138. Inizio di un incubo
N/A: prima di inizare con il capitolo, ho una proposta per voi lettori! Sì, tutti voi, anche chi commenta raramente o fa vedere il suo supporto interamente grazie la sua stellina (o chi non fa niente, non so, non si può vedere chi visualizza e basta)!
Nato da percy_xd_ che una sera mi manda un video su tiktok, alcuni di voi lettori che mi sopportano anche su insta sono già coinvolti e hanno già iniziato.
Ok, la smetto di girarci intorno!
Non è un contest, non è una gara o un concorso, è un'opportunità per cimentarsi in qualcosa di diverso e cambiare i nostri ruoli.
Voi diventate gli scrittori e io la lettrice!
Come?
Beh, scrivendo una storia (una one shot o più capitoli, senza limite minimo o massimo di parole) su una delle tante ship 'irrealizzabili' tra i personaggi di questa storia, con un piccolo ✨twist✨ angst!
Dovrà essere inserito l'elemento dell'hanahi disease!
Per chi non è avvezzo all'angst e/o alle fanfiction, l'hanahaki disease è un trope riguardo una malattia fittizia. Una persona si innamora profondamente di una che però non ricambia. Se la persona innamorata perpetua nel suo amore nonostante sia palese che l'altro non ricambi, iniziano a crescergli nei polmoni dei fiori, che ogni tanto sputerà (con anche aggiunta di sangue).
I fiori sputati rappresentano la persona amata o l'amore provato per tale persona. Questa malattia peggiora fino a che tutti i polmoni non sono riempiti da fiori e allora la persona smette di respirare e muore.
Si può scampare la morte in due casi: la persona viene finalmente ricambiata nell'amore e i fiori spariscono, oppure deve sottoporsi a una 'operazione' per estrarli, perdendo così o la capacità di provare emozioni o tutti i ricordi della tale persona.
Non serve essere dei Tolkien o Riordan per scrivere, ci si può cimentare chiunque!
Se avrete bisogno di consigli tecnici (o chiarimenti su alcuni aspetti di personaggi, se ci tenere a tenerli il più 'veritieri possibile') io sarò sempre disponibile. E se vorrete una 'recensione'/critica una volta pubblicato il capitolo per capire dove si può migliorare, no problem, a voi la scelta!
Se possibile, ci terrei che ognuno scegliesse una ship diversa, per vedere in azione un po' tutti!
Le ship impossibili ancora disponibili sono:
Bruno-Roby
Giuseppe-Rita
Sofia-Carlo
Giovanma-Carlo
Francesca-Impero Romano
Domenico-Angela
Maurizio-Angela
Franco-Michele
Quindi potete sceglierla et voilà!
In più, dato che sono fastidiosa, vi suggerirei una mini scadenza per pubblicare anche solo un pezzettino della vostra opera; mercoledì prossimo, così avete tempo una settimana!
Per farmi sapere che avete pubblicato scrivetemi in privato e/o taggatemi e io ovviamente poi annuncerò anche qua che le storie sono state pubblicate!
Già due hanno pubblicato un capitolo, percy_xd_ e Max1m1l14n , rispettivamente con le coppie mario×francesca e marie×roby.
(Le dediche iper dolciotte sono state fatte perché ieri era il mio compleanno e quei due pazzi hanno pubblicato a mezzanotte e dieci come regalo per me il primo capitolo)
È anche un modo per 'conoscervi' meglio tra voi lettori e dare a tutti la possibilità di avere il suo momento giustissimo di visibilità!
Non siete tenuti a partecipare, la mia è solo un'offerta.
Se siete interessati e avete altre domande, basta chiedere!
Ora vi lascio al capitolo!
Quella maledetta guerra, che aveva dilaniato il mondo una seconda volta, era finalmente finita.
Quel bastardo di un dittatore si era trovato dove meritava, morto e umiliato in pubblica piazza.
Si dovevano raccogliere le macerie dell'Italia passata e ricomporla, anche buttando alcuni pezzi inutili.
Bruno sperò, con tutto il suo cuore, che finalmente potessero avere pace. E potesse finalmente costruire meglio un ponte, metaforico, tra lui e gli altri.
Già con Roberto non era a un cattivo punto, però, durante la guerra... Era rimasto così scosso dall'idea di perderlo. E aveva riempito i suoi sogni, belli o brutti che fossero, più spesso di quanto sarebbe normale per un tuo 'fratello', anche se quella parola non l'avrebbe affibbiata a nessuno dei Vargas.
Cosa era quello che gli ribolliva nel petto al pensare a Roberto?
Forse una situazione di pace avrebbe aiutato.
•~-~•
Passati alcuni anni, uno nuovo status quo era stato instaurato. Non solo in Italia, che aveva cacciato i Savoia optando per una repubblica, ma anche nel mondo.
Tutte le terre non erano che pezzi di una scacchiera che uno o l'altro schieramento si contendeva o possedeva.
Usa contro URSS, le due potenze del mondo che avevano smesso di essere alleate e ora rischiavano di saltare l'una al collo dell'altra.
Ma non era quella, stranamente, la peggiore preoccupazione di Bruno.
Prima di tutto aveva capito, con un certo orrore, che si era innamorato di Roberto. Era irrimediabilmente gay: da un lato tale rivelazione gli rese tutta la sua storia relazionale più sensata (non voleva niente dalle donne perché non ne era attratto), ma dall'altra parte era solo un mezzo deviato che doveva rimanere nascosto.
