115. Uno sfogo in un colpevole

N/A: ok, oggi prima di iniziare farò un'introduzione lunga perché ho accumulato e posticipato pure per troppo tempo. Oggi mi sono ritagliata un pochino di tempo, miracolo, di solito vivo la settimana senza fermarmi... e quindi faccio questa cosa.

Ci sarà una carrellata di disegni di @matilde_xd_ che mi manda sempre cose e io cattiva ancora non le ho pubblicate. Prima di tutto, c'è una cosa da capire. Oltre ad adorare Carlo e disegnarlo in versione stripper, adora disegnare chiunque versione sex worker, quindi... sapete che vi aspetta. Più cose stupide che vi spiegherò.

Iniziamo con Bruno, il primo che mi ha mandato... non troppo contento della situazione.

Più si va avanti, meno è "disegno le regioni con il corsetto" ma più "disegno le regioni come grandi battone"

Nessuno è stato forzato, assolutamente no...

E aveva pure deciso di fare Hans perchè no.
Ora c'è la cosa più normale di questi disegni, ossia come si è immaginato il figlio della bruroby

Che mi piace molto, ce lo vedo che è dolcioso quando vuole, ma ha molto il lato yanderino di Bruno. 
E data questa cosa normale, dobbiamo rialzare l'asticella del disagio con:

Carlo sex worker che non è mai abbastanza.

Invece le prossime hanno bisogno di contesto. Gli avevo mandato il video di un tiktoker in cui faceva "se le regioni camminassero", che faceva spaccare. Fra questi c'era:
-Piemonte che si avvicinava alla fotocamera e poi si guardava il culo soddisfatto
-Veneto che avanzava barcollando ubriaco mentre continuava a bere
-Lombardia che cammina a passo svelto, incazzato
-Sicilia nel chill più puro

E quindi abbiamo questi 4, più la reazione di Bruno per Roberto

E finalmente ho finito questo spazio, lo giuro! 
Vi lascio al capitolo e godetene, perché per un po' non vi darò la soddisfazione di vedere Michele x Franco content... probabilmente.



Franco spalanca gli occhi a forza, schizzando seduto sul letto. Il respiro è tremolante come tutto il suo corpo, mentre la mente corre e corre in circolo, chiudendosi nella paura. Ma questo spavento non è che fumo che vola via, ma lascia dietro di sé uno spiacevole odore che rimarrà lì per molto più a lungo.

Si alza, rischiando di inciampare nello scendere dal letto, e si fionda sulla scrivania. Apre il terzo cassetto e tira fuori delle foto stampate e plastificate, con lui e qualcun altro di casa.
In una Angela sta perfino quasi sorridendo!

(E lei ha continuato a ripetere che non c'entrasse assolutamente nulla che Maurizio le avesse appena prima fatto un complimento sul suo vestito.)

Poi ci sono dei bigliettini, tanti di Rita e Domenico, che gli ricordano che sono fratelli e che gli vogliono bene.

Rimette tutto via con cura assoluta, mentre si ripete in testa che esiste, che per gli altri è qualcuno di importante e che tengono a lui. Però quella sensazione ancora è appiccicata alla pelle, insieme al sudore dato dallo stress e dal caldo (in fondo, è estate).

Anche se non è furbo, va verso le finestre e le spalanca totalmente, cancellando la vista di Campobasso dai vetri. L'aria fresca lo investe ed aiuta, lo ancora meglio alla realtà, soffia via qualche rimasuglio. Ma non basta.
Si strofina gli occhi e decide che un po' d'acqua fresca gli farà bene.

Scende le scale e arriva al piano delle regioni meridionali. Sta per arrivare all'ultima rampa di scale, che improvvisamente la porta del bagno si apre e ne esce Michele con solo i boxer.

Il molisano si paralizza e la medesima cosa fa il pugliese, nessuno dei due aspettandosi di incrociare qualcun altro di notte fonda. Sanno tutti bene chi va a dormire ad orari "decenti" e chi ci va alle 3 di notte, ma di solito si rimane rintanati nelle proprie stanze.

Franco ora si sente in imbarazzo e rimpiange di non aver addosso dei pantaloncini, ma solo i boxer e una maglia ben più larga di quanto servisse a lui. L'aveva presa ad un negozio online perché aveva una grafica bellissima di Evangelion e non gli era interessato che era rimasta solo la M-L, in cui navigava.

Ma ora si sentiva inadeguato, molto meno "uomo" davanti il fratello, sensazione che aveva abbastanza spesso con tutti. Non ha ancora tutti i muscoli sviluppati e le sue fattezze sono a cavallo fra il pre-adolescente e l'adolescente. Si sente un vero bambino in mezzo gli altri e la cosa lo frustra.

Poi Michele ha l'abitudine di stuzzicarlo, quindi è anche peggio.
Ma questa volta non fa commenti né sulle sue gambe stecchino (come le definisce il ragazzino) o la sua maglietta "stravagante".

Si avvicina con calma e chiede, a mezza voce: <Hai avuto un incubo?>
Il molisano arretra, punto sul vivo, ma non scuote la testa. Domanda: <Cosa te lo fa pensare?>
<Il ricciolo tradisce il tuo stress. E hai la faccia di uno sconvolto.> spiega il pugliese.

