259. Nessuno è un semidio
N/A: capitolo lungo, come buon auspicio per il nuovo anno!...
e soprattutto come scusa per il nulla siderale a natale (๑•﹏•) )!
Questo capitolo è stato per lo più scritto con in sottofondo Mitski, per farvi capire mood, soprattutto I Bet on Losing Dogs.
Quindi, se volete condividere il mood, ve la lascio qua sopra da fare suonare in loop mentre leggere il capitolo.
E in fondo c'è un mio piccolo momento yapping, se vi andrà di leggerlo dopo questo lungo capitolo.
Intanto vi auguro buona lettura!
Il soffitto immerso nel buio è rischiarato solo da piccoli spicchi di luce lunare che passano dalle tapparelle non del tutto chiuse in alto.
Carmela rimane a fissare quelle finestrelle di luce, prendendo grandi boccate d'aria, per chissà quanto.
Respira come se avesse corso per una vita intera e oltre, eppure è immobile sul letto, le coperte buttate in giro.
Gli occhi pizzicano, ma li ignora. E continua ad ansimare, in silenzio, fissando il soffitto.
Può fare finta che il tempo non sia nulla, che non sia niente, se non due polmoni che si svuotano e riempiono, un cuore che batte perché deve e due occhi che osservano solo perché sono aperti.
Poi una rabbia la assale.
Perché?
Perché è bloccata? Perché è arresa sul suo letto? Perché si sente così tradita?
Si siede di scatto, tanto che per qualche istante la vista s'innalza e si inabissa prima di stabilizzarsi.
S'alza dal letto e infila le ciabatte, mentre quella rabbia monta e monta come un'onda, pronta ad abbattersi su una povera barca in balia di una tempesta.
Esce dalla sua stanza e percorre con passo sicuro la poca distanza dalla sua porta. Alza la mano, pronta a travolgere quella barchetta con la freddezza che solo la natura possiede.
Ma la mano non tocca il legno.
L'onda svanisce, sparisce in nulla, mentre si sente trascinata a fondo, in un vortice, ma lei è nell'occhio del ciclone e cola a picco e tutto vortica e non sa più cosa è cosa.
Perché?
Gli occhi pizzicano con più veemenza.
Perché s'è fermata? Perché è una statua di fronte alla sua porta? Perché si sente così tradita?
Si gira su sé stessa e scende le scale in fretta e furia, quasi fiondandosi in cucina, e si accorge solo quando i piedi nudi toccano le fredde mattonelle che la luce è accesa.
Il fiato si blocca in gola, è uno stupido cervo bloccato di fronte ai fari di un'auto che s'avvicina a tutta birra.
Però non viene investita, perché l'unico nella stanca è Franco, seduto al tavolo, tazza tra le mani, e...
Pare quasi trasparente.
Ma il molisano alza lo sguardo e improvvisamente torna più vivo, più corporeo.
<Allora davvero sai essere invisibile.> è l'unica cosa che riesce a dire Carmela.
Franco aggrotta le sopracciglia, poi si guarda come terrorizzato. Rialza la testa dopo qualche secondo e chiede: <Ero invisibile? Come mi avresti visto?>
<Quasi invisibile.> risponde lei.
Il molisano annuisce, poi arriccia il naso: <Non lo sapevi? Pensavo che Angela avesse sbandierato abbastanza con fierezza che stavo imparando a controllare la mia invisibilità.>
<Pensavo avesse iniziato a scherzare e te la lasciassi stranamente fare.>
Franco fa una faccia poco convinta, poi scrolla le spalle: <Ok, da te non mi stupisce.>
E nel suo stupido, stupido, stupidissimo cervello, quello le fa ricordare il tono colpevole e insieme accondiscendente di Giovanna e sbotta: <Perché sono solo una povera idiota che non capisce niente, eh?!>
Franco fa un salto sulla sedia e alza le mani in segno di resa, timoroso e confuso insieme. Si difende: <No...?! Solo che Michele è tuo fratello ed eri una dei più coinvolti in "il Molise non esiste", come orchestrato da quell'idiota.>
<Ce l'hai con lui, mh?>
<Tu dici? Dopo i decenni di prese per il culo, credo di avere ragione per non tenerlo in grande simpatia.>
<Quand'è che ti sei fatto le palle?> si stupisce Carmela; perché è un'utile distrazione dalla sua mente e dal suo cuore.
