254. La stupidità è contagiosa

Vincenzo s'è rifugiato nella sua casa, nei suoi territori, per alcuni motivi.
Prima di tutto, perché ogni tanto è bello tornare nella sua bella e quiete abitazione, in primis perché è nei suoi territori (e quindi di principio sta meglio!).
Il secondo aspetto positivo, assolutamente non trascurabile, è che aveva davvero bisogno di stare da solo.

Anche se di natura è introverso, nei lunghi secoli passati con i suoi "fratelli", la loro presenza è diventata molto più gradita che sgradita.
Però questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori, al contrario.

E onestamente nelle ultime settimane non capisce cosa abbia preso i suoi fratelli, che paiono tutti afflitti da una qualche strana malattia.
Tecnicamente l'unico sano pare Michele, e questo vuol dire tanto!, ma tutti gli altri fanno per venti e quindi anche l'unico che si salva non è abbastanza per non fargli venir  l'impulso di rifugiarsi in quelle quattro mura in Calabria.

E ha tutte le sue ragioni per usare questo meccanismo, forse poco sano!
Carmela e Giovanna paiono nel mezzo di un qualche grave scisma che rende molto imbarazzante essere attorno a loro contemporaneamente, e purtroppo avviene molte volte dato le similari routine. Inoltre Carmela ha spesso addosso un'espressione addolorata quando pensa di non essere vista. Vincenzo però la vede e purtroppo sa che se non si avvicina lei, è inutile provare a parlarle.
In ottica totalmente egoistica, preferisce non evitare il suo volto sofferente.

E poi c'è Giuseppe... Giuseppe!
Casualità vuole che contemporaneamente pure Giuseppe abbia qualche problema... e sussiste da più tempo di quello tra Carmela e Giovanna!

Tra l'altro il calabrese ha qualche idea di chi è l'altro coinvolto, perché non è solo un problema che riguarda il campano, ma non vuole fare inferenze né su quello, né sulle motivazioni di tali disguidi.
Però il fatto rimane che anche Giuseppe ha le sue paturnie.

Quindi Vincenzo vuole solo trascorrere un paio di settimane pacifiche nella sua casetta.
E proprio mentre è seduto sulla sua poltrona, un libro in mano, gli suonano il campanello.

Un po' confuso, ma con un brutto presentimento in corpo, va fino all'ingresso e apre la porta.
E lì si stagliano due guardie di finanza.

Mannaggia al suo brutto presentimento!

<Buongiorno, siamo qua per un controllo.> asserisce una delle due guardie, mentre Vincenzo è ancora impegnato a maledire il mondo.

<Un controllo? Siete sicuri di non avere sbagliato casa? Non serve una qualche denuncia per perquisire la casa di un onesto cittadino?> chiede il calabrese, utilizzando subdolamente il suo potere da territorio.
Purtroppo realizza con orrore l'inefficacia un secondo prima che la seconda guardia replichi: <Ordinaria amministrazione, possiamo se riteniamo ci siano possibili illeciti, ma con tutti i malintenzionati in giro capisco che non ci si possa fidare.>

Quindi tira fuori il suo identificativo ufficiale e lo mostra a Vincenzo, che si vede costretto ad annuire e poi bofonchiare un finto smemorato: <Ah, già, giusto, scusate!> e aggiunge "grato" <E grazie per avermi confermato che siete davvero della finanza, perché, davvero, ormai i ladri ne inventano una più del diavolo...!>

Ovviamente non può che pensare di star avendo una sfortuna dopo l'altra e che non poteva stargli accadendo per vero!
Quelle due guardie erano tra i pochi umani naturalmente più portati per contrastare il suo controllo! Entrambi, poi!
Era più semplice vincere la lotteria che avere simile sfortuna!

Quindi Vincenzo, con la morte nel cuore, fa spazio agli agenti e li lascia entrare in casa, con la consapevolezza di non aver mai versato l'imposta sugli immobili, né le bollette. In quanto personificazione di un territorio, ha sempre trovato il modo di non doverli pagare, non rendendolo ovvio agli occhi di chi poteva notare dei disguidi "dall'alto", però purtroppo una qualsiasi ispezione avrebbe svelato le sue "truffe".

