159. Botte per un maglione

<Stai fermo o questi qua te li ficco negli occhi e faccio un sacchetto con i tuoi capillari!> minaccia Rosa, agitando per come può i due ferri mentre si ferma un attimo.

<Ma non sembrano tanto aguzzi, cretina.> la stuzzica Giorgio.
<Ti assicuro che con un po' di buona volontà e tanta rabbia anche un cucchiaio è un'arma micidiale. E se proprio ti fanno schifo, posso usare le mie falci.> sibila lei.

Con poca delicatezza gli sfila il suo lavoro in corso d'opera e continua a sferruzzare. Gli dà però un calcio nel fianco quando prova ad alzarsi.

Con un gemito e una bestemmia, il veneto torna seduto sul divano dolorante.
La ligure, seccata dai suoi tentativi fallimentari, decide di alzarsi e sedersi sulle sue ginocchia, dandogli un colpo di nuca giusto sul punto d'incontro tra collo e petto.

Per fortuna non gli spezza la trachea, ma gli fa un male cane.
Sorride soddisfatta e dichiara: <Non mi piace starti addosso ma se serve per il maglione, lo farò.>

<Ti odio.> sibila Giorgio, che prova a prenderla e spingerla via.
Per tutta risposta Rosa si alza in piedi, continuando a sferruzzare, e gli pesta i piedi saltandoci sopra.

<E ora basta!> impone lei, fissando concentrata il suo lavoro <O mi farai perdere il conto.>

<E se perdi questo "conto" qua che succede?> indaga lui, pronto a vendicarsi.
<Non te lo dirò, non sono nata ieri, eh! Sono ben più grande di te!> ribatte la ligure, contando mentalmente.

<Mh-h~.> risponde il veneto, sorridendo crudele. La prende per le spalle e la muove avanti e indietro sulle sue gambe urlando: <1, 2, 3456, 17, 23, 5...> e via discorrendo.

Rosa, pacata e diplomatica quale è, fa la scelta più saggia tra tutte: si scrolla di dosso le mani del fratello, gira il volto e morde con forza una mano di lui.

Giorgio urla dal dolore e si tiene la mano stretta al petto, fissando furente la ligure che si risiede sulle sue gambe come se nulla fosse, contando: <17, 18, 19...>

Il veneto soffre "in silenzio" qualche minuto prima di essersi totalmente ripreso, il segno del morso totalmente scomparso dalla mano.
<Porca puttana, non è una persona, ma un cazzo di cane.> borbotta osservando il segno dei canini sparire.

<È un'ottima arma di difesa.> assicura la sorella, che l'ha sentito benissimo.
Si gira, si alza e, pestandogli i piedi, di nuovo!, gli infila il maglione addosso con poca gentilezza.

Mentre Giorgio prova a dimenarsi e la maledice in qualsiasi dialetto gli venga in mente, Rosa commenta: <Ancora due centimetri ed è perfetto!>

E si risiede addosso a lui, buttandosi addosso per ferirlo ancora una volta, con tutta la tranquillità del mondo.

Gli altri in soggiorno assistono in silenzio a tale sequestro-tortura in religioso silenzio.
Meglio non immischiarsi.

<Perché mi fai questo?!> si lamenta il veneto.
Si accascia di più contro il divano: si è arreso all'idea di dover aspettare almeno altri venti minuti prima di tentare, per l'ennesima volta, la fuga.

<Quante volte te lo devo dire, razza di idiota? È per Feli!> si esaspera Rosa, finendo la prima manica del maglione.
Chiude la manica e riprende un punto dal torso per fare l'altra, attenta che sia allineata con l'originale.

<Ma non potevi prendermi le misure e basta?!> ribatte con lo stesso tono Giorgio. Osserva la nuca di lei e immagina come può farle più male con un pugno per darle un assaggio della sua stessa medicina.

