103. Azione senza motivazione

N/A: allora...! Prima di iniziare, volevo farvi vedere alcuni disegni sul nostro amato e traumatizzato Giorgio.

Ma questa volta non ci sono di mezzo le mie mani, bensì le vostre!

Questo disegno è tratto da un commento dello scorso capitolo in cui qualcuno immaginava Giorgio giocare a Yu-gi-oh e ora è qui!

Questo, invece, da un video su tiktok che di intitolava "se le regioni fossero una camminata" e il veneto barcollava ubriaco marcio.
E quindi ecco Giorgio che barcolla con il suo vino che sfida la gravità.
Sono stati fatti da matilde_xd_

Quest'ultimo invece è stato fatto da Alive-foranime e abbiamo un imbarazzato Giorgio con orecchie da gatto.
E in aggiunta Aleksander sullo sfondo. E ho notato solo ora che ha scritto simp sulla maglia, AHAHAHAH

Ora passiamo alla storia.


<Prendi quella farina lì affianco, costa di meno.> ordina Carlo, il tono chiaramente seccato.
<Vogliono questa farina, c'è esplicitamente scritto.> fa notare Giovanna, scuotendo piano la lista che tiene in mano.

<E a me non importa. Se è dello stesso tipo, perché non risparmiare?> domanda retorico il lombardo, indicando con la mano la marca più economica.

<No, la marca serve, tirchio di 'sto cazzo.> sbuffa la siciliana.
<E allora vediamo se la producono nello stesso luogo.> suggerisce il più basso (di effimeri centimetri).

<Sono di marche diverse, sono fatti in luoghi diversi, cretino!> sbuffa la sicula.
<Non è detto.> ribatte colui dagli occhi grigi, prendendo le due farine <Alcune case producono tutto nello stesso posto ma poi impacchettano con due marche diverse con prezzi diversi così prendono una fetta più ampia del mercato.>

Giovanna lo guarda confusa, come se avesse due teste.
<E ho ragione.> asserisce Carlo <Stesso stabilimento, solo marche diverse. Pensano di fregare me, bah. Ci vuole ben di più per raggirarmi.>

<Cosa?> si stupisce la siciliana. Gli prende di malagrazia i due sacchetti e controlla. Le costa anche solo pensarlo, ma il polentone ha ragione.
<Allora prendiamo la economica. Però glielo spiegherai tu e litighi tu.> nota lei, poggiando di nuovo sullo scaffale la farina più cara.

<Mentre io prendo la farina, perché ad aspettare te scoppia la terza guerra mondiale, l'Italia prima si dichiara neutrale, poi si schiera da un lato, successivamente dall'altro in modi farraginosi e infine viene inculata metaforicamente perché ci rimette ed è malamente equipaggiata, dimmi cosa c'è successivamente sulla lista.> la esorta il lombardo, appositamente creando una storiella in mezzo per confonderla.

<Mi sono persa al dichiararsi neutrale.> ammette la sicula, cancellando dalla lista la farina e guardando ciò che è rimasto.

<Immaginavo, terrona, è difficile per te comprendere quello che una persona intelligente ti dice.> risponde lui con finto tono dolce e comprensivo. Peccato che la recita viene smorzata dallo sguardo che le rivela, di beffa e scherno, come il ghigno che ha dipinto in volto.

<Parla il palo in culo che tutto sa e tutto ha, mh?> domanda retorica Giovanna. Appoggia le mani sui fianchi, con ancora penna e lista della spesa in mano, guardandolo torvo.

Detesta come la guardi dall'alto in basso, lui sul suo purissimo piedistallo di cristallo mentre lei sguazza nella merda.
Almeno, è certa che sia ciò che quel bastardo pensa, non c'è altra opzione, con un soggetto come lui!

<Oh, mamma chioccia è entrata in azione, vedo. Ti devo ricordare che io non sono un terrone che hai cresciuto o pensi di poter avere questo potere materno su tutti noi in casa?> domanda retorico Carlo, fissandola con astio.

