (o badante) a quei suoi fratelli, volente o nolente, l'ha fatta!

Quando tutti e cinque si sono seduti al tavolo a parlare civilmente e a bere un po' di caffè, che Puglia aveva deciso di fare per tutti preventivamente, si sono fatte le 10:35 e compaiono nella stanza Rita e Franco, entrambi un po' sudati e senza scarpe addosso.

<Dove sei stata, Rita?> chiede Giovanna, notando la sarda entrare nella cucina e dirigersi verso il frigorifero a tutta velocità. Questa estrae dal frigorifero una bottiglia d'acqua e risponde: <Sono andata a lavorare un po' nell'orto con Franco!> e si mette a bere a tracanna.

<Basta con questo amico immaginario, Franco non esiste!> replica Michele, girovagando con gli occhi per la stanza, evitando di poggiarli su Franco, che stava prendendo un bicchiere dalla dispensa delle stoviglie.
Il ragazzo chiamato in causa sospira, il ricciolo che leggermente si affloscia ancora di più. Intanto Rita fulmina con lo sguardo, mentre continua a bere, il ragazzo.

<Non sei simpatico, non fa ridere.> ribatte secca Rita appena si stacca dal collo della bottiglia, porgendola a Franco che si serve da bere, prima di rimettere la bottiglia ormai mezza vuota in frigorifero.

<Però è la realtà.> si aggiunge Carmela, ghignante, mentre le altre regioni al tavolo annuiscono "convinte" delle parole della bassina.
Dopo decenni ad andare avanti così, Rita e Franco si chiedevano (specialmente lui, ovviamente) se quel modo di fare fosse giocoso ed innocuo ai loro occhi o se era fatto con reale cattiveria.
Il molisano crede che rimarrà col dubbio per sempre.

La ragazza, appena l'altro finisce il bicchiere d'acqua, trascina fuori l'amico; fulminando le regioni lì presenti. Tutte queste si rimettono subito a parlare quando la sarda va in modalità "muta rabbia".
Ma Michele fa il finto perso nel vuoto, ghignando divertito nella direzione di Franco fin quando questi non esce dalla stanza.

E sa benissimo che il piccoletto l'ha visto, col suo sorriso da smorfioso ribellino, coperto leggermente da qualche ciocca di capelli non raccolta dal codino che ha perennemente.

<Ohi, puoi anche smettere di fissare il nulla, letteralmente, e parlare con noi?> lo rimbecca Giuseppe, dandogli un "leggero" coppino sulla nuca.

<AHIO.> strilla il pugliese, cercando di ridare indietro il colpo ricevuto.
Giuseppe però lo schiva e allora Michele prende di striscio con la manata andata a vuoto Carmela.

Allora la lucana si intromette, cercando di dare un colpo al pugliese, ma questi prova a difendersi e chiede aiuto a Sicilia, perché é in 3 contro 1, dato che subito si aggiunge Vincenzo "in aiuto" alla sorella (e non perché vuole aggiungersi al baccano e basta).

Allora Giovanna, sospirando, inizia ad urlare anche lei, tentando di fermare le manate volanti e ristabilire lo status quo.

Il baccano che va a formarsi è immenso, non serve neanche dirlo, infastidendo così le altre regioni che stavano lavorando o almeno provandoci.

E anche quella mattina, a causa di un quintetto di persone molto rumorose, un'altra quindicina si vide a dover fare il proprio lavoro o coi tappi per le orecchie o sopportando e basta.

Ah, la quiete, questa cosa sconosciuta a casa Vargas, specialmente se i fratelli più del sud erano svegli!


N/A: e anche questo capitolo é finito!
E, dopo aver fatto 3 capitoli per un presentare un po' abbozzatamente tutti i personaggi, si può passare al "succo" vero e proprio della storia.

Cioè ai racconti tutti demenziali perché é logico che ciò che partorisco io sia solo demenziale, no?
Più a robe più mezze serie/angst perché io sono il connubio peggiore di malvagità e stupidità.

Comunque, come non c'è due senza tre, ecco anche i disegni delle regioni del Meridione!

-quel "coso" che si vede bene sul braccio di alcuni di loro é qualcosa che spiegherò più avanti-


Beh, comunque, spero vi sia piaciuto il capitolo e alla prossima!

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