<Quand'è che tu le hai perse?> ribatte Franco.
Carmela sta per urlargli contro, che questi la batte sul tempo e alza una mano: <Scusa il francesismo, ma è la verita. Trovo assurdo che tra tutte le persone in questa casa -te e Giovanna- stiate litigando senza risolvere. E per qualcosa che vi fa stare male entrambe.>
L'aria viene schiacciata fuori dai suoi polmoni da una morsa invisibile, ma digrigna lo stesso i denti.
Lo strangola, cazzo se lo strangola.
Come si permette?! Cosa ne sa? Niente Assolutamente niente! Ed è Giovanna che deve scusarsi, lei non ha fatto niente! Le ha mentito, Giovanna, sua mamma!, le ha mentito su- su una cosa del genere-! E dovrebbe scusarsi lei?!
Franco la fissa determinato, la paura di prima e il suo solito modo di fare cauto dimenticati chissà dove.
Afferma: <Non so cosa sia successo. Non pretendo di sapere cosa sia successo. Ma non parlarsi quando entrambe state soffrendo come dei cani e lo state nascondendo di merda non mi sembra il caso.>
<Ha fatto tutto lei!> si difende Carmela; e alle sue stesse orecchie pare solo una bambina petulante.
Franco la guarda poco convinta.
<Mi ha mentito! E su una cosa così importante, così- Mi ha mentito perché ero "troppo piccola" e poi non ha mai detto la verità perché è stata una codarda del cazzo, incapace di ammettere quello che aveva fatto!>
Carmela non sa perché sta solo parlando, ma le parole scivolano dalle sue labbra come una valanga giù per un monte e non può fermarle.
<E perché te l'ha detto ora, dopo così tanto tempo?> inquisisce il molisano.
Per lunghi attimi, la lucana pensa.
Perché avevano litigato?
Poi aggrotta le sopracciglia.
<Le avevo chiesto perché stesse male, cioè, l'avevo vista un po' giù nei giorni prima... E lei ha iniziato a- a dirmi quello- a dirmi la verità. Dopo così tanti secoli.>
<E?> incalza lui.
<E?> ripete la meridionale.
<E poi? Cosa è successo?> indaga il ragazzo.
Un calore soffocante, la vergogna, le prende le guance e il collo.
<E... e mi sono incazzata.>
Perché si vergogna? Non ha fatto niente di male!
<Perché mi ha mentito così tanto tempo per poi dirmelo così, un giorno a caso?! Perché mentirmi, farmi credere che- che-... Beh, farmi credere una cosa orribile per secoli, una cosa che alla fine per me è diventata importante perché è stato uno shock- e poi dirmi la verità?>
<Le hai dato tempo di spiegarsi?>
Ah, ecco la vergogna.
<No.>
Silenzio.
<Pensi, adesso, che abbia avuto un motivo per mentirti, per farti credere una cosa, beh, "orribile", parola tua, per secoli? Non una giustificazione, ma un motivo, anche sbagliato?> chiede Franco.
Fosse stata nella situazione assurda di Giovanna, che trova impossibile, ma se si fosse trovata lei nei suoi panni...
Avrebbe fatto pure peggio.
Lei aveva lasciato alla piccola Vittoria il compito di riempire i buchi; alla fine la bugia se l'è costruita da sola e Giovanna ci si è solo aggrappata, perché la verità era così avvilente e senza senso.
Soprattutto per una bambina che ancora vedeva gli uomini come uno schifo, che ancora stava venendo a patti con quell'odio per i maschi che mamma aveva instillato a tutti loro, ma soprattutto a lei in quanto altra donna.
Non che, a posteriori, Carmela l'avesse biasimata del tutto per i suoi metodi d'insegnamento.
Era una rabbia, una vendetta, un senso di sconforto che aveva abbandonato tempo prima.