Tecnicamente non erano truffe, perché era una pratica collaudata e portata avanti da molti secoli in tutto il globo.

Loro sono come gli esseri umani, ma non lo sono effettivamente. E dato che per sostentarsi usano parte delle tasse, e pagare le tasse con le tasse è inutile e li rende più facili da scovare come esseri millenari, tanto vale tagliare la testa al toro e non pagarle, prendendo di meno.
E avendo dei documenti palesemente finti a riguardo da usare come supporto quando usano la magia sugli umani che confondono per benino.

Però così la testa del toro non sparisce e rimane come uno scomodo scheletro nell'armadio.

Le guardie si guardano e parlano sottovoce, poi uno lo fissa e gli chiede: <Dove tiene le ricevute dei pagamenti delle imposte?>
Vincenzo s'avvicina alla ribaltina e con il cuore in mano la apre e tira fuori una cartella con dentro gli ultimi vent'anni di pagamenti di imposte.
In teoria.

In pratica, hanno più valore le pagine di un Topolino.
E Vincenzo non può fare niente!

Si prende il suo tempo per prendere la cartella e consegnarla agli agenti, affermando: <È tutto qua dentro ed in regola, agenti.>
Usa ancora il proprio potere nella mera speranza di essersi sbagliato precendente ma uno dei due agenti, ben lucido, prende la cartella e commenta: <Questo sta a noi deciderlo.>

Inizia a sfogliare la cartella ad anelli, piena di buste in cui sono poste in ordine i vari documenti (anche se falsi, ci tiene siano in ordine!), e le sue sopracciglia si aggrottano.
Il collega si mette più vicino a Vincenzo mentre quest'ultimo lamenta la sua sfiga.

L'agente appena prima chino sui fogli alza la testa e nota: <Vincenzo Vargas è lei?>
<Sì.> risponde la regione.
E l'uomo torna a guardare tra i fogli, ma tira fuori un telefono e inizia a cercare qualcosa.

Alza di nuovo il capo e, mentre fa un cenno al collega, dichiara: <Devi venire con noi in caserma, c'è qualcosa che non quadra.>

Vincenzo si sposta di lato evitando la presa dell'altro umano mentre riesce a pensare solo: "Merda merda merda MERDA MERDA!".

Il primo agente tira fuori la pistola e dichiara: <Non collaborare aggrava le cose e basta.>

"Porca troia, avessi la bacchetta magica!" pensa Vincenzo mentre arretra. Poi si ferma.
"Ma io ce l'ho!"

Alza le mani e la magia, la "sua" magia, quella che la magia stessa gli concede, si avvolge attorno le sue mani e la lancia addosso ai due agenti, inglobandogli il volto.

<Voi ve ne andrete buoni e calmi e non tornerete più qua, dove tutto è assolutamente in regola. Così, sì; via le pistole, andate in auto e tornate da dove siete venuti. Qua tutto andava assolutamente bene, non c'era nessun documento falso.> ordina con tono incoraggiante.

I due agenti, come burattini, gli obbediscono e li osserva mentre sfrecciano via, dopo aver lasciato loro l'ultima "raccomandazione", ossia di non chiedersi come mai non ricordino tanto l'ispezione.

Molla le redini della magia sui due umani solo dopo qualche minuto che fissa l'orizzonte, risultando un po' un idiota.
E forse lo è, pensa, tornando in casa, alla sua poltrona e al suo libro, perché si è dimenticato di poter usare la sua magia oltre a quella che tutti loro territori hanno!

Mentre riapre il povero libro precedentemente abbandonato, può solo giustificarsi asserendo che il panico rende stupidi.
E si chiede con ironia se stare troppo attorno ai suoi fratelli e alle loro paturnie, che è sicuro per lo meno siano risolvibili, non l'abbiamo reso più cieco e sciocco.



N/A: credo di essere stata ispirata da una cosa che mi ha suggerito Kay_Arson, quindi colpa sua se questo capitolo è brutto.

Assolutamente ho un atteggiamento maturo, nevvero?
Beh, gliel'ho fatta, yay!
Miracolo!
Vediamo se diventerà un vizio saltare settimane, ma spero proprio di no!

Detto questo, buona giornata e buona settimana!

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