27. Giornata a caccia
Giovanna prende un bel respiro e preme il grilletto.
Lo sparo si sente nel raggio di alcuni metri, senza rimbombo, disperdendosi nell'aria e arrestandosi contro le varie piante.
<L'hai preso?> chiede Giorgio, seduto su una roccia lì vicino, giocando con un coltellino. Intanto sta "pugnalando" la corteccia dell'albero accanto senza ragione apparente.
<Pft, ovvio! Ho una mira fantastica!> si vanta Giovanna, rimettendosi ben dritta e poggiando la lunga canna della sua fidata lupara a terra.
E, infondo, si può concedere tale vanto.
Ha una mira perfetta, fra i Vargas é la migliore. Forse solo Lovino la può superare, se quest'ultimo si concentra.
E se messo nella "giusta situazione" o, per meglio dire, "dove bisogna fare di necessità virtù".
Al buon intenditore poche parole.
<Però ogni tanto hai delle fette di salame sugli occhi!> sghignazza Giorgio, smuovendo la lama avanti e indietro nel tronco dopo averla conficcata più a fondo di prima.
<Scusami se non sono esperta di impronte! Io sparo, a chi o cosa mi frega fin lì!> sbotta la siciliana, guardandolo seccata.
<Però sei testarda e non l'ammetti… Ci abbiamo messo dieci minuti a convincerti che erano orme di cinghiale e non di capriolo.> commenta Domenico, che cerca con lo sguardo il punto migliore per passare per raggiungere dove dovrebbe essere la preda presa da Giovanna.
<A te piace ammettere di aver torto?> gli chiede piccata la siciliana.
<No, ma so ammettere i miei sbagli e penso che di qualcuno esperto più di me in un certo campo ci si possa fidare. Non dico ciecamente, ma abbastanza sì.> spiega pacato l'abbruzzese.
<Mh.> replica solo lei, andando spedita verso dove ha mirato, sperando di aver beccato l'animale.
Giorgio si alza con uno sbuffo ed un «Oplà», toglie la lama del coltellino dal tronco e segue la ragazza.
Domenico é già avanti rispetto loro due e si ferma appena nota qualcosa per terra.
<L'ho preso?> chiede Giovanna con chiaro tono di soddisfazione.
<Sì.> risponde il più basso. <Complimenti> aggiunge.
<Aw, grazie~!> praticamente trilla la ragazza, arrivando in fretta dove é l'altro.
<Evviva!> esulta la siciliana osservando l'animale morto sul colpo.
<Ora sará un parto portarlo fino l'auto…> borbotta Giorgio, calcandosi meglio in testa il cappellino da cacciatore dal pattern a quadri sui toni beige e marroni.
<Ah, di sicuro non per te.> commenta con tono ironico l'abruzzese, che sa benissimo che é lì non solo per le conoscenze sulla fauna ma anche per la sua forza muscolare.
<Tu per ora ci hai solo seguito, borbottato e commentato riguardo qualche cosa…> fa Giovanna a Giorgio. <E, ovviamente, hai sfogato della rabbia repressa sugli alberi pugnalandoli varie volte nella corteccia.> aggiunge subito dopo.
<Se é questo ciò che ti preme, ti assicuro che non voglio fare nessun omicidio emulando le Idi di marzo.> spiega ironico il veneto.
Subito dopo, conficca la lama nel malcapitato albero che gli é accanto.
<Mah, convinto tu di quel che dici.> commenta Domenico, girando l'animale per controllare che non vi siano problemi o chissà altro.
<Ma ce la farai?> gli chiede gentilmente Giovanna.
<Con quello che Giorgio ha nello zaino sì. Almeno evito di sporcarmi col suo sangue.> spiega l'abruzzese.
<Se sporcassimo la macchina non so quanti e quali insulti otterremmo! Però so già che si sarebbe una voce petualnte che dice «Sai che é praticamente impossibile togliere le macchie di sangue?! Ora siamo costretti a buttarlo a causa tua!», il tutto indicando ovviamente la sottoscritta.> commenta la siciliana.
<Se prendi le ultime cose dette senza contesto può essere facilmente frainteso.> considera a voce alta Giorgio, poggiando lo zaino a terra e tirandone fuori un enorme quadrato (ripiegato più volte per stare nello zaino) di un materiale particolare.
<Chiunque sia in ascolto, non c'è un omicidio in corso!> fa a voce leggermente alta e ironica la siciliana.
<Solo l'uccisione di un animale. Scusateci vegetariani e vegani!> la "imita" l'abruzzese.
Giovanna ridacchia e fa: <Bella!> e gli porge il pugno.