Solo crescendo aveva capito chi era mamma davvero: una ragazza a cui tutto era crollato sotto i piedi e che l'avevano costretta ad essere madre di cinque bambini irrequieti, solo perché donna, solo perché aveva avuto la sfortuna di essere lì. Una ragazza che aveva compatito quei bambini abbastanza da crescerli, non abbandonandoli al loro destino, né affidandoli solo a nutrici umane, perché sapeva cosa voleva dire sentirsi non amata abbastanza e voleva evitare simile destino ad altri.
Aveva fatto del suo meglio.
Era imperfetta come tutti.
Era colpa sua se l'aveva elevata come una santa, una martire, bella e brava come i semidei di cui adorava narrare, oltre alla filosofia e alla matematica e alla geometria e così tanto altro-.
Era così tanto, avrebbe potuto essere così tanto, ed era stata relegata ad essere madre.
Carmela immagina trovarsi da un giorno all'altro con un bambino, poi due, poi tre e dopo quattro e doverli crescere, senza avere nessuna dritta. E poi, appena pensa di aver trovato un equilibrio, arriva un quinto figlio ancora più piccolo e tutto le crolla di nuovo addosso ed eppure sa che lo deve proteggere con il sangue, suo e di altri, perché già lo ama, perché sono legati da qualcosa che sembra essere creato dagli dei.
Immagina quindi di dover crescere, essere adulta quando di adulto non ha niente, e relegare se stessa allo sfondo, non farsi domande e scoprirsi, perché ha cinque pesti a cui pensare.
Immagina di essere in quella situazione, in cui tutto non ha senso, ma il corpo è in lotta con la mente... E da quanto tempo Giovanna non faceva agire il corpo?
E si è subito pentita perché è stata scoperta, come una punizione divina per aver osato essere umana, essere imperfetta, fare la ragazzina sciocca quando doveva solo essere una mamma.
E pensa ad avere una bugia servita su un tale piatto d'argento e mai rettificare, perché chi desidera distruggere il mito che qualcun altro ha fatto su noi stessi, vedendoci meglio di quello che siamo?
Carmela scoppia a piangere.
È solo una stronza che non sa e pensa di sapere senza ascoltare, senza comprendere; urla e non riflette, si mette il paraocchi e non osserva la realtà, non prova ad analizzare la realtà dal punto di vita di un altro-
Due braccia minute la avvolgono e ricambia la stretta con più enfasi e piange contro la spalla del molisano.
Franco le accarezza la schiena con movimenti circolari, premendo il giusto per tenerla ancorata a terra, abbastanza leggero da non soffocarla.
<Ha sbagliato, ha sbagliato- ma chi non sbaglia?!> sproloquia tra i singhiozzi, che vincono la lotta contro il suo volere che è stanco di ergersi per una causa che la fa soffrire a tal punto <Fa sempre così tanto- ha fatto così tanto e- e io non l'ascolto!>
Franco continua con le carezze e assicura, mentre è occupata a singhiozzare: <Parlale. Le manchi almeno quanto lei ti manca. Non sarà semplice, forse. Anche lei sarà offesa, sarà ferita e quindi dirà cose per fare male... Ma vi volete bene. Tanto bene. Troverete una soluzione; farete pace.>
<Come fai ad esserne sicuro?!> s'incazza Carmela, ma i singhiozzi non l'abbandonano e non si stacca dall'abbraccio.
<Stai piangendo pure l'acqua del battesimo che non hai fatto, per lei. Credo faresti di tutto per ritornare a posto. E sei abbastanza orgogliosa da non chiedere scusa per le cose di cui non hai colpa e costringerla a spiegarsi e scusarsi per i suoi errori, anche se è normale che li faccia. Non che vuol dire sia giusto mentire.> illustra il molisano, pacato.
<Da quando in qua sei così bravo a consolare?>
<Quando vieni molto consolato, impari anche a consolare. Credo.>
Stanno in silenzio un minuto o giù di lì. Franco non si stacca, continua ad accarezzarle la schiena e Carmela rimane con il volto nascosto contro la spalla dell'altro.
<Perché tu eri qua?> chiede la lucana a bassa voce.
<Incubi.> ammette Franco, il tono ben più stanco e flebile di poco prima. È molto più simile al vecchio sé, così. Non le piace molto; è simpatico Franco-con-le-palle.
