188. Pieni di umanità
N/A: dato che ho riscoperto la mia forte passione per Undertale e Deltarune, ho deciso che sarà anche un vostro problema, anche se non avete nessuna idea di cosa sto parlando.
Infatti ho disegnato Franchino come un personaggio di deltarune, Ralsei, in questa sua posa molto cute.
E questo è come disegnato Franchino (male) con qualche tocco personale (giusto per renderlo ancora più schifoso).
Spero vi possa piacere anche se non sapete chi è Ralsei e Deltarune Undertale e compagnia briscola.
Ora vi lascio al capitolo, buona lettura!
<Sbriciola il lievito e fallo bene.> ordina Rosa, impastando con vigore.
<Perché non puoi farlo tu, se hai paura che io sbagli?> domanda Roberto, che comunque inizia a sbriciolare il lievito come richiesto.
<Perché con le braccia-stecco che ti ritrovi vuoi impastare tutta questa focaccia? Ma per favore!> esclama Rosa, con la sua solita delicatezza.
<Ma impasto tanti dolci, alcune volte ben più duri di un impasto per focaccia-> ribatte il piemontese.
<È la mia focaccia e decido io chi la tocca.>
<Me l'hai fatta impastare fino a cinque secondi fa.>
<E ora no. Spostati e sbriciola nell'altra ciotola, così posso finire di impastare il lievito anche quella e passare subito alla parte dopo.>
Roberto sospira e continua a fare come detto. Perché si lascia sempre trascinare nel lavoro degli altri? Soprattutto con Rosa, testarda, orgogliosa e un po' contraddittoria Rosa?
Perché è debole, secondo lei.
E perché le vuole bene, pensa lui. Se osasse dirlo a voce alta, finirebbe impalato come minimo.
È un rapporto affettivo strano. E per questo fa finta che sia un'accortezza della regione più bassa, dato che prima si è lamentato che avesse ancora le braccia doloranti dall'impastare del giorno precedente.
<Ok, ora serve l'olio.> borbotta Rosa.
Prima appoggia sul piano di lavoro l'impasto, togliendone ogni più piccolo pezzo appiccicoso rimasto attaccato sulla ciotola, per poi cospargerlo generosamente di olio d'oliva.
Fa un cenno a Roberto e commenta: <Se le tue braccia-stecco ce la fanno, impasta finché l'olio non è totalmente assorbito.>
Il piemontese annuisce e chiede: <Come mai ti è venuta voglia di fare la tua focaccia, oggi?>
Rosa si blocca qualche attimo, poi fa la finta tonta e risponde con fin troppa rabbia: <Boh, cazzo ne so. Volevo farlo, c'erano gli ingredienti e l'ho fatto.>
L'ex sabaudo alza gli occhi al soffitto, scuote la testa e commenta a mezza voce: <Fare un piacere a qualcuno non è una cosa brutta, sai? È molto dolce.>
<Ma io non faccio piaceri! E non sono dolce! Anzi, non faccio piaceri perché non sono dolce!> si difende Rosa, smettendo per qualche attimo di impastare. Prova a fissarlo truce, ma è più titubante che arrabbiata.
Roberto le riserva un dolce sorriso e ribatte: <Si può essere una testa calda e un po' scorbutica e comunque essere capace di fare cose carine.>
Rosa rimane muta per lunghi secondi, probabilmente sfogando l'ansia e l'imbarazzo nel povero impasto. Quando mette un asciugapiatti pulito sull'impasto e toglie da Roberto il suo per finire di impastare, borbotta: <Marie ha detto che aveva voglia di qualcosa di salato ieri e che era ancora offesa che non le avessi fatto assaggiare la focaccia genovese quando ero tornata, quindi...>
<Probabilmente stava scherzando, no. Era veramente offesa, sai come è fatta.> nota Roberto, anche se trova estremamente tenero che l'altra regione settentrionale si stia così tanto prodigando perché gliel'ha chiesto, senza davvero chiederglielo, Marie.
<Lo so. Ma mi sentivo di farlo lo stesso.> borbotta la ligure.
<Visto che puoi essere dolce e scorbutica insieme?> domanda retorico il piemontese.
<Ma non ha senso!> si esaspera Rosa, sbattendo una mano sul tavolo. Si allontana di colpo e va a prendere un altro asciugapiatti per l'altro impasto e lo copre bruscamente.
<Io-! Io non sono buona!> continua, scuotendo la testa. Prende le ciotole, le porta al lavandino e inizia a sfregarle con vigore, un vistoso cipiglio in volto.
<Non sei una santa, ma nessuno qua dentro lo è.> nota Roberto, indicandosi come esempio.
Sono esseri sovrannaturali che rappresentano terre e persone e sono al servizio di uomini spesso avidi e di cui, in alcuni casi, hanno condiviso le idee. Sono destinati ad essere crudeli e per questo non sono umani: una mente totalmente umana non sarebbe capace di reggere tale peso.
