184. Un completo firmato
N/A: in questo capitolo mostro alcuni poteri che le regioni hanno.
Dato che me li sono inventata di sana pianta o li ho ripresi da altre fanfiction (quindi sono sempre cose fanon), facciamo un recap di tutti i poteri che secondo me qualsiasi regione/nazione ha perché gli serve per funzionare in modo ottimale:
-il "teletrasporto": camminando possono arrivare da punto A a punto B in un istante, basta che sappiano che esista. Inizialmente serviva solo per girare nei propri territori (che qualsiasi nazione o regione conosce perfettamente anche se non è mai stato fisicamente lì perché comunque è suo) e che poi è diventato un modo pratico per viaggiare quando non si vuol far finta di essere umani.
-il potere della convinzione: quando una persona è originaria/ha vissuto tanto nei propri territori/è fisicamente coi piedi nel loro territorio, loro possono influenzarla e farle credere quello che vogliono. Ovviamente ha varia efficacia a seconda della persona e della quantità di persone con cui lo si usa simultaneamente. Non possono abusarne (perché stancante come potere) e non è molto efficace con i loro capi (al massimo possono chiedere loro di farsi portare un'aranciata... Non molto utile quando vuoi dirigere la politica dei tuoi territori come vuoi tu).
Tra l'altro alcuni umani sono immuni o molto resistente a tale potere. Non si sa ben come.
-condividere la propria esistenza: in alcuni casi con gli umani su cui il loro potere della convinzione non funziona, ma soprattutto con i loro capi, usano questo potere per far comprendere loro della loro esistenza e del loro ruolo nelle vite di tali nuovi capi.
Una volta che non saran più capi, si dimenticheranno ciò che hanno appreso.
E dopo questo papiro di spiegazioni, vi lascio al capitolo!
È una regola non scritta, ma da tutti rispettata: nazioni e regioni non devono presentarsi come tali davanti agli umani, a meno che non siano i loro capi.
Generalmente, soprattutto con gli umani più famosi (per di più nell'era dei media e dei social), bisogna starci attenti. Gravitare attorno a loro significa mettersi addosso un bersaglio, pronto per essere trafitto da qualunque idiota.
Sofia lo sa bene. Altrettanto bene lo sa Carlo.
Sono stati bravi nei corsi dei secoli, più o meno, mostrandosi per quello che sono davvero solo ai loro capi, accampando scuse su scuse mentre passavano tempo tra altri mortali prestigiosi, cammuffandosi sempre come figli o cugini di stocazzo.
Ma per una volta, nel giugno del 2013, l'emiliana vuole infrangere questa regola o, comunque, infischiarsene dei rischi.
Deve riuscire a vederlo dal vivo.
E così riesce a supplicare Mario, in segreto, di aiutarla, perché la celebrazione è a Roma e le serve la sua influenza magica sulle genti nei suoi territori.
Ma Carlo in qualche modo riesce a sentirli, oppure semplicemente l'ha intuito, oppure è stato solo un caso, ma li becca mentre si stanno dirigendo alla volta di Roma.
<Vuoi introdurti a quella festa di cui tanto si è sentito parlare dei preparativi al tg, mh?> domanda retorico il lombardo.
<Ho tutto il diritto di andarci.> risponde difensiva lei, fermandosi, e bloccando Mario prendendolo per la spalla.
<E allora verrò anch'io. In fondo, ho anche io diritto di esserci. Anzi, più di te.> gongola Carlo.
<Vaffanculo.> sibila Sofia <Per una volta che è una gioia per una mia città sempre ignorata, perché devi renderla una cosa incentrata su te e la tua Milano di merda?!>
<Perché la mia 'Milano di merda' c'entra eccome. Non lo si può negare.> ribatte lui senza battere ciglio.
Ghigna e aggiunge: <Accetti le mie condizioni o devo andare a spifferare tutto agli altri e farti beccare una ramanzina come una bambinetta dagli altri?>
Sofia a quel punto è costretta a sospirare. Non può accettare che tutti i suoi piani vengano mandati in fumo. Decreta: <Mario, fa entrare entrambi. Grazie.>
<Se dopo l'evento lo uccidi, non farlo con me testimone, grazie.> commenta solo il laziale, la spalla di nuovo libera (e dolorante; Sofia ha una presa da far paura!)
E quindi il laziale, convincendo tutti che sia assolutamente normale e giusto, fa introdurre Sofia e Carlo alla chetichella nella festa inaugurale della nuova boutique a Roma di Giorgio Armani.
Piacentino di nascita, ma vissuto a Milano, un fiore all'occhiello nell'alta moda italiana e stimato a livello nazionale.
Ma soprattutto locale per i piacentini, che dire che sono scorbutici è dir poco e che possono vantare, oltre ad essere il luogo di nascita di Armani, pochi altri nomi.
Sofia sente la loro gioia ogni volta che si decanta Armani in TV (e nel tg locale ogni volta viene fatto un articolo su di lui in cui si mette sempre in risalto la sua origine) e quella volta non ce l'ha più fatta.
È un ennesimo traguardo, forse minore rispetto agli altri, ma è la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua enorme pazienza.
Deve conoscere dal vivo l'uomo che fa gioire nel "patriottismo" un pezzettino delle sue genti, più di una volta ritenute lombarde (con suo astio).
E infatti lo trova ironico in una maniera caustica che anche questa volta sia messo più in risalto il fatto che abbia vissuto a Milano (dove poi è diventato famoso, ciò non lo può sul serio negare. È anche vero che paragonare per influenza Milano e Piacenza è giocare ad armi impari), più che il suo luogo di nascita, mentre in altri molti casi di personaggi famosi non succede.
Spera solo che non le crolli il mito.
Né che Carlo le rovini l'esperienza, ora che si è imbucato, il maledetto (il maledetto furbo abbastanza da far leva sulla vergogna di essere definita stupida per ricattarla. Perché lo ritiene furbo?! È solo stronzo!).
Riescono ad entrare e, grazie alla magia dell'emiliana, si trovano vestiti di tutto punto, mescolandosi con gli abiti sfarzosi dei veri e molto famosi invitati.
All'inizio rimangono vicini, gironzolando cauti, attenti a non attirare troppo l'attenzione su di sé.
Però più i minuti passano, più il desiderio e l'impazienza crescono in Sofia quindi, ovviamente seguita da un soddisfatto Carlo, arrivano di fronte a Giorgio Armani in persona.
Sofia, sfruttando il fatto che è emiliano, usa uno dei suoi poteri di regione, che tutti hanno: modificargli la percezione su qualcosa o qualcuno, come ha chiesto a Mario di fare poco prima con tutte le persone i cui piedi posano su Roma.
Gli fa credere che lei e il lombardo siano ospiti graditi che ha assolutamente invitato personalmente e allora allunga la mano, decretando: <È un'onore conoscerla dal vivo e sono fiera per lei, per questa boutique che segnerà sicuramente un nuovo punto miliare della sua strabiliante carriera.>
Giorgio Armani per un attimo è incantato, poi sorride affabile, allunga la mano e stringe quella dell'emiliana, esclamando: <Oh, questa è la speranza di tutti, ma piace sempre sentirselo dire. Spero sia di vostro gusto l'inaugurazione.>
A ciò si intromette Carlo (che prende anche il suo turno a stringere la mano al signor Armani) che asserisce: <È tutto splendido e se lo merita. Ne ha fatta di strada da quando è stato riconosciuto il suo genio creativo la prima volta, quando ha ridisegnato la moda del marchio Hitman. Tutti i suoi sforzi da allora hanno dato i loro frutti e c'è solo che esserne fieri.>
L'uomo annuisce, sorridendo sempre, e commenta: <Ah, qua abbiamo qualcuno che conosce ogni dettaglio del sottoscritto! Sì, di strada ne ho fatta ma mica finisce qui.>
<Certo che no!> assicura Sofia, forse con troppo entusiasmo.
Alché l'umano annuisce e va in un'altra direzione.
Le due regioni rimangono alla festa per tutto il suo proseguimento: ora che sono entrati, sfruttano ogni momento buono!
E, in alcuni attimi, tra ghigni e occhiate complici e commenti taglienti, Sofia riesce pure a dimenticare per qualche attimo che Carlo è uno stronzo.
(Odia che sia successo e odia ancora di più che l'abbia così scombussolata tornare alla realtà)
Ma il vero momento clue avviene verso la fine della serata, quando qualche ospite inizia ad andarsene.
Il signor Armani li cerca e li fa condurre in una saletta a parte. Chiude la porta e, nella privacy creatasi, domanda: <C'è qualcosa di strano in voi, vero? Non siete sicuramente star, ma non siete neanche assassini o cose simili. Trascendete l'umano o comunque avete qualche potere paranormale, perché per un attimo sono rimasto incantato da lei. Ho ragione o sono solo un vecchio pazzo?>
Carlo e Sofia si guardano, gli occhi sbarrati.
Avevano dimenticato un piccolo particolare, era altresì vero che sembrava una crudele ironia della sorte: esisteva qualche umano su cui la loro influenza funzionava poco o niente.
Non sapevano l'origine di tale eccezione, ma esistevano perché se li erano ritrovati al potere, il più delle volte.
Però solitamente era stata gente mezza pazza, non uno stilista d'alta moda.
<Provare a negare non funzionerebbe, mh?> chiede retorico il lombardo, sospirando.
Sofia avanza di un passo, asserisce: <Mi permetta di farle capire> e sfiora con le dita la fronte dell'uomo.
Lascia che conosca la verità, la semplice e assurda verità.
A quella magia, per fortuna, nessun umano è ancora resistente. È una magia impegnativa e poco usata, perché non ha senso rendere degli umani consapevoli della loro esistenza. Meno se ne sa, meglio è.
Però, come in quel caso, non se ne può fare a meno.
Il signor Armani riapre gli occhi, osservandoli con una consapevolezza nuova, e commenta: <Non mi sarei mai aspettato che avrei attirato addirittura l'interesse di due esseri millenari, certamente no.>
<Alcune volte succede.> risponde, vago, Carlo. Poi si schiarisce la voce e aggiunge: <E volevamo essere partecipi di questo vostro traguardo.>
Qualcosa si accende nella testa dell'uomo perché decreta: <Restate qua.> ed esce dalla stanza.
Nonostante l'età, torna in meno di un minuto con in mano un metro, un taccuino e una penna.
<Voglio prendere le vostre misure, se possibile.> asserisce, infine.
<Non ci deve niente, davvero-!> prova ad intromettersi Sofia, imbarazzata, ma l'umano la blocca asserendo: <Prendetelo come un regalo.>
•~-~•
E vari mesi dopo, a Casa Vargas, arrivano due completi firmati Giorgio Armani sotto gli occhi scioccati di tutti.
Uno per Carlo, colui nei cui territori il signor Armani ha potuto dimostrare il proprio valore e diventare famoso.
E uno per Sofia, colei che gli ha dato i natali, che indirettamente gli ha permesso di nascere e che ha plasmato la sua vita. Perché non si sceglie dove si nasce, ma esso ci influenza.
E se non fosse nato in Emilia, se non fosse nato a Piacenza, forse non sarebbe mai finito a Milano e mai sarebbe diventato famoso.
N/A: e niente, era una cosuccia che avevo pensato anni e anni fa... perché assolutamente non sono di parte con Sofia, no no.
Soprattutto le regioni che hanno vissuto un po' frammentate per secoli tra ducati e signorie diverse o per metà sotto uno e per metà sotto l'altro (tipo Francesca, Sofia, in teoria anche Franchino!, ecc...) sono felici quando tutte le città hanno il loro momento di gloria.
E quindi ce la vedo Sofia che festeggia la gioia dei piacentini, punto e basta!
Scritti io scelgo io.
*atteggiamento assolutamente non infanti-ENTUSIASTA*
Spero che vi sia piaciuto anche se è un po' strano (e probabilmente scritto male).
Alla prossima settimana!
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