<Io ce l'ho, dato che affidarsi a te sarebbe da masochisti.> sibila ella, sporgendosi con il busto e volto verso di lui.
<Masochisti? Da quando in qua affidarsi a qualcuno di serio lo è?> chiede Carlo fintamente incredulo, alzando le sopracciglia <Al massimo, è da sciocchi affidarsi ad una come te.>

E la emula, anche senza volere, entrando ancora di più nel suo spazio vitale. Sono quasi petto contro petto, insofferenti e incuranti del resto del mondo.
Esistono solo loro due e vogliono dimostrare la propria supremazia sull'altro.

La loro sarà sempre una lotta.
Non c'è via di fuga, non c'è pace duratura, non c'è conciliazione.
Finché gli italiani del nord e del sud si sentiranno diversi, loro saranno sempre in dovere di attaccarsi l'un l'altro.

Esistono due rappresentanti dell'Italia per un motivo e il loro tacito compito è di emulare i loro cittadini, evitare di creare troppa mescolanza.
Tutto ciò a cui vogliono spingersi è una forzata tregua momentanea.

<Continua a ripetertelo, un giorno diventerà vero!> lo sfida Giovanna, togliendo le mani dai fianchi, gesticolando.
Purtroppo non si rende conto dell'ambiente attorno a lei e colpisce in faccia, senza eccessiva potenza ma comunque in volto, uno straniero che stava provando a prendere la farina.

La siciliana si gira all'istante, spaventata e mortificata, mentre Carlo borbotta quanto sia distratta e incompetente.
<Che cazzo-!> esclama l'uomo in inglese.
<Mi scusi.> tenta la ragazza, anche lei in inglese, tinto di un accento della zona di Agrigento.

<No, niente scuse!> si impunta l'umano.
Arriccia il naso e aggiunge: <Che razza di inglese parla? Qua nessuno sa parlarlo decentemente?!>

La sicula è tentata di bisbigliare qualche insulto in greco antico, ma si trattiene e con un sorriso di scusa dipinto risponde: <Lo so di non essere molto brava in inglese, mi scuso ancora. Ero presa in una conversazione e->

<Lo vedo, voi italiani non sapete tenere le manacce a posto!> ribatte l'anglofono, che nota avere un accento americano. Azzarderebbe perfino dire sia del sud degli Stati Uniti.
<È qualcosa che solitamente non fa male a nessuno, purtroppo questa volta sì, ma per colpa mia-.> tenta ancora la siciliana.

<Niente scuse!> ripete l'americano <Sapete solo gesticolare e urlare! Nella vostra pubblicità vendete l'Italia tanto bene, quando alla fine ha solo gli spaghetti e la mafia!>

All'ultima parola Giovanna si irrigidisce leggermente; l'argomento la colpisce sempre con eccessiva forza e troppo nel profondo.
È colpa sua, ha iniziato lei, e nei territori dei fratelli presto si è diffuso. È stata tutta colpa sua e non c'è una volta in cui non si dà la colpa.

<Si, esatto. Solo quelli! E gli spaghetti neanche sono italiani. Di vostro c'è solo la mafia.> ragiona l'umano. Sorride con beffa e la schernisce: <Che bel Paese, complimenti.>

<La mafia è nata qua per il semplice fatto che è successo, non è colpa di nessuno nello specifico.> tenta la siciliana, anche se la voce è incerta.
Non ci crede neanche lei.

<Ma fammi il piacere! E allora perché è nata qui e non da qualche altra parte? Fate schifo e non si può prendere in pace neanche della farina!> si lamenta a voce alta l'umano.

<Ora sta esagerando-.> commenta la sicula, anche se non riesce ad essere efficace come desidererebbe.
L'argomento "mafia" è spinoso, doloroso, che la trascina verso un basso senza fondo e insieme le brucia dentro. Accennarne, rende più forte la presenza di quell'entità criminale che è attaccata alle sue carni e le sussurra maliziosa nell'orecchio.