A malapena ci riescono loro e sono programmati al peso delle proprie conseguenze: sono crudeli a degli occhi giustizieri, ma non amorali. Sentono la vergogna e il senso di colpa e tanto altro.
A quanto pare Rosa sta avendo una mini crisi riguardante la sua crudeltà e moralità (o sua presunta assenza) nel mezzo di un pomeriggio anonimo mentre stanno facendo della focaccia.
Beh, la mente non aspetta che tu sia in camera tua, al sicuro, e che tu sia già triste, no? Troppo semplice.
<Però io non mi sento una persona buona e non mi sembra che ho sofferto abbastanza per quello che ho fatto!> ribatte Rosa, strizzando gli occhi chiusi.
Senza osservarlo, continua: <Cioè, guarda Carlo, Giovanna, Giuseppe e compagnia briscola: odiano ancora il fidanzato di Rita, quel spagnolo là e Rita ha accettato il suo corteggiamento perché non l'ha mai trattata così male e comunque i primi due anni è rimasta dubbiosa, prima di aprirsi. Invece io e Francesca l'abbiamo trattata di merda durante il rinascimento, contendendoci la parte nord dei suoi territori manco fosse l'ultimo pezzo di pane e noi due disperate e non ha mai detto niente e -non capisco perché-!>
Roberto spalanca gli occhi e vorrebbe abbracciarla, ma sa che non è decisamente la scelta migliore. Si china e sussurra: <È questo il problema? Rita che non si è vendicata? O c'è altro?>
<In generale. Anche Corsica. Tu non l'hai conosciuto e per tempo l'ho definito una testa di cazzo perché si ribellava sempre. Poi sono finita sotto i Savoia e credo di aver capito come si sentiva. Non era una testa di cazzo. Ha avuto più fegato di quanto ne abbia avuto io con quei coglioni.> confessa la ligure.
<Hai avuto fegato, è che avevi le mani legate. Hai soppresso il tuo orgoglio per poter assicurare il meglio, per quanto possibile, alle tue genti. Sei stata forte.> ribatte il piemontese.
Rosa si asciuga le mani e se le fissa, mentre borbotta: <A me non sembra. In alcuni momenti mi sento tutto fumo e niente arrosto e solo... qualcosa di crudele.>
Sul volto dell'ex sabaudo si forma un cipiglio in volto e con una voce estremamente seria la contraddice: <Assolutamente no. Puoi essere tante cose, Rosa, anche tanti insulti, ma non sei vuota.>
La ligure alza gli occhi, sconcertata e quasi si spaventa di fronte all'espressione seria altrui. Roberto prosegue: <Sei piena di energie, forse più mefistofeliche che generose, ma provi ancora pietà, vergogna e compassione e questo ti rende estremamente umana.>
Si china leggermente e conclude: <Per quanto riguarda Rita, non le entro nella testa, ma avrà trovato qualcosa per cui perdonarti oppure preferisce non pensarci. È ben più vecchia di te e le sue strategie per difendersi non sono come le tue, non è l'attacco, è la ignoranza. Apparente, ma pur sempre ignoranza. E per quanto riguarda Corsica... ha tutto il diritto di essere arrabbiato, se lo è, ma questo non ti deve abbattere, ma ad essere migliore. E decisamente puoi essere buona, Rosa, l'ho visto.>
E lì Rosa crolla.
Non sa se è la serietà altrui, se il suo discorso, se la sua emotività che è a puttane.
Non lo sa, ma scoppia a piangere lo stesso e si fionda ad abbracciarlo, stritolandolo ad altezza stomaco.
Si sfoga contro la sua maglietta e realizza che non ha mai perso la sua umanità, è solo nascosta. E nonostante non è una persona estremamente buona, perché è spigolosa e permalosa e scontrosa, non è solo cattiveria.
È un equilibrio precario, forse sbilanciato verso un lato, ma come tutti in quel mondo.
Roberto non la giudica, neanche quando si scosta bruscamente e ordina un po' abrasiva di ricominciare a lavorare la focaccia. Le riserva solo un sorriso, conscio che spesso basta solo un po' di affetto, quando si sopprime una parte di sé per sopravvivere. Lo sa bene, nasconde tanti segreti e si è schiacciato pur di fare del suo meglio e forse ora è tutto così in fondo che non potrà portarlo in superficie per sempre senza ripercussioni.
Così è anche per Rosa. Quindi ogni momento di sfogo, di galleggiamento di quelle parti di sé contorte e strane, è importante e deve essere apprezzato.
Spera solo di essere stato abbastanza.
N/A: un po' di Rosa che non fa la sborona che si fa confortare perché se lo merita.
Spero vi sia piaciuto e alla prossima settimana!
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