Franco-come-prima prosegue: <Niente di vero, solo la mia testa stronza...>
<Tipo?>
<Se quando sei entrata, ero semi-trasparente per davvero... Beh, diciamo che stavo emulando il mio incubo.>
<Michele giuro che lo strozzo.>
<Ho detto a Marie di non farlo e avrebbe lei la precedenza.>
<Mh. Ma è mio fratello. Posso farlo a gratis.>
<Non ho bisogno che qualcuno lotti per conto mio.>
<Mh...>
<Quindi mi fa piacere sapere di non essere trasparente. E onorato che ti sei sfogata con me.>
<Non per essere cattiva, è stato un po' uno scoppio che doveva accadere. Stavo per scoppiare da quando mi sono svegliata.>
Franco scrolla le spalle, per come può dato che sono abbracciati, e mugugna «Mh.»
<Comunque mi sento meno trasparente.>
<Beh, non lo sei.>
<Quindi prima hai mentito?> pungola Franco, con una punta d'ironia.
Carmela sorride contro la spalla altrui e si difende: <Non sei invisibile, non nel modo in cui conta. Ci sei per le persone.>
Poi si stacca dall'abbraccio, abbozzando un sorriso, anche se si sente gli occhi gonfi e stanchi e le guance umide.
Sicuro è uno splendore, l'emblema del post-pianto.
<Quindi devo ringraziare Marie perché con tutto il tuo consolarti ti ha reso un ottimo consolatore.> congratula la lucana.
Franco arrossisce sulle gote e guarda di lato, sorridendo imbarazzato, e mugugna: <Di certo è stata importante.>
Ecco, sembra più Franco-come-prima, ma con comunque un pizzico di Franco-con-le-palle.
Carmela aggrotta le sopracciglia, confusa.
Riconosce quello sguardo, l'ha visto addosso a Giuseppe per oltre mezzo secolo, molte grazie.
<Sei innamorato di qualcuno?!> inquisisce Carmela.
<Abbassa la voce!> sibila Franco, diventando ancora più rosso per tutto il volto.
Carmela si porta le mani davanti alla bocca e pigola/strilla-senza-urlare: <Sei fidanzato! Con chi?!>
Franco nasconde il volto in fiamme nelle proprie mani e farfuglia: <Nessuno che conosci! È amica mia e di Marie!>
<E Marie sa che siete fidanzati?>
<Certo, ci ha aiutati lei a fidanzarci! Ad aspettare me, saremmo ancora in una situazione imbarazzante, amici-che-vorrebbero-essere-qualcosa-in-più o giù di lì.>
<Allora le palle arrivano fin lì.> ridacchia Carmela, il cui animo è già un po' più leggero.
Franco incrocia le braccia al petto e s'imbroncia.
Poi la fulmina con lo sguardo, come se fosse molto efficiente, rosso come è, e sibila: <Beh, comunque non deve uscire da questa stanza! È un segreto! Se lo scopre il fratello di lei- pensa che siamo solo amici! Se sa che la sua adorata sorellina ha il fidanzato-, se sa che gli ho, beh, ehm, mentito così spudoratamente-!>
<Non bisogna mentire~> canticchia Carmela, decisamente più divertita.
<Lui ha sempre dietro un cazzo di fucile e ha il grilletto facile! Mi rende un groviera e poi mi usa per la fonduta!>
Carmela pensa alla protettività dei suoi fratelli su di lei e i suoi tentativi di avere qualche relazione con gli umani e quanto fossero tremendi...
Beh, non augura a molte persone ritrovarseli contro in un umore del genere.
<Ok, posso capire. Ma Marie che dice?>
<A lei fa paura fin lì, è desinsibilizzata alle minacce per via di Rosa. E a quanto pare non le frega morire. Anche perché non è la principale colpevole.>
Carmela annuisce, poi gli dà una pacca sulla spalla e fa: <Buona fortuna.>
<Finché non ne sa niente, io ho il culo salvo.>
<Posso sapere il nome?>
<Non la conosci.>
<Va beneeee, torna dalla tua tazza dei Pokémon.>
Franco si gira e va verso la tazza con su Pikachu e s'imbroncia mentre commenta: <Lo devo riscaldare al microonde, è freddo.>
<Ops.>
<Nessun problema.>
<Sicuro?>
<Meglio tè del mio latte e miele.>
<Che onore!>
Ed entrambi sorridono.