Ha lo strano ed irrazionale impulso di andare lì e cancellargli quella espressione sgomentata con delle risate.  Preferibilmente giocando con le sue guance, facendolo ridere dipingendogli smorfie buffe e imitandole sul suo volto.

<Ah.> è l'arguta risposta del piccolo.
<Ne vuoi parlare?> propone Michele.
Sfogarsi aiuta, lo sa bene, avendo a che fare con 3 costipati emotivamente.

<Perché? Così mi puoi prendere per il culo?> risponde retorico Franco, lanciando l'accusa con tanto di sguardo corrucciato.

Il pugliese non abbassa gli occhi, ma sarebbe molto tentato. Che incoerente che deve apparire...! Non merita di vedere il lato nascosto dell'altro, non quando lo punzecchia su una sua grande insicurezza.
Trova in ogni caso la spavalderia per replicare: <Io... non mi diverto a fare quello che faccio. Ma c'è un motivo... ma non te lo posso dire.>

<Che scusa del cazzo.> borbotta il molisano, appositamente abbastanza alto per farsi sentire.
<Non mi devi credere, lo so che non ha senso dall'esterno, specialmente dalla tua posizione.> comprende Michele.

Prende un bel respiro e prosegue: <Ma posso essere sempre di supporto, te lo assicuro! E se hai avuto un incubo, è giusto che ti sfoghi.>
Franco sembra davvero ponderare la possibilità. Infine, chiede con voce flebile: <Se te lo dico... potresti non prendermi in giro per una settimana?>

Al pugliese si stringe il cuore all'udire quella supplica, perché il tono e il volto rivelano tutta la sua disperazione, che molto probabilmente neanche voleva mostrare. Però è un libro aperto, tremendamente aperto e tremendamente fragile. E lui non aiuta, non a prima occhiata, spingendolo verso il bordo del tavolo con violenza.

Ma vuole renderlo meno fragile, vuole evitargli di essere preso perché è al centro del tavolo per essere maltrattato da altri.
E l'ha portato a questo.
A supplicare di non essere preso in giro, perché è troppo e gli fa troppo male.

Michele annuisce in fretta, invitandolo con un gesto in camera sua.
Una settimana? Gli sembra quasi di sfruttarlo e prenderlo in giro, per così poco che chiede! Avrebbe dovuto imporgli di non prenderlo più in giro.

Ma non l'ha chiesto.
O perché non si valuta abbastanza da chiedere di essere liberato dal suo fastidio e dolore più grande.

O perché, in qualche modo, ha compreso che lui non riesce più ad uscire dal suo ossimorico modus operandi. Che anche se provasse, tornerebbe sempre lì. Sia per abitudine di far scivolare parole non sue fuori dalle labbra, sia per paura che quello che tanto cerca di evitare capiti.
Ma è una speranza piccola piccola; perché dovrebbe comprenderlo, quando lui stesso fa fatica?

Michele annuisce, promettendosi di non dire niente per almeno due settimane. Una sfida con se stesso.
<Andiamo in camera mia, qua non c'è privacy.> suggerisce il pugliese e torna in camera, seguito dal più basso.

Si siedono sul letto e restano in silenzio. Manciate di secondi, più di 30 secondi, un minuto...

Finalmente Franco butta fuori un lungo sospiro e racconta: <Ho sognato di svegliarmi, di scendere in cucina e farmi la colazione. Fin qui tutto normale, anche se mi sembrava strano che neanche uno mi avesse salutato. Però è anche vero che alcune volte per loro sono così silenzioso che è difficile accorgersi di me.>

Stringe le mani a pugno e continua: <Ma poi, quando ho provato a parlare con Rita, scuotendola per una spalla, lei si è girata... ma mi ha guardato come se non ci fossi, come se stesse guardando qualcosa oltre a me. Chiede se siano stati gli altri e Angela risponde che sono gli spiriti. Provo a dire che sono io, ma nessuno mi sente. Provo a farmi sentire, ma niente. Sono uno spirito, uno spirito e basta. Urlo il mio nome e sento tutti ripetere il mio nome come se non l'avessero mai sentito.>

La voce trema, ma continua.
<E tutti chiedono «Franco? Chi é Franco? Non c'è nessun Franco!» e poi urlano... «Vattene via spirito, sei fastidioso!».>
E allora la voce si incastra in gola e inizia a piangere a dirotto, il resto dell'incubo abbastanza intuitivo.

Michele si sente terribilmente in colpa, perché è assolutamente certo che è in maggior parte colpa sua.
Niente può convincerlo del contrario.

Lo stringe con forza e gli accarezza i capelli, senza lasciarlo andare, fino a che l'altro ha lacrime da versare.

Quando Franco si calma, questi pigola di non lasciarlo e gli chiede se può dormire con lui e il pugliese all'istante risponde di sì, rimanendogli accanto nel letto senza coperte. Sembra così piccolo in quella maglia enorme e in qualche modo il più alto si sente troppo nudo, volgare e scoperto per stare accanto a lui.

Ma il molisano chiude gli occhi, gli augura una buona notte, lo ringrazia ancora una volta e si addormenta.
Michele gli sfiora la guancia, ma si trattiene dal fare altro.

Lo abbraccia e si addormenta.

Non ha visto il ricciolo di Franco all'insù, né può sapere del proprio ricciolo a forma di cuore.



N/A: franco semplicemente contento di essersi sfogato
e poi c'è michele in love e denial insieme. 

Che gioia.

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