<Sta zitta e lasciami in pace, mafiosa. Che posto di merda, lo sconsiglierò a tutti!> si lamenta intanto l'uomo, sempre a voce alta, spostandola malamente.
Giovanna lo lascia fare, impegnata a non cadere nel baratro del senso di colpa o essere avvolta nella spirale di violenza per cui è tanto conosciuta.

Una mano sicura la blocca nell'arretrare, tenendola ferma e stabile sulle gambe.
<Quanta superiorità, chi si crede di essere?> domanda Carlo in inglese.
La siciliana volge la testa verso colui che l'ha fermato: gli occhi grigi di lui sono fissati sull'umano con enorme disprezzo.

<Ti permetti anche tu, mafioso? Io sono un onesto cittadino americano, io ho la libertà di dire le cose come stanno!> ribatte l'umano.

Alle sue parole il lombardo sorride in beffa e con finto tono comprensivo risponde: <Oh, certo, perché gli Stati Uniti sono così -perfetti- che ti puoi permettere di guardarci dall'alto in basso, mh?>
<Sono il miglior Paese al mondo!> esclama lo statunitense.

La regione dagli occhi grigi lo osserva con calcolata finta sorpresa e giudica: <Allora perché sono ben lontani dal podio nell'indice di libertà di stampa? Come mai le scuole sono così soggette a sparatorie, -ineguagliati- nel resto nel mondo? Perché parli così tanto di libertà se vivi su terre rubate ai legittimi proprietari e mai restituite? Perché permettete che un poveretto muoia per strada perché non ha un'assicurazione sanitaria?>

Lo statunitense riapre e chiude la bocca, muto come un pesce rosso. Vorrebbe ribattere, anche stupidamente, ma lo sguardo e il ghigno che gli riservano quell'uomo gli mettono i brividi.

<Inoltre> specifica Carlo <Perché conosci la mafia? Perché si è diffusa negli Stati Uniti! Questo perché? Perché voi non siete riusciti a fare niente per fermarla. Quindi prenditi un po' di colpa e fatti un bagno di umiltà.>

L'umano gli fa il dito medio e, impettito, se ne va velocemente dalla corsia, sotto lo sguardo degli astanti che hanno visto la scena.
In fretta questi riprendono a farsi gli affari propri, mentre Giovanna rimane a fissare, con la bocca aperta in una graziosa "O", l'altra regione.

L'ha difesa.
Lui, Carlo Vargas, lo stronzo e sarcastico lombardo, che le ripete quanto la odi e la scredita ad ogni momento opportuno... ha impedito ad un umano straniero di insultarla.
Vorrebbe dire tante cose, ma la lingua non collabora e le parole non formerebbero pensieri coerenti all'esterno della sua testa.

Carlo, dopo essersi accertato che l'umano abbia cambiato aria, si gira verso la meridionale.
L'espressione che gli riserva lo lascia vagamente di spiazzo e lo fa tornare con i piedi a terra; quei pochi sentimenti che ancora conserva di nuovo nascosti e sottochiave.

<Che c'è?> chiede, stizzito.
Eppure non toglie la mano dalla schiena altrui e le rimane spalla contro spalla.
<Perché?> domanda Giovanna, buttando fuori la parola sovrastante le altre.

Carlo per un istante si ritrova la mente vuota.
Tabula rasa di tutte le motivazioni.
Perché? Cosa l'ha spinto.

In fretta si scosta, sbuffa, riprende il carrello e commenta: <Stava insultando gli italiani in generale, non potevo lasciargli dire che io fossi un mafioso!>

La siciliana annuisce e va avanti per la corsia, controllando la lista, il petto e le guance troppo calde per essere normale.



N/A: ehehehe, Carlo dimostra di avere un cuore e di saperlo usare in favore anche della sua acerrima nemica Giovanna.
Qualcosa vorrà dire, no~?

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top