Anche Carmela si fa un po' di latte, ma con un goccio di caffè, e bevono in silenzio prima di tornare a dormire.
La lucana si mette a letto con il cuore più leggero.
Forse non proprio alla mattina, le manca il coraggio, ma parlerà con mamma.
N/A: piccolo momento yapping.
Contenta di aver scritto questo capitolo.
Avrei potuto tirarla moooolto di più con il loro litigio?
Certo!
È anche vero che non è ancora tecnicamente risolto, hanno solo fatto un passo nella direzione del dialogo, c'è ancora spazio per drammi =)
Però non è questo il punto!
Sono molto contenta di aver scritto questo capitolo perché penso che, da un punto di storia che "canonicamente" ho detto è successa, Giovanna è uno dei personaggi più complessi e tragici, in un certo senso, e la relazione Giovanna-Carmela (intesa in senso esteso di relazione, ovvio!) ha tutte le carte per essere una delle più complesse e realistiche di questa storia.
E probabilmente una delle più relatable, o dalla parte di Giovanna o di Carmela.
Forse a qualcuno potrebbe non piacere che ho scelto di far fare a Carmela questa introspezione, quasi una character analysis, ahahah, su Giovanna...
Ma stilisticamente mi piace di più quando sono altri personaggi a riflettere sulla psiche di un personaggio, piuttosto che il personaggio direttamente interessato. In alcuni casi ci sta, come già ampiamente fatto nei capitoli, ma in molti casi secondo me, nei libri "trashini", è molto egocentrico e poco realistico.
È molto più facile che sia qualcuno a riflettere su una persona cara, per comprenderla, soprattutto una persona che conosci da secoli, letteralmente, come nel caso di Carmela con Giovanna.
E parlando di Giovanna, Carmela dà anche molti aspetti di sé stessa.
Spero di essere riuscita a rendere omaggio anche solo in parte alla potenziale complessità della relazione tra queste due donnine.
E bravo Franchino, che sa consolare.
Ed è stato sgamato, anche se è ancora salvo.
Stavo quasi pensando a fare, per il meme, che appena oltre la porta c'era Mario (dopo Giorgio e Aleksander, che sarà una seconda coppia di cui sa per caso?) o Aleksander (perché è la sua fortuna trovarsi al momento sbagliato nel posto giusto), ma poi diventava una cucina troppo trafficata alle tre del mattino, quindi niente.
Piccola noticina, dato che Giovana è presentissima in questo capitolo anche se non c'è, in 'sti giorni mi sono ascoltata una canzone che, oltre che per voce mi sa di Giovanna senza nessun motivo logico, ha un bel po' di lyrics che mi danno Giovanna vibes.
Tipo:
Finally will end/ I will make amends/ If this damns my friеnds/ Let them see me as a dеmon/ While I dream of freedom, for I've/ No more tears to shed/ Stood among the dead/ Stained my faith in red/ Those who need a superhero/ Must make peace with darker deeds
How could you hope to judge me now/ With the things I've carried/ Knowing my tale shows you how/ Deep go the holes they're buried
No more hope/ No more lies/ Are you finally satisfied?/ I never claimed that I was a saint/ As I drown in this sea of mistakes/ One ray of light/ Got me through the darkest nights/ It's the promise of a new tomorrow/ Where I can do one thing right/ Tried to move on/ For the ones who have gone/ But I cannot live, cannot forgive/ The things that I have done
Carried by the whims of fate/ No paths left but the one I make
[...]
Let creation hear my cries/ The pain of premature goodbyes
[...]
So I must finish what began!/ I'm so tired of treading water!/ Push has long past come to shove
Eh niente, mi dà Giovanna vibes, ma non solo, quindi se pensate ci stia meglio un'altra regione, fatemelo sapere; mi piace sentire la vostra opinione, i commenti per me sono tipo la piazza in cui possiamo conversare tutti insieme!
(Soprattutto ora che non ci sono più i messaggi privati ಠ_ಠ, cattivo Wattpad)
E finalmente ho finito, ahahahah.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro un buon anno nuovo!
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top