Domenico sorride leggermente e fa il batti-pugno con lei.
<Adesso fate una combutta contro il sottoscritto?> domanda Giorgio senza realmente crederci, avvolgendo meglio che può l'animale in quel materiale.
<Nah, non ne vale la pena. Quando ti arrabbi sei blasfemo.> risponde Giovanna e storce leggermente il naso.
<Ma non é vero!> replica Giorgio, come punto sul vivo, scattando in piedi e incrociando le braccia.
La siciliana alza le sopracciglia con una espressione da stupita presa in giro, come a dire ironicamente "sei serio?".
Giorgio poi apre le braccia e si indica vistosamente, aggiungendo ghignando: <Io sono blasfemo sempre, dio can. Non ho bisogno di una ragione!>
Subito dopo alza le braccia al cielo e poi ritorna chinato ad avvolgere l'animale.
Giovanna sospira e dice qualcosa sottovoce, probabilmente una scusa a Dio, mentre sfiora i granelli bianchi della catenina che indossa perennemente sotto i vestiti.
<Non c'era bisogno di rimarcare il fatto con una bestemmia, Giorgio.> commenta intanto Domenico, che intanto cerca di prendere al meglio la bestia fra le braccia per sollevarla nel modo più efficace.
<Mi é uscita spontanea.> "si difende" il veneto di nuovo in piedi, un ghigno divertito in faccia.
<Dio, sembri la versione malvagia di Felì venuta a farci del male!> commenta mezza ironica la siciliana.
Giorgio ritorna con una espressione leggermente annoiata e fa con tono scocciato: <Non é colpa mia se non sono un ammasso allegro, fin troppo ottimista, dolce e ingenuo fino all'estremo come pa'! E poi, parli tu? Dovresti assomigliare a Lovino ma intanto tu ti incazzi molto di meno. E sembri lui versione "mamma" o solamente donna.>
Domenico intanto solleva il cinghiale morto con un piccolo sbuffo a denti stretti, ma sorreggendolo con sicurezza e tranquillità.
<Potreste evitare di iniziare un battibecco finché ci sono io? Mi bastano a colazione Francesca e Mario.> domanda ironico l'abruzzese.
<Secondo me é anche uno spettacolo divertente vedere Franci che tenta di strangolare Mario> commenta Giorgio, un mini ghigno di nuovo in faccia.
<Beh, di sicuro non più di vedere Carmela tentare di colpire Vincenzo o Michele o Giuseppe con una infradito.> replica Giovanna, di nuovo anche lei più serena.
Domenico, sollevato internamente di vederli riappacificati, sorride vistosamente.
<Bene… ora potreste farmi strada? Sapete, un po' difficile con questo fra le braccia.> chiede cortese il più basso.
<Ghe pensi mi*! Seguimi! E ti dico io se ci sono radici o piante stronze!> fa allegro Giorgio, calcandosi bene il cappello in testa. Alza il coltellino al cielo (o, per meglio dire, soffitto di foglie e rami con qualche sprazzo di cielo ogni tanto) e si incammina.
Domenico lo segue subito e Giovanna chiude la fila, una smorfia inorridita in volto.
<Ora inizi a parlare come quello là?> domanda stizzita.
<No! Vado fiero del mio dialetto! Però non posso negare che mi diverte dire "ghe pensi mi".> risponde subito il veneto.
<Bah, cosa ci trovi tu. Io trovo quel dialetto orribile.> borbotta la siciliana.
<Sicura che trovi orribile solo il dialetto? O é chi lo parla che ritieni orribile e tutto ciò collegato a lui orrendo di conseguenza?> domanda ironico l'abruzzese.
<Specialmente chi lo parla, ovvio, ma orribile di per sé il dialetto, non solo perché é suo!> esclama la ragazza con enfasi.
Domenico e Giorgio ridacchiano, divertiti.
<Non avevamo alcuna ombra di dubbio!> commenta Giorgio.
<Anche i muri di casa lo sanno!> aggiunge Domenico.
Giovanna sbuffa divertita e ridacchia un minimo.
<Ora anche questo bosco lo sa!> fa la siciliana, ironica.
<Prima o poi lo saprà tutto il globo, giusto un insulto alla volta!> commenta l'abruzzese.
E tutti e tre ridacchiano.
N/A:
*ghe pensi mi= ci penso io (in milanese).
Vi é mai capitato di far fare qualcosa a dei personaggi che mai avresti messo insieme di primo istinto ma che scopri che stanno benissimo in gruppo?
Ecco, questo é quello che é capitato a me scrivendo questo capitolo.
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