Gli altri Vargas poco etero non avevano mai nascosto le loro preferenze, ma loro amavano entrambi i sessi, ancora erano scusabili. Non erano totalmente deviati, come lui. E come avrebbe potuto dire una cosa del genere a Roberto? Il dolce, premuroso ed etero Roberto.
No, non poteva.
E a questa crisi esistenziale (perché capire di amarlo ed accettarlo tutti i giorni non era facile) si era aggiunto qualcosa di strano.
Ogni tanto una voce parlava nella sua testa. Pensava qualcosa o commentava su un fatto o fantasticava su Roberto o qualsiasi altra cosa, in modo casuale, una voce chiaramente maschile si intrometteva e diceva la sua.
Ed era estremamente scortese, simpatico quanto un calcio nello stomaco.
Ogni commento era come veleno.
La cosa l'aveva allarmato oltre ogni cosa. L'aver realizzato di essere omosessuale l'aveva reso pazzo?
Quando il raziocinio aveva fatto di nuovo capolino nella sua zucca, si era detto che poteva succedere. Basta poco dissidio nei propri territori per avere una voce extra nella sua testa.
Francesca era il caso peggiore e più lampante. Ogni tanto Mario se ne lamentava perché, a quanto pareva, Roma nord e Roma sud erano come due mondi opposti.
Eppure, da quello che aveva carpito, era come una voce abbastanza decontestualizzata, che fa venire dubbi o maledisce qualche altro pezzo di te, un altro tuo territorio, o ti urla che sei sleale alla tua patria stessa.
La sua voce era più... complessa. Più viva, interattiva. Insultava Roberto, diamine! Ce la doveva avere con lui, mica con gli altri!
E, con l'andare avanti con i mesi e gli anni, la voce era sempre più insistente, fino a che non divenne un incubo, anzi, una realtà terrificante.
Era una mattina davanti il suo specchio, si stava mettendo a posto i capelli ed era attento in modo quasi terrorizzato a non sfiorare il ricciolo.
Stava provando a pettinarli, con una linea in mezzo da bravo scolaretto, quando il suo riflesso si modificò.
La sua espressione infastidita venne sostituita da una entusiasta. I suoi capelli biondo caldo tirati giù divennero più scompigliati e biondo platino. Gli occhi si schiarirono in spilli di ghiaccio.
Il neo sotto l'occhio, l'unica cosa che avrebbe potuto collegarla a Roderich, andò a finire sotto il mento, proprio dove stava quello del suddetto austriaco.
Bruno pensò fosse un brutto scherzo. Pregò fosse un brutto scherzo. Cosa significava?! Chi era quel suo riflesso distorto?!
<Ciao!> lo salutò quell'altro sé. La voce l'aveva già sentita. Ma dove?
Il terrore lo colse.
<Sei quella voce nella mia testa?!> domandò con orrore Bruno, arretrando di un passo.
Era un sogno, vero?
<Non sono solo una voce, Bruno.> rispose lui, con calma, sempre con quel sorrisetto addosso <E non è un sogno.>
Il trentino s'impanicò ancora di più. Gli aveva letto nella mente?!
<Sì.> intervenne ancora <Leggo nella tua mente perché vivo lì dentro, ma finalmente sono riuscito a comparire qua! Finché ci sei tu, posso stare anche qua!>
<Non capisco.> balbettò la regione <Chi sei?>
La figura rise, estremamente divertito, e spiegò, come se recitasse da un copione: <Sono un desiderio per tanto tempo assopito e schiacciato dall'Italia e dalle tue genti, ma che ora può sbocciare e radicarsi come realtà. Sono il sud Tirolo, l'Alto Adige; sono il desiderio di indipendenza delle mie genti. Bolzano e provincia non vogliono stare in questo paese che ci maltratta, vogliono tornare all'Austria e io li guiderò, perché li rappresento.>
<Bolzano è sotto il mio controllo, sei solo un pazzo!> si ribellò Bruno, puntando un dito contro quella creatura.
<Sono, purtroppo, ancora parte di te perché sono solo un'idea, confinata tristemente nella tua fastidiosa testa.> sospirò "Alto Adige".
<Fino a prova contraria, non esisti. Sei solo una mia allucinazione.> ribatté il trentino.
<No, esisto. Sono solo... incompiuto.> rifletté l'essere incorporeo <E vivrò nella tua testa, fino a che i miei cittadini non riusciranno ad ottenere quello che vogliono o finché io non ti sfinirò.>
<Sono i miei cittadini e non faranno alcunché!> negò Bruno.
<Questo lo vedremo, Bruno.> replicò l'altro con veleno nella voce.
<Tu hai un nome, essere?! Fino a prova contraria, io sono Alto Adige, non tu!> inquisì la regione.
La figura sorrise apertamente, ma era una smorfia fredda e finta. Gli occhi, con quelle iridi così simili al ghiaccio, erano privi di qualsiasi vera allegria.
<Chiamami Hans, fino a che non dovrai chiamarmi sud Tirolo, perché è quello che diventerò.> rispose.
Hans alzò una mano e lo salutò con un sorriso di beffa, per poi scomparire dallo specchio, lasciando solo il riflesso di Bruno, terrorizzato e in shock.
Non aveva senso, non era possibile-
"È tutto vero." si intromise la sua voce nella sua testa, fatto che lo raggelò sul posto.
Era l'inizio di un incubo che, come avrebbe poi scoperto, non avrebbe avuto fine.
N/A: Hans rompe tanto il cazzo ma non ho mai fatto vedere il loro primo incontro, quindi, eccolo qua!
Grazie Max dell'idea.
E spero davvero vi possa piacere l'idea detta sopra <3
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