<Perché non sarebbe stato lo stesso. E tu hai più pancia di Feli. Se tira a te, a lui andrà bene. Capisci?>
E la ligure se la ride sotto i baffi mentre sente l'altro inspirare bruscamente l'aria, chiaramente oltraggiato.

<Non sono grasso!>
<Ho solo detto che hai più pancia di lui... E non ti facevo così tanto terrorizzato dal grasso.>

<E non lo sono!> si difende il veneto, imbronciandosi infantilmente. Si mette a braccia conserte e prosegue: <È che il mondo la fa sembrare una cosa orribile avere anche solo un filo di pancia!>

<Su quello ti do ragione.> sospira Rosa <Ogni tanto, per strada, certa gente sfegatata di palestra mi chiede che dieta seguo e quale circuito, qualsiasi cosa sia, faccio e quando rispondo "come mi va quel giorno", sono scioccati. Come se una persona non si può allenare a sentimento, giusto quel che basta per fare quello che più le piace!>

<Tipo pestarmi i piedi?> domanda retorico lui.
<Tipo quello e anche darti un calcio in faccia da questa posizione, se volessi.>

<Non ci credo!>
<Vuoi vedere?> lo stuzzica la ligure, fin troppo divertita e sbruffona per star fingendo.

Giorgio manda giù un groppo in gola, scuote la testa e si rimangia le parole: <No no, mi bastano le botte già prese!>

<Saggia scelta.> commenta lei.
Si alza in piedi giusto per ri-infilargli il maglione. Sorride soddisfatta, alla fine ha preso il punto giusto e le due maniche sono alla stessa altezza.
Glielo sfila e si siede accanto a lui.

<Mi lasci il permesso di scappare?> inquisisce Giorgio.
<No, è solo che non mi piace troppo contatto fisico. Mi ero stufata.>

Finisce la manica e, mentre assicura la fine, aggiunge: <Prova a scappare e ti mostro in tutto il suo splendore la mia agilità.>

Il veneto riflette qualche secondo prima di decretare che è saggio rimanere fermi. La fissa lavorare e domanda: <Tu quindi non ti alleni per mantenere la tua tartaruga?>

Rosa alza la testa e lo fissa corrucciata. Ritorna al suo lavoro e dichiara: <Non che mi dispiaccia il mio fisico, posso far finta di essere di nuovo maschio quando voglio, ma... no. È che mi serve un certo fisico per usare le mie armi al meglio. E, sinceramente, meglio essere preparati che non, anche quando si è in tempo di pace.>

Il veneto annuisce e commenta: <Io al massimo dovrei rivedermi che carte ho, perché ce ne sono così tante che alcune le dimentico.>
<Davvero?> si stupisce Rosa <Ma sono le tue armi!>

<Sì e sono estremamente complicate. Per essere il più efficaci possibili dovrebbero avere due effetti, uno da girate normali e uno da rovesciate e soprattutto per i primi secoli ho fatto così... E quindi ricordarsele tutte, distinguendo gli effetti dal dritto al rovescio, specialmente con le carte che ho creato io, non è semplice.>

<E come fai a ricordarlo? Le usi? Hai un libretto di istruzioni?> inquisisce lei.
<Più o meno entrambe le cose. Le più innocue, da quel che ricordo, le testo.>

<Sembra pericoloso.> commenta Rosa.
<Infatti lo faccio in camera di Carlo.>

<Come scusa?!> scatta il diretto interessato, pronto a strozzarlo.
Giorgio non ci pensa due volte ad alzarsi e correre via, mentre Rosa se la ride di gusto.

Continuerà a sferruzzare finché non le servirà di nuovo, per forza, il suo "modello" che probabilmente sarà morto per metà giornata.


N/A: è stata essenzialmente un capitolo molto poco serio e tanto crack.
La mia scusa è che sono in sessione e i miei neuroni sono spesi per studiare. Domani ho il mio secondo esame. Non vi frega un cazzo, ma AHHHHH.

Spero comunque vi sia piaciuto